LA JORNADA 25 MARZO 2002

In marcia programmi di sterilizzazione e di ecoturismo nella selva Lacandona

USA, ORGANISMI MONDIALI E MULTINAZIONALI VOGLIONO RIPULIRE DAGLI INDIGENI I MONTES AZULES

HERMANN BELLINGHAUSEN - inviato

Nord della Selva Lacandona, 24 marzo - Mai è stato tanto evidente quanto ora l'interesse e le azioni del governo statunitense, delle grandi multinazionali e di alcuni organismi mondiali (che vanno dall'ONU a Conservation International, passando per tutti i livelli di governo federale messicano) per la Selva Lacandona e i Montes Azules. Progetti ambientalisti, di bioprospezione, di ecoturismo e di controllo della natalità (eventuale sterilizzazione delle donne indigene), sono la punta di un progetto strategico e militare a largo raggio. Una questione di "sicurezza nazionale", un grave problema di "ingovernabilità", "un'azione di guerra", secondo le autorità messicane.

Secondo calcoli del governo del Chiapas, circa la metà di queste comunità sono basi d'appoggio dell'EZLN.

Un'altra parte fa riferimento all'ARIC Indipendente, altre al PRI ed una alla CIOAC.

Questo dà la dimensione politica della questione.

Negli anni recenti, diverse organizzazioni indipendenti hanno denunciato come fosse "un alibi" militare e geostrategico, la preoccupazione ambientalista dei governi del Messico e degli Stati Uniti per la Selva Lacandona.

Il Collettivo di Informazione ed Analisi della Regione della Selva, organo di osservazione indipendente nella regione, ha diffuso due lunghi documenti sui fatti recenti accaduti nella zona e denuncia l'imminente sgombero di decine di comunità indigene dei Montes Azules e dintorni. I documenti prendono in esame "gli assi strategici regionali dell'occupazione-consegna del massiccio montagnoso centrale umido" del Chiapas e gli scenari di "sgombero-ricollocamento-concentramento" delle comunità. Buona parte di queste informazioni erano già di dominio pubblico ed altre, meno note, corrispondono a fonti consultate da La Jornada.

Una grossa matassa da sgrovigliare nel cui cuore si intrecciano interessi strategici e commerciali che mettono in rischio la sovranità nazionale e creano conflitti nelle comunità indigene, che vivono nel pericolo di essere attaccate e sgomberate con violenza... questa sì, legale.

IN UN CORTILE DI NUEVA PALESTINA

Se il bandolo della matassa non sono le richieste dei rappresentanti lacandoni del 12 settembre scorso, allora, dov'è?

In quella data, utilizzando dati e fotografie aeree fornite da Conservation International-Messico e dall'agenzia del governo statunitense USAID, i lacandoni chiesero al governatore Pablo Salazar Mendiguchía lo sgombero, con l'uso dell'Esercito, di tutti gli insediamenti e declivi dei Montes Azules, anche se, dissero, avrebbero visto come gesto di buona volontà pure il ritiro dei villaggi nella zona delle lagune (Suspiro, Ojos Azules e Ocotal), al nord est della riserva della biosfera.

Proprio lì, Conservation International sostiene gruppi di lavoro e nutre un interesse straordinario per le lagune. Le foto mostrate dai lacandoni, erano state scattate con macchine fisse digitali dall'aereo che l'agenzia internazionale possiede nella zona. Solo nell'aprile del 2001, Conservation International aveva presentato alle ONG amiche, in un hotel di Tuxtla Gutiérrez, il sistema di informazione geografico ricevuto in dono dalla USAID, che si basa su immagini satellitari fornite dalla NASA, con un'approssimazione di 10 metri.

Il collettivo riferisce, nella sua minuziosa investigazione, che CI e USAID hanno usato come esempio il villaggio di Nueva Palestina, nella Selva Lacandona. Hanno mostrato rilevazioni da satellite del cortile di una casa indigena, in cui si distinguevano i macete ed una donna chiaramente identificabile. Hanno anche mostrato l'aereo, con il logo della USAID e la sua rotta per monitorare tutta la Selva Lacandona (non solo la riserva della biosfera). In ultimo hanno dichiarato di realizzare un volo alla settimana sulla zona.

Conservation International avrebbe chiesto ai governi di Zedillo e Albores, nel maggio del 2000, di usare tutti i mezzi necessari per lo sgombero immediato di quei villaggi. Ma è stato alla fine di settembre del 2001, quando un primo gruppo di statunitensi, con camper, si azzardò ad entrare nella zona delle lagune. I ricercatori abbandonarono la zona nelle prime settimane del gennaio 1994 e dal 1995 l'Esercito mantiene un accampamento vicino a El Suspiro, che "custodisce" le attività dei ricercatori, riferisce il collettivo.

IL RITORNO DELL'IMPASSIBILE STATUNITENSE

In ottobre, mentre il presidente Fox era in visita a New York ed incontrava George W. Bush, una delegazione di diplomatici statunitensi si recava sui Montes Azules. Si trattava dell'addetto militare, dell'incaricato d'affari economici e commerciali e l'incaricato d'affari politici dell'ambasciata degli Stati Uniti in Messico.

Si incontrarono con Ignacio March, direttore in Messico di Conservation International e dopo aver visitato la selva incontrarono i medici tradizionali di Los Altos, membri della Compitch (organizzazione indipendente che, di certo, ha appena accettato un progetto statunitense di bioprospezione nelle proprie comunità). Quelli della Compitch sentirono dire dall'incaricato commerciale di Washington nel nostro paese: "Vengo a nome del mio governo e delle nostre industrie. Vogliamo realizzare bioprospezioni nella Selva Lacandona, ma ci interessa farlo anche in tutto il Chiapas e in tutto l mondo. Il nostro interesse è, fondamentalmente, commerciale e strategico". Lo stesso giorno, quale ironia, Vicente Fox si incontrava con Bush a Manhattan.

La delegazione statunitense tornò in Chiapas a novembre e si riunì con le autorità statali e federali. Il collettivo riferisce che furono riunioni esaustive e i diplomatici stesero un "insistente questionario sulla selva e le attività dell'EZLN". E con questo tatto da elefante i tipi di Washington hanno sondato la possibilità di un governo militare, non dissero se ad interim o che altro, di Salazar Mendiguchia.

Alla fine di novembre, Los Angeles Times e The Houston Chronicle pubblicarono supplementi speciali sui Montes Azules. Mostrarono fotografie di boschi in fiamme. La presentarono come una questione di "sicurezza nazionale". A dicembre, l'ex titolare della Sicurezza Nazionale ed ora delegato del Messico nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Adolfo Aguilar Zinser, accompagnato dai titolari della Procura Generale della Repubblica e della Profepa, dichiarò che in nove regioni del paese erano in atto "vere e proprie attività di terrorismo" ambientale. In breve, annunciò che lo Stato avrebbe dispiegato in queste regioni "tutta la sua forza sul piano militare", perché si trattava di "un'operazione di guerra".

Il luogo in cui si sarebbe risolta prioritariamente la "ingovernabilità" fu rivelato giorni dopo dal titolare del Profepa (ombudsman ambientale definito dall'Esecutivo): i Montes Azules. Alla fine dell'anno la Semarnat annunciò che nel 2002 si sarebbe spostata la frontiera con il Guatemala (che circonda il nord della Selva Lacandona) e la Sedena installò a Taniperla (sull'altro lato dei Montes Azules) un nuovo posto di controllo militare.

Quindi, la sera del 9 gennaio di quest'anno, un centinaio di soldati, hanno portato, attraverso la laguna, due agenti del Pubblico Ministero di Ocosingo fino alla comunità zapatista della Laguna El Suspiro. Entrarono nel villaggio e a nome del governo, offrirono denaro alle donne "affinché se ne andassero da lì". Promisero di pagare loro il mais e le arance che i soldati hanno loro "espropriato" cinque anni fa. "Accettate il denaro, altrimenti verremo qui molto presto".

Questa è stata, nel 2002, la "prima" notifica di sgombero ad una comunità. Da allora, i sorvoli militari sulle comunità dei Montes Azules e sui municipi autonomi delle vallate della Selva Lacandona, sono aumentati. In alcuni casi sono arrivati funzionari della Semarnat e della Profepa. Il 21 febbraio scorso, cinque emissari della Profepa sono stati fermati a Santa Elena da centinaia di campesinos della Union de Uniones di Agua Azul, mentre si dirigevano a Nuevo Guadalupe Tepeyac. Gli indigeni volevano negoziare e non accettavano lo sgombero.

Giorni dopo, il municipio autonomo Ricardo Flores Magón, denunciò le minacce di sgombero militare contro le comunità del nord est della riserva della biosfera e della Selva Lacandona. Le autorità indipendenti hanno dichiarato che difenderanno le loro terre.

La ARIC Indipendente ha proposto più volte che invece di essere sgomberati siano gli stessi comunitari della zona incaricati di gestire e preservare il bosco, come stabilito del Trattato 167 della OIT, firmato dal Messico, che è stato alla base degli Accordi di San Andrés nel 1996, ma non della legge indigena approvata dal Congresso federale l'anno scorso.

Questo mese il filo della matassa ha seguito il suo corso. Da Zapopan, Jalisco, la Commissione Nazionale Forestale (Conafor) ha annunciato la partecipazione del suo direttore generale al Secondo Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste, che si è svolto tra il 12 e 15 marzo a New York. Insieme al governatore panista ed oggi titolare del Conafor, Alberto Cárdenas, hanno partecipato al FNUD rappresentanti delle segreterie dell'Ambiente, Affari Esteri ed Economia.

La Conafor ha spiegato in un comunicato, che questo forum ha come obiettivo quello di "promuovere la gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile di tutti i tipi di foreste", e di "rafforzare gli impegni politici stipulati in materia". Senza precisare quali siano questi impegni politici, il comunicato della Conafor annunciava che "essendo il tema forestale dichiarato dal presidente della Repubblica Vicente Fox Quesada una questione di sicurezza nazionale, il titolare della Conafor proporrà ai rappresentanti di 188 paesi dell'ONU, che le foreste siano considerate questione di sicurezza nazionale".

Mentre la FNUB si svolgeva a New York il giorno 13, settimane prima la Commissione Boschi e Foreste del Parlamento del Chiapas emetteva un decreto che approvava un'iniziativa di legge presentata dal governatore Salazar Mendiguchía, che impone severe sanzioni per chi abbatte o brucia gli alberi.

Ma, dove sono finite le agenzie statunitensi? A febbraio, il dottor Ernesto Enckerlin, della Commissione Nazionale delle Zone Naturali Protette, ha ammesso che il governo aveva ricevuto pressioni da parte di ONG ambientaliste, tra le quali Conservation International, per sgomberare le comunità dei Montes Azules.

Conservation International insiste nel dichiarare che non si occupa di questioni agrarie o politiche del paese, anche se "fornisce" foto ai lacandoni per "dare fondamento" alle loro richieste giudiziarie. La stessa ONG, nel suo progetto Selva Maya, presenta un programma di popolamento e di ambiente il cui obiettivo è quello di contenere il "problema della sovrappopolazione". In compartecipazione con l'IMSS e Mexfam, Conservation International realizza laboratori ostetrici con le donne della selva e sta provando diversi metodi anticoncezionali "per vedere quale funzioni meglio", secondo quanto affermano i suoi funzionari. Sono escluse da questi laboratori le donne lacandone, perché "ne restano molto poche".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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