La JORNADA 28 giugno 2002

DIFENSORI COMUNITARI CRITICANO GLI ACCORDI DI PACE IN CHIAPAS

CI SARÀ SICUREZZA PER IL RITORNO DEI PROFUGHI QUANDO I PARAMILITARI SARANNO SMANTELLATI E SOTTOPOSTI A PROCESSO

Hermann Bellinghausen - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, 27 giugno - Gli accordi di pace nella zona nord del Chiapas, promossi dal governo statale, sono "una messinscena montata per mostrare scenari di pace che non esistono", dichiara la Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani, in un rapporto presentato a San Cristóbal de Las Casas.

Dopo un severo bilancio della situazione attuale nella zona nord, "in cui persiste la mancanza di giustizia e l'impunità", la Rete chiede al governo dello stato di "rispettare il diritto alla giustizia di tutte quelle famiglie e vittime delle azioni del gruppo paramilitare Paz y Justicia. Solamente quando la giustizia arriverà nella zona nord, quando i paramilitari saranno smantellati e sottoposti a processo penale, allora si avranno le condizioni per un ritorno dei profughi in sicurezza".

Per l'organizzazione dei diritti umani che opera in diverse regioni della zona di conflitto, il ritorno dei profughi che organizza il governo chiapaneco insieme ai religiosi a Tila, "non rispettano le condizioni necessarie a protezione dell'integrità fisica dei profughi, i quali non hanno neppure la sicurezza di riavere le proprie case, proprietà, coltivazioni di caffè ed altri servizi delle comunità occupate e controllate dai paramilitari".

Oltre a questa mancanza di condizioni minime, non si parla nemmeno del risarcimento dei danni subiti dal 1995 fino ad oggi. E intanto l'attuale governo dello stato, afferma la rete, "sta pianificando nuovi ritorni". Recentemente si è tenuta una nuova riunione di funzionari di governo e religiosi cattolici "per firmare accordi di riconciliazione e decidere le date del ritorno".

I profughi, attraverso i difensori comunitari, "rivolgono un energica protesta al governatore dello stato per l'operato dei suoi rappresentanti e per la partecipazione di militanti del PRD della zona bassa di Tila che stanno creando divisioni nelle comunità attraverso la promozione di presunti processi di pace che mancano di giustizia, che cercano di mostrare processi di pacificazione in luoghi in cui si sono avuti decine di esecuzioni extragiudiziarie e centinaia di famiglia sono state cacciate dai gruppi paramilitari che hanno operato e continuano ad operare impunemente".

Nel frattempo la presenza militare non si è ridotta di una virgola dai tempi di Ernesto Zedillo, i recenti tentativi del governo di smantellare il gruppo paramilitare noto come Paz y Justicia, sono falliti visto che persiste l'impunità dei suoi membri più violenti.

Ciononostante, dal dicembre scorso militanti del PRD della zona, dirigenti di Paz y Justicia e rappresentanti del governo statale come Juan González Esponda, commissario per la pace e la riconciliazione, e Jaime Ramírez Maza, della sottosegreteria di governo, "hanno tenuto riunioni con la pretenziosità di firmare accordi di pace arricchiti di ritorni forzati della popolazione", riferisce la Rete.

La prima di queste riunioni si è tenuta il 3 dicembre nella vicina città di Macuspana, Tabasco. Era capeggiata dai delegati del PRD della comunità di Jolnixtie (Tila) e dall'ex deputato del PRD Manuel Pérez García e dai dirigenti di Paz y Justicia (di origine priista) Marcos Albino Torres López, Juan Martínez Pérez, Eduardo Vázquez Gutiérrez, Sabeliano Torres Martínez e Raymundo Hernández Trujillo. Questi ultimi, segnala la Rete, "hanno perpetrato fino ad ora lo sgombero violento delle persone in diverse comunità, vari omicidi, furti, sparizioni e incendi di case".

Una seconda riunione si è tenuta a Palenque, Chiapas (8 e 9 gennaio 2002) in cui si era concordato di firmare "una riconciliazione di pace il giorno in cui si sarebbe riaperta la chiesa di San José, a El Limar, principale centro di attività di Paz y Justicia". Eppure, "alcuni paramilitari seguaci di Diego Vázquez non erano d'accordo a firmare la pace". Il giorno dopo l'apertura di questa chiesa, Diego Vázquez è stato arrestato dalle autorità. "Il suo arresto ha provocato l'uccisione di due membri di Paz y Justicia appartenenti alla fazione disposta a firmare la riconciliazione che promuove il governo dello stato".

Contemporaneamente a queste "operazioni di pace simulata", i difensori comunitari dicono che nelle terre basse di Tila "è iniziata la pianificazione di date per un eventuale ritorno dei profughi nelle comunità di Miguel Alemán, Zusuklumil, Tasquil e Masojá Grande".

Esiste uno sfortunato precedente nel caso di Masojá Grande "in cui era già iniziato un ritorno nel 1997 promosso dall'allora sottosegretario dello stato , Mario Arturo Coutiño e dal colonnello Leopoldo Díaz, allora al comando dell'Esercito federale distaccato a El Limar". La Rete rileva che "come allora, il ritorno avvenne senza che ci fossero le necessarie garanzie di sicurezza".

In quella occasione "i paramilitari facevano pagare 5 mila pesos ad ogni famiglia sfollata che voleva ritornare". Se le famiglie non pagavano, venivano nuovamente cacciate dalle loro terre e ritornavano quindi nella comunità di Masojá Shucjá, dove s'erano precedentemente già rifugiate durante la guerra di controinsurrezione dichiarata dai governi del PRI nel 1995.

"Solo quando i paramilitari saranno smantellati e sottoposti a processo penale, allora esisteranno le condizioni per un ritorno sicuro degli sfollati. Se non si verificheranno queste condizioni, i casi di ritorno e di ratifica di accordi di riconciliazione saranno solo messinscene montante per presentare scenari di pace che non esistono", concludono i difensori comunitari.


L'ALTO COMMISSARIO ONU, MARY ROBINSON, ESPRIME PREOCCUPAZIONE PER IL PERSISTERE DELL'IMPUNITÀ IN MESSICO

KYRA NUÑEZ - Corrispondente

Ginevra, 27 giugno - Mary Robinson, alto commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato che in Messico c'è stato un "progresso" rispetto alle garanzie individuali ma questo non significa che nella sua prossima visita ufficiale in Messico, programmata per i primi giorni di luglio, si astenga dall'esprimere le sue preoccupazioni al presidente Vicente Fox, "perché queste preoccupazioni esistono".

Queste "preoccupazioni" esistevano già dalla sua prima missione quando il presidente era Ernesto Zedillo: la sofferenza degli indigeni aggravata da una legge che li esclude, minacce ai difensori dei diritti umani, povertà, enormi disparità, omicidi irrisolti di donne, un sistema di giustizia che fa paura, fattori "che permangono nonostante la buona volontà del governo di Vicente Fox".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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