San Cristóbal de Las Casas, Chis., 9 gennaio - Denunciando l'aumento degli "atti di minaccia", l'organizzazione civile Las Abejas, di Chenalhó, ha chiesto al presidente Vicente Fox il "ritiro immediato" dell'Esercito Messicano "dalle nostre terre, prima che si aggravi ancor di più la nostra situazione".

In una lettera rivolta al mandatario e divulgata ieri, il raggruppamento - a cui appartenevano i 45 indigeni massacrati in Acteal il 22 dicembre 1997 - ha assicurato che "non è più ora che l'Esercito rimanga nella regione perché il lavoro che realizza causa molta indignazione" nelle comunità.

Ha aggiunto come esempio che lo scorso 23 dicembre, militari dislocati nell'accampamento d'Acteal Alto - a 300 metri da Acteal - "hanno sparato quattro volte con armi di fuoco in aria, causando paura e terrore" tra la popolazione.

Ha spiegato che gli spari sono stati fatti di fronte alla casa dove vivono con i loro nonni Zenaida Pérez Luna - cieca a causa degli spari dei paramilitari cinque anni fa - ed altri due bambini rimasti orfani il 22 dicembre 1997.

"I bambini si sono chiusi in casa però alla fine degli spari (dei militari) volevano fuggire a nascondersi nei monti". "Questo fatto ci ricorda che nel 1997 è stato proprio l'Esercito quello che ha appoggiato i paramilitari che hanno massacrato a i nostri compagni".

"Di fronte alla situazione che stiamo vivendo - dicono a Fox nella lettera - le chiediamo il ritiro immediato dell'Esercito Messicano dalla nostra terra, prima che si aggravi ancor di più la nostra situazione, perché i 15 minuti sono già passati".

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