LA JORNADA - Venerdì 4 luglio 2003

Municipi autonomi impediranno l'installazione dei seggi elettorali nella zona di conflitto

Gli zapatisti rifiutano le elezioni

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 3 luglio - I municipi autonomi zapatisti non permetteranno l'installazione di seggi elettorali nelle loro comunità questa domenica, secondo quanto si è potuto confermare dopo un percorso nei recenti giorni di diverse regioni della zona di conflitto.

Senza emettere nessuna dichiarazione formale, autorità e portavoce di vari municipi ribelli in Los Altos e nella Selva Lacandona hanno dichiarato che, come in occasioni precedenti, il 6 luglio le basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) si opporranno alla realizzazione delle elezioni nelle loro comunità.

Come si ricorderà, dopo la sollevazione del 1994, le comunità zapatiste hanno rifiutato le elezioni, sia statali che federali.

"Di questo adesso non c'è nulla", ha detto molto telegraficamente un portavoce del municipio Ernesto Che Guevara. In maniera similare, in Oventic un indigeno ha commentato: "No, di queste elezioni non ne facciamo qui".

In modo sistematicamente parco, in molte altre comunità gli indigeni hanno espresso lo stesso rifiuto, senza offrire altri dettagli.

Il Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (CDHFBLC) stima che migliaia di indigeni profughi non potranno votare, in primo luogo a Chenalhó (San Pedro Polhó) e nella zona nord, dove esistono, "secondo le cifre ufficiali, 10 mila 437 profughi". Dato che la gran maggioranza degli indigeni profughi in Chiapas sono basi d'appoggio zapatiste, si può dire che a Chenalhó non si voterà.

Pedro Faro, del CDHFBLC, ha dichiarato ieri alla stampa che finché la loro condizione di profughi continua ad essere sistematica, senza soluzione né giustizia, "gli altri aspetti della vita politica dei rifugiati sono sospesi", riferendosi senza dubbio alla vita politica istituzionale, dato che (nel loro proprio ambito) la vita politica di questi indigeni è piuttosto attiva, nella misura in cui permangono in resistenza dentro ai municipi autonomi.

Il rappresentante del CDHFBLC ha segnalato che "il governo non ha fatto né proposto niente, nonostante che (il governatore) Pablo Salazar Mendiguchía abbia promesso indennizzo, riparazione dei danni e giustizia per gli espulsi".

Militarizzazione pre-elettorale

A pochi giorni dalle elezioni federali continuano ad operare i nuovi posti di blocco e perquisizione lungo le strade ed i sentieri della regione. Alcuni sono a carico dell'Agenzia Federale d'Inchiesta e vi partecipa pure personale militare e delle polizie Federale Preventiva e Settoriale. Il posto di blocco che viene installato nelle vicinanze di El Durazno, tra Comitán e Amatenango del Valle, adesso include cani addestrati. Gli interrogatori a cui sottopongono tutti i passanti, lì e nel tramo Ocosingo-Temhó, sono intensi e dettagliati.

Altri due nuovi posti di controllo sono stati riportati nelle comunità di San Antonio El Brillante e Las Tacitas, nei municipi autonomi San Juan de La Libertad (El Bosque) e San Manuel (Ocosingo).

Da vari giorni, l'Istituto Federale Elettorale ha segnalato come "focolai" di possibile tensione durante i comizi: Los Altos, le vallate di Ocosingo e la zona nord. Per pura coincidenza, in differenti punti di queste regioni si sono intensificati i movimenti dell'Esercito e delle polizie statali (in particolare a Chenalhó, nel nord della selva, nella regione di frontiera e nei dintorni della zona nord). Fonti giornalistiche locali parlano di addirittura 40 nuovi posti di blocco in tutto lo stato, stabiliti nel mese di giugno.

Dal 1994 non c'è stata informazione ufficiale rispetto al totale delle truppe dispiegate in Chiapas, sebbene in alcune occasioni i comandi abbiano indicato delle cifre, che non superavano mai i 20 mila effettivi. Diversi investigatori e organizzazioni civili hanno calcolato una presenza numerica di soldati tra i 30 mila ed i 50 mila. Alcuni osservatori hanno suggerito che potrebbero essere di più.

La Segreteria della Difesa Nazionale ha annunciato che il numero di soldati dispiegati in Chiapas è "confidenziale" e continuerà ad essere un'informazione "riservata" ancora per i prossimi 12 anni. Il quotidiano El Universal ha rivelato oggi che la Sedena si rifiuta di dare questi dati, anche a tre settimane dall'entrata in vigore della Legge Federale della Trasparenza e dell'Accesso all'Informazione. Le autorità militari giustificano questa "eccezione" alle nuove disposizioni legali con l'argomento di che tali dati "riguardano la sicurezza, la difesa nazionale e la sicurezza pubblica".

Durante il suo recente giro per il Chiapas, il relatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per i popoli indigeni, Rodolfo Stavenhagen, ha detto ai giornalisti che i comandi della Settima Regione Militare avevano riconosciuto l'esistenza di 14 mila soldati. Il dato, anche se non è ufficiale, rappresenta la prima stima in vari anni, con fonte dell'Esercito.

Ciononostante, questa ed altre informazioni in relazione alla presenza dell'Esercito nelle comunità indigene del Chiapas rimarranno riservate per 12 anni, che potrebbero diventare anche 24. E questo sì che è ufficiale.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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