La Jornada - Venerdì 10 ottobre 2003
PROTESTA DI GREENPEACE DI FRONTE ALLA SAGARPA

Con un presidio di fronte alla Segreteria di Agricoltura, Allevamento, Sviluppo Rurale, Pesca ed Alimentazione (Sagarpa), Greenpeace ha richiesto al segretario Javier Usabiaga Arroyo eviti l'ingresso di mais transgenico. Il 30 per cento di quanto importato di quella semente proveniente dagli Stati Uniti è a varietà transgenica, ha detto María Colín, assessore legale della campagna di ingegneria genetica dell'organizzazione ecologista.

Usabiaga Arroyo infrange l'Accordo di Cartagena, firmato dal Messico ed entrato in vigore a settembre di quest'anno, permettendo l'entrata di mais transgenico. In solo tre settimane, sono entrate 130 mila tonnellate di questo tipo di semente. "Questo protocollo riconosce il diritto dei paesi a rifiutare i semi geneticamente modificati e stabilisce che le nazioni devono prendere misure per evitare gli effetti negativi dei transgenici". Colín ha detto che "c'è uno stato di emergenza" per l'ingresso di migliaia di tonnellate di mais inquinato con varietà transgeniche.


La contaminazione è un attentato contro l'alimentazione dei poveri
Esortano a creare uno sbarramento sociale per evitare maggiori danni dagli ogm
MATILDE PEREZ U.

Rappresentanti delle comunità rurali di Veracruz, Oaxaca e dell'Associazione Jalisciense d'Appoggio ai Gruppi Indigeni (AJAGI) hanno dichiarato che per frenare la contaminazione dei semi di mais per l'autoconsumo con varietà transgeniche predisporranno uno sbarramento sociale.

Non hanno ancora definito la loro strategia per la difesa delle varietà di mais, però hanno chiesto al governo federale che smetta di importare le sementi transgeniche e mantenga la moratoria sulla semina e sulla produzione di alimenti modificati geneticamente.

Per i rappresentanti di quelle comunità, la contaminazione del loro mais è "più che una catastrofe biologica, un attentato contro l'alimentazione dei più poveri".

Carlos Chávez, dell'AJAGI, ha allarmato sugli effetti che causerebbe togliere quella moratoria. "I processi contro i contadini si moltiplicherebbero a centinaia, visto che la contaminazione scoperta nelle zone rurali di nove stati è con varietà transgeniche brevettate. Ci sarebbero problemi con il governo degli Stati Uniti".

Le analisi realizzate da diverse organizzazioni non governative in Chihuahua, Morelos, Durango, stato del Messico, San Luis Potosí, Puebla, Oaxaca, Tlaxcala e Veracruz [La Jornada, 8 ottobre] indicano che i semi di mais nativi contengono proteine di mais transgenici elaborati dalle imprese Monsanto, Novartis, Aventis-Bayer, tra le altre.

"Al governo non importa che cosa succede nelle comunità con il mais e nonostante la gravità della situazione non si dà da fare per proteggere la base dell'alimentazione di milioni di messicani", ha aggiunto Chávez. La situazione dimostra la frode che si è commessa contro le comunità cedendo alle pressioni delle grandi imprese, dato che la legge sulla biosicurezza non rispetta il Protocollo di Cartagena né il Trattato sulla Biodiversità.

Per cui sulle comunità ricade la responsabilità di proteggere e di difendere i loro semi dal flusso genetico dei transgenici; dovranno impedire l'ingresso di semi migliorati di mais, come quelli che consegnano Diconsa e gli aiuti internazionali: adesso "tutto genera sfiducia".

Si è inoltre provato che i semi sviluppati dalle popolazioni e adattati alle condizioni reali del luogo, difficilmente vengono superati in qualità da altri; è frequente che una pannocchia più grande sia affetta da piaghe. La contaminazione dimostra che le comunità devono convertirsi in "sviluppatrici dei loro propri semi". In Veracruz "stiamo studiando ciò che faremo. Non desidero dire nient'altro solo che è una situazione grave per i produttori".

Mercedes García, dell'Organizzazione degli Agricoltori Biologici di Oaxaca, ha spiegato che i contadini sono preoccupati "per questo male. Stiamo vedendo come possiamo arrestarlo, ma non abbiamo ancora una metodologia né un cammino da seguire; però sappiamo che la risposta è nelle nostre mani". Questa contaminazione debilita molto le comunità, perché è un attacco contro il loro alimento di base, contro la loro stessa sopravvivenza.

I componenti del Centro di Studi per il Cambiamento nel Campo Messicano, del Centro Nazionale d'Appoggio alle Missioni Indigene, del Gruppo di Azione su Erosione, Tecnologia ed Incontro, del Centro di Analisi Sociale, Informazione e Formazione Popolare e dell'Unione delle Organizzazioni della Sierra Juárez di Oaxaca ha protestato perché governo sta in silenzio di fronte alle evidenze di contaminazione del mais e hanno attribuito la responsabilità alle transnazionali, particolarmente a Monsanto, Dupont, Bayer, Dow, BASF e Syngenta.


La sua crescita continuerà fino a metà secolo
Il buco nella cappa d'ozono è già della grandezza dell'America del Nord
MATILDE PEREZ U.

Quest'anno il buco della cappa d'ozono si è ampliato fino a conquistare 28 milioni di chilometri quadrati - grandezza simile a quella dell'America del Nord - e si prevede che questo fenomeno potrebbe cominciare a diminuire verso la metà di questo secolo se tutti i paesi che hanno firmato il Protocollo di Montreal adempiono alle obbligazioni sottoscritte. Questo è stato il verdetto dei partecipanti alla riunione delle reti di funzionari sull'ozono dell'America Latina.

Previa discussione tecnica sui progressi nella riduzione delle sostanze che la provocano in alcuni aerosol e frigoriferi e in concimi chimici, il segretario dell'Unità di Protezione dalla Cappa d'Ozono, Marco González, ha assicurato che la maggioranza dei paesi adempie al Protocollo di Montreal e perciò c'è ottimismo intorno al recupero della cappa di ozono.

Nel 1992, il Messico lanciò un'iniziativa per accelerare l'eliminazione del consumo degli agenti che distruggono l'ozono, così il consumo di gas refrigeranti che nel 1985 fu di 14 mila 500 tonnellate, si è abbassato a 2 mila 500 tonnellate nel 2001; nel settore dei solventi e delle spume di poliuretano se ne eliminò l'uso per il 75 / 80 per cento, rispettivamente. Nella riunione più recente del comitato esecutivo di quel Protocollo si approvò il progetto di serrare la produzione di clorofluorometani nel paese, per cui la produzione di quei gas dovrebbe sparire a partire dal 2006.

La cappa di ozono si trova nella stratosfera tra i 10 e i 50 chilometri dalla superficie terrestre, filtra i raggi del sole e protegge delle radiazioni ultraviolette che emette il sole. Si stima che una distruzione del 10 per cento della cappa d'ozono provocherebbe un aumento dei casi di cancro alla pelle del 26 per cento, cioè si presenterebbero 300 mila casi nuovi all'anno su scala mondiale e 2 milioni di casi nuovi di cateratta, una delle cause principali di cecità permanente.

Il governo del Cile - paese sul quale si localizza il buco nella cappa d'ozono - ha aumentato la sua azione per proteggere la sua popolazione dai danni alla salute.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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