LA FRONTIERA CON IL GUATEMALA

LA PIAGA DELLA MIGRAZIONE

VISITA A TAPACHULA(1)

La notte del 26 febbraio una parte della Commissione Internazionale è partita da San Cristóbal de Las Casas ed è arrivata dopo 8 ore di viaggio a Tapachula, capoluogo del Soconusco, regione situata all'estremo sud del Chiapas al confine col Guatemala.

Al suo arrivo è stata accolta da alcuni rappresentanti del Centro de derechos humanos Fray Matìas de Còrdoba, che si occupa soprattutto di casi legati all'imponente flusso migratorio che interessa la zona, fornendo assistenza legale gratuita.

Dalle informazioni fornite da questo centro, dalle altre interviste fatte all'Ufficio nazionale dell'immigrazione, alla "Casa de Migrantes", nelle carceri, a singoli clandestini ( ragazzi che di notte stavano attendendo lungo un binario un treno in corsa per tentare di saltarvi sopra e così avvicinarsi agli USA) la delegazione ha potuto fare un quadro della complessa situazione di Tapachula: la diversa tipologia di immigrati, il giro economico che il traffico umano attraverso la frontiera (il fiume Suchiate) porta con sé.

Le molte visite in programma hanno fatto sì che la delegazione si dividesse in due gruppi: il primo doveva attraversare il grande ponte che, legalmente, porta da Ciudad Hidalgo ( Messico) a Tecùn Uman (Guatemala) per fare un'intervista ad un centro di detenzione. La trafila burocratica alla dogana è stata lunghissima, complessa e ha ostacolato molto il lavoro.

L'altro gruppo si è recato, invece, a poche centinaia di metri dal ponte , sulla riva del fiume. Davanti alla delegazione decine di zattere (due camere d'aria di camion legate con delle corde e coperte con tavole di legno) guidate da giovani e anche da bambini, stavano trasportando al di là del fiume generi alimentari, alcune persone, animali e sacchi di ogni tipo.

Il giro economico che ruota intorno a questo commercio, che si sostituisce al legale attraversamento della frontiera tramite il ponte (non si pagano dazi doganali, ma ci sono limiti di quantità, di genere: 40 tonnellate e 500 $ USA di valore), è gestito da una mafia locale ben strutturata. Le zattere sono in numero limitato e in possesso dei boss della zona, di giorno trasportano merce "tranquilla", di notte quella più pericolosa: droga e un gran numero di persone.

Hanno parlato alla delegazione di un altro punto del fiume, poco distante da lì, dove il traffico di persone avviene anche di giorno, sconsigliando di andarlo a vedere: "troppo pericoloso", hanno detto.

Chi sono i migranti

Rientrano in questa categoria sia coloro che attraversano la frontiera legalmente che i clandestini. Possono essere così classificati:

  1. Trasmigranti: attraversano la frontiera guatemalteca e quindi il Chiapas in direzione nord, per arrivare al confine nordamericano e superarlo. Questo lungo viaggio non viene intrapreso solo da Centroamericani (Nicaragua, Honduras etc.), ma anche da persone provenienti dall'ex- Yugoslavia e dalla Cina che sperano di trovare una condizione di vita migliore nei ricchi Stati Uniti. Questa forma migratoria è sicuramente la più frequente e la più preoccupante per il consistente flusso umano che porta con sé.
  2. Immigrati agricoli: i braccianti centroamericani si spingono fino in Messico attratti dalla richiesta di manovalanza agricola nelle piantagioni di caffè, cotone e frutta. Chi vuole andare a lavorare nelle piantagioni messicane deve presentarsi nella piazza del mercato di Tecùn Uman (Guatemala) il lunedì mattina e sperare di essere ingaggiato dai gestori di questo tipo di mercato. Le persone reclutate conseguiranno un salario minimo che si aggira sui 34 pesos al giorno ( poco più di 4 Euro) per oltre otto ore di lavoro e condizioni di vita pessime.
  3. Donne: alcune, soprattutto guatemalteche (per la vicinanza geografica), vengono assunte come collaboratrici domestiche nelle vicinanze di Tapachula o nel settore terziario: entrano nel territorio Messicano con un visto turistico valido 72 ore e si dirigono nella piazza centrale di Tapachula dove vengono assoldate dalle le loro future datrici di lavoro (le padrone delle case in cui andranno a lavorare). Bisogna però sottolineare che la maggior parte delle giovani immigrate vengono reclutate come sexoservidoras nel giro della prostituzione, uno dei mercati clandestini più lucrosi.
  4. Bambini: lavorano sin dall'età di 6 anni come venditori ambulanti di dolci o come lustrascarpe.

Diritti violati

In Messico è assente una cultura che tuteli i diritti degli immigrati come essere umani. Essi vengono rapinati , sfruttati e subiscono violenze sia durante l'ingresso nel paese, sia sui luoghi di lavoro, alle volte fino alla morte. Dalle interviste fatte è emerso che gli immigrati (clandestini e non) sono figure deboli, giuridicamente non protette: l'unica cosa che interessa è la loro produttività e i profitti che possono portare.

Continuando le visite nelle diverse realtà di Tapachula il 26 febbraio la CCIODH ha visitato uno dei maggiori centri di detenzione per migranti di tutta la regione.

La visita si è svolta in due momenti; nella prima parte si è svolta l'intervista al direttore nazionale della Migracion (la polizia di stato che si occupa della migrazione) che è anche il direttore del centro, nella seconda parte, invece, l'intervista ai detenuti del centro (migranti clandestini bloccati dalla polizia migratoria, rinchiusi nel centro in attesa di rimpatrio).

Nel primo momento la Commissione ha formulato domande sul problema migratorio in generale, sulla questione dei diritti umani degli immigrati ed in particolare della situazione dei clandestini arrestati nel centro e in attesa di rimpatrio.

Il centro ha appunto il ruolo di detenere tutti coloro che non hanno avuto il permesso di entrare in Messico e di rimandarli ai rispettivi paesi entro 24 ore.

In questa fase che parte dall'arresto della polizia, fino al definitivo rimpatrio, i clandestini, subiscono di solito una serie di violenze di vario tipo. Queste ci sono state raccontate direttamente, nella seconda parte della visita, dalle persone detenute.

Le violenze più frequenti sono state quelle di tipo fisico, e tutti hanno affermato di essere stati derubati di tutto ciò che avevano dai poliziotti che li hanno fermati.

Altri, successivamente, hanno dichiarato di non ricevere viveri se non su compenso agli agenti di guardia, altri di aver superato abbondantemente il termine di detenzione per rimpatrio, per alcuni, anche di un mese.

Il direttore del centro non ha saputo fornirci dati esatti sulla quantità delle violenze subite dai detenuti, ne quanti di essi abbiano denunciato giuridicamente gli abusi subiti.

Ci ha inoltre spiegato che pur essendo a conoscenza di alcuni degli abusi subiti, il governo non ha emesso particolari ordinanze per la prevenzione di questi.

La sera del 26 febbraio la delegazione ha visitato la "Casa de Migrantes" per intervistare il direttore, un Padre italiano che lavora in Messico con i clandestini da 17 anni.

Egli ha definito il confine meridionale del Messico la "frontiera maledetta dove si vive e si muore come bestie". Un fattore che secondo lui esplica l'abuso dei migranti è di origine legale:

"L'Istituto Messicano di Migrazione non ha un proprio corpo di polizia, utilizza corpi di polizia per detenere i migranti".

Un'alta percentuale di violazioni è commessa da criminali : si approfittano con facilità dei migranti che entrano nel paese senza conoscere le abitudini messicane, senza alloggio e punti di riferimento cui appoggiarsi.

Nel gennaio 2002 la Casa ha ospitato 312 clandestini: il 5,3% di essi aveva subito violenze dalle autorità, il 18% da criminali.

I migranti privi di documentazione sono defraudati anche dai "coyotes", persone che li aiutano ad attraversare la frontiera degli Stati Uniti o ad arrivare in una regione specifica di quel paese.

Vengono pagati fino a 4.500 dollari per un servizio che può arrivare a comprende 3 o 4 tentativi di attraversamento della frontiera.

Il Padre ha citato un Salvadoregno che è stato ospitato nella casa: " So dei pericoli che corro. Però, tra morire nel campo in Salvador o morire tentando di muovermi verso qualche orizzonte, preferisco tentare. La morte è la stessa".

I sequestri di persona riguardano soprattutto le giovani, molte di loro vengono vendute a una organizzazione giapponese che le impiega nel mercato internazionale della prostituzione; da qualche tempo c'è il sospetto che bambini e donne incinta siano utilizzati per il traffico di organi.

La situazione dei migranti legali è molto simile a quella degli illegali: i Guatemaltechi con permesso di soggiorno temporaneo che lavorano nelle piantagioni non ricevono lo stipendio, soprattutto quando il prezzo del caffè è basso, e subiscono maltrattamenti.

Il Padre ha sottolineato che dal novembre 2001 i crimini commessi nei confronti dei migranti ospitati nella "Casa de Migrantes" sono diminuiti: fino a 2 anni fa il 72% di essi avevano subito violenze, negli ultimi tre mesi solo il 10,2%.


1) Visita effettuata il 26 e il 27 febbraio 2002




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