MASIOSARE - SUPPLEMENTO DE LA JORNADA

DOMENICA 9 MARZO 2003

Dai numeri della guerra alle idee antibelliche

Un elenco per la pace

TANIA MOLINA RAMIREZ

Queste sono le cifre e gli appuntamenti dell'orrore. E anche della speranza. I dati che bisogna avere alla mano per i giorni che verranno. I numeri che, alla vigilia del trionfo di Pirro della stupidità" umana, non devono essere dimenticati. Il resoconto dei fatti e delle idee che si devono ricordare per il futuro immediato

Il costo (economico) della guerra

"Nessuno vuole la guerra, però a volte è necessaria, quando se ne ha bisogno per mantenere l'ordine internazionale" (Segretario di Stato, Colin Powell, 12 febbraio 2002)

Numero di incursioni militari statunitensi all'estero tra il 1948 ed il 1999: 200, secondo la Federazione degli Scienziati Americani (Perpetual war for perpetual peace, Gore Vidal)

Attacco preventivo. Il presidente George W. Bush ha dichiarato che ha diritto d'usare la forza militare preventiva contro i paesi o i gruppi terroristi si stima possano possedere armi di distruzione di massa o missili di lunga gittata e che gli Stati Uniti "risponderanno con una forza spaventosa" e con "tutte le opzioni" a qualsiasi uso di armi chimiche, biologiche, radioattive o nucleari contro gli Stati Uniti, o le loro truppe o i loro alleati (Bush all'Accademia Militare di West Point, giugno 2002)

Costo quotidiano dell'Esercito statunitense: 1.080 milioni di dollari (La Jornada, 15-II-03)

Preventivo militare statunitense: 325 mila milioni di dollari (La Jornada, 16-II-03)

Preventivo britannico destinato a una possibile guerra contro l'Iraq: 2 mila 725 milioni di euro, secondo il responsabile per l'Economia del governo britannico

Costo della possibile guerra, secondo l'ex consigliere economico di George W. Bush, Laurence Lindsey: 100 o 200 mila milioni di dollari (The Wall Street Journal)

Preventivo militare statunitense per il 2001: 304 mila milioni di dollari. Preventivo per il 2003: 407 mila milioni (includendo la sicurezza interna). Se si aggiunge il costo della guerra, potrebbe arrivare a 527 mila milioni di dollari.

Incremento del costo militare dal 2001 al 2003 per ogni famiglia statunitense: 2 mila dollari

Preventivo militare iracheno nell'anno fiscale 2000: 1,3 mila milioni di dollari (CIA world fattbook 2002)

Costo della guerra in Afganistan fino ad oggi: 37 mila milioni di dollari (Robert Byrd, senatore democratico statunitense, La Jornada, 17 febbraio)

Soldati dispiegati nel golfo Persico al 5 marzo, secondo il Pentagono: 230 mila

Numero di effettivi distaccati in Afganistan: 10 mila

Numero di effettivi in cammino verso al golfo Persico: 60 mila

Numero di riservisti statunitensi mobilitati durante la Guerra del Golfo nel 1991: 265 mila (El Pais, 13 febbraio)

I numeri del "nemico"

Popolazione irachena nel 2002: 24 milioni mille e 816 (CIA world fattbook 2002, luglio 2002)

Superficie: 437 mila 72 chilometri quadrati (Idem)

Percentuale della popolazione irachena minore dei 14 anni: 41,1% (CIA)

Numero degli uomini tra i 15 ed i 49 anni: 6 milioni 135 mila 847 (stima del 2002) (CIA)

Numero degli uomini in condizioni di fare il servizio militare, tra i 15 ed i 49 anni: 3 milioni 430 mila 819 (stima del 2002) (CIA)

Percentuale dei bambini iracheni che muoiono prima dei cinque anni: 13 su 100 (El Pais, 13 febbraio 2003)

Numero di iracheni che dipendono degli aiuti internazionali: 15 milioni (El Pais, 13 febbraio 2003). La percentuale di arabi: 75-80%. Percentuale di kurdi: 15-20%. Percentuale di mussulmani: 97%

PIL pro capite (stima del 2001): 2 mila 500 dollari

Anno nel quale Saddam Hussein ha assunto il potere: 1979

Danni collaterali

"Ti piacerebbe che arrivasse un esercito e forzasse la caduta di Bush?" - risposta di una giovane irachena a chi se chiedeva che pensava della legittimità di Hussein

Un giorno di marzo, le forze aeree e navale lanceranno tra i 300 ed i 400 missili Cruiz sopra bersagli dell'Iraq... un numero maggiore di quelli che sono stati lanciati durante i 43 giorni che è durata la Guerra del Golfo... per ottenere un effetto simultaneo, come le armi nucleari in Hiroshima, che non ci metteranno né giorni né settimane, ma solo minuti" (CBS News, 27 gennaio 2003, in www.judson.org/moratorium/moratorium.html)

Bombe che sono cadute sopra l'Iraq durante la campagna aerea della Guerra del Golfo: 90 mila tonnellate in un lasso di 43 giorni

Intensità del prossimo bombardamenti sull'Iraq, secondo il Pentagono: 10 volte più intenso di quello del 1991

Numero di missili "intelligenti" che gli Stati Uniti sono pronti ad usare: 6 mila

"Faremo tutto il possibile per evitare vittime civili... È impossibile predire, ma ci saranno più o meno lo stesso numero di vittime da entrambi le parti che nella Guerra del Golfo; ciò dipenderà dalle decisioni che prenderà il governo di Baghdad e se vuole esporre la sua popolazione ed utilizzare scudi umani" (Generale Tommy Franks, capo dell'operazione militare, 5 marzo)

Numero di morti civili durante la Guerra del Golfo: 13 mila (Molly Ivins, La Jornada, 15 febbraio)

Morti civili iracheni, secondo il governo iracheno, durante la Guerra del Golfo: 45 mila

Morti civili iracheni, secondo il governo statunitense, durante la Guerra del Golfo: 3 mila

"Questa è un dato a cui non sono molto interessato" (risposta del Segretario di Stato Colin Powell alla fine della Guerra del Golfo, quando gli hanno posto domande sulle perdite irachene)

Numero di morti civili in Afganistan fino al 10 dicembre 2001: eccedeva i 3 mila 500 (Robert Fisk, pagina elettronica del giornalista)

Numero di morti negli attacchi alle Torri Gemelle: tra i 3 mila ed 4 mila

Numero di nomi nel Vietnam Memorial: 58 mila

Numero di civili assassinati dai bombardamenti statunitensi nelle zone "no fly" in Iraq (nel 1999, unico anno su cui, secondo il Institute for Policy Studies - IPS, ci sono dati sicuri): 144 (Understanding the US-Iraq crisis: a primer, dell'IPS)

Numero di morti a conseguenza della Guerra del Golfo (per mancanza di: acqua, alimenti, elettricità, cure mediche): 70 mila (Molly Ivins, La Jornada, 15 febbraio)

Numero stima di bambini iracheni minori di cinque anni che sono morti dal 1990 al marzo del 1998 a causa delle sanzioni imposte all'Iraq: 227 mila (Morbidity and mortality among iraqi children, inchiesta di Richard Garfield dell'Università della Columbia)

"Il prezzo ne è valso la pena" (Madeleine Albright, ambasciatrice all'ONU durante la Guerra del Golfo, riguardo alle morti infantili irachene a causa delle sanzioni)

Prodotti che gli iracheni non possono importare a causa del loro "doppio uso" militare: matite e cloro (La Jornada, 17 febbraio 2003)

Programma Petrolio per Alimenti che è iniziato nel dicembre 1996: permettere vendite limitate di petrolio, con guadagni depositati in un conto controllato dall'ONU per la spesa in alimenti e medicine

Numero di iracheni che dipendono del programma Petrolio per Alimenti: 10 milioni (El Pais, 6 marzo 2003)

Percentuale di iracheni che, in caso di guerra, non riceveranno più la loro razione quotidiana di alimenti come parte del programma Petrolio per Alimenti, secondo la Direzione di Sviluppo e la Cooperazione Svizzera: 60%

Numero di profughi all'interno dell'Iraq calcolato dall'ONU in caso di guerra: 2 milioni. Numero di rifugiati nei paesi vicini: tra i 600 mila ed un milione e mezzo

Calcolo dell'ONU su quanto sarà necessario per affrontare una crisi umanitaria in Iraq: 83 milioni di dollari

Ammontare che l'ONU prevede di destinare all'ACNUR - responsabile dell'installazione di accampamenti per i rifugiati - in caso di un conflitto bellico: circa 19 milioni di dollari

Paesi che confinano con Iraq: Siria, Turchia, Iran, Giordania, Arabia Saudita e Kuwait

Numero di rifugiati che si attende la Giordania: 400 mila. Numero di rifugiati che la Giordania ospita dalla Guerra del Golfo: più di 100 mila, secondo il governo giordano

Secondo più grande accampamento per i rifugiati nel mondo: Iran, con più di un milione di rifugiati. Numero di rifugiati afgani ospitati: più di 800 mila. Adesso si prepara per ricevere 500 mila iracheni

Numero di siti archeologici e città storiche in Iraq: 10 mila, tra le quali una delle moschee più grandi del mondo e Babilonia, entrambe a circa 100 chilometri di Baghdad

E negli Stati Uniti...

Colore dello stato di allerta attuale in Stati Uniti: arancione (alto rischio per la sicurezza nazionale)

Astuccio di sopravvivenza urbana pubblicizzato dal The New York Times, prezzo 595 dollari: maschera di protezione in caso di attacchi nucleari, chimici e biologici; una tuta per la protezione antichimica; guanti; uno strumento per rompere porte o finestre; un allarme per lanciare l'allarme ad altri e lampade con un'autonomia di 30 giorni (La Jornada, 14 febbraio)

Numero di immigranti arrestati senza motivo dopo l'11 di settembre: più di mille

Progetto di Legge per il Miglioramento della Sicurezza Interna elaborato dal governo: propone che qualsiasi cittadino, anche se nato negli Stati Uniti, che appoggi le attività legali di una organizzazione che secondo il Potere Esecutivo è "terrorista", possa vedersi annullata la sua cittadinanza ed essere deportato. Concede al procuratore generale l'autorità per espellere qualsiasi non cittadino che rappresenti una minaccia per la "difesa nazionale, la politica estera o gli interessi economici" degli Stati Uniti (La Jornada, 5 marzo)

Magliette sovversive. Il 3 marzo 2003, Stephen Downs, di 61 anni, è stato arrestato nel centro commerciale Crossgates, in Albany, New York, perché non si è voluto togliere una maglietta che diceva: "Pace sopra la terra" e "Dai un'opportunità alla pace" (AP)

Non in nostro nome

"Il presidente Bush ha dichiarato: 'O sei con noi o sei contro di noi'. Qui c'è la nostra risposta: Ci rifiutiamo di permettere che parli a nome di tutto il popolo statunitense. Non restituiremo il nostro diritto a mettere in discussione. Non consegneremo le nostre coscienze a cambio di una vuota promessa di sicurezza. Diciamo 'non nel nostro nome. Ci rifiutiamo di essere parte di queste guerre e ripudiamo qualsiasi inferenza di coloro che si erigono a capo nel nostro nome..." Dichiarazione "Non nel nostro nome", firmata da più di 34 mila persone e organizzazioni (www.notinourname.net). Fu pubblicata dal The New York Times con più di 4 mila firme, tra cui le attrici: Susan Sarandon, Jane Fonda e Marisa Tomei; gli scrittori: Kurt Vonnegut, Gloria Steinem, Gore Vidal e Barbara Kingsolver; i registi: Robert Altman, Haskell Wexler e Terry Gilliam; la campionessa olimpica Misty Hyman; i musicisti: Steve Earle, Brian Eno e Michael Franti e gli accademici: Angela Davis e Noam Chomsky

September 11 families for peaceful tomorrows (Famiglie dell'11 settembre per un domani pacifico): organizzazione contro la guerra che raggruppa circa 50 parenti di persone che sono morte durante gli attacchi al WTC

15 febbraio 2003: Data in cui si è realizzata la protesta più grande della storia contro la guerra. Numero di persone hanno manifestato in tutto il mondo: circa 30 milioni in 600 città e paesi. Londra: più di 2 milioni di persone ("la manifestazione più grande in 2 mila anni di storia inglese", secondo Ken Livingstone, sindaco della città); New York: 250 mila persone; Germania: più di mezzo milione di persone in Berlino; Italia: 3 milioni a Roma; Spagna: più di 5 milioni - in Madrid 2 milioni, in Barcellona un milione 300 mila -

"Stiamo lavorando forte. Oggi in mattinata ho parlato con Jean Chrétein e José María Aznar; sto parlando con tutti i leader del mondo perché disarmiamo questo tipo (Hussein), però va bene; ieri è stata un buona giornata, credo che si stia avanzando verso la pace". Vicente Fox pacifista alla trasmissione telefonazo, 15 febbraio

Numero di persone che hanno partecipato il 12 febbraio al Giorno dei Poeti contro la Guerra: più di 5 mila creatori in quasi 150 atti sparsi per tutti gli USA. Numero di poesie raccolte contro la guerra fino al 1° marzo: 15 mila (www.poetsagainstwar.org)

Musicisti statunitensi che hanno partecipato a concerti per raccogliere fondi per il movimento per la pace: Lou Reed, Ani DiFranco, Pete Seeger, Ozomatli, Laurie Anderson, The Indigo Girls, Bonnie Raitt

Delegazioni dell'opera teatrale Lisistrata, di Aristofane, in tutto il mondo, in protesta contro la guerra: 1004 in 59 paesi

Numero di scuole e ed università negli Stati Uniti che hanno partecipato lo scorso 5 marzo allo "sciopero studentesco nazionale" contro la guerra: 360 (unitedforpeace.org)

Premi Nobel dell'Economia che hanno dichiarato la loro opposizione alla guerra: Kenneth Arrow, Lawrence Klein, Daniel McFadden, Douglass North, William Sharpe, Robert Solow e Joseph Stiglitz

Città e contee statunitensi che, fino al 28 febbraio, avevano approvato risoluzioni opponendosi alla guerra: 124 più le camere legislative del Maine e delle Hawaii (www.citiesforpeace.org)

Percentuale di statunitensi che, secondo un'inchiesta del The New York Times diffusa il 14 febbraio, stima che il governo degli Stati Uniti dovrebbe dar più tempo agli ispettori dell'ONU per disarmare l'Iraq prima di ricorrere ad una azione militare: 59%

Percentuale di statunitensi che, secondo un'inchiesta del The Washington Post pubblicata il 4 marzo, si oppone alla guerra: 37%. Percentuale che è a favore: 59%

Percentuale di britannici che vogliono che l'ONU abbia più tempo per investigare sugli arsenali di Hussein, secondo un sondaggio del Times (11 febbraio): 86%. Percentuale che pensa che Londra e Washington non hanno dato motivi di peso per scatenare una guerra: 57%. Percentuale che pensa che Blair si sbagli appoggiando una guerra: 57%

Il male

Paesi che fanno parte del "asse del male", secondo George W. Bush: Iraq, Iran e Corea del Nord

Ragioni dell'Amministrazione Bush per l'uso della forza in Iraq: eliminare gli arsenali di armi di distruzione di massa di Hussein, diminuire la minaccia del terrorismo internazionale, promuovere la democrazia (Michael T. Klare, La Jornada, 15 febbraio)

"La nostra capacità di attaccare non ha limiti. La forza dell'Esercito nordcoreano raggiungerà il nemico dovunque si trovi (...). Nel caso che si adottino misure di autodifesa, l'attacco può colpire qualsiasi dispositivo dell'Esercito e del comando militare degli Stati Uniti nel mondo" (Ri Kwang Hyok, portavoce della cancelleria nordcoreana, 13 febbraio)

Paese che ha la capacità di lanciare un razzo intercontinentale nucleare fino alla costa ovest degli Stati Uniti; che presumibilmente possiede sufficiente plutonio per produrre uno o due dispositivi nucleari ed ha la capacità di fabbricare molti altri; che ha armi chimiche e missili balistici; che si è sganciato dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare nel gennaio scorso; che ha espulso gli ispettori di armi nucleari e ha direttamente minacciato gli Stati Uniti: Corea del Nord

Arsenale che si sospetta l'Iraq potrebbe avere: alcune armi chimiche e biologiche e una dozzina di missili tipo Scud (Michael T. Klare, La Jornada)

Unico paese che ha utilizzato armi nucleari contro un altro: gli Stati Uniti, nell'agosto del 1945, contro Hiroshima e Nagasaki (Giappone)

Paesi che si sono rifiutati di firmare il Trattato di Non Proliferazione Nucleare: India, Pakistan e Israele. La Corea del Nord si è sganciata lo scorso gennaio

Paese che ha varie dozzine di testate nucleari ed è dotato di missili ed aerei in grado di trasportarle a centinaia di chilometri di distanza e che si sospetta abbia sviluppato armi chimiche: Pakistan (Michael T. Klare)

Governo che ha appoggiato Saddam Hussein nella produzione di armi chimiche, biologiche e nucleari: quello statunitense, sia di Ronald Reagan che di George Bush padre. Personaggi che hanno dato il loro appoggio alla dittatura di Hussein negli anni ottanta: Donald Rumsfeld e Dick Cheney

Gittata massima imposta ai missili iracheni alla fine della Guerra del Golfo nel 1991: 150 km (The Economist Global Agenda, 3 marzo 2003)

Quantità di missili Al-Samoud 2 - che secondo gli ispettori di armi eccedono il limite di 150 chilometri - imposto all'Iraq: circa 120 (The Economist Global Agenda)

Forza militare dell'Iraq comparata con quella che aveva prima della Guerra del Golfo, secondo il Pentagono: un terzo di quella precedente

"Fino ad oggi (gli ispettori) non hanno trovato tali armi" (Hans Blix, capo degli ispettori ONU, nella sua relazione sui risultato di 400 revisioni per trovare arsenale di armi di distruzione di massa in 300 posti, 14 febbraio)

Il disarmo dell'Iraq deve essere fatto in "settimane, non in mesi" (Condoleezza Rice, consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti)

Tempo che, secondo il direttore generale della Agenzia Internazionale di Energia Atomica, Mohamed el Baradei, sarebbe necessario per concludere il lavoro di ricerca delle armi di distruzione di massa: sei mesi (14 febbraio)

Paesi sotto un regime dittatoriale o autoritario a cui l'Amministrazione Bush dà appoggio e consigli: Azerbaiján, Kazajstán e Uzbekistán (Michael T. Klare)

Numero di risoluzioni dell'ONU che Israele ha violato: per lo meno 64 (Edward W. Said, 15 febbraio)

L'oro nero

"Non abbiamo interessi per la terra o i territori di altri popoli... Non abbiamo nessun interesse per il petrolio degli altri" (Segretario della Difesa Donald Rumsfeld, 13 febbraio 2002)

Percentuale del mercato mondiale del petrolio che gli Stati Uniti consumano: 25%

Percentuale delle riserve mondiali che si trovano in Medio Oriente: 65%, ossia, 700 mila milioni di barili del "più fine e col minor costo di produzione" (José Antonio Rojas nipote, La Jornada, 16 febbraio)

Percentuale del greggio non sfruttato nel mondo che si localizza nel golfo Persico: per lo meno due terzi (Michael T. Klare, La Jornada, 15 febbraio)

Dottrina Carter (espressa il 23 gennaio 2003): è di vitale interesse per gli Stati Uniti poter contare con un accesso senza restrizioni al golfo Persico e, per proteggere detto interesse, impiegherà "qualsiasi mezzo che sia necessario, inclusa la forza militare" (Michael T. Klare)

Seconda area di riserve petrolifere del mondo: America Latina, con 123 mila milioni di barili, 11% del totale (José Antonio Rojas)

Posto occupato dalle riserve petrolifere irachene nel mondo: secondo. Il primo luogo lo tiene l'Arabia Saudita

Produzione quotidiana dell'Iraq: tra i due e tre milioni (El Pais, 12 febbraio 2003)

Riserve sicure di petrolio in Iraq: per lo meno 112 mila milioni di barili e 200-300 in riserve potenziali

Nazionalità delle principali imprese private petrolifere: statunitensi e inglesi

La maggiore ditta petrolifera del pianeta: Exxon-Mobil. Al secondo posto: Shell. Al terzo: la fusione della British Petroleum con la statunitense Amoco (Carlos Marichal, La Jornada, 15 febbraio 2003)

Imprese che, in seguito alla guerra, potrebbero ripartirsi tra di loro contratti per 2 mila milioni di dollari per ricostruire l'infrastruttura petrolifera dopo le azioni militari: le statunitensi Halliburton Oil Services (Dick Cheney è stato CEO di questa compagnia), Slumberger, Bektel Group e Baker Hughes (Time)

Produttrice d'armi e fornitori che saranno beneficiati da una guerra contro l'Iraq: Boeing Aircraft che costruisce un nuovo impianto di 30 mila piedi quadrati in St Charles, LA, e lavora a tutto vapore trasformando bombe da 500 e 2 mila libbre in bombe "intelligenti"; ed i fornitori: Lockheed, Honeywell e Textron (IPS)

Percentuale dei contributi politici diretti delle compagnie petrolifere al Partito Repubblicano degli Stati Uniti: 75% (Carlos Marichal, La Jornada, 15 febbraio)

Paese che si incarica di vendere tra il 35% ed il 40% del petrolio che Baghdad esporta grazie al programma Petrolio per Alimenti: Russia (El Pais, 12 febbraio 2003)

Percentuale del petrolio che compagnie russe compra all'Iraq e quindi rivende a imprese occidentali: 70% (El Pais, 12 febbraio 2003)

Percentuale delle esportazioni petrolifere irachene che ad oggi patrocina il "programma umanitario": 72% (cifra dell'ONU)

Percentuale delle esportazioni petrolifere irachene che ad oggi si destina al programma per le ispezione di armi: 0,8%

I "guardiani di un ideale"

"In questo tempio delle Nazioni Unite, siamo i guardiani di un ideale, i guardiani di una coscienza. L'onerosa responsabilità e l'immenso onore che abbiamo ci deve portare a dar priorità al disarmo in favore della pace". Intervento del cancelliere francese il 14 febbraio di fronte al Consiglio di Sicurezza. Dopo alle sue parole ci sono stati applausi - non sarebbe permesso applaudire -. L'ultima occasione in cui si era applaudito era stata 10 anni fa, quando aveva parlato Nelson Mandela

Unica situazione in cui l'ONU permette di ricorrere alla guerra: la legittima difesa

Risoluzione 1441 dell'ONU adottata nel novembre dell'anno scorso: si ordina all'Iraq di eliminare le loro armi di distruzione di massa

"Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU sta facendo storia come organo incapace di reagire" nel conflitto iracheno (Condoleezza Rice, 16 febbraio)

Membri del Consiglio di Sicurezza: Gran Bretagna, Stati Uniti, Bulgaria, Spagna, Francia, Russia, Germania, Siria, Guinea, Messico, Cile, Pakistan, Angola, Camerun e Cina

Numero di voti che si richiede per assicurare una risoluzione: nove

Membri permanenti (con diritto di veto): Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina

Paesi con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza che apertamente si oppongono all'uso della forza contro l'Iraq: Francia e Russia

"La Francia non è più un alleato degli Stati Uniti e la NATO deve sviluppare una strategia per contenere il nostro alleato di una volta" (Richard Perle, consigliere del Pentagono)

La maggior minaccia al dominio internazionale degli Stati Uniti: Europa, secondo Charles Kupchan, ex funzionario del Dipartimento di Stato e professore all'Università di Georgetown

Quattro membri del Consiglio di Sicurezza che, al 5 marzo, voterebbero a favore di una soluzione autorizzando l'uso della forza contro l'Iraq: Gran Bretagna, Stati Uniti, Bulgaria e Spagna

"Questo è stato il non-voto più caro che abbia emesso". L'ha detto un diplomatico statunitense all'ambasciatore dello Yemen quando, nel 1990, quel paese votò contro l'autorizzazione di una guerra all'Iraq nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Il costo: tre giorni più tardi, tutti gli aiuti statunitensi allo Yemen furono cancellati (The Nation, 17 marzo 2003)

Ultima volta in cui gli Stati Uniti hanno esercitato il loro diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza: il 20 dicembre 2002 per un testo che condannava la morte di un lavoratore del Programma Alimentare Mondiale, organizzazione dell'ONU, ammazzato dai soldati israeliani (El Pais, 6 marzo 2003)

Scambio di favori

Principali paesi che gli Stati Uniti devono convincere perché appoggino la guerra: 15 nel Consiglio di Sicurezza e fra le nazioni vicine all'Iraq: Turchia, Israele, Egitto, Giordania

Paese a cui sta offrendo il maggiora ammontare di aiuti in cambio del fatto che ospiti le truppe statunitensi per una invasione dell'Iraq: Turchia

Ammontare dei prestiti e degli aiuti offerti dagli Stati Uniti alla Turchia se lascia che le sue truppe entrino: 30 mila milioni di dollari (The Economist Globale Agenda)

Decisione del parlamento turco il 1 marzo per permettere alle forze statunitensi di usare il loro territorio come piattaforma militare: No. L'esercito turco, invece, si dichiara a favore

Percentuale della popolazione turca che si oppone alla guerra: 90% (inchieste citate da Noam Chomsky)

Numero di soldati statunitensi che sono sulle navi da guerra aspettando di sbarcare in Turchia (al 1° marzo): 62 mila

Paesi che stanno già servendo da trampolino per un'invasione statunitense: Kuwait, Qatar e Bahrein

Numero di volantini di propaganda politica che aerei statunitensi e britannici hanno lanciato negli ultimi giorni per invitare i militari iracheni a disertare: 420 mila

E dopo?

Piano dell'Amministrazione Bush "una volta finita con Hussein": imporre un governo con a capo il generale statunitense (Jay Garner), che rimarrebbe per due anni, ed usare tutte le entrate petrolifere "a beneficio del popolo iracheno" (La Jornada, 14 febbraio 2003)


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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