La Jornada - Mercoledì 8 ottobre 2003
Il commercio estero non può essere l'unica base per il futuro, dicono i prelati di Messico e USA
Il TLCAN ha portato i contadini messicani alla povertà estrema

ANGELES CRUZ

Il Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord (TLCAN) è un sistema ingiusto che ha escluso i contadini messicani e li ha portato ad una situazione di povertà estrema: questo hanno affermato vescovi cattolici del Messico e degli Stati Uniti. A partire da un'analisi delle ripercussioni che ha avuto l'accordo commerciale hanno concluso che il commercio con l'estero non può essere l'unica base per il futuro.

Organizzazioni sociali hanno già segnalato in ripetute occasioni che il recupero della campagna messicana sarà solo possibile quando la sovranità alimentare ed il rafforzamento del mercato interno siano parte fondamentale della politica nazionale. Nello stesso senso si sono pronunciati i prelati, che nei giorni passati hanno partecipato ad un incontro sul "impoverimento dell'economia contadina".

Hanno segnalato che è necessario rafforzare il mercato interno ed osservare il cumulo di asimmetrie tra le economie dei paesi che hanno firmato il TLCAN.

Nel bilancio degli effetti dell'accordo vigente dal 1994, i vescovi hanno messo in risalto che a partire dalla sua entrata in vigore si è registrato uno sgretolamento della struttura produttiva e il crollo del potere d'acquisto dei lavoratori, che si riflette nel salario minimo attuale che è solo il 22,9 per cento di quello di 20 anni fa.

Inoltre, i componenti della Chiesa cattolica hanno segnalato che la situazione del campo messicano è dolorosa per la povertà degli agricoltori e che l'esigenza di mano d'opera ha generato più immigrazione.

Quanto detto è il risultato dell'analisi che nei giorni scorsi hanno fatto i membri della Commissione Episcopale della Pastorale Sociale (CEPS) della Conferenza dell'Episcopato Messicano e la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti. Alla riunione erano presenti anche accademici specialisti in materia di entrambi paesi e rappresentanti di reti nazionali di piccoli produttori agropecuari.

L'incontro aveva come finalità di valutare le ripercussioni dello scambio commerciale tra Messico e Stati Uniti all'interno del TLCAN, "alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa", e perché è "giusto camminare con i poveri, riconoscendoli come soggetti della storia nuova che si costruirà", ha detto Sergio Obeso, arcivescovo di Xalapa e presidente della CEPS.

"Dobbiamo essere annunciatori di un mondo nuovo, il che implica intensificare la ricerca di nuovi sistemi economici che promuovano la giustizia mediante processi di partecipazione che aiutino a superare la povertà", ha precisato.

L'analisi dei vescovi parte dal 1997, data in cui il campo messicano ha cessato di impiegare 2 milioni di lavoratori, mentre più di 300 connazionali attraversano ogni anno la frontiera in cerca di migliori opportunità negli Stati Uniti.

Pensano che il grave problema ha a che vedere con le asimmetrie tra le differenti economie che non sono riconosciute dal TLCAN. Mentre negli Stati Uniti la popolazione rurale equivale al 5 per cento del totale, nel nostro paese è al 25 per cento.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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