LA LEGGE INDIGENA APPROVATA E I RICORSI IN ATTO


1. LA RIFORMA INDIGENA E LA CONTROVERSIA COSTITUZIONALE: LO SCENARIO

(appunti della conferenza di Magdalena Gomez, avvocata)

La vicenda della riforma indigena nella legge proposta dalla COCOPA, e poi cambiata dal parlamento messicano(1) fino a snaturarne completamente i contenuti dell'autonomia indigena, racchiude in se ragioni politiche importanti ma anche ragioni giuridiche che possono aprire nuovi scenari nel paese.

Il testo approvato è un testo che contiene molte trappole e ambiguità. Si è usata, per la prima volta in America Latina, l'espressione di "libera determinazione" per definire la base dei diritti collettivi dei popoli indigeni ma nei fatti è stato rifiutato il contenuto della libera determinazione.

La legge costituzionale prevede che le caratteristiche della libera determinazione si decidano nei singoli stati membri della federazione messicana.

Questo principio ha fatto sorgere per tutti i gruppi indigeni la difficoltà grave, soprattutto dal punto di vista organizzativo, di negoziare in tutti i 32 stati della repubblica e oltre questa difficoltà politica se ne è avuta dall'altro lato anche un'altra di ordine giuridico. Essa consiste nel fatto che tutti gli atti secondari di competenza legislativa ordinaria degli stati membri, sono sottomessi al principio costituzionale e quindi i singoli stati non possono allontanarsi dai confini e dai principi tracciati dalla legge di grado superiore(2).

Dopo il golpe centrale da parte del parlamento e del governo messicano, non si è voluto dare contenuto reale al principio dell'accesso alle risorse proprie dei popoli indigeni, argomento chiave della riforma indigena nei suoi contenuti.

I concetto di territorio nella riforma richiesta occupa un posto centrale avendo già le conquiste della rivoluzione messicana sancito il diritto alla terra come spazio produttivo.

Ma il concetto di territorio legato a quello di autonomia dei popoli indigeni racchiude in sé molti più elementi ed è più complesso(3).

Inoltre, si è stabilito anche il principio di rispetto del diritto di terzi nei confronti delle comunità stabilendo che il diritto delle comunità risulta prevalente ma non si è specificato rispetto a che cosa e con quali meccanismi.

La volontà politica della riforma

Il Pan ha dato al Pri lo spazio per cambiare la riforma senza che il PRD opponesse una seria resistenza.

Quello che è accaduto durante tutto il 2001 è che si è dato precedenza ai programmi e alle azioni del governo nell'impostazione neoliberale del presidente Vicente Fox piuttosto che ai diritti collettivi degli indigeni e alla convenzione 169 dell'OIL.

L'idea dello stato nell'affrontare la questione indigena è quella di regalare cliniche, scuole, infrastrutture come programma di azione nei loro confronti per la risoluzione dei problemi e dei conflitti.

Sono azioni che possono essere utili ma non servono a niente se non si da contenuto al diritto all'autodeterminazione e all'utilizzo delle proprie risorse.

Prima del 1992 si avevano in Messico solamente legislazioni nei confronti degli indigeni che mettevano in pratica azioni clientelari e paternalistiche come la creazione dell'INI (Istituto Nazionale Indigenista).

Il passo della riforma costituzionale sulla proposta della COCOPA sarebbe stato quindi un gran passo avanti nella direzione dei diritti collettivi dei popoli indigeni e avrebbe significato l'autonomia e la possibilità ai popoli di associarsi attraverso i municipi indigeni. Ma tutto questo è stato respinto effettuando, oltre alla disattesa di una domanda di una parte importante della popolazione messicana e di larga fetta di società civile, anche una violazione della convenzione 169 dell'OIL in materia di diritti dei popoli indigeni.

Il Pan non ha voluto che la struttura dei municipi fosse toccata ma solo dare la possibilità della loro associazione.

Però per renderli entità soggetti di diritto pubblico si deve dare loro struttura giuridica. Questa era la volontà dei popoli indigeni ma la riforma approvata ha cambiato le associazioni indigene in soggetti di interesse pubblico (e non di diritto pubblico) con l'effetto di provocare subordinazione alla volontà politica statale e nazionale e paternalismo.

Tutti i diritti rivendicati dagli indigeni in sostanza sono stati modificati e trasformati da diritti veri e propri ad azioni che possono essere messe in atto dalle entità di governo per assicurare politicamente questi diritti (vedi esempio dell'accesso ai mezzi di comunicazione e diritto all'educazione bilingue interculturale che è alla base dell'autonomia).

Il giorno 19 febbraio del 2002 la Commissione parlamentare ha riproposto simbolicamente la legge di riforma costituzionale proposta nel 2001 riavviando l'iter di approvazione come lo scorso anno. Questa azione è vista più come un gesto simbolico per richiamare l'attenzione sul problema ad un anno dalla marcia della Dignità ma non avrà effetti concreti rilevanti essendo vincolante il responso della Corte Suprema sulla riforma già approvata(4).


2. IL MOVIMENTO INDIGENO DOPO LA LEGGE

(appunti della conferenza di Filipo Lopez Barcénas(5), indigeno di Oaxaca ed esperto di autonomia e movimenti indigeni)

Due punti rivestono un importanza vitale per comprendere l'evoluzione del movimento indigeno negli ultimi anni.

  1. Dal 1994 in Messico le proposte dei movimenti indigeni e i temi loro propri non sono stati accettati nell'agenda politica nazionale.
  2. Dalla caduta del regime del PRI l'attitudine dei governanti nei confronti degli indigeni è cambiata. Fox nei suoi discorsi enfatizza il "regalo alla modernità" (come TV e altre tecnologie) agli indigeni e non mantiene nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale sul riconoscimento dei diritti indigeni.

Da quando la riforma indigena è stata approvata il 18/7 del 2001 si è avuta un'azione politica diversa da parte dei popoli indigeni e altre linee di impegno dei movimenti di rivendicazione.

Molte comunità si stanno dichiarando autonome (anche molte nel DF) mettendo in pratica azioni di auto organizzazione e complimento nei fatti, con le poche risorse disponibili, dell'autonomia indigena.

Quello a cui si sta assistendo è un'applicazione di fatto dei diritti indigeni, a base locale ma con prospettive nazionali(6).

Queste azioni stanno cominciando, soprattutto negli stati a maggiore presenza indigena, conflitti fra apparati pubblici e comunitari. Ad esempio in Guerrero la Policia Judicial ha detenuto membri della polizia comunitaria di un municipio che si era formata di fatto dichiarando l'autonomia (vedi La Jornada del 10 marzo 2002).

È la prima volta che i popoli indigeni ricorrono al diritto costituzionale e alla sua garanzia per vedere riconosciuti i propri diritti in Messico dichiarandosi così parte integrante pienamente la nazione e rivendicando i propri diritti all'interno del paese trovando però il muro del governo nei confronti di queste richieste.

La proposta di alcuni stati a presenza indigena è quella di fare una consulta fra le popolazioni indigene per ribadire e rafforzare la domanda di autonomia.

Queste sono a grandi linee le azioni e lo stato del movimento indigeno che però si trova in una fase evolutiva e non ha trovato ancora la chiarezza per affrontare le future azioni.


3. LE AZIONI GIURIDICHE CONTRO LA RIFORMA INDIGENA

(Carmen Suarez - avvocata del Centro diritti umani "Augustine PRO", DF)

I contenuti dei ricorsi

Dopo l'approvazione della riforma indigena con i contenuti profondamente diversi rispetto a quelli elaborati dalla COCOPA e accettati dall'EZLN, molta importanza hanno rivestito le azioni giuridiche intraprese.

Mai nel paese si era cercata una riforma costituzionale per rivendicazioni di questo tipo.

Il ricorso utilizzato nei confronti della corte é un tipo di ricorso nuovo ideato e applicato negli anni '80 con l'obiettivo di creare un meccanismo che dirimesse i conflitti di poteri statali ma non per interessi privati.

Successivamente la corte stessa stabilì la possibilità di utilizzare la controversia da parte di tutte le entità pubbliche e private (meccanismo dell'amparo) per le riforme costituzionali approvate dal parlamento e dagli stati membri(7).

I municipi hanno potuto, fra il settembre e l'agosto del 2001, sollevare l'incostituzionalità di fronte alla corte identificandosi come entità indigene e chiedendo ad alcuni avvocati del paese assistenza tecnica per presentare controversie formalmente corrette.

Il tempo a disposizione per presentare le controversie era molto poco poiché si aveva solo 32 giorni dall'approvazione per presentare i ricorsi.

Per questo fatto non fu possibile il pieno accesso da parte di tutti i municipi e quelli che hanno sollevato i ricorsi non sono gli unici contro la riforma.

I ricorsi presentati furono più di 300 e in termini generale si ebbero 5 accuse di incostituzionalità:

  1. Il potere legislativo non ha consultato i popoli indigeni per approvare la riforma(8).
  2. L'iter di approvazione della legge di riforma non è stato completato. Quando si ebbero 16 approvazioni da parte di stati messicani la riforma avrebbe potuto essere approvata ma nei fatti non si ebbero 16 approvazioni essendo alcune di queste sospette di irregolarità.
  3. Non si é dato con la riforma e nel meccanismo di approvazione di questa un ruolo ai municipi. Si dice che si deve integrare il governo municipale (almeno un indigeno nel consiglio municipale) e non si è consultato i municipi.
  4. Non si dette possibilità ai municipi di difendere e garantire i diritti contenuti nella convenzione 169 dell'OIL
  5. Si é violato l'articolo 133 cost. che afferma che il diritto internazionale vigente deve essere applicato nello stato messicano (convenzione 169 dell'OIL)(9).

I soggetti e gli effetti dei ricorsi

Le domande presentate alla corte furono di effetto perché fino a quel momento nessuno vi si appellava per le riforme costituzionali e la corte stessa viveva in condizioni di lavoro inefficiente e insufficiente non avendo un ruolo nella vita costituzionale del paese(10).

La corte stessa dovette lavorare molto di più e addirittura ampliare il personale effettivo non essendo preparata a compiere il proprio ruolo affrontando tutti quei ricorsi giunti.

La violazione costituzionale è stata sollevata dai popoli indigeni alla corte nei confronti dei legislatori nazionali e statali e del presidente della repubblica.

L'importanza di questa azione è stata in particolare quella della possibilità dei popoli indigeni di utilizzare strumenti giuridici nei confronti dei propri governanti e rappresentanti istituzionali sentendosi in questo modo parte integrante dello stato messicano e rivendicando i propri diritti con azioni interne allo stato stesso.

Peraltro la volontà dei popoli indigeni non era quella di accusare penalmente i governanti riconoscendo la democraticità delle elezioni del 2000 ed evitando azioni giuridiche che non fossero di livello costituzionale.

Le aspettative dopo i ricorsi

La legge promulgata nell'agosto del 2001 sarà inconstituzionale se otto giudici della corte Suprema accoglieranno la domanda dei popoli indigeni.

Il ricorso ha visto la partecipazione ed il contributo di perizie, prove ed argomentazioni a livello sia nazionale che internazionale.

Quello che più la corte teme è il fatto che ci sarà un'udienza pubblica dopo la presentazione della documentazione che vedrà la presentazione a tutto il paese della controversia da parte delle parti in causa.

L'importanza che riveste questa azione nel momento attuale del paese è rappresentata anche dalla storica richiesta al potere giudiziario di fare parte del paese e rappresentare il diritto reale negando così il ruolo tenuto fino ad oggi asservendosi al potere politico da cui dipende.

Le prospettive dopo il pronunciamento della corte

Se il ricorso fosse approvato il passo successivo in cui confidare dovrebbe essere quello della ripresentazione della legge da parte del legislativo.

Se fosse negata ci sarebbero due possibilità:

1. Giuridica

Il responso della corte sarebbe accettato ma si ricorrerebbe ad altri ricorsi a livello internazionale (Corte Interamericana dei Diritti Umani e Ufficio Internazionale del Lavoro) per la violazione di diritti sanciti a livello internazionale e interamericano e in conformità dell'accesso alla corte suprema.

2. Politica

Attuare azioni di lotta e denuncia sfruttando l'immagine costruita fuori dal paese e nei confronti della società messicana. I popoli continuerebbero a lottare per la riforma con lo strumento della Convenzione 169 dell'OIL confermando il proprio ruolo dal 1994 di attori politici di primo piano nella vita collettiva come futuro di alternativa per il paese.


1) Dopo la marcia zapatista per il complimento delle tre condizioni per riannodare il dialogo nessuno dei tre punti richiesti dall'EZLN è stato compiuto. Oltre ad approvare una riforma costituzionale diversa da quella concordata fra COCOPA (Commissione Concordia e Pacificazione, ente istituzionale mediatore del conflitto) ed EZLN anche le altre due richieste sono state accolte solo in parte. Sono state infatti smontate le sette postazioni militari (su 259) ma l'intera regione non ha visto diminuita la presenza e la pressione militare e non tutti i prigionieri politici zapatisti sono stati liberati (ne rimangono ancora più di cento nelle carceri di San Cristóbal, Tuxtla Gutierrez, Villahermosa (stato del Tabasco) e stato del Queretaro nel Nord del paese).

2) In tutti gli stati a costituzione rigida (come quella messicana) le leggi ordinarie sono sottomesse ai principi costituzionale che devono guidare la volontà legislativa dei parlamenti. Questo principio è però da sempre messo in discussione per la difficoltà degli stati a vedere applicati principi costituzionali solennemente sanciti come l'uguaglianza sostanziale o anche norme più concrete che rimangono lettera morta (come ad esempio l'articolo costituzionale italiano sulla figura giuridica dei sindacati).

3) Vedi relazione sull'incontro con l'avvocatessa Barbara Zamora

4) La nuova ripresentazione della legge del febbraio del 2002 sta ripercorrendo peraltro alcuni passi sbagliati della riforma precedente. Ad esempio continua a non esserci consultazione dei popoli indigeni e questa è una delle accuse ai legislatori sollevate alla corte. Inoltre una parte forte del PRI che si ripresenterà alle elezioni porterà il tema indigeno in campagna elettorale in cerca di voti.

5) Filipo Lopez Barcenas è autore di due libri sull'autonomia indigena e uno sulla cronaca della repressione istituzionale in Oaxaca negli ultimi anni. Vedi bibliografia.

6) Le reazioni all'approvazione della riforma indigena non sono state solo a livello giuridico dei ricorsi alla Corte Suprema ma sono state avviate altre piste di lotta. È stata infatti promossa una sorta di sospensione politica della riforma. Il potere esecutivo ha però cominciato ad applicare la riforma legittimato formalmente dalla legge, attuando così una grande provocazione verso tutte le opposizioni indigene ad essa.

7) Nel sistema federale gli stati membri della Repubblica subiscono un modello di divisione di poteri e come tali non possono presentare controversie alla Corte Suprema. L'unica controversia presentata a livello statale dal governo di Oaxaca respinta dalla corte per illegittimità essendo stata fatta dal potere esecutivo come rappresentante dello stato e non come governo.

8) È una condizione sancita anche da un articolo della convenzione 169 dell'OIL.

9) A livello internazionale riveste ruolo principale la convenzione di Vienna che vieta di apportare ragioni politiche al non complimento di trattati internazionali approvati dagli stati. Obiettivo del ricorso è anche l'applicazione dell'articolo 133 della costituzione messicana che sancisce diritto vigente nazionale il diritto internazionale approvato.

10) La corte suprema non ha avuto mai un ruolo attivo nel paese e solo recentemente si sono viste risoluzione da parte sua che fanno sì che si creino buone aspettative dei popoli indigeni. Ne sono esempio il riconoscimento dei familiari delle vittime della repressione del 1968 il cui amparo venne accettato dalla corte dopo che il ministero pubblico (potere giudiziario ordinario) aveva rifiutato la domanda di investigazione e il diritto alla verità essendo passato "troppo tempo" dai fatti. Altro esempio è il ricorso contro il divieto dell'aborto approvato dal congresso e rifiutato dopo l'amparo dalla corte.




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