La foja coleta

sabato 11 gennaio 2003 - Numero 1007

L'ARIC-ID non permetterà sgomberi nei Montes Azules

"Se vogliono la selva senza gente, costerà loro del sangue"

- Elio Henríquez -

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 10 gennaio - L'Associazione Rurale d'Interesse Collettivo - Indipendente e Democratica (ARIC-ID) ha assicurato che "come si darà l'occasione" s'impediranno gli sgomberi dei loro dodici villaggi ubicati nella Riserva della Biosfera dei Montes Azules.

"Se le grandi imprese transnazionali vogliono la selva senza gente, costerà loro del sangue", ha affermato in un comunicato di stampa. "Noi abitanti delle comunità dell'ARIC-ID non saremo come delle mucche che se ne vanno tranquille al macello ma vogliamo giustizia per le nostre richieste".

Sarà "impossibile" la conservazione della natura finché esiste povertà e fame e fino a quando i governi e tutti gli interessati all'ecologia non contribuiscano a risolvere i problemi "ci sarà una costante minaccia alla vita delle risorse naturali della selva e degli stessi popoli indios".

Al stesso tempo ha "salutato il coraggio" del movimento zapatista che, con la mobilitazione di più di 20 mila persone in questa città lo scorso primo gennaio, ha rotto il silenzio di quasi due anni ed ha "riaffermato la lotta per il riconoscimento costituzionale dei diritti e della cultura indigeni".

Adesso, ha aggiunto, tocca al presidente Vicente Fox e al Congresso dell'Unione riprendere in mano la riforma, basandosi sugli accordi di San Andrés e sul Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT).

"La Suprema Corte di Giustizia della Nazione non ha fatto niente per favorire il riconoscimento dei nostri diritti, il che dimostra che non esiste sensibilità né politica né sociale verso i popoli indigeni da parte dei tre poteri della Nazione", ha sottolineato l'ARIC-ID.

I cambiamenti promessi dal governo federale attuale "non ci sono stati e la situazione continua uguale a quella nel precedente regime: continua l'intenzione di utilizzare la forza dello stato per risolvere il problema degli insediamenti nei Montes Azules".

Il settore ambientale "cerca più che può di manipolare con pure una campagna di discredito sociale dicendo che esistono: deterioramento ecologico, invasioni e incendi nella selva e nei Montes Azules".

Di fronte a tale situazione, il raggruppamento - che è presente in comunità della selva e codivide con basi zapatiste gli insediamenti situati nei Montes Azules - si è chiesto: "Che ha fatto il settore ambientale ed il governo in generale per risolvere la problematica di più di 25 anni di controversie agrarie che oggi si sono trasformate in un problema ambientale?".

Molti funzionari del governo precedente "continuano con lo stesso atteggiamento prepotente senza risolvere niente" e nessuno può incolpare i villaggi insediati nei Montes Azules per la distruzione della selva. "Le nostre richieste di regolarizzazione hanno più di 25 anni".

Alla fine il documento richiede il riconoscimento costituzionale dei diritti indigeni, il ritiro dell'Esercito Messicano dalle comunità, l'alt agli sgomberi dei villaggi ubicati nei Montes Azules, così come il riconoscimento dei loro diritti agrari ed la loro regolarizzazione.


La Profepa non sa dove riubicare i desalojados

Chiede un periodo di tre mesi per assegnare le terre

- Angeles Mariscal -

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 10 gennaio - Il titolare della Procura Federale di Protezione all'Ambiente (Profepa), José Campillo García, ha chiesto agli indigeni sgomberati dalla riserva dei Montes Azules, un periodo di tempo di tre mesi per dotarli di nuove terre dove sistemarsi.

In una rapida visita effettuata all'ostello dove si trovano le famiglie d'etnia chol, il funzionario ha sostenuto che stanno localizzando il luogo "adeguato" per garantire sicurezza nel possesso della terra.

Da un mese le 30 famiglie sono in un ostello della città di Comitán, da quando sono state fatte andar via con la forza dalla comunità Arroyo San Pablo.

Domingo Pérez Gómez, rappresentante delle famiglie, ha denunciato che al momento di essere "persuasi" ad abbandonare il luogo, Campillo García ha consegnato loro 20 mila pesos e la promessa che al massimo lo scorso primo gennaio sarebbero già stati sistemati.

Di fronte alla minaccia che hanno lanciato - di tornare alle terre che hanno lasciato nella riserva - Campillo è arrivato con la proposta di un nuovo periodo di attesa per sistemarli.

Nell'ostello dove si trovano attualmente non contano con nessun servizio per la cucina né per altro e la loro riserva di 20 mila pesos sta sparendo.

Originari del municipio di Sabanilla, gli indigeni della etnia chol sono già stati profughi almeno tre volte...


ONG riceve minacce anonime

Chiedono alla Procura di investigare

- Carlos Herrera -

San Cristóbal de Las Casas, Chis. 10 gennaio - Circa 15 organizzazioni non governative hanno denunciato che il governo continua a minacciare i difensori dei diritti umani.

In un comunicato, le organizzazioni segnalano che l'attivista Ernesto Ledesma, membro del Centro di Analisi Politico di Investigazioni Sociali e Economiche (CAPISE), ha sofferto per varie persecuzioni e minacce che mettono a repentaglio la sua sicurezza.

Il 1º gennaio di questo anno, una persona sconosciuta ha chiamato al telefono della casa di Ernesto Ledesma ed una voce maschile ha detto: "Ti uccideremo, figlio di puttana".

Il 3 gennaio, "arrivando all'ufficio di CAPISE intorno alle 10:30, ha trovato la porta semiaperta e all'interno non c'era nessuno dei membri dell'organizzazione, che sono coloro che hanno chiave dell'ufficio. Non si è trovato che mancasse nulla il che fa pensare che il movente di questa azione non fosse la rapina".

Le organizzazioni firmanti, tra le quali il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (CDHFBC), segnalano che le attività di Ledesma e degli altri membri di CAPISE "si infocano nell'inchiesta e nella denuncia di violazioni dei diritti umani".

"La mancanza di garanzie di sicurezza per il lavoro delle e dei difensori di diritti umani nello stato e nel paese non è una situazione nuova; e nonostante tutti i discorsi di buona volontà degli attuali governi, questi atti ripudiabili continuano ad esserci".

Quindi le organizzazioni richiedono alla Procura di Giustizia dello stato di investigare a fondo i fatti denunciati e che in breve si presentino dei risultati chiari sui responsabili.


La foja coleta è una pubblicazione di: EDITORA DE MEDIOS DE COMUNICACIÓN DEL SURESTE S.C.

DIRECTORA: Concepción Villafuerte

EDITOR: Amado Avendaño Figueroa

COLABORADOR: Carlos Herrera

OFICINAS en Calle Venustiano Carranza # 26, Barrio de San Diego, C. P. 29270, Apartado Postal 156, Telefono 67 8-90-62

E-mail: fojacoleta@correoweb.com - web: http://www.lafoja.com - San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Mèxico



(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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