La Jornada 6 giugno 2003

- Nel 1972 si creò un latifondo per tre insediamenti e 66 famiglie: Maderas del Pueblo

- La Comunità Lacandona costituita su un'enorme frode agraria

CON IL DECRETO FURONO VIOLATI I DIRITTI DI 47 ABITATI TZELTALES, CHOLES, TZELTALES, CHOLES, TZOTZILES E TOJOLABALES

Hermann Bellinghausen - Inviato

San Cristobal de Las Casas, 5 giugno - Sono quasi 126 gli ejidos che si trovano nei Montes Azules, la maggioranza dei quali gode di una risoluzione presidenziale (emessa tra il 1972 ed il 1989); altri non hanno attestati ma sono di più vecchi insediamenti. Il governo di Fox ha parlato di mezzo centinaio di comunità "illegali", vale a dire, che occupano i 614mila 321 ettari di terra di proprietà dei lacandoni. Un latifondo che alcuni ritengono essere "un'enorme frode agraria". Adesso, il titolare della Segreteria dell'Ambiente e delle Risorse Naturali (Semarnat), Víctor Lichtinger, ammette che il problema è prima di tutto agrario ed annuncia che la Segreteria della Riforma Agraria (SRA), e non il suo ente, si farà carico degli eventuali negoziati. I funzionari federali e statali che vanno e vengono dalle riunioni ad alto livello che si sono svolte in questi giorni, molto accuratamente evitano di menzionare il problema sociale rappresentato dai Montes Azules che però non cessa di esistere solo per il fatto di non essere citato.

A proposito di dichiarazioni e "ridisegno di strategie", chi non si è intimorito è stato il delegato statale della Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente (Profepa) Hernán Alfonso León, che ieri ha accusato il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (CDHFBC) di "promuovere" l'occupazione di terre nei Montes Azules. "Due donne" che secondo il funzionario "gli abitanti del posto conoscono come las gringas" (Reforma, 5 giugno), starebbero "istigando" nuovi "invasori"; anche il Mocri ed il Frente de Resistencia Civil sarebbero indicati come presunti istigatori. La cosa curiosa è che almeno il CDHFBC non si occupa della faccenda e tanto meno in loco, salvo che per missioni di osservazione. L'informazione è falsa ed infelice ma anche rivelatrice di una "linea" adottata per screditare e criminalizzare le organizzazioni civili, anche a costo di ridestare il fantasma della xenofobia tra gli "abitanti del luogo" ( una lama sempre a doppio taglio e tanto più se si vogliono attirare turisti di prima categoria).

Nel suo rapporto sui Montes Azules, esempio di reiterato fallimento della politica "conservazionista" delle aree rurali in Messico e degli interessi che si nascondono dietro questa politica (2003), l'organizzazione civile di osservazione ambientale Maderas de Pueblo ricorda che la cosiddetta Comunità Lacandona si costituì nel marzo del 1972 per decreto presidenziale di Luis Echeverría Alvarez, sulla base di "un'enorme frode agraria con cui si è creato un latifondo comunale per favorire tre insediamenti (due dei quali non si trovavano neppure in quella zona) ed unicamente 66 famiglie di maya caribes (falsamente chiamati "lacandoni"), violando il diritto agrario di 47 insediamenti indigeni, 17 dei quali già godevano di una risoluzione presidenziale".

Questi villaggi sono stati periodicamente minacciati di sgombero, accusati dapprima di essere "invasori" del "territorio lacandone", e poi "predatori" di un'area naturale protetta. "La finalità della frode agraria chiamata Comunità Lacandona - prosegue il documento - fu allora lo sfruttamento di legname semi prezioso" (o di quello che restava dopo un secolo di saccheggio da parte delle imprese del Tabasco).

Nel 1974, un altro decreto presidenziale creò la compagnia del legno parastatale Cofolasa che immediatamente firmò un contratto con i caribes (che, come si vede, firmano tutto) per lo sfruttamento di 35 mila metri cubi di legno in cambio di 5 mila pesos semestrali come "diritto sulla montagna" per ognuna delle 66 famiglie lacandone.

Secondo Maderas del Pueblo, il decreto di José López Portillo che nel 1978 crea la Riserva Integrale della Biosfera Montes Azules (Rebima) "non fermò né impedì lo sfruttamento di legname da parte della Cofolasa, né l'espansione degli allevamenti in tutta la sua zona di competenza. Essendo la prima riserva della biosfera in Messico, ci sono voluti 22 anni per avere un piano di gestione (2000) che nuovamente ignora la realtà sociopolitica della regione".

Negli anni scorsi sono continuate le azioni agrarie ufficiali per la dotazione di ejidos nella "comunità lacandona" e la Rebima stessa, con l'appoggio sistematico di una politica di colonizzazione e sostegni all'allevamento intensivo. A partire dal 1994-95 "la pressione e le intimidazioni create dalla massiccia presenza dell'Esercito federale e le azioni impunite dei paramilitari (1995-2000), hanno costretto un numero indeterminato di indigeni a rifugiarsi nei Montes Azules diventando così rifugiati di guerra".

Molto recentemente, a settembre del 2000, "al nord dei Montes Azules sono riapparsi gruppi paramilitari come la Opdic, capeggiata dal deputato priista Pedro Chulín (indicato come il principale delatore durante la repressione di Albores a Taniperla contro il municipio autonomo Ricardo Flores Magón)", con l'intenzione evidente di "intimidire e provocare le basi dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale".

Come riportano continuamente ricercatori, studiosi ed osservatori civili, l'area dei Montes Azules è circondata da decine di Basi di Operazioni Miste ed accampamenti militari, posizioni di frontiera e fluviali della Armada e due quartieri generali dell'esercito: San Quintín e Maravilla Tenejapa. Un terreno minato dove non sono cessati né la "guerra di bassa intensità" né la resistenza indigena.

Battezzato "tavolo agrario-ambientale" ai tempi di Zedillo-Albores (per occuparsi del problema già allora presente dei Montes Azules), con Fox e Salazar è rimasto solo "ambientale" e le istituzioni federali e statali continuano ad affrontare la questione da un punto di vista ambiental-autoritario, vicino allo sgombero "violento se sarà necessario", nel nome di una conservazione che porta con sè solo interessi privati. In fila ci sono già i gruppi Inmobiliaria San Martín (di Gerardo Turrent) e Alquimia (X'caret), Conservation International, Espacios Naturales y Desarrollo Sustentable AC, Ford Motor Company e la sua rete di distributori, l'automobilistica Isuzu, Savia (Pulsar) ed altre ancora.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" Bergamo)



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