Parole della comandante Esther per la mobilitazione di Via Campesina, in Cancún

settembre 2003

Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Sorelle indigene, contadine e della città:

Inviamo un saluto a tutte voi che siete presenti in questa grande mobilitazione mondiale contro l'Organizzazione Mondiale del Commercio, specialmente a quelle che partecipano alle azioni di Via Campesina.

Vi ringraziamo per averci dato l'opportunità di dire le nostre parole come Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Sorelle indigene e contadine, vi vogliamo dire è giusto organizzarsi per lottare contro il neoliberismo perché ci umilia, ci sfrutta e ci vuole far sparire come indigene, come contadine e come donne.

Perché ciò che noi produciamo e vendiamo non ce lo pagano ad un prezzo giusto, mentre i loro prodotti aumentano continuamente di prezzo.

Tutto ciò che compriamo noi poveri è sempre più caro e solo poche persone ne beneficiano e vivono meglio.

Mentre milioni di uomini e donne e bambini poveri muoiono di fame e di malattie.

E tutto ciò non lo permetteremo più, che facciano le loro cavolate come vogliono loro.

Non permettiamo più che continuino a morire di fame e malattie uomini, donne e bambini di tutto il mondo.

Perché sappiamo che noi, come donne indigene e contadine, siamo quelle che abbiamo sofferto di più con i nostri figli perché noi ci occupiamo di loro e li manteniamo.

A parte ciò lavoriamo nel campo.

Per questo dobbiamo avere più rabbia nella lotta per far finire tutto questo sfruttamento e tutta questa umiliazione.

Vogliamo pure dire agli uomini che rispettino i nostri diritti come donne.

Però non lo chiediamo come un favore, ma costringeremo gli uomini a rispettarci.

Perché molte volte il maltrattamento che abbiamo ricevuto noi donne non solo arriva dal ricco sfruttatore.

Arriva anche dagli uomini che sono poveri come noi ed è bene che lo sappiamo e non c'è chi lo possa negare.

Perché come donne, ci vuole umiliare il ricco, però anche l'uomo che non è ricco, ossia colui che è povero come i nostri mariti, i nostri fratelli, i nostri genitori, i nostri figli, i nostri compagni di lotta e quelli che lavorano e sono organizzati insieme a noi donne.

Allora diciamo chiaro che quando richiediamo rispetto come donne, non solo lo domandiamo ai neoliberali, ma vogliamo costringere anche quelli che lottano contro il neoliberismo e dicono che sono rivoluzionari però a casa loro sono come Bush.

Vogliamo pure dire a tutte le donne della città che si organizzino per lottare insieme perché soffrono per la stessa situazione, per l'umiliazione e lo sfruttamento.

Perché quelle che lavorano nelle fabbriche come operaie, impiegate, maestre, segretarie, hanno il loro padrone o la padrona, perché pure le donne ricche ci umiliano e ci disprezzano.

E ciò che guadagnano non le basta per occuparsi dei loro figli: della salute, dell'educazione e dell'alimentazione.

E devono anche rispettare l'orario che le assegnano e se non ci riescono le mandano via dal lavoro e non le pagano un salario giusto.

E le donne giovani sono perseguitate e molestate e violentate e gli uomini tiran fuori il pretesto di come si vestono le donne, però questo non dobbiamo permetterlo perché ognuno si può vestire come ne ha voglia e non per questo disturbiamo o trasgrediamo.

E vogliamo anche parlare delle donne che sono assassinate in Città Juárez che è nello stato di Chihuahua, qui in Messico.

Lì molte donne sono sequestrate e violentate e assassinate e sono tutte donne giovani, povere e lavoratrici.

E i loro familiari chiedono giustizia ed i governi non fanno niente altro che lavarsi le mani.

E dato che non c'è giustizia continuano gli omicidi.

Sono senz'altro uomini e ricchi quelli che sequestrano, violentano e uccidono e vedrebbero che rapidamente il governo e le sue polizie trovano il colpevole.

Però no, non fanno niente perché quelle che muoiono sono donne e sono povere.

Perciò dobbiamo organizzarci, per difenderci e costringere a rispettare i nostri diritti ed a niente serve aspettare che il governo faccia qualcosa perché non fa nient'altro che dare interviste radio o alla televisione o ai quotidiani.

Per tutto questo vi diciamo, sorelle indigene, contadine e della città, che vi invitiamo affinché tutte ci organizziamo per lottare insieme visto che abbiamo sofferto nello stesso modo l'umiliazione da parte dei ricchi ed anche dei nostri uomini che non ci vogliono rispettare come donne.

Però adesso è il momento che insieme obblighiamo gli uomini a rispettarci per ciò che siamo e come ci meritiamo.

Viva le donne indigene!

Viva le donne contadine!

Viva le donne della città!

Viva le donne povere!

Democrazia! Libertà! Giustizia!

Dalle Montagne del Sudest Messicano

Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Comandante Esther

Messico, settembre 2003


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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