La Jornada 29 settembre 2002

LE DISERZIONI NEL GRUPPO PAZ Y JUSTICIA: SOLO STRATEGIA UFFICIALE

Si corre il rischio di nuova impunità per i crimini commessi contro le basi di appoggio dell'EZLN

Angeles Mariscal, corrispondente

Tuxtla Gutierrez, 28 settembre - Gli indigeni della zona nord dello Stato e organizzazioni non governative sostengono che la diserzione di quasi mille membri del gruppo paramilitare Paz y Justicia, potrebbe essere una strategia per sfuggire alla giustizia ed alle reali responsabilità per la morte e le azioni compiute contro le basi di appoggio dell'EZLN.

Dopo la notizia della seconda importante uscita di militanti dal principale gruppo paramilitare che agisce nello Stato, Miguel Angel de los Santos Cruz, avvocato della Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani ed una decina di indigeni choles che lavorano come promotori per i diritti umani, segnalano: "E' una mossa studiata dallo stesso governo statale che non ha un vero interesse a catturare i veri capi di Paz y Justicia". Ad esempio i massimi dirigenti dei paramilitari Samuel Sánchez e Marcos Albino Torres López, uscendo dal gruppo, hanno fondato la Unión de Comunidades Agrícolas y Forestales (UCAF). Sono stati arrestati e dopo pochi mesi liberati. A tutt'oggi non si sa dove siano.

Ora, sostiene De los Santos, "si corre nuovamente il rischio che restino impuniti i crimini commessi contro le basi di appoggio dell'EZLN, perché la dirigenza del gruppo paramilitare può sparire nel momento in cui questo si scoglie e poi cambiare la sua denominazione" Si osserva che la recente diserzione e poi formazione della Unión Regional de Comunidades Indígenas (URCI) "risponde a interessi politici; il governo vuole che Paz y Justicia sparisca, i suoi capi hanno capito il messaggio, quindi stanno cambiando nome".

I difensori dei diritti umani avvertono che si corre il rischio di impunità perché la Procura sta investigando su Paz y Justicia ma nel momento in cui non esisterà più, le indagini finiranno.

"Cambiano nome d'accordo con il governo dello Stato", concludono gli indigeni originari dei municipi di Tila, Sabanilla, Tumbalá e Salto de Agua.

A Paz y Justicia sono attribuiti almeno 46 morti basi di appoggio dell'EZLN, del PRD e dell'organizzazione zapatista Abuxu e fedeli della diocesi allora presieduta dal vescovo Samuel Ruiz.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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