LA JORNADA 7 luglio 2003

"Nei municipi dell'EZLN è proibito installare urne elettorali"

Bruciano urne nei territori zapatisti

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Los Altos, Chis., 6 luglio - Nei municipi autonomi San Andrés Sakamch'en de Los Pobres e San Pedro Polhó, la giornata elettorale è trascorsa fra distruzione e falò di urne, tendine e documenti da parte delle basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Gli incidenti sono stati più significativi nelle comunità zapatiste di Chenalhó, come Polhó (Majomut), Acteal Alto, Tzanembolom, La Libertad e Takiukum. Anche in San Andrés si sono bruciate urne.

In Los Altos, la giornata elettorale è trascorsa in un ambiente di disinteresse e di alto astensionismo, solo in San Juan Chamula potrebbe dirsi che è stata animata. Invece, per esempio, il seggio principale installato nel chiosco del capoluogo municipale ufficiale di Chenalhó, dopo le 15 aveva ricevuto 135 persone delle più di 600 in registro e i funzionari non aspettavano più altri votanti. "Quelli che pensavano di venire sono già arrivati".

Il chiosco del capoluogo municipale di San Andrés si è svegliato oggi con uno striscione sopra la scalinata che diceva: "Nei territori dell'EZLN e nei municipi autonomi si vieta l'installazione delle urne per il 6 luglio". In mezzo alla piazza, nel giorno di mercato, il chiosco dove prima si installava (come in tanti villaggi) il seggio elettorale, questa mattina è rimasto paradossicamente vuoto…

In disprezzo dell'esplicita proibizione degli autonomi, nei capoluoghi di San Andrés e Polhó l'IFE ha installato le urne. Verso mezzogiorno, decine di indigeni zapatisti, molti con paliacate e passamontagna, hanno irrotto nel luogo, hanno distrutto il seggio e si sono portati via i documenti fino al chiosco. Una volta lì, hanno bruciato tutto.

Il palazzo municipale, nella stessa piazza, sede delle autorità autonome, era chiuso. A quest'ora il mercato cominciava a disperdersi nel fumo del falò elettorale.

L'IFE ha annunciato nei giorni scorsi che il seggio corrispondente a Polhó sarebbe stato installato in Majomut (un quartiere della comunità di Polhó), a 20 metri dall'accampamento militare. Ciò ha fatto sì che alle otto della mattina, mentre votavano alcuni contadini, siano arrivati un centinaio di zapatisti ed abbiano smontato l'installazione elettorale. Ci sono stati dei pugni. Più tardi, i priisti ed i funzionari del seggio hanno mostrato alla stampa le lesioni: un occhio nero, un ematoma parietale, una mano gonfia ed i danni: vetri rotti ad una finestra della scuola. A pochi metri, la base militare sembrava deserta, senza esserlo.

Gli autonomi pedrani si sono diretti verso la strada e di fronte alla via che dà accesso a Polhó hanno bruciato le carte. Alle 11 e 30 terminava già di consumarsi il falò quando sono arrivati sul luogo i giornalisti delle agenzie Notimex e AP, di Televisa ed il quotidiano Cuarto Poder. Hanno fatto video e foto. Nel luogo c'erano decine di indigeni riuniti, che immediatamente li hanno circondati ed hanno tolto loro le macchine fotografiche, i telefoni cellulari ed i registratori.

Minuti dopo sono arrivato io ed ho incontrato i miei colleghi ancora impauriti. Hanno raccontato che gli indigeni avevano perquisito i loro veicoli e avevano richiesto i documenti d'identità. Adesso speravano che le documentazione e tutto il resto fosse loro restituito. Passato mezzogiorno è arrivato un rappresentante del municipio autonomo a spiegare. "Voi siete quelli che sono venuti a provocare, non chiedendo l'autorizzazione per prendere foto". I giornalisti l'hanno negato: "per niente", ha detto uno. Minuti dopo, i giornalisti hanno riavuto le loro cose e se ne sono andati. Come ha detto un altro di loro: "Siamo venuti per l'articolo e siamo diventati noi la notizia".

Il rappresentante autonomo ha spiegato a La Jornada che il municipio non aveva niente da dichiarare, salvo che nei loro territori non si accettano "queste elezioni". Questo pomeriggio, per i sentieri di San Andrés sono apparsi piccoli volantini appesi dove si leggeva: "Nei territori autonomi è proibito installare seggi elettorali".

Tutto segnala che non ha votato nemmeno la metà delle 200 mila persone elencate nel registro del distretto n. 5 del Chiapas, a maggioranza indigene.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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