il manifesto - 27/05/2002

I confini proibiti del Messico

di S. Bruno

Sono centinaia gli immigrati centroamericani che ogni giorno tentano di raggiungere clandestinamente gli Stati Uniti. Ma il sogno degli "indocumentados" si ferma alla frontiera messicana militarizzata

TALISMAN (Messico) - A Tapachula e a Talisman (Chiapas) alla frontiera con Guatemala, finisce il sogno americano per migliaia di emigranti indocumentados centroamericani.

Grazie al Plan Sur, la polizia di immigrazione (la migra) messicana deporta giornalmente 350 immigrati irregolari fra guatemaltechi, onduregni, nicaraguensi e panamensi.

Con questo nuovo piano di controllo della frontiera sud del Messico, finanziato dagli Stati Uniti, i due governi pensavano di ridurre il flusso di irregolari, di eliminare il traffico di droga, armi, prodotti detassati (vestiti, fertilizzanti, giocattoli).

Ma, nonostante i controlli e la semi-militarizzazione delle frontiere, il flusso migratorio di migliaia di persone non si è mai fermato né mai si fermerà. Complici la fame e la povertà endemiche di migliaia di famiglie al sud del Rio Bravo.

Al contrario si sono create nuove strade per i poveri clandestini, attraverso gli inospitali sentieri della foresta tropicale del Peten o quelli rischiosi con le barche di pescatori lungo la costa del Pacifico.

Cercando di eludere la sorveglianza delle motovedette, barche con 25-30 persone escono la notte da Ocox (Guatemala) verso il porto di Salina Cruz (Oaxaca) in Messico.

Se prima i prezzi di questo traffico erano "accessibili", adesso costa fra 5 e 6 mila dollari la quota da pagare ai "polleros" per cercare di introdursi in Messico e, con molta fortuna, tempo e trucchi, arrivare fino all'altro confine, migliaia di chilometri al nord, verso Tijuana, Sonoyta o Nogales.

Secondo fonti ufficiose dei consolati centroamericani e della Casa del migrante messicana, il costo di una carta d'identità messicana falsa al mercato nero di Tekun Umàn (Guatemala) può variare fra i 50 e i 60 dollari. Una vera fortuna per questa gente.

Nelle città chiapaneche di Tapachula, Siltepec, Jaltenango fino a Tuxtla Gutierrez è normale ascoltare, nei bar e per le strade, il calmo accento guatemalteco o centroamericano di quelli che sono riusciti a scappare ai primi controlli. Impossibilitati a ritornare, il viaggio verso l'Eden americano si trasforma in un angosciante incubo. Continua allora la via crucis di migliaia di uomini, donne e bambini che cercheranno di racimolare i soldi per intraprendere il viaggio verso il nord, attraversando tutto il Messico, cercando di nascondere le proprie origini, il proprio accento, il colore spesso troppo scuro della pelle. Adattandosi a qualsiasi attività e lavoro, con paghe da fame, cambiando mille e una umili attività, non ultima la prostituzione e la distribuzione a formica della droga.

Gli abusi, le vessazioni sugli immigrati illegali da parte dei "polleros" sono pratiche comuni. Al punto che i governi di Guatemala, Honduras, Costarica e Panama hanno accordato qualche settimana fa la costituzione di un organo vigilante per risolvere situazioni migratorie e commerciali.

A Talisman tutti i giorni arrivano, scortati da agenti armati, una decina di camion pieni di clandestini pescati sulle diverse strade del sud del Messico. Sotto stretto controllo, li fanno salire su un camion guatemalteco che li trasporterà fino alla capitale Tepalcingo. I guatemaltechi li libereranno subito, altri cittadini centroamericani li trasporteranno fino alle loro rispettive frontiere, il tutto sotto la supervisione di funzionari del servizio di immigrazione (il famigerato Sin) Usa.

Giorni fa in Messico è scoppiato lo scandalo.

Dei giornalisti avevano pubblicato prove, che il Sin statunitense operava con propri agenti nella frontiera meridionale messicana. Dopo alcune imbarazzate smentite, il Sin ha dichiarato che la presenza di ufficiali Usa alla frontiera fra Messico e Guatemala "fa parte di un progetto pilota per aiutare a rimpatriare i cittadini centroamericani detenuti sulla via degli Usa".

Questa operazione, chiamata "Operazione Crociata Internazionale", venne per la prima volta realizzata fra il 4 ed il 20 di giugno del 2001 con un costo di 600.000 dollari e portò all'arresto di 7.891 cittadini centroamericani.

Mentre questa zona di frontiera si rinforza contro gli emigranti indocumentati, il governo guatemalteco ha autorizzato da poco una installazione permanente di accampamenti militari statunitensi, che albergheranno almeno 12.000 soldati per azioni di tipo sociale.

Le autorità guatemalteche dichiararono alla stampa che è tale l'effettività di questo "Plan Sur" che chiederanno un appoggio agli Usa per realizzarlo anche loro alla frontiera con Salvador e Honduras.

E così, in barba a tutti i programmi di libero scambio e di sviluppo sostenibile, poco a poco si creano sempre più frontiere e barriere per quanti vanno a cercare lavoro negli Usa, lasciando ai restanti cittadini la realtà della schiavitù nelle fabbrichette delle sottomarche (maquilas) e della povertà nelle campagne.

Dalla frontiera a Nord del Rio Bravo, fra Messico e Stati Uniti, qualche buona notizia.

Una giuria californiana ha condannato a 5 anni di carcere otto cittadini statunitensi accusati di avere aggredito il 5 luglio di due anni fa, nell'accampamento agricolo di Rancho Peñasquitos al nord di San Diego, alcuni indocumentati messicani.

Allo stesso tempo, una coalizione di leader religiosi, sindacali ed ambientalisti di San Diego (California) hanno incominciato a raccogliere firme per una campagna senza precedenti in trenta città, per la legalizzazione di lavoratori indocumentati.


logo

Indice delle Notizie dal Messico


home