ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

Calendario della Resistenza


FEBBRAIO: PUEBLA, LA SECONDA STELE

(La resistenza e l'altra chiesa, di quelli che sbagliano)

Luce ed ombra si alternano tremolanti. Scostando il fumo e la pagina di "gennaio" del calendario, la mano rivela, contraddittorio e luminoso, FEBBRAIO e, con lui, un altro sguardo, un'altra mano ed un'altra parola: PUEBLA.

Febbraio è un mese che evoca la storia con tutte le sue luci e contraddizioni. Puebla è terra in cui le contraddizioni annunciano speranze.

Puebla. Secondo l'INEGI, nel 2000 conta oltre 5 milioni di abitanti, dei quali più di mezzo milione, oltre i cinque anni di età, parla una lingua indigena. In quello che oggi è il suo territorio, sopravvivono e resistono indigeni nahua, totonaca, mixteco, otomíe e popoloca.

È febbraio ed è Puebla. Sopra Tehuacán, la nuvoletta obbliga il sole a non seguire la sua ostinata rotta verso occidente, ma a volare verso il nord. Là, in piena terra mixteca, si scorge un'altura circondata da dirupi. Sulla cima si distingue una muraglia come se quello fosse un luogo preparato per proteggere la resistenza. Pare si tratti di Tepexi El Viejo. I nahua lo chiamavano Piedra Partida ed i popoloca lo chiamano Monte Pequeño. Lì riposano e giocano mentre il sole racconta alla nuvola una storia che la fa arrossire e le dice:

Raccontano gli antichi mixtecos che il mondo nacque dall'unione di due grandi alberi, nella solitaria Apoala, ai piedi di una grotta, nel fiume Achiutl. Uniti dalle radici, questi due primi alberi crearono la prima coppia mixteca e dai figli dei loro figli nacque Yacoñooy, l'arciere del sole.

Raccontano questi antichi, che Yacoñooy era un piccolo guerriero ma valoroso e audace, che non temeva niente per quanto grande e potente potesse essere.

Perché, dicono questi saggi indigeni, la statura si misura dal cuore e spesso accade che quelli che sembrano piccoli all'esterno, sono grandi per la grandezza del loro cuore e quelli che si mostrano forti e potenti in apparenza, in realtà sono di cuore piccolo e debole.

E dicono anche che il mondo è grande ed è pieno di meraviglie giganti perché gente piccola fisicamente ha saputo trovare dentro di sé la forza che ingrandisce la terra.

Raccontano, dunque, che erano i primi mesi del calendario dell'umanità e che Yacoñooy andò a vedere nuove terre per farle crescere con il lavoro e la parola. Le trovò e vide che il sole appariva come unico e potente padrone di tutto quello che la sua luce illuminava. A quel tempo, il sole uccideva la vita del diverso ed accettava solo le cose che lo rispecchiavano e che rendevano omaggio alla sua grandezza.

E raccontano che, vedendo questo, Yacoñooy sfidò il sole dicendogli: "Tu, che con la tua forza domini queste terre, io ti sfido per vedere chi è più grande e può quindi rendere grandi queste terre".

Il sole rise confidando nel suo potere e nella sua forza e ignorò il piccolo essere che, dalla terra, lo sfidava. Yacoñooy tornò a sfidarlo e disse: "Non mi spaventa la forza della tua luce, come arma ho il tempo che matura nel mio cuore" e tese il suo arco, puntando la freccia al centro del superbo sole.

Il sole rise di nuovo e strinse la cintura di fuoco del suo calore meridiano intorno al ribelle per rimpicciolire ancora di più il piccolo.

Ma Yacoñooy si protesse con il suo scudo e così resistette mentre il mezzogiorno cedeva il posto al pomeriggio. Impotente, il sole vedeva la sua forza diminuire con il trascorrere del tempo e il piccolo ribelle continuava a resistere protetto dal suo scudo aspettando il momento giusto per l'arco e la freccia.

Vedendo che il sole si indeboliva con l'avanzare del tempo e tramontava, Yacoñooy uscì dal suo rifugio e, impugnato l'arco, colpì sette volte il grande sole. Al crepuscolo, il cielo intero si tinse di rosso ed il sole, alla fine, mortalmente ferito, cadde al suolo della notte.

Yacoñooy aspettò un poco e, vedendo che la notte impediva al sole di continuare a combattere, disse: "Ho vinto. Con il mio scudo ho resistito al tuo attacco. Ho fatto del tempo e della tua superbia i miei alleati. Ho conservato la mia forza per il momento propizio. Ho vinto. Ora la terra avrà la grandezza che il cuore dei miei semineranno nel suo seno".

E raccontano che il giorno dopo il sole tornò, ristabilito, a tentare di riconquistare la terra. Ma era già troppo tardi. La gente di Yacoñooy stava già raccogliendo quello che aveva seminato durante la notte.

Fu così che, poiché furono vincitori in cielo, Yacoñooy è chiamato "L'Arciere del Sole" e i mixtecos furono chiamati abitanti delle nuvole.

Da allora, i mixtecos dipingono la vittoria di Yacoñooy sui vasi di argilla. Non per vanagloria, ma per ricordare che la grandezza si misura dal cuore e che anche la resistenza è una forma di lotta.

Dal cielo di Tepexi, la nuvola prosegue fino Puebla de Zaragoza, ha preso nota della storia e dissimula con la pioggia le lacrime che le puliscono il viso e coprono la città.

Puebla, la città capitale, sede del governo dello stato. "Terra dove si è interrotto il cosiddetto Piano Puebla Panama", racconterà la storia tale e quale come ora dice...

Che quando il governo statale annunciò la costruzione di una strada dalla capitale dello stato fino Tecamachalco, con l'espropriazione di 800 ettari di terra per il parco industriale Milenium, i contadini della regione si sono ribellati e sono arrivati a minacciare che se il saccheggio fosse proseguito, si sarebbero sollevati in armi.

I contadini sostenevano, non senza ragione, che degli espropri non hanno mai beneficiato gli espropriati. Tre governatori hanno realizzato apertamente i saccheggi, che non rispondono nemmeno al principio legale di esproprio per pubblica utilità, dato che lo hanno fatto a beneficio di privati.

A Tepeaca l'opposizione dei contadini contro l'esproprio di terre per la costruzione della strada Puebla-Tecamachalco e la costruzione del parco Milenium è stata fondamentale. Si sono costituiti nella Unione Campesina Emiliano Zapata Vive ed hanno cercato il dialogo con il governo statale attraverso la Segreteria di Comunicazioni e Trasporti dello Stato. Alla richiesta di dialogo e informazioni, i funzionari e la polizia hanno risposto con minacce e intimidazioni, occultamento dei progetti (i contadini sono riusciti ad avere una copia del progetto originale, che comprende l'installazione di maquiladoras ed altre imprese, compreso un campo da golf finanziato dalla fondazione di Carlos Peralta) e promesse poco credibili (come in altre occasioni) di impiegare i contadini espropriati nei nuovi impianti industriali. I membri della Unione Campesina Emiliano Zapata Vive, hanno rifiutato questa possibilità perché rivendicano il loro diritto di continuare ad essere contadini e sono disposti a difendere con la vita le loro terre, che vogliono pagare a loro, assicurano, "meno di quanto costa una bibita".

Il progetto Milenium è stato bloccato alla metà del 2002, in parte per mancanza di denaro e per le pressioni di gruppi potenti che si contendono la fetta più grande, ma soprattutto per la decisa difesa della terra che hanno opposto i contadini di Tepeaca e dintorni.

La storia viene da lontano

Quando Mariano Piñ Olaya governava queste terre, con il pretesto della costruzione della strada Puebla-Atlixco, espropriò grandi estensioni di terra che poi diventarono appezzamenti esclusivi. Persecuzioni, arresti, costante uso della forza pubblica per sgomberare i contadini, furono alcune delle azioni che caratterizzarono questo "esproprio".

Durante il governo statale di Manuel Bartlett Díaz (quel personaggio che, insieme al commendatore Diego Fernández de Cevallos e del maggiordomo Jesus Ortega, ha disegnato la controriforma della legge indigena), parte dei terreni espropriati dai suoi predecessori furono incorporati nella sua proprietà per la realizzazione di un esclusivo centro commerciale, di un club di golf (La Vista) con l'altrettanto esclusiva zona residenziale dallo stesso nome, quotando e vendendo i lotti di terreno in dollari. Ora, il signor Bartlett si mostra come un "patriota" difensore della sovranità nazionale che si oppone alla privatizzazione dell'industria elettrica... fino a che non se ne stabilisca il prezzo (in dollari, preferibilmente).

Durante lo stesso governo, si mise in moto il Piano Paseo de San Francisco, che comprendeva 20 manzanas (unità di misura centroamericana: 14.000 m2) del Centro Storico nella parte orientale della capitale e dove vivevano nei quartieri più antichi di Puebla, migliaia di persone dalle scarse risorse. "L'esproprio" si realizzò con il conseguente sgombero di migliaia di poveri cui non fu offerto nessuna opportunità di un'abitazione. Ai proprietari si quotarono gli immobili a prezzi molto bassi ma il progetto non si realizzò completamente e si ridusse a 5 manzanas (circa 3.500 m2).

La maggior parte di questa superficie non è occupata e si è costruito soltanto una parvenza di centro congressi che funziona parzialmente. Non sono arrivati i tanto annunciati investimenti stranieri per realizzare hotel di lusso, negozi, saloni cinematografici, enormi parcheggi, zone verdi e perfino un "laghetto" che, si prometteva, sarebbero stati come quelli dei centri commerciali di Houston. La città subì un grave deterioramento della sua parte antica, dove fu fondata in origine Puebla. Fu allora evidente la complicità della delegazione dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) nella distruzione del patrimonio storico e architettonico.

Se con il governo di Guillermo Jiménez Morales la repressione era diretta contro il settore della campagna (con l'aiuto della figliastra di Raúl Salinas de Gortari: Antorcha Campesina), con Piña Olaya l'obiettivo era la città. È stata così creata la polizia a cavallo, il cosiddetto comando cinofilo e la polizia segreta e si realizzarono tre grandi operazioni: Swat, Laurel e Mercurio. I loro obiettivi? Il controllo repressivo di Puebla, Atlixco, Texmelucan, Tehuacán. Risultato? Massacri (Jolalpan, nel 1991), uccisioni dei leader (Gumaro, Melitón Hernández, Sebastián García) e persecuzione dei movimenti democratici (l'attacco contro la Benemerita Università Autonoma di Puebla, le aggressioni contro il sindacato della Volkswagen e quello dei telefonici).

Quando arrivò Manuel Bartlett, trovò un terreno fertile in due sensi: primo perché il suo predecessore aveva iniziato il processo di attacco delle terre e secondo, perché tanto Jiménez Morales che Piña Olaya avevano già fatto buona parte del lavoro di repressione, di decapitazione e di contenimento del movimento contadino, urbano popolare e dei movimenti sindacali.

Allora Bartlett lanciò il suo progetto (creato da tre imprese di consulenza straniere: Alzati, McKenzie e MKS), "Megaprogetto Puebla Plus", che comprendeva un periferico "ecologico", un acquedotto da Nealtican verso la città di Puebla, un presidio sanitario nella zona sud della città e l'interessamento della zona principale dei quartieri del Centro Storico per la realizzazione del progetto Paseo de San Francisco.

Legalizzazione del saccheggio, questo è quello che si nasconde dietro la legge Cevallos-Bartlett-Ortega.

La nuvola prosegue il suo volo sotto il cielo e sopra le campagne di Puebla. Su queste vede sfruttamento ma anche resistenza.

Nei centri urbani e nei loro dintorni sono proliferate le maquiladoras. Queste operano, per la maggior parte, con contratti protezionisti che si riassumono in: bassi salari (dieci volte meno di quanto pagato negli Stati Uniti e cinque volte meno che a Taiwan), straordinari non pagati e più di otto ore lavorative. Come denunciato dalla Rete di Solidarietà e Difesa del Lavoro, organizzazione composta da avvocati, psicologi e antropologi che assistono gratuitamente i lavoratori, il TLCAN sta distruggendo l'industria tessile di Puebla e nelle imprese come quella di Kukdong si picchiano i lavoratori come se la storia fosse tornata indietro all'epoca di Porfirio Díaz.

I principali conflitti presenti nelle maquiladoras sono dovuti ai maltrattamenti dei lavoratori, alla mancanza di servizi e, in casi estremi, al ritardato pagamento dei già miseri salari settimanali.

Ed è preoccupante che entrambi gli estremi dell'autorità di governo, come la forza pubblica e la Commissione per i Diritti Umani Statale, si mettano dalla parte degli impresari coreani contro le proteste delle lavoratrici messicane.

Ma, sempre lontano dai mezzi di comunicazione e dalle ridicole campagne elettorali, la resistenza cresce sulle terre di Puebla.

Nel municipio di Puebla, il Movimento Cittadino esige "la cancellazione del Programma di Sviluppo Urbano Municipale e della Declaratoria di Utilità Pubblica, per non essere stati sottoposti a consultazione popolare come stabilito nell'articolo 10, sezione XIII della Legge di Sviluppo Urbano di Puebla".

A San Lorenzo Almecatla si denunciano le azioni del governo per espropriare le terre comunali e ejidali allo scopo di realizzare ricchi affari con le imprese che vogliono stabilire i loro parchi ed aree industriali nella zona. Il governo adduce una insufficienza di aree per i parchi industriali nella regione che potrebbero accogliere gli eventuali investimenti messicani e stranieri a Puebla.

Nel 1997, 36 ejidatari senza mandato della Assemblea Generale degli Ejidatari, furono obbligati a firmare un contratto con l'impresa tedesca Lagermex e Bralemex SA de CV, ricevendo 27,50 pesos al metro quadro per l'uso della terra, un'irregolarità di fronte alla quale il commissario ejidale ordinò la restituzione delle terre. L'allora ex governatore Manuel Bartlett, per garantire all'impresa la proprietà della terra, ricorse alla procedura di esproprio per "motivo di pubblica utilità" contro il quale i contadini si appellarono legalmente. Da parte sua il governatore Melquiades Morales, attraverso le stesse procedure di Bartlett, ha ottenuto ora 10 ettari in più di terra per l'impresa Fraccionadora Industrial del Norte.

Nelle campagne, a Huehuetla, c'è la tendenza al recupero della cultura e dell'identità totonaca. In questo contesto viene promosso il progetto educativo ed il riconoscimento dei luoghi sacri, come nel caso di Kgoyomachuchut, dove si trovano i resti di un tempio antico. Il Centro di Studi Superiori Indigeni Kgoyom è incaricato di impartire l'istruzione media superiore mediante un programma di studi basato sulla cultura totonaca, in cui si insegna la medicina tradizionale, la lingua totonaca, la storia a partire dalla storia della comunità, della cultura e delle altre culture, etnoagricoltura e calcolo, tra le altre materie. Questo progetto si mantiene accademicamente efficiente grazie alla consulenza di professionisti provenienti dalla società civile, altamente specializzati nelle diverse aree, che offrono il loro lavoro come servizio e che provengono da Cesder, la Ibero, la UDLA e la BUAP.

L'organizzazione di indigeni totonaca sta crescendo per diventare un'organizzazione regionale, l'Unità Totonaca-Nahua (Unitona) ed avanzare nella difesa dei diritti e della cultura indigeni.

Il Movimento Cittadino, organizzazione di Tlaxcalancingo, municipio di Cholula, ha intrapreso una resistenza specifica contro il ricorso legale "all'esproprio per usi di pubblica utilità" mediante il quale i tre livelli di governo possono cambiare l'uso del terreno agricolo ed espropriare terreni ejidali o comunali quasi impunemente.

Queste sono le loro parole: "Noi pensiamo a due alternative: una, che quando si sa che una autorità delle nostre comunità sta facendo progetti alle spalle della gente, la si obblighi a consultarci, come stabilisce la legge affinché si sia tutti partecipi di questi piani di sviluppo. L'abbiamo fatto a Tlaxcalancingo, abbiamo cambiato questa legge che ci dicevano essere molto difficile perché si trattava di decisioni federali e che c'erano molti interessi stranieri ecc., ma noi abbiamo sensibilizzato la comunità, le abbiamo spiegato l'inganno in cui era caduta quando ci erano stati strappati i mille e 82 ettari e quindi tutti si sono sensibilizzati e ci hanno appoggiato.

L'altra alternativa è che pensiamo di mettere una muraglia per la difesa, per il recupero e la preservazione della nostra cultura. Se noi preserviamo, se noi educhiamo i nostri figli e tutti i cittadini all'importanza di continuare a conservare la nostra cultura, questa diventa una barriera. È una barriera, perché voi state in un centro urbano, noi eravamo a 100 chilometri, però ora l'abbiamo dietro l'angolo. Noi pensiamo che indipendentemente dalla difesa politica, dalla resistenza politica, si debba fare anche una resistenza culturale. Noi ora stiamo ricuperando le nostre tradizioni, i nostri costumi, cioè, la nostra cultura per resistere, in questo modo, all'impatto di questi piani di sviluppo che ci colpiscono in molti modi".

Si sta facendo sera quando la nuvola arriva a una Cholula irta di torri e campanili di chiese. Cholula. Non è il suo nome originale e né le cupole delle chiese il suo unico cielo. Il suo primo nome fu Tlamachihualtépetl e significa "colle fatto a mano".

Quello che si vede là, con il vulcano Popocatépetl alle spalle, è il tempio della Virgen de los Remedios, collocato in cima ad una collina fatta dalle mani degli uomini, di uomini che, come la collina, sono del colore della terra.

Quello che fornisce supporto e resistenza al tempio cattolico, è la Grande Piramide di Cholula, la più grande della Mesoamerica. Ma questa chiesa sembra piuttosto essere stata imposta sul basamento. Come se volesse dire "Ho vinto e domino coloro i quali sono i mattoni di questa terra".

Cholula. Qui la nuvola deve abbandonare le alture per vedere ed imparare quello che c'è nelle caverne che la conoscenza ha aperto nella terra. Seguendo una serie di tunnel, la nuvola incontra non solo la storia umana che ha eretto questa meraviglia, ma anche la storia attuale. Perché coloro che hanno costruito anche il Cerro de Jade, Cerro Precioso o Cerro Divino, sul sangue e sulla cultura dei quali è stata eretta la Chiesa che ha benedetto la spada conquistatrice, oggi continuano ad essere del colore della terra.

Ma ci sono chiese e chiese, impara la nuvola quando cammina raso terra.

Certamente c'è la Chiesa che ha ereditato la superbia, la stupidità e la crudeltà del conquistatore spagnolo. L'alto clero che sceglie di stare dalla parte del potente e sopra quelli che in basso sono del colore della terra, non importa quale sia il tempo che segna il calendario. L'Onésimo Cepeda che si riproduce in tutto il territorio messicano, con altri nomi, distribuendo benedizioni sui campi da golf, nei ristoranti di lusso, alle tavole superbe che abbondano di tutto meno che della dignità e della vergogna.

La Chiesa che, quando prega, serve e si serve del PAN egoista, per restare sopra quelli che stanno in basso. La Chiesa dell'oppressione e della superbia. Quella che, eretica, adora gli dei del potere e del denaro. Quella che prega perché la conquista continui e non si fermi fino ad eliminare i primi abitanti di questi cieli. Quella che è indulgente con i crimini commessi dal governo e dalle imprese e condanna al fuoco infernale e terrestre la ribellione di coloro che chiedono giustizia e pace.

Ma c'è anche un'altra Chiesa. Quella che ha ereditato l'umiltà, l'onestà e la nobiltà. Il basso clero che sceglie di stare con i poveri. La Chiesa che sceglie di stare al fianco degli emarginati senza guardare la festività religiosa. I parroci, le suore, laici e credenti che non impongono né si impongono, che lavorano dal basso, fianco a fianco con coloro che fanno partorire la terra, funzionare le macchine, marciare i prodotti.

Quest'altra Chiesa è formata da quelli che si sbagliano. Perché dove si dice "amerai il prossimo tuo come te stesso" loro leggono "amerai il prossimo tuo più che te stesso". E dove si dice "beati i poveri di spirito, perché per loro è il regno dei cieli", loro leggono "beati coloro che si avvicinano ai poveri, perché con loro sarà il regno della giustizia in terra". E dove si dice "non rubare", loro leggono questo: "non rubare". E dove si dice "non mentire", loro leggono "non predicare la rassegnazione ed il conformismo".

A Puebla e in tutta la Repubblica Messicana, quest'altra Chiesa cammina dando la mano ai popoli indios e con loro resiste e lotta.

La nuvola se ne va, si occulta nella notte di febbraio. In questa stessa pagina del calendario, lontano, sulle montagne del sudest messicano, una che si è sbagliata in tutta la sua vita, una vecchia amica vecchia, una donna piccola di statura e di grande cuore, prega. Ma non prega per chiedere cibo per sé, ma perché non manchi né il cammino né il domani nel percorso di coloro che, senza nome e senza volto, sono del colore della terra.

Dalle montagne del sudest messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

[da La Jornada del 3 febbraio 2003]


(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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