LA JORNADA - Martedì 6 maggio 2003

Comincia oggi in San Cristóbal l'incontro con rappresentanti di 20 paesi

Globalizzare la resistenza, obiettivo della riunione emisferica contro la militarizzazione

Triste esperienza, non aver potuto evitare la guerra contro l'Iraq

ELIO HENRIQUEZ - CORRISPONDENTE

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 5 maggio - Con il proposito di "unire sforzi, cuori e volontà per delineare alternative di pace fronte alla militarizzazione continentale", oggi inizia in San Cristóbal il Primo incontro emisferico di fronte alla militarizzazione, al quale hanno confermato la loroo presenza rappresentanti di più di 20 paesi.

In una conferenza di stampa, hanno segnalato che "nella globalizzazione del modello economico neoliberale, promosso dai governi del grande capitale, le imprese transnazionali e le finanziarie internazionali sono intimamente legate alla militarizzazione del continente".

Perciò, la Campagna continentale contro la militarizzazione, che convoca la riunione, cerca di "globalizzare la resistenza contro le politiche economico-militari con la finalità di rafforzare la solidarietà tra i popoli e smilitarizzare la nostra America".

Hanno detto che durante l'incontro, che finirà venerdì nove, i più di 500 partecipanti condivideranno informazioni, analisi e diagnosi sulla militarizzazione del continente americano in tutti i suoi ambiti e livelli, così come esperienze sul significato della militarizzazione, le sue cause, effetti e conseguenze nella vita rurale, urbana e nei diversi ambiti della vita sociale, politica, economica e culturale.

Ernesto Ledezma, membro della commissione organizzatrice, ha detto che all'incontro è stato invitato anche l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), però non ha confermato la sua presenza.

Ted Lewis, direttore del programma dell'organizzazione statunitense Global Exchange, ha affermato che proprio ora "arriviamo da un'esperienza molto triste: abbiamo partecipato al movimento contro la guerra, probabilmente il più grande da quella del Vietnam, e nonostante i nostri sforzi di portare centinaia di migliaia di persone per le strade nelle nostre città non siamo riusciti a fermare la guerra in Iraq". Questo "sottolinea il bisogno di organizzarci in tutto l'emisfero per arrestare l'impero, perché ciò che abbiamo appreso da questa esperienza è che non possiamo fermare tutto ciò da soli".

Deisy Rojas, del Centro Memorial Martin Luther King, con sede a Cuba, ha sostenuto che nella congiuntura attuale del suo paese "s'impone di parlare di una guerra che ci si avvicina e che si sta cercando di giustificare di fronte al mondo". La congiuntura in Cuba è "difficile, però conto ancora con l'energia ed il desiderio di lottare e di vincere; noi puntiamo per la pace e per la vita". Ha detto che nel suo paese "non ci sono ancora leggi che vorremmo cambiare però la congiuntura non ce lo permette, con un nemico (gli Stati Uniti) così potente, che fa tante cose fuori e dentro".

La brasiliana María Luisa Mendoza, della Rete degli Esclusi/e, si è riferita ad una delle maggiori preoccupazioni della popolazione plasmate nelle "due vertenti dell'imperialismo in America Latina: nell'aspetto economico e nel controllo militare attraverso basi d'addestramento in vari paesi del Comando Sud".

Gli organizzatori hanno spiegato che i temi da affrontare durante l'incontro sono: egemonia del governo degli Stati Uniti nelle Americhe con le loro basi militari e i differenti modi d'intervento economico, culturale e militare; diritti umani e le forze armate, forze armate e petrolio, Piano Colombia, la minaccia di guerra contro Cuba e Venezuela da parte degli Stati Uniti, donne e militarizzazione, società civile fronte al dibattito sulla sicurezza emisferica, ecc.


Far fronte alla pretesa egemonica degli USA, obiettivo dell'incontro emisferico

Specialisti analizzeranno la crescente militarizzazione del continente americano

Carlos Montemayor e il premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel, tra i partecipanti

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis. 5 maggio - A partire da martedì s'incontreranno qui decine di specialisti, analisti, attivisti e organizzazioni sociali, provenienti da tutti i paesi americani (salvo Uruguay e Paraguay), per discutere su di una situazione cardinale nella vita dei popoli del continente: la militarizzazione emisferica. Dalle testimonianze di diverse resistenze in corso e dalla documentazione accademica, i partecipanti cercano di fronteggiare l'escalation egemonica degli Stati Uniti, pure in Messico.

La militarizzazione della politica e della vita quotidiana, nell'esperienza, così latinoamericana, di quartieri militari ufficiali e clandestini e guerre sporche, è entrata in una nuova epoca. Dopo che le giunte militari che hanno infestato il Centro ed il Sud America negli anni '70 ed '80 sono scomparse, è sembrata arrivare l'ora della democrazia nella regione. Ma, i governi civili neoliberali (o la loro apparenza, come nel Guatemala d'oggi) non hanno far uscire dal fallimento e dal debito estero i paesi ed hanno solo aperto ad una maggiore dipendenza economica e militare.

Di fronte alla globalizzazione della dottrina della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, l'ingerenza dell'Esercito Statunitense su tutto il territorio latinoamericano tende ad essere più diretta che mai. Sempre abbiamo visto la supervisione ed addirittura partecipazione dell'intelligence militare statunitense nelle numerose guerre sporche; le operazioni coperte in Nicaragua, Cile o Cuba; i genocidi in El Salvador, Guatemala, Perù e Argentina; le grandi repressioni nel Messico del PRI (da Tlatelolco a Chiapas), Bolivia, Haiti, Colombia. Senza dimenticare le invasioni di Panama e Granada.

La nuova "tendenza" castrense di Washington, che cercando l'egemonia si pretende globale (e magari arriverà ad esserlo), per lo meno è già emisferica (con l'eccezione di Cuba), e la sua influenza tende solo ad aumentare. Dal contenimento dei movimenti rivoluzionari e di liberazione nazionale si è passati al più sostenibile schema di guerra alla delinquenza (narcotraffico), giustificata come interesse interno degli Stati Uniti in Colombia, Costa Rica e Messico. Oggi opera già apertamente il "Piano Colombia", che di fatto colpisce Venezuela, Panama, Ecuador e Brasile.

Partecipanti e temi

Nella conferenza inaugurale del Primo incontro emisferico di fronte alla militarizzazione, lo scrittore messicano Carlos Montemayor discuterà questo martedì l'egemonia degli Stati Uniti nel nuovo scenario militare in Messico e nel mondo.

Il generale Francisco Gallardo presenterà un esteso documento sull'intervenzionismo militare, nel quale ci saranno delle rivelazioni sul loro ruolo nella repressione e nella paramilitarizzazione delle forze armate in Messico e in altri paesi, in particolare riguardo ai quadri formati nella Scuola delle Americhe e altre accademie di guerra statunitensi.

María Luiza Mendoça, dell'organizzazione Grido degli Esclusi, parlerà sull'offensiva militare degli Stati Uniti in America Latina e documenterà l'esperienza della base militare di Alcántara, in Brasile, come progetto d'intromissione statunitense in terre sovrane.

Oil Watch parleranno del progetto della base militare in Cubierta, Ecuador.

La rete internazionale Non Violenza documenterà il caso di Vieques, in Portorico, "la maggiore esperienza di resistenza contro l'esercito degli Stati Uniti nell'emisfero".

Durante il primo giorno di conferenze Thomas Scheetz, Argentina, analizzerà l'industria militare e David Alvarez, Cile, presenterà un'analisi della situazione legale delle forze armate in differenti paesi, la nuova dottrina statunitense di sicurezza nazionale ed il ruolo della società civile di fronte al dibattito della "sicurezza emisferica".

Gladis Lanza, del Movimento delle Donne per la Pace, dell'Honduras, parlerà della lotta delle donne di fronte all'imperialismo e dell'occupazione militare delle comunità. Amnisty International ed il Centro dei Diritti Umani Miguel Agustín Pro presenteranno le loro inchieste sulla giustizia, sui diritti umani e sulle forze armate, puntualizzando la situazione in Messico.

Le sparizioni e la lotta per la terra in America Centrale saranno abbordati dal Movimento Contadino dell'Aguán (Guatemala) e dal Comitato dei Familiari dei Prigionieri dei Desaparecidos in Honduras. La Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani documenterà la libera determinazione dei popoli e la militarizzazione, in particolare riguardo al caso Chiapas.

Diversi partecipanti di Stati Uniti e Canada, come Lara Mrovsky (Compa/Canadá), Tom Hansen (Mexican Solidarity Network), Leo Gorman (Witness For Peace), Andrés Conteris (No Violence International) e Ted Lewis (Global Exchange) apporteranno la testimonianza della "ben triste esperienza dell'opposizione negli Stati Uniti alla guerra contro l'Iraq", come ha detto questa mattina Lewis. "Nonostante siano scese in piazza centinaia di migliaia di persone" nelle principali città di quel paese, "non siamo riusciti a fermare la guerra". Ha aggiunto: "Perciò comprendiamo che è necessario unirci a voi (latinoamericani) per fermare il nostro governo".

Sempre questa mattina l'attivista Daisy Rojas, del Centro Martin Luther King di Cuba, ha reclamato "solidarietà con Cuba, che ha già subito 44 anni di guerra non fredda, ma calda" ed ha chiesto alla stampa di non partecipare alle "campagne di confusione e di manipolazione" contro l'isola che si sono generalizzate sui mezzi di comunicazione latinoamericani.

Partecipano a questo incontro la Centrale dei Lavoratori di Cuba, l'Organizzazione dei Popoli Indipendenti Mixtecos e Tlapanecos dello Stato del Guerrero; Las Abejas, del Chiapas; il Movimento Indigeno Nahual, del Nicaragua, e l'Associazione Nazionale delle Donne, del Guatemala, così come organizzazioni dei diritti umani di Ecuador, Costa Rica, Argentina, Brasile e Haiti.

Nei giorni successivi ci saranno interventi dei giornalisti Blanche Petrich e Carlos Fazio (La Jornada), Enrique Maza (Proceso) e Kathryn Ladebur (Rete Andina d'Informazione). L'ambasciatore dello Stato Palestinese nel nostro paese, Fawzi Il-Mashni, terrà mercoledì una conferenza informativa sulla crisi in Medio Oriente, mentre il pacifista argentino ed il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel disserterà nella conferenza di chiusura il 9.

In diverse sessioni si tratterà il tema, particolarmente grave, dell'antiguerriglia, della paramilitarizzazione e della "guerra irregolare" in Colombia, Guatemala, El Salvador e Chenalhó (per quanto riguarda il Messico). Altri punti che si analizzeranno e documenteranno sono: profughi a conseguenza di conflitti armati; risorse naturali strategiche; lo sradicamento di guatemaltechi e colombiani, e il ruolo prioritario della School of The Americas nelle infami guerre contro le lotte latinoamericane recenti.

Con tali partecipanti e in tale sede nel sud est messicano, l'analisi della militarizzazione contemporanea nei nostri paesi si ciba proprio dalla pancia della balena. O quasi.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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