La Jornada 11 gennaio 2003

L'Esercito ha installato un nuovo accampamento nella zona nord del Chiapas

S'INASPRISCE LA GUERRA DI BASSA INTENSITÀ CONTRO GLI ABITANTI DI PROGRESO AGUA AZUL

HERMANN BELLINGHAUSEN Inviato

Progreso Agua Azul, 10 gennaio - Con quattro ordini di cattura contro i suoi rappresentanti ed un assedio presumibilmente legale da parte delle autorità municipali di Tumbalá e dell'organizzazione perredista Kichañ Kichañob e della segreteria agraria del Chiapas, gli abitanti di Progreso Agua Azul vivono un inasprimento della guerra occulta praticata dal governo di Fox, in continuità con quella iniziata da Ernesto Zedillo e dai comandi militari nei primi mesi del 1995.

Pochi mesi fa, l'Esercito ha stabilito una nuova postazione al crocevia di X'anil, via d'accesso alle comunità del municipio autonomo La Paz. Con il pretesto di combattere la delinquenza, la militarizzazione è aumentata nella zona nord per tutto il 2002.

A pochi chilometri di distanza, il nuovo insediamento Progreso Agua Azul occupa le terre basse della comunità Agua Azul, che fino al 1994 era El Ceibo, una fattoria di proprietà di Astrid Astudillo. Nel clima della sollevazione zapatista, campesinos e peones choles e tzeltales, basi d'appoggio dell'EZLN e simpatizzanti, si "ripresero" queste terre. Il governo federale indennizzò immediatamente i proprietari, quindi l'occupazione degli indigeni divenne irreversibile.

"Abbiamo preso possesso delle terre nel 1994 e da allora abbiamo cominciato a soffrire per resistere. Alcuni compagni, però, si sono stancati e sono tornati nei loro luoghi d'origine", racconta un rappresentante di Progreso Agua Azul.

"Nel 1995 e 1996 abbiamo subito una forte repressione". Rammenta che il governo non ha mai voluto regolarizzare la proprietà di queste terre ed ha lasciato passare molto tempo.

Nella comunità vicina di Agua Azul, il quinto assessore della giunta di Tumbalá, radio alla mano, mi ha ripetuto la versione del consigliere comunale priista: gli autonomi "hanno espulso" 15 famiglie di Kichañob "per impossessarsi delle loro terre".

Queste famiglie, ridottesi a 13 in questi giorni, dalla fine di dicembre si trovano nel villaggio di Ignacio Allende, a meno di cinque chilometri da qui.

"Non li abbiamo mai cacciati da qui", afferma un altro rappresentante di Progreso Agua Azul in quella che sembra essere la scuola di questo rudimentale villaggio in cui alcune famiglie tzeltales e la maggioranza chol, vivono in resistenza ed autonomia.

Ai margini del fiume Agua Azul, che a monte forma le famose cascate, gli indigeni hanno lavorato la terra in maniera collettiva, sia zapatisti sia aderenti a Kichañob. Ciò nonostante, il rappresentante di questi ultimi, Marcos Torres López, "faceva pressioni per spartirci le terre e per intestarle individualmente. Loro ne vogliono la metà. Le sue pressioni si fecero più insistenti alla fine di novembre 2002". Il 15 dicembre, Torres López se n'è andato.

Da allora, sono stati spiccati gli ordini di cattura contro gli autonomi e Kichañob ha chiesto la presenza della polizia e dell'Esercito. La polizia di settori effettua già pattugliamenti.

"Il 15 dicembre, abbiamo chiesto pacificamente a queste persone di consegnarci i timbri e i documenti del municipio autonomo perché li stavano usando scorrettamente per chiedere al governo il titolo di proprietà", dichiarano gli autonomi. Aggiungono, inoltre, di aver chiesto la sostituzione di una bilancia a ponte di 120 kg di proprietà della comunità.

"Dopo un primo rifiuto, hanno poi restituito i timbri. Il giorno 20 abbiamo visto quelli di Kichañob che vendevano le loro galline, i maiali ed il mais. Il 21 sono partiti per Ignacio Allende. Hanno lasciato le loro case, i campi di mais e 10 maiali. Ora vanno dicendo che abbiamo bruciato le loro case, ma non è vero". (Mi hanno anche mostrato le case: sono chiuse ed intatte).

"Se ne sono andati per fare pressioni sul governo affinché assegni loro le terre. Ieri sono stati a Palenque a parlare con la segreteria agraria insieme a quelli che stanno negoziando la questione di Flor de Café" (sicuramente molto simile alla questione di Progreso Agua Azul).

Le circa 35 famiglie che rivendicano la proprietà collettiva, assicurano i loro rappresentanti, "non hanno cacciato i loro fratelli e né hanno preso loro i campi di mais, ma non vogliono la privatizzazione".

L'assessore priista aveva anticipato a La Jornada che esistono progetti di "eco-turismo" sulle terre di Progreso Agua Azul, perché è un posto molto bello. Riferendosi agli autonomi come fossero banditi, l'assessore ed i rappresentanti priisti di Agua Azul insistono nella versione "dell'espulsione" del gruppo che ora si è "rifugiato" ad Ignacio Allende, ma confermano che non c'è stato nessun atto di violenza.

La storia si ripete: una comunità nata su terre "rioccupate" dopo la sollevazione del 1994 per renderle di proprietà comunale, entra in conflitto quando parte dei suoi membri, spinti dal governo, decidono di ottenere la proprietà individuale delle terre di proprietà collettiva.

Questa situazione si è già vista nel recente passato in altri municipi autonomi (Primero de Enero, Ernesto Che Guevara, Francisco Gómez). In quella circostanza, l'organizzazione filogovernativa che provocò il conflitto fu l'ORCAO (Organización Regional de Caficultores de Ocosingo). Come Kichañ Kichañob, l'Orcao era stata un'organizzazione indipendente, simpatizzante dell'EZLN.

"L'occupazione" delle terre nella selva e nella zona nord dello stato, dopo la sollevazione, in molte occasioni era avvenuta congiuntamente tra basi d'appoggio zapatiste e membri di altri gruppi indipendenti che si muovevano in ambito perredista. Con l'arrivo di Pablo Salazar Mendiguchía al governo del Chiapas, due anni fa, gruppi come Kichañob, Orcao e Aric Independiente sono diventati filogovernativi ed alcuni loro membri rivestono incarichi pubblici a livello regionale o statale.

Fino a qui, tutto andava bene. Non senza problemi, gli indigeni convivevano nei "nuovi villaggi" nei municipi autonomi. Insieme avevano resistito alla militarizzazione ed alle politiche di controinsurrezione dei governi priisti. Insieme coltivavano la terra. Ma, quando alcuni di loro sono andati "al governo", la convivenza si è spezzata.

Sia il governo federale che statale, naturalmente, applicano diversi programmi assistenziali o di sostegno alla produzione (Progresa, Procampo, Oportunidades). A questi programmi cercano di accedere le organizzazioni che hanno li hanno votati. E qui, come dice il vecchio detto creolo, "fu dove la scrofa attorcigliò il codino".

Le fattorie "occupate" non hanno ancora visto risolta la loro situazione legale perché questo dipende dall'applicazione degli Accordi di San Andrés e dalla legge Cocopa. Se i municipi autonomi non sono riconosciuti e non è ammessa la proprietà comunitaria nei nuovi centri abitati, gli investimenti governativi e le azioni di "regolarizzazione" che si vogliono continuamente realizzare, saranno solo azioni di controinsurrezione.

Le dispute per la terra tra i villaggi Moisés Gandhi e Jet Ja, o tra Primero de Enero e Sibacjá, nel 2001 e 2002, sono simili a quanto sta accadendo nel municipio autonomo La Paz. Rappresentano il culmine delle politiche di controinsurrezione (militari, paramilitari e "sociali") che sono state costantemente praticate fin dagli inizi del governo di Zedillo.

Insistere in una legalità nei fatti elusa, che tutti riconoscono essere oramai effimera, non sembra essere la strada migliore per la restaurazione del declamato "stato di diritto".

Piuttosto, alimenta la guerra di bassa intensità al suo livello più basso e immorale: la distruzione deliberata del tessuto sociale delle comunità.


(tradotto dal Comitato Chiapas Maribel" - Bergamo)



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