il manifesto - 13 agosto 2003

Autonomia indigena. E ora che farà Marcos?

A Oventic, il sup annuncia la fine del suo ruolo di portavoce e del ruolo militare (se non di protezione) dell'Ezln

GIANNI PROIETTIS - OVENTIC (CHIAPAS)

Si ha un bel disdegnare le star della politica e decretare la fine del liderismo, le almeno ventimila persone venute qui fra venerdì e domenica scorsa volevano vedere il subcomandante Marcos e l'hanno festeggiato in coro varie volte. Ma lui si è fatto presente solo sulle onde corte di Radio Insurgente, inaugurando le trasmissioni verso l'Europa. I signori dei satelliti hanno fatto di tutto per sabotare la trasmissione. Ma, almeno qui a Oventic, la voce del sup risuonava chiara e forte. E prometteva buona
musica. "Ci deve essere un mondo migliore da qualche parte, there must be a better world somewhere. Chi ha detto questa frase sovversiva? No, non l'hanno detta né Karl né Groucho Marx, né Lenin, né il Che, né gli zapatisti...". Il sup riprende il fiato, in puro stile dj. "L'ha detta B.B. King". E le inconfondibili note di un blues stregano il pubblico, provato da
ore di attesa sotto il sole.

Sabato è stato il giorno. Quando l'aria cominciava a rinfrescarsi e l'eterna neblina tornava ad avvolgere Oventic, i comandanti zapatisti hanno preso la parola. La comandanta Esther ha accusato i tre partiti principali - Pri, Pan e Prd - di aver tradito la causa dei diritti indigeni. "E' arrivato il momento di applicare gli accordi di San Andrés (firmati nel 1996 fra l'Ezln e il governo, riconoscevano i principali diritti indigeni, n.d.r.) in tutto il paese. Non abbiamo bisogno di chiedere il permesso a nessuno".

La comandanta Rosalinda si rivolge direttamente alle donne zapatiste. "Siamo riuscite a resistere 10 anni in questa lotta e siamo disposte a continuare. Non disanimatevi. Non spaventatevi per le minacce e le persecuzioni dei cattivi governi. La nostra lotta è molto cresciuta. Ci sono compagni e compagne in tutto il mondo", ha detto emozionata.

Il comandante David ha sostenuto che lo zapatismo oggi è più forte che mai. E non si può non dargli ragione, almeno guardando la tendopoli che da due giorni patisce un'escursione termica da Everest e le file di pullman ammaccati venuti da tutto il Messico. Dall'entrata con i controlli - ma si domanda solo un'identificazione per annotare i nomi - giù fino alla spianata
in fondo alla discesa, la cosa che colpisce di più è la varietà della gente.

Le lucide trecce nere delle ragazze tzotzil contrastano con i capelli rosso fiamma di un'anarco-punk berlinese (in tuta di pelle con un sole a 40 gradi), i sombreros di paglia si alternano ai paliacates, dei bambini giocano con un gigantesco pallone. Da sopra, si vedono parasoli giapponesi, berretti da baseball e turbanti rajasthani. E più passamontagna che a Milano nel 1977. I disobbedienti italiani, presenti in forze alla curva sud, non hanno trovato di meglio da mettere sul loro striscione che una citazione del sup: "Somos un chingo y somos un desmadre", siamo un fottío e siamo un casino. Altro che disobbedienti...

Mentre mi domando che differenza passa fra un fan e un simpatizzante - e fra un turista e uno zapatista - arriva il clou della tre giorni: con un comunicato, l'Ezln si felicita per la nascita delle Juntas de buen gobierno, che rappresentano un passo avanti nella pratica dell'autonomia. Saranno questi nuovi organismi, eletti dalle stesse comunità, a valutare i progetti da realizzare, a dirimere i conflitti, a decidere sulle questioni di salute, lavoro, casa e istruzione.

Restituendo il mandato, che ha assunto fino ad oggi, di portavoce di 30 municipi autonomi, il subcomandante Marcos dice: "Nella mia veste di comandante militare delle truppe zapatiste vi comunico che, a partire da ora, i Consigli autonomi non potranno ricorrere alle forze militari per i compiti di governo. Dovranno pertanto sforzarsi di fare come devono fare tutti i buoni governi, cioè ricorrere alla ragione e non alla forza per governare. Gli eserciti devono essere usati per difendere, non per governare". Si ritireranno tutti i posti di blocco e di controllo zapatisti lungo strade e sentieri e si smetterà di esigere un pedaggio a chi vi transita. Con questa limitazione di funzioni e l'impulso all'autogoverno dei 30 municipi autonomi, gli zapatisti dimostrano, da bravi sovversivi, che la politica può essere la continuazione della guerra.

I 14 delegati della nuova Junta degli Altos imporranno d'ora in poi, come le altre Juntas, la "imposta fraterna" del 10% su tutti i progetti di sviluppo portati dalla cooperazione internazionale. In questo modo, se una comunità, un municipio o un collettivo riceve un aiuto economico per un progetto, dovrà consegnare l'imposta alla Junta de buen gobierno che lo destinerà a una comunità che non riceve appoggio.

Il governo ha dovuto sorridere all'iniziativa zapatista. Non succede tutti i giorni che un esercito di liberazione riduca le sue attività "alla protezione delle comunità dalle aggressioni del malgoverno e dei paramilitari". L'Ezln imbocca così, dopo un processo di consultazioni durato nove mesi, la strada della politica.

Il Consejo Nacional Indígena, che riunisce gran parte dei rappresentanti dei popoli indigeni messicani, ha celebrato "con umiltà e speranza il grande passo che hanno dato i nostri fratelli dell'Ezln nel consolidamento del loro processo di autonomia. Con questa iniziativa, l'Ezln riafferma la sua vocazione democratica e pacifica, e ci mostra nuove strade e nuove forme, che rendono possibile l'esercizio del diritto alla libera determinazione dei popoli indigeni". I rappresentanti del Cni, che erano più di un centinaio e venivano da otto stati, hanno definito gli annunci zapatisti di Oventic "un importante contributo alla difesa della sovranità nazionale, che è ceduta ogni giorno dallo Stato agli interessi della globalizzazione neoliberista".



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home