NIENTE È CAMBIATO

Luis Javier Garrido(1)

Cambio di Governo

Il Messico sta vivendo un periodo di grande confusione derivato dal cambio di governo avvenuto con le elezioni del 2000, dopo 72 anni di ininterrotto potere del PRI.

Lo slogan foxista è che il solo arrivo di Fox alla presidenza dello Stato del Messico porti automaticamente un cambiamento sostanziale.

Si sta però verificando una perdita di consenso nei confronti del nuovo presidente, perché la gente si comincia a rendere conto che le cose proseguono allo stesso modo. La riforma politica, elaborata nella legislazione di Zedillo, consente la semplice alternanza, ma lascia in vigore la struttura dell'antico regime: sistema corporativo nel mondo sindacale, finanziato dallo Stato; stesso esercito al di fuori della legalità; la polizia giudiziaria è ancora un corpo corrotto per il narcotraffico, che è entrato nella struttura burocratica dello Stato soprattutto a partire dal governo Salinas.

Fox non fa niente per porre fine a tutto questo. Inoltre la maggior parte della ricchezza nazionale è in mano ai politici e a ciò si collega anche il particolare interesse del governo nell'attuare i programmi della Banca Mondiale e di gruppi economici internazionali che ovviamente favoriscono il grande capitale a scapito delle economie di sussistenza e del piccolo commercio.

Nel Congresso il PRI è ancora maggioritario, niente è stato fatto per attenuare il suo potere, anche perché nessuna forza politica ha un progetto nuovo e alternativo, un programma di reale transizione politica: non vengono affrontati i problemi di fondo. Questo è valido anche per la stampa, la maggior parte allineata al nuovo governo che utilizza abilmente i media per avere popolarità: soltanto l'immagine interessa, non i problemi reali, gli stati di povertà e disagio nel paese che vengono ignorati.

La questione indigena

Il silenzio dell'EZLN ha permesso al governo di procedere oltre, dichiarando risolti i problemi sollevati dagli zapatisti per l'ennesima volta lo scorso anno, ma le cose non stanno affatto a questo modo.

Questo momento può essere propizio per risollevare la questione, poiché si svolgono adesso le elezioni interne ai tre partiti principali (PRI, PAN, PRD) ed è quindi un momento di discussione e spesso lotta interna, in cui vengono definite le linee da seguire nelle diverse questioni.

Rispetto alla legge indigena, in ogni partito sono presenti due diverse anime: il PRI e il PRD hanno entrambi due linee interne, una più sensibile alla questione indigena e l'altra più conservatrice e legata al vecchio governo (soprattutto nel PRI); anche nel PAN scorrono due correnti, una strettamente connessa al volere di Fox e sua pedina, l'altra più indipendente.

Fox ha avuto una responsabilità importante nel cambiamento della legge sulla questione indigena; ora la decisione è in mano alla suprema corte di giustizia.

Le speranze non sono molte, visto che da più di 70 anni è uno strumento del regime. E' un organo composto da 11 membri, ancora li stessi nominati da Zedillo, personalità piuttosto oscure e conservatrici; solo due di loro sono più liberali, ma nel complesso la corte è molto conservatrice e adesso si dimostra anche filopanista.

Nel 1994 con Zedillo si ha una riforma del potere giudiziario: prima era un organo di controllo della costituzionalità delle leggi, dopo degli atti del governo ma in sette anni non ha ostacolato l'approvazione di un a sola legge.

Nel periodo di governo del PRI, tutti i trattati internazionali venivano firmati, per acquisire una buona immagine soprattutto a livello internazionale, ma la maggior parte sono rimasti lettera morta.

Se viene attuata la legge indigena nella forma attuale, si viola il convenzione 169 dell'OIL, firmato dal Messico. Questo va contro la Costituzione messicana, che all'articolo 133 eleva i trattati internazionali a fonte primaria, alla stregua dello stesso testo costituzionale, e questo implica che nessuna legge ordinaria possa avere un contenuto contrastante con quanto il trattato firmato prevede.

Salinas, Zedillo, Fox hanno modificato parti della costituzione in modo da renderla sempre più vaga e imprecisa, verso un progressivo smantellamento della costituzione del '17 che stabiliva i diritti sociali.

La volontà del governo è quella di eliminare i diritti sociali al lavoro collettivo della terra, il diritto ejidale, la gratuità dell'educazione e si va verso la privatizzazione nei settori della sicurezza, della salute, dell'educazione.

Le domande dell'EZLN riguardavano invece proprio la tutela di questi diritti in tema di lavoro, sanità, educazione, autonomia, diritto degli indigeni a vedersi riconoscere identità politica.

Si introduce la nozione di entità di interesse pubblico invece che di entità pubbliche: entità di interesse pubblico sono i partiti, che hanno speciali prerogative ad esempio per quanto riguarda i finanziamenti. Il progetto è quello di estendere questa nozione anche alle ONG, in modo che ricevano finanziamenti dallo Stato ed essere così controllabili e per altre enti o organizzazioni che si vogliono porre sotto un più diretto controllo.

Il governo afferma di rispettare i diritti umani, ma non cambia la struttura delle cose e quindi le violazioni si ripetono.

Il vero volto, la realtà si svela però in alcuni casi eclatanti, come nell'omicidio di Digna Ochoa che mostra la natura repressiva delle forze militari.

Vengono avviati processi che riguardano il passato più remoto, soprattutto gli anni '60, come nel caso del massacro di Tlatelolco, la tristemente famosa strage di centinaia di giovani manifestanti avvenuta a Città del Messico nel 1968. Non si indaga però nelle vicende che interessano gli anni più recenti, come omicidi o narcotraffico che vedono implicati membri dei precedenti governi: si rivela così un'alleanza di Fox con Salinas e Zedillo. E' ancora più difficile riuscire a credere ad una reale volontà di rinnovamento.

Rispetto alla situazione del Chiapas, si opera in modo da minimizzare il conflitto, come è accaduto sempre dall'insediamento di Fox con le prime affermazioni ("Risolverò il conflitto del Chiapas in cinque minuti), durante la marcia zapatista, con la modificazione del testo e conseguentemente dello stesso significato della legge indigena proposta dalla CO.CO.PA.

Questo perché il Chiapas è un punto cruciale rispetto al rapporto del neoliberismo con i diritti indigeni, che mette in rilievo le contraddizioni della politica nazionale in materia economica e sociale; è inoltre divenuto ormai il referente fondamentale di molti movimenti nel paese, da studenti a lavoratori a ONG per la tutela dei diritti umani e questo rafforzamento del consenso su scala nazionale spaventa il governo.

Per quanto riguarda la riforma legale questo non è un momento favorevole per sperare avanzamenti in senso positivo, ma è necessario procedere perché in Messico siano finalmente riconosciuti i diritti, non solo individuali ma anche sociali, come richiede anche l'EZLN.

Risposte alle domande

1. Sul narcotraffico:

Il narcotraffico è penetrato nelle istanze finanziarie dello Stato e, soprattutto dagli anni '80, nelle forze armate di ogni tipo.

Anche politici del PAN e del PRD sono implicati in questo affare. Fox sostiene di volerlo combattere, ma arresta solo piccoli personaggi, non intacca minimamente la struttura che lo sorregge. Come per tutto il resto, anche in questo caso si tratta solo di una questione di immagine.

2. Le scarcerazioni

Le scarcerazioni di personaggi ingiustamente detenuti e ormai noti all'opinione pubblica, avviene per la pressione nazionale e soprattutto internazionale.

Nel caso del generale Gallardo, è avvenuta per le richieste della CIDH, mentre per i contadini ecologisti del Guerriero, soprattutto per la forte pressione di ONG internazionali.

Quello che importa è apparire sulla grande stampa anche statunitense: non importano i giudizi che possono essere riportati su giornali come "La Jornada".

3. Silenzio dell'EZLN

Questo periodo di silenzio è il più prolungato che si ha mai avuto fino ad ora.

Probabilmente attendono il giudizio della Corte costituzionale per poi esprimersi. La richiesta che avevano presentato al nuovo governo era l'approvazione della legge CO.CO.PA., senza alcuna modifica, mentre si ritrovano ora di fronte ad un testo completamente stravolto nei contenuti e nel significato complessivo.

E' molto duro per i popoli indigeni vedere come non siano comprese le questioni che loro pongono.

Il governo vuole prolungare i tempi della corte per poter così prolungare anche il silenzio degli zapatisti, ma non comprendono che la voce dell'EZLN è presente in ogni movimento campesino, di lavoratori, di studenti: in ogni lotta sociale oggi in Messico, gli zapatisti sono i referenti essenziali, per la dignità e l'incorruttibilità che hanno dimostrato, al contrario del governo.

Credo però che questo silenzio non dovrebbe prolungarsi troppo.

4. Legge CO.CO.PA.

Rispetto alla legge della CO.CO.PA., è stata dimostrata una straordinaria demagogia del governo, attraverso l'esaltazione dell'approvazione della legge in materia indigena, come grande segnale della volontà di dialogo e di cambiamento. In realtà la legge modificata non risponde a nessuna delle richieste e delle questioni sollevate dall'EZLN sui diritti dei popoli indigeni del Messico.

5. Strategia di Fox

La strategia con cui Fox si sta movendo, è ben diversa da quella utilizzata nei governi priisti.

Fox è arrivato al potere in modo più democratico rispetto agli ultimi presidenti, e con un grande livello di credibilità nel paese: questo è quindi per lui un momento propizio.

Le violazioni contro i diritti e la cultura indigena, sono meno eclatanti di quelle commesse dai precedenti governi, ormai irrimediabilmente compromessi di fronte all'opinione pubblica. E' più difficile spiegare perché la legge indigena è insufficiente e non può essere accettata, il problema è più tecnico, giuridico, non facilmente comprensibile dalla grande maggioranza della gente.

Dagli USA sono venute critiche a Fox per il suo atteggiamento politico, come per ammonire che se non soddisfa, potrebbero favorire un nuovo passaggio al PRI. Anche dalla destra messicana sono venute critiche al nuovo presidente per essere stato a loro avviso troppo blando con l'EZLN.

Con la legge indigena approvata al Congresso, Fox dà un chiaro messaggio di non appoggiare il movimento zapatista soprattutto a Banca Mondiale e alle grandi industri transnazionali interessate ad investire nel paese a patto che la situazione presenti una certa stabilità e sicurezza.

6. Società civile in Messico

La maggior parte dei messicani non sono organizzati in partiti, le cui dirigenze sono molto corrotte, né in altre istanze ufficiali. Anche i sindacati rappresentano appena il 10% dei lavoratori. I partiti sono strumenti per le elezioni, non hanno collegamenti con la società civile. Si ha il paradosso di un governo democratico di transizione in un paese dove non si ha avuta transizione.


1) Professore all'UNAM (scienze politiche e facoltà di diritto). Assessore durante gli accordi di San Andrés. Collaboratore de "La Jornada"




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