La Jornada - Mercoledì 4 giugno 2003

Progetti ecoturistici per "garantire la conservazione" della selva
Le imprese fanno pressione per sgomberare i villaggi indigeni dei Montes Azules
Investimenti appoggiati dalle autorità federali

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 3 giugno - In un terreno minato per le politiche antiguerriglia che pretendono di "contenere" e debilitare le richieste degli indigeni ribelli del Chiapas, i progetti turistici conservazionisti privati insistono nell'aprirsi il passo, soprattutto nel sud e ad oriente dei Montes Azules. Le pressioni degli investitori hanno apportato una nuova componente critica alla scandalosa situazione nella cosiddetta "area naturale protetta".

Il gruppo Alquimia, per esempio, negozia la concessione di terreni sul bordo interno del rio Santo Domingo, prossimo all'Ixcán guatemalteco, per costruire un centro turistico. Questo gruppo è il concessionario di X'caret, El Garrafón, Xel-há e del nuovo fiammante parco Canyon del Sumidero.

In dicembre il segretario chiapaneco per il Turismo, Luis Pedrero, ha riconosciuto che il gruppo Alquimia "è interessato a investire sugli affluenti dei fiumi Lacantún e Santo Domingo".

Intanto il governo ha propiziato la costruzione dell'mbarcadero Las Nubes, con un parcheggio, un mercatino e un ristorante sul lato opposto del rio Santo Domingo, di cui si occupano gli indigeni del luogo.

Nella stessa regione dove si localizzano gli insediamenti indigeni più minacciati di sgombero (Nuevo San Isidro e Nuevo San Rafael - Ignacio Allende), l'apertura ecoturistica guadagna terreno. Non lontano da Boca Chajul, si è già trasformato in "parco ecoturistico" il luogo denominato Le Guacamayas, santuario di migliaia di questi uccelli, un prodigio naturale a cui non manca molto che mettano il biglietto d'ingresso.

I progetti di Spazi Naturali e Sviluppo Sostenibile A.C. nelle stazioni di Chajul, Jalisco e Tzendales, con la amichevole partecipazione della Ford Motor Company, contano già con l'appoggio delle autorità federali (Semarnat, Profepa, CNAP). Tutte le entità menzionate, con il supporto di Conservation International, World Wildlife Fund e dell'Istituto di Storia Naturale e Ecologia, hanno scatenato un'offensiva di dichiarazioni nell'agosto e nel settembre del 2001 per pianificare lo sgombero, "anche violento" sono arrivati a dire, dei villaggi tzotziles, tzeltales e choles ubicati nei Montes Azules, per "garantire la conservazione" della selva. Una campagna similare si è scatenata pure alla fine del 2002. In entrambi casi la febbre dichiarativa ha dimostrato d'essere l'annuncio di nuovi tentativi di sgombero.

La settimana passata, gli stessi attori e portavoce rieditarono questo clima di pressione dichiarativa, come per "annunciare" una nuova bordata, anche se si sa che al momento non esiste consenso nel tavolo ambientale (federale e statale).

Nuovi scenari di destabilizzazione nella selva?

Le nuove tattiche di antiguerriglia disegnate per il nostro continente possiedono una complessità ancora poco illustrata dagli analisti. In Colombia (autentica vestrina di queste strategie e dei loro letali risultati), come finiscono di dimostrare i massacri di guahíbos e contadini in Parero e Flor Amarillo, provincia di Arauca, un mese fa, gli attacchi "paramilitari" non sono già ad opera di paramilitari, ma dello stesso esercito, mezzo camuffato. Gli attacchi a quelle comunità del "Arauca vibrador" colombiano, oltre a mortiferi, sono dei montaggi.

Qualcosa di similmente nuovo, guardando le proporzioni, "è successo" nella selva Lacandona nella seconda quindicina di maggio.

A pochi giorni dal presunto attacco "guerrigliero" contro la polizia nel quartiere di San Bartolomé (municipio Venustiano Carranza), la stampa locale riportò la "apparizione di un nuovo gruppo armato" nel cuore delle vallate, verso il limite occidentale dei Montes Azules, all'altezza di Pichucalco e di Amador Hernández. La stessa stampa "scartò" categoricamente che si trattasse dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), sebbene si tratti di una zona fortemente zapatista.

Certamente, per le loro azioni e le loro divise, gli uomini armati che passeggiarono per alcuni giorni per le terre basse della sierra di San Felipe non sembravano per niente i ribelli zapatisti. Alcune testimonianze di indigeni sembrano confermare che questo operativo "guerrigliero", che sarebbe consistito nel farsi vedere, consisteva in individui armati come un esercito professionale e con camicie beige identiche a quelle dei lavoratori della Pemex, che andavano in giro umiliando contadini e minacciandoli gratuitamente. "Sequestrarono" un contadino ubriaco per alcune ore e per togliergli l'ubriacatura finsero di fucilarlo varie volte. Alla fine lo lasciarono legato.

Verso fine maggio, indigeni della regione hanno percorso la "strada" del gruppo, che era sparito lasciando tracce di focolari e di accampamento, ed è sfumato come se niente fosse.

L'Unione degli Ejidos Nuevo Paraíso, appartenente all'Associazione Rurale di Interesse Collettivo, Aric Indipendente e Democratica, aveva espresso preoccupazione il 27 maggio denunciando che il suo compagno David Gómez è stato torturato ed abbandonato alla periferia dell'ejido.
La "apparizione" è stata commentata immediatamente dall'ex presidente della priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opdic), Homero Hernández González: "Non si può scartare che come una manifestazione di rifiuto alla mancanza di risposte alle richieste della società, alcuni cerchino altri mezzi per far pressione, così come l'ha fatto l'EZLN nel 1994" (Quarto Potere, 28 maggio).

L'Opdic, con leader il deputato locale Pedro Chulín Jiménez, è stata segnalata come paramilitare e responsabile dei diversi atti di violenza nel nord della selva e nel la riserva dei Montes Azules. Oltre a come strumento antizapatista, questi priisti "non scartano", che altri gruppi "prendano le armi". Non pare importare loro che il "commando a modo" che si è affacciato tra le vallate non sia confermato dagli indigeni.

Questi fantasmi "guerriglieri", di certo, "sono apparsi" nell'anniversario dei 10 anni dal primo scontro tra l'EZLN e l'Esercito federale nella sierra di Corralchén, nel maggio del 1993. E già si sa come piacciono le date e gli anniversari a chicchessia che decide le azioni antiguerriglia nella zona di conflitto.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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