CAMBIO DI GOVERNO

Nel dicembre 2000 sale in carica Vicente Fox, candidato del PAN alle elezioni presidenziali. Per la prima volta dopo 70 anni, il PRI non esce vincitore dalla competizione elettorale. Percezione diffusa, sia a livello nazionale che internazionale, è quella di un cambiamento decisivo nel senso di una maggiore democratizzazione del paese, dopo il regime più lungo della storia.

Questa speranza di cambiamento è ancora più forte nello Stato del Chiapas, dove é eletto Pablo Salazar, sostenuto da un'ampia coalizione antipriista, formata da tutti i partiti di opposizione (PRD, PT, PAN, PVEM e minori).

Questi cambiamenti di governo sono avvertiti come indici di cambiamento sostanziale, per il solo motivo di essere avvenuti. E questo è esattamente lo slogan foxista(1).

La dichiarazione che il neopresidente fa, durante la campagna elettorale, in merito al conflitto in Chiapas è nel senso di una sottovalutazione delle cause profonde che lo animano, affermando di essere in grado di risolverlo "in cinque minuti".

Reazione dell'EZLN

L'EZLN intende mettere alla prova il nuovo governo: gli zapatisti decidono di riaprire le porte al dialogo, interrotto con il precedente presidente, Ernesto Zedillo, e con tutta la classe politica legata al PRI. Pongono però tre condizioni minimali per poter riprendere le trattative:

  1. Ritiro e chiusura di sette posizioni militari nel Chiapas su 259;
  2. Liberazione dei prigionieri politici zapatisti;
  3. Approvazione al congresso della legge sulla questione indigena elaborata dalla COCOPA, dopo il fallimento degli accordi di San Andrés.

Marcia Zapatista

Per richiedere il compimento delle tre condizioni, l'EZLN realizzò una marcia fino al Distretto Federale: la "marcia della dignità".

Gli obiettivi erano molteplici:

  1. Aprire un dialogo con il congresso, per promuovere l'attuazione della legge che era stata elaborata dalla COCOPA;
  2. Coinvolgere anche la società civile in questo dialogo;
  3. Rendere evidente all'opinione pubblica nazionale come la questione posta dall'EZLN non fosse solo una richiesta zapatista, ma che coinvolgeva tutti i popoli indigeni del paese. A questo proposito si svolse a Nurio, città dove la marcia fece tappa, il 3° Congresso Nazionale Indigeno con la partecipazione di rappresentanti delle molte etnie che si trovano in Messico. Peraltro la proposta di legge impugnata è stata ed è tutt'oggi propria di tutto il movimento indigeno nazionale.

Risposta del Governo

La risposta del governo alle tre richieste è stata assolutamente insufficiente:

  1. Rispetto alle postazioni militari, queste sono state smantellate, ma in alcuni casi solo per essere riposizionate: neppure un soldato ha lasciato lo Stato. La presenza dell'esercito nel Chiapas è ancora massiccia, con il 30% del totale degli effettivi federali (circa 70.000) concentrati in questa regione, vasta più o meno come il Piemonte.

  2. Non tutti i prigionieri politici, di cui l'EZLN aveva fornito la lista dei nominativi, sono stati liberati; inoltre non viene loro riconosciuto lo "status" di prigioniero politico, non previsto dalla giurisdizione messicana, e molti si trovano ancora in carcere con accuse montate ad arte, per reati che non hanno commesso. Spesso sono torturati, processati, giudicati da autorità non competenti in merito.

  3. Inadempienza totale si ha poi sul terzo punto. Infatti non è stata approvata la legge della COCOPA, ma viene presentato al congresso un nuovo testo, che ne sconvolge totalmente il senso e non risponde a nessuna delle richieste che venivano dagli indigeni e dall'EZLN, rappresentando anzi un passo indietro nel riconoscimento dei loro diritti come popoli, anche rispetto a quello che veniva loro riconosciuto già nella Costituzione.

Legge indigena

Secondo una metafora molto bella ed efficace di Luis Hernandez Navarro, se la legge della COCOPA era un albero destinato a riparare con la sua ombra i diritti dei popoli indigeni, la legge approvata al congresso è come un piccolo bonsai, bello per essere presentato in pubblico, ma assolutamente insufficiente per riparare alcunché.

Infatti questa legge sta diventando il vanto del governo di Fox, che può adesso dichiarare di avere una normazione in materia indigena, ma ad una comparazione di questo testo con quello della COCOPA, ci si rende conto di come i contenuti non corrispondano alle richieste.

Per questo non può essere accetta dai popoli indigeni e dall'EZLN.

  1. Innanzi tutto, in merito alla questione della terra si riconoscono l'uso e usufrutto del territorio e delle risorse naturali presenti su questo, non la proprietà collettiva.(2) Inoltre la legge è contraddittoria riguardo all'ejido, riconoscendone l'esistenza in quanto proprietà collettiva, ma favorendo attraverso vari programmi attuati, tra cui il "procede"(3), il passaggio alla proprietà privata e alla parcellizzazione, in modo da portare contrasti e divisioni all'interno della comunità.

  2. Non sono presenti nel testo disposizioni rispetto all'autonomia e alla libera determinazione degli indigeni, in quanto questi non sono riconosciuti come popoli nemmeno dal diritto internazionale. E' affidato alle legislazioni statali stabilire le caratteristiche della libera determinazione; in questo modo un solo popolo può essere sottoposto a legislazioni differenti, con l'inevitabile disgregazione che ne deriva.

  3. Un'idea assistenzialista e paternalista muove tutto il testo: non viene riconosciuta soggettività giuridica alle organizzazioni indigene, che sono definite come "entità di interesse pubblico" che lo Stato quindi è obbligato a proteggere.

  4. Contro il concetto di diritto collettivo.

Questi aspetti sono in contrasto con la convenzione 169 dell'OIL, ratificata dal Messico e che, in quanto trattato internazionale, assume per l'articolo 133 della costituzione messicana lo stesso valore della stessa carta costituzionale.

La questione della legge indigena è ora passata all'esame della corte costituzionale. Le speranze che il testo del congresso sia respinto come incostituzionale sono poche, perché dalla sua istituzione quest'organo è dipendente dal governo. Ma questa è l'ultima possibilità di trovare un potere che sia all'altezza della situazione, dopo che il governo e il congressohanno dimostrato di non essere in grado di recepire le forti istanze di democratizzazione che vengono da una parte sostanziosa della società civile messicana.

Reazione dei popoli indigeni

La reazione dei popoli indigeni di fronte all'attitudine rivelata dal governo in merito alle importanti questioni da loro poste, si è svolta principalmente su due livelli.

1. Sul piano legale:

Sono state presentate in meno di un mese più di 300 controversie costituzionali. Gli argomenti principali sono:

  1. non consultazione dei popoli indigeni, direttamente interessati, come invece prevede la convenzione 169 dell'OIL(4);

  2. non consultazione dei municipi(5)

  3. argomento puramente formale rispetto al procedimento di riforma costituzionale, che non è stato rispettato in merito alle maggioranze richieste(6).

2. Intensa mobilitazione di resistenza dei popoli indigeni:

Emerge come le rivendicazioni non sono primariamente zapatiste, ma indigene, non solo chiapaneche, ma nazionali. Vengono alla luce zone e settori di popolazione invisibili al potere e occultati dalla stampa e nel pensiero comune. I grandi mezzi di comunicazione ed i partiti ancora vogliono ignorare l'importanza e l'urgenza delle richieste.

Anche se non sempre le azioni sono coordinate tra loro, si continua ad avere un intenso lavoro del CNI, anche nei momenti di silenzio(7), come assemblea non verticista dove vengono discussi i problemi del paese, come spazio in grado di portare i popoli indigeni ad essere soggetto politico.

Per quanto riguarda l'EZLN,da vari mesi, da quando la legge è stata approvata nel congresso nel maggio 2001, prosegue nel silenzio, come per dire che non può esserci alcun dialogo se le posizioni assunte sono quelle attuali. In questo senso, il silenzio è eloquente più di qualsiasi comunicato. Molti affermano che questa situazione proseguirà almeno fino ad un pronunciamento della corte costituzionale. Ad ogni modo stare in silenzio, non vuol dire non procedere nel cammino, poiché tutto testimonia di un intenso lavoro di rafforzamento interno nel processo dell'autonomia indigena.

Situazione attuale in Chiapas

Non si rileva una reale volontà del governo di risolvere il conflitto in Chiapas, partendo dall'analisi delle cause e attraverso il dialogo con le parti interessate.

L'azione del governo è volta piuttosto a dividere le comunità, non zapatisti da zapatisti, e questi al loro interno. I mezzi impiegati a questo scopo sono in parte contenuti nella stessa legge di cui abbiamo parlato, in parte si trovano nei programmi e nelle azioni del governo, in particolare nelle zone zapatiste.

I programmi promossi nelle comunità, soprattutto rispetto alle questioni della salute e della gestione della terra, mirano a disconoscere i diritti collettivi; la massiccia presenza militare è fortemente destabilizzante per le comunità, per i ritmi, per il lavoro; i gruppi paramilitari proseguono nelle loro azioni violente e intimidatorie, sostenuti in questo dal generale clima di impunità. Esistono molte precise denunce a carico di membri di organizzazioni paramilitari, soprattutto affiliate al PRI, ma rari sono i casi di arresto.

Denunce esplicite vengono da parte di municipi autonomi, organizzazioni per la difesa dei diritti umani e anche dalla CIDH, delle attività di controinsurgenza promosse dal governo, non interessato alla risoluzione reale del conflitto in atto.

Da parte delle comunità, si prosegue nel processo di autonomia dei municipi e delle comunità, rafforzando il commercio in modo da poter evitare di cedere i prodotti agricoli o artigianali ai "coyotes", intermediari che pagano un prezzo irrisorio, e potenziando anche i progetti legati alla salute e all'educazione.

Segnali del governo

In quest'ultimo anno, sono venuti dal governo alcuni segnali, che ad una prima considerazione potrebbero apparire indici di una volontà di cambiamento, verso una maggiore democratizzazione del paese.

Tra questi sono da ricordare la scarcerazione di due contadini ecologisti del Guerrero, detenuti arbitrariamente per alcuni anni e torturati, la liberazione del generale Francisco Gallardo, incarcerato per la sua volontà di democratizzare le forze armate mediante le creazione di un commissario dei diritti umani, l'incarcerazione di Diego Vazquez, uno dei capi del gruppo paramilitare "Paz y Justicia".

Per molti analisti autorevoli questi segnali rappresentano delle prese di posizione del governo finalizzate a mostrare alla comunità internazionale, e soprattutto ai grandi partner commerciali come Usa e Unione Europea, una effettiva democratizzazione.

Inquietante appare soprattutto l'assassinio dell'avvocato Digna Ochoa, da anni in prima linea per la difesa dei diritti umani soprattutto per le illegalità e violenza portate avanti dall'esercito messicano, trovata uccisa il 19 ottobre del 2001 nella sua casa.

Il governo si interessa soprattutto della governabilità e dell'immagine che dà a livello nazionale e internazionale. Si vuole minimizzare il conflitto di fronte all'opinione pubblica, dichiarandolo risolto o imputando all'EZLN la responsabilità di voler impedire un accordo pacifico.

La transizione che si è avuta in Messico riguarda l'alternanza di governo, non la democraticità, non si avverte un effettivo cambio di regime. La strategia di Fox è diversa da quella adottata dal PRI, poiché diverso è stato il modo di arrivare al governo, e certamente il clima delle elezioni è stato quello di una maggiore democrazia. Mantenere questa immagine a livello internazionale è uno dei principali obiettivi di Fox.

In questo contesto rientrano anche le indagini compiute su fatti degli anni '60-'70, come il massacro di Tlatelolco(8): si vuol dare all'opinione pubblica l'idea di operare per fare giustizia sulle violazioni del passato, ma non c'è alcuna intenzione di indagare su fatti più recenti, degli anni '90, legati al rapporto dell'esercito e dell'esecutivo con violazioni ai diritti umani, al narcotraffico, al commercio di armi, funzionali ai progetti neoliberali tuttora in corso Si rileva quindi una sorta di solidarietà del nuovo governo con i precedenti (Salinas, Zedillo).

La pretesa è quella di rispettare i diritti umani e indigeni, ma non si fa niente per cambiare la struttura che sottende tutto questo: quindi inevitabilmente le violazioni si ripetono. Il caso Digna Ochoa rivela per esempio un'incapacità del governo di controllare le forze armate, intimamente corrotte e impregnate di violenza e razzismo.

Infine il governo opera su un piano ulteriore: quello economico.

Piani economici come il Plan Puebla Panama (PPP), sono presentati come promotori di sviluppo per l'intero paese, mentre portano benefici solo alle imprese transnazionali e al grande capitale messicano e internazionale (in particolare proveniente dagli USA): si prospetta la costruzione di un corridoio dove poter impiantare grandi industre maquilladoras, dove impiegare manodopera indigena e contadina a costi bassissimi e in condizioni lavorative indegne ed aver la possibilità di smantellare la fabbrica nell'arco di una notte.

Rientra nel piano anche il potenziamento del turismo tradizionale, culturale, ecologico, fatto che comporterà necessariamente privatizzazioni e quindi nuovi espropri di terre comunali.

Inoltre questa zona del Sud-Est messicano (come la Selva Lacandona o i Montes Azules), è particolarmente ricca dal punto di vista biologico e genetico: questo piano favorirebbe anche la formazione di un corridoio biologico per l'industria farmaceutica, che potrebbe qui condurre liberamente la biopirateria a tutto svantaggio dei popoli indigeni qui residenti(9).


1) In realtà il peso del PRI è ancora molto forte nel paese, come dimostrano le elezioni municipali, svoltesi alcuni mesi dopo quelle statali e federali, da cui risultano vincitori molti candidati di questo partito.

2) Vedi relazione di Barbara Zamora

3) Il procede è un programma governativo che consiste in un credito individuale concesso a condizione che la parcella di terra venga individualizzata. Questo porta molte divisioni nelle comunità e molto spesso anche la perdita della terra per colui che accetta il programma, poiché questo credito a concesso con interessi del 15%, che spesso sono impossibili da pagare per un indigeno, e che portano quindi all'esproprio della parcella.

4) Vedi relazioni di Luis Hernandez Navarro e di Ramon Vera

5) Vedi relazione Lopez, Suarez, Barcenas

6)Vedi relazione Luis Hernandez Navarro

7) Il silenzio è stato interrotto solo nell'ottobre 2001, in occasione della morte di Digna Ochoa.

8) Nel 1968, si ebbe nella piazza delle tre culture a Città del Messico, un massacro di un numero ancora imprecisato, ma nell'ordine del centinaio, di studenti che manifestavano pacificamente, da parte dell'esercito messicano. Il giorno seguente al massacro, la piazza era già lavata, come se nulla fosse successo, e i giornali non recavano questa notizia.

9) Per maggiori approfondimenti sul PPP: cfr relazione di Andres Barreda




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