GEOPOLITICA DEL PIANO PUEBLA PANAMA E SUE RIPERCUSSIONI SULL'INDUSTRIA ELETTRICA NAZIONALE

PROF. ANDRES BARREDA

Il nostro paese si trova in una situazione di crisi, con una differenza enorme rispetto alla crisi del sessennio precedente, nel 1994, la crisi di dicembre e nel 1995. La crisi di allora, sembrava appartenere solo al Messico. Due anni dopo, la crisi attraversava i paesi asiatici, la Malesia, l'Indonesia, la Corea del Sud. Si concludeva quindi, nel 1999, non più come crisi monetaria ma finanziaria in Giappone.

Attualmente la crisi è ritornata nel continente americano in forma di recessione, soprattutto negli Stati Uniti, e questa crisi sta generando una crescente disoccupazione negli Stati Uniti stessi, la stessa che troviamo in Messico dove, in questi sei mesi di governo di Vicente Fox registriamo una disoccupazione, provocata da 7 industrie, di 200 mila lavoratori. Nello stesso momento cominciano a comparire gli indicatori di recessione anche in Europa occidentale.

Per la prima volta dopo quasi trent'anni, dal 1974, saremmo di fronte ad una recessione generalizzata nei tre punti importanti dell'economia mondiale: Asia, America del nord ed Europa Occidentale. Cioè, stiamo entrando in una fase di profonda crisi dell'economia mondiale da sovrapproduzione, sovra-accumulazione.

Ci troviamo in questa situazione ed è qui che si inserisce il progetto degli Stati Uniti di creare un'Area di libero Commercio in tutta l'America Latina, ed è in questo contesto che dobbiamo analizzare la proposta di Vicente Fox di realizzare il Piano Puebla Panama (PPP).

Questa è la prima riflessione: ci troviamo in una situazione di crisi profonda che mostra i limiti dell'attuale processo di globalizzazione, il caos generale in cui è avvenuta l'espansione mondiale del capitale e che mostra, inoltre, l'inizio di un processo in cui le perdite, le grandi perdite della crisi, ancora una volta, saranno trasferite sulle spalle dei lavoratori, della società in generale e inoltre, saccheggiando più che si può, il fondo delle riserve naturali mondiali.

L'accordo di libero commercio che ci propongono, consiste nell'estendere il TLC (Trattato di Libero Commercio), con clausole molto più aggressive - come le clausole proposte nell'Accordo Multilaterale di Investimenti - a tutta l'America Latina.

Non dobbiamo assolutamente credere che con l'Area di Libero Commercio in America Latina, semplicemente, quello che hanno già fatto a noi si estenderebbe a tutta l'America Latina. Assolutamente no. Nel momento in cui entrasse in vigore l'accordo di libero commercio, tutte le misure che non si sono potute adottare riguardo alla sovranità nazionale, sarebbero introdotte.

Cioè, l'Accordo di Libero Commercio delle Americhe è un programma ancora più aggressivo di espropriazione delle ricchezze messicane e delle ricchezze dell'America Latina a favore degli Stati Uniti.

Per gli Stati Uniti, l'obiettivo principale dell'Accordo di Libero Commercio delle Americhe è il Brasile, perché è una delle economie più estese del mondo che si trova all'interno dei paesi del sud, perché il Brasile possiede enormi ricchezze minerarie, ma soprattutto perché il Brasile è la principale regione del mondo in quanto a riserve di biodiversità.

E la biodiversità è la materia prima delle nuove tecnologie che dovranno egemonizzare il nuovo modello tecnologico del 21° secolo. La biodiversità è la materia prima dell'ingegneria genetica e la Selva Amazzonica è la regione che possiede la maggior biodiversità del mondo.

Ovviamente, fanno parte del bottino anche l'acqua del Brasile e di tutte le sorgenti idriche del sud. Nelle sorgenti idriche del sud si concentra il 25% dell'acqua potabile del pianeta e con il profilarsi della crisi d'acqua, si calcola che per il 2025 non ci sarà più acqua potabile per un terzo dell'umanità. Neppure una goccia. E questi sono dati della Banca Mondiale, non sono informazioni rivelate da qualche ricercatore di sinistra dell'Università: sono dati forniti dalle istituzioni ufficiali.

Stiamo dicendo che non ci sarà acqua per 2 miliardi e 600 milioni di esseri umani. Una terza parte avrà a disposizione acqua inquinata e solamente un'altra terza parte dell'umanità potrà godere di acqua potabile, più o meno pulita.

Quindi, il problema dell'acqua sarà la principale questione geo-economica e geopolitica dei prossimi decenni. È alla luce di questo che si parla di privatizzazione di tutte le reti di acqua potabile del pianeta, non della privatizzazione solamente delle normali reti di acqua, stiamo parlando di tutte le sorgenti idrogeologiche e della gestione dell'acqua potabile dovunque.

Stati Uniti e Canada godono di una condizione privilegiata perché concentrano il 40% di acqua di tutto il mondo. L'Alaska, all'interno dei suoi ghiacci, racchiude il 20% di acqua potabile. Il Canada possiede molta acqua, abbondanti piogge e il 20% di acqua e Stati Uniti e Canada insieme, potrebbero arrivare ad agire realmente, nelle nuove circostanze, come la "OPEP dell'acqua", e se a queste percentuali si somma l'acqua dell'America del Sud, gli Stati Uniti controllerebbero il 65% dell'acqua mondiale. Infatti, in Brasile, nelle sorgenti dell'Amazzonia e in altre sorgenti importanti dell'America del Sud, si concentra il 25% dell'acqua.

Ma la ricchezza più importante del Brasile, lo ripeto, legata all'acqua, è la biodiversità.

Nell'incontro a Quebéc hanno appena annunciato che riguardo all'ALCA, si è optato per la via rapida o fast track nei negoziati dell'ALCA e si ricorderà - affinché abbia un senso quello che sicuramente avrete visto nei notiziari e nei giornali - che fu il presidente del Brasile che si oppose a questa via rapida. A Fernando Enrique Cardoso, rappresentante della borghesia brasiliana, sembrava che se si fosse arrivati ad un accordo di libero commercio in questi termini, il capitalismo brasiliano sarebbe rimasto polverizzato, distrutto.

L'anno zero è il 2005, l'anno in cui è programmata l'entrata in vigore dell'Accordo di Libero Commercio delle Americhe.

Questo è, diciamo, il contesto, il quadro generale in cui (non si può non comprenderlo) s'inserisce il Piano Puebla Panama.

Perché? Perché il Piano Puebla Panama è lo strumento con il quale gli Stati Uniti assumerebbero il controllo geopolitico di tutta la regione e non solo del Messico e dell'America del Nord, ma di tutta l'America Centrale e dei Caraibi, affilando la lama per la penetrazione in America del Sud.

Il Piano Puebla Panama è una parte essenziale di questo programma che consiste nell'invasione militare della Colombia e nell'espansione di questa aggressione militare ai paesi vicini, cioè il Venezuela, l'Ecuador e la Bolivia, perché tutti questi paesi del patto andino, in realtà formano il ferro di cavallo che racchiude la Selva Amazzonica, che è la principale regione in cui si trovano le materie prime strategiche, le principali riserve strategiche del Brasile.

Il Piano Puebla Panama è la punta della lancia perché raggiunto l'obiettivo fondamentale del piano, che è il corridoio biologico mesoamericano, e stabilito il controllo del corridoio biologico centroamericano, si saranno creati i precedenti per l'espropriazione delle ricchezze biologiche del Brasile.

Quindi, per capire quello che sta accadendo, spieghiamo un po' che cosa è il Piano Puebla Panama. Procediamo quindi con la seconda parte della relazione.

Il Piano Puebla Panama potrebbe sembrare un progetto molto nuovo, un'idea molto originale di Vicente Fox. In realtà, non lo è. Il Piano Puebla Panama è la continuazione diretta, precisa, dei piani di sviluppo proposti negli ultimi sei anni da Ernesto Zedillo, abbozzati già da Carlo Salinas de Gortari. Ne è veramente la continuazione diretta non solo per la riduzione dei programmi di finanziamento pubblico, non solo per la riduzione dei salari, non solo per la politica delle privatizzazioni... ne è la diretta continuazione, si potrebbe dire, cartograficamente: le mappe sulle quali si riassume la proposta di Ernesto Zedillo, sono le stesse con le quali si stanno gettando le idee base del Piano Puebla Panama.

Per comprendere il Piano Puebla Panama esiste un documento chiave. Esistono molti documenti preparatori, alcuni documenti redatti da Carlos Rojas prima di litigare con la squadra di Fox, documenti della squadra dura di Fox. Ma il più importante di tutti è un documento redatto da Santiago Levi. Il dr. Santiago Levi, la mente dei programmi neoliberisti di sviluppo anche nel sessennio di Zedillo. Questo documento di Santiago Levi (attualmente Direttore dell'IMSS) si intitola "Anche il sud esiste". Lo scrive insieme alla dr.ssa Cristina Kessel ed al dr. Enrique Dávila e si tratta di un programma generale in cui si valuta in quale maniera si potrebbe promuovere lo sviluppo del Messico, in particolare lo sviluppo delle regioni più povere del Messico, le regioni del sudest, modificando la struttura generale del paese in quattro regioni.

Santiago Levi fa un'analisi del paese e dice - seguendo il suo maestro di Geografia Economica, un economista liberale molto importante che si chiama Paul Kruffman - che il paese è costruito male. Riassumendo in qualche modo ciò che afferma, tutto il nostro paese presenta quattro equivoci geografici.

Nello spazio, nella costruzione dello spazio si possono rilevare quattro errori.

Primo: la distribuzione dell'agricoltura messicana è fatta male.

Secondo: la distribuzione dell'industria messicana è fatta male.

Terzo: la distribuzione della popolazione è fatta male.

Quarto: la distribuzione delle strade e dei mezzi di comunicazione stradali, ferroviari e navali, anche questa è fatta male.

Bisogna cambiare tutto. E guardate che Santiago Levi non si sta tanto sbagliando. Ma spieghiamo ogni cosa per cercare di capire di che cosa sta parlando.

L'agricoltura, perché è fatta male? Perché il grosso della produzione agricola messicana di grani di base, mais e frumento, è stata concentrata nel centro e nel nord del Messico e questo ha comportato che si è dovuto finanziare l'agricoltura soprattutto attraverso le tariffe elettriche. Per sviluppare l'agricoltura in Messico, non si sono sfruttati i vantaggi climatici che offre il sudest. Quello che bisogna fare è portare l'agricoltura verso sud. Così si correggerebbe l'errore: anche il sud esiste. Primo argomento.

Secondo argomento, anche l'industria messicana è concentrata a Città del Messico, tutti lo sanno, o vi sono concentrate le grandi decisioni. La PEMEX non ha potuto realizzare catene produttive intorno alla regione petrolifera, ma ha disperso l'industria petrolifera nazionale in maniera inefficace. Si dovrebbe riconcentrare l'industria, per esempio la petrolchimica, nel sudest del Messico, sostiene Santiago Levi, favorendo fondamentalmente lo sviluppo del ciclo del metano, un settore petrolchimico molto redditizio.

Terzo equivoco, terza critica di Levi: la popolazione è mal distribuita, è concentrata a Città del Messico, 22 milioni, tutti lo sanno. Ma a questa critica evidente ne aggiunge un'altra, che rientra nel concetto neoliberista di Salinas, di Zedillo e che ritroviamo negli argomenti di Fox: l'altro problema della distribuzione della popolazione è che la popolazione non solo è concentrata nelle grandi città, ma è molto dispersa nella campagna messicana. Ed è talmente dispersa che non è raggiunta da nessun tipo di servizio. A causa di questa dispersione, non è possibile realizzare un'economia di scala, non si possono fare ospedali, scuole, strade. Per risolvere questo problema, è necessario togliere la gente dalla campagna e concentrarla nelle 100 principali città del Messico. Quindi, stiamo parlando del vecchio Progetto di Zedillo, quello di rafforzare le 100 città.

Quarto argomento: tutto è concentrato, chiaro, ed anche le vie di comunicazione. La struttura delle comunicazioni e dei trasporti del Messico, affermano Levi ed i suoi colleghi, ha una distribuzione radiale. Città del Messico è come se fosse il centro del sole, dal quale partono tutte le strade e le ferrovie. Tutte partono da questo punto, impedendo il collegamento ed i trasporti alle regioni. Quindi, quello che bisogna fare è modificare questa struttura radiale delle strade e realizzare nuove strade che riequilibrino la struttura generale dello spazio messicano.

Pare perfino una proposta nazionalista! Che le regioni si equilibrino e che tutte possiedano collegamenti tra loro. Suona molto bene... ma è piena di buchi.

Con le mappe andiamo a vedere chiaramente quali sono le menzogne di ognuna di queste valutazioni.

Osservando l'immagine notturna dell'America del nord (vedere la mappa "America del Nord di notte"), possiamo vedere che nella regione Est è concentrato il grosso delle città, è una foto dal satellite e sono le città che si possono osservare di notte. Il grosso delle città si trova nell'Est degli Stati Uniti, soprattutto nel corridoio luminoso intorno alla regione dei Grandi Laghi. Chicago, New York, Washington, Pennsylvania e Detroit, Questo è il corridoio industriale più importante di tutto il pianeta. Si vede che l'Ovest è semivuoto nella zona dell'enorme città di Denver, ad eccezione delle città costiere del pacifico, San Francisco, Seattle, la zona di Los Angeles.

Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione mondiale, non è distribuita uniformemente. Nel mondo, in tutto il mondo ci sono 6 miliardi di abitanti e di questi 6 miliardi, 3 miliardi, cioè la metà della popolazione del pianeta, sono concentrati in Cina, India e paesi limitrofi, in questa piccola regione.

Oggi si parla molto di globalizzazione e si dicono molte cose. Il principale significato della globalizzazione è che il capitalismo è arrivato in Asia ed ha incorporato nel mercato mondiale questi 3 miliardi di abitanti e incorporandoli, li inserisce nel gioco della competizione internazionale.

La popolazione cinese è di 1 miliardo e 400 milioni di persone, con una popolazione economicamente attiva di 800 milioni di persone e fra i paesi industriali, offre i salari più bassi (in Germania per un'ora di lavoro si pagano 31 dollari, in Francia 25, negli Stati Uniti 17, in Corea del Sud 5 ed in Cina 25 centesimi di dollaro all'ora), competendo in questo modo sul mercato internazionale con prodotti a bassissimo costo. Questo è il frutto dell'autoritarismo del governo cinese che esercita un controllo brutale sulla classe operaia, negandole ogni diritto. Contro questo capitalismo così competitivo, nessuno può fare nulla: si pensi che se gli Stati Uniti abbassassero i salari a questi livelli, scoppierebbe una rivoluzione.

Questo è il problema principale che comporta la globalizzazione. Oggi il centro del mercato mondiale non è più ristretto al legame atlantico tra Stati Uniti ed Europa, si è spostato nell'orbita del Pacifico, nel rapporto commerciale tra Stati Uniti e Canada con il Giappone e gli altri paesi asiatici.

Torniamo alla mappa notturna degli Stati Uniti: nella regione Est, la più importante dal punto di vista economico, negli anni '70 ci fu una forte crisi, una ristrutturazione industriale, molte fabbriche furono chiuse e si parlò di decadenza. Ma la situazione si riprese ed oggi questa regione produce la metà delle automobili che circolano sul pianeta. Lo fa ora, dopo aver concluso il suo processo di rinnovamento tecnologico ed i licenziamenti in massa.

Anche la California, grazie alle nuove tecnologie, soprattutto l'elettronica, è diventata molto importante. Se fosse una nazione indipendente, sarebbe la quarta potenza economica mondiale.

Nell'Est degli Stati Uniti c'è l'industria pesante, la siderurgia, perché qui si trovano le riserve di ferro e le riserve petrolifere. È qui dove cadono le maggiori precipitazioni del territorio statunitense ed è qui che si trovano i terreni agricoli, i più fertili del pianeta.

Il mezzo principale di comunicazione negli Stati Uniti è il trasporto su strada. La rete ferroviaria presenta una struttura radiale che parte dalla città di Chicago. I suoi porti principali si affacciano sull'oceano Atlantico ed anche sui Grandi Laghi, come porti interni e questi ultimi sono collegati con tutto il resto della regione Est attraverso il più complesso sistema di vie su acqua del pianeta (vedere la mappa "Canali d'Acqua Interni, Costieri e su Fiumi").

L'Ovest degli Stati Uniti presenta caratteristiche idrogeologiche, catene montuose, deserti, scarsità di alcune risorse naturali ed insediamenti umani di tipo particolare (gruppi indigeni, centri militari) che gli impediscono di competere con l'Est.

In questo contesto, per la ricca regione Est degli Stati Uniti, fin dal XIX secolo è sempre stata una preoccupazione quella di trovare una strada veloce per raggiungere il Pacifico. Allora uno studio dimostrò che la costa del Pacifico più vicina a Chicago, New York ed alle più grandi città della zona, era il porto di Topolobampo, Sinaloa (con la frapposizione delle Montagne Rocciose). Arrivarono a studiare un treno diretto da Chicago al porto messicano. Di fatto, la linea Chihuahua-Pacifico è parte di questo progetto. Gli Stati Uniti guardavano allo stesso modo all'Istmo di Tehuantepec, quale sbocco verso Giappone e Cina.

Il Trattato de La Mesilla del 1853, s'inserisce nello stesso contesto, come un passaggio verso l'Ovest attraverso la parte più bassa delle Montagne Rocciose, a El Paso, Texas, da qui a Tucson e Los Angeles, tanto che ancora oggi il 70% del trasporto terreste dall'Est all'Ovest passa per La Mesilla (vedere mappa "Flusso commerciale est-ovest negli Stati Uniti"). Per questo nella regione c'è la più alta concentrazione di maquiladoras (fabbriche di assemblaggio) sul lato messicano (tra Ciudad Juárez e Tijuana).

In questa ottica strategica, nel XIX secolo gli Stati Uniti hanno sottratto al Messico gran parte del suo territorio, hanno comperato l'Alaska ed altre isole del Pacifico.

Nel 1903 l'Istmo di Tehuantepec cessa di essere prioritario e gli Stati Uniti aprono il Canale di Panama ed esercitano il controllo della regione centroamericana e dei Caraibi.

Allora ed oggi, la zona tra l'Istmo di Tehuantepec e tutto il Centroamerica è vitale per gli Stati Uniti, ancora di più ora che il Canale di Panama risulta poco efficiente, perché per attraversarlo occorrono fino ad 8 giorni, a seconda del traffico,e le nuove gigantesche navi non ci passano. Da allora si parla della necessità di nuovi canali d'acqua e di altri corridoi di terra sicuri in Nicaragua, Honduras, Costa Rica, ecc. Questi progetti fanno tutti parte del Piano Puebla Panama.

Il Piano Puebla Panama originariamente fa parte del piano di sviluppo presentato da Ernesto Zedillo per organizzare lo sviluppo dell'industria e delle città nei corridoi, cioè organizzare il territorio nazionale in funzione delle necessità dell'Est nordamericano.

Come? Con un corridoio che saccheggi mercanzie tra Nogales e Guaymas, un altro tra Nuevo Laredo e Manzanillo, un altro tra Veracruz ed Acapulco ed un altro nell'Istmo di Tehuantepec.

Ma ci sono altri progetti: un corridoio Matamoros-Villahermosa-Cancun ed un altro da Tapachula a Manzanillo (vedere la mappa "Messico: corridoi prioritari per l'integrazione urbana regionale").

Tutti questi corridoi sono localizzati in zone con un grande numero di villaggi rurali, che garantiscono mano d'opera a basso costo (vedere la mappa "Densità di popolazione rurale e corridoi di integrazione urbana regionale").

Oggi l'attività economica del Messico si sviluppa nella zona centrale, tra costa e costa (vedere la mappa "Messico: assimilazione economica del territorio"), con alcuni poli specifici come Monterrey o il corridoio petrolifero del Golfo.

È stato definito così dalla nostra storia. Ora si propone di disfare la storia e subordinarci alla necessità di integrazione degli Stati Uniti nell'orbita del Pacifico. Questa è la ragione per cui si sta sostituendo il nostro impianto industriale con le maquiladoras che, tra le altre cose, rappresentano la punta della lancia contro i diritti dei lavoratori messicani.

Infine, la proposta del Piano Puebla Panama per gran parte è identica al progetto di Zedillo quando si afferma: trasferiremo a sudest la produzione agricola, non del mais o del frumento, perché questo si può continuare a comperarlo dagli Stati Uniti, ma di prodotti industrializzabili, come la palma africana, l'eucalipto, il pino, alberi della gomma e la produzione di prodotti di serra, cioè, prodotti da esportazione.

Questo significa smantellare la sovranità alimentare del paese e renderci dipendenti dagli Stati Uniti.

Si progetta un asse stradale da Cancun a Matamoros, per trasferire la ricchezza dal sudest messicano direttamente all'Est nordamericano. Altri assi stradali sono: l'Istmo di Tehuantepec, Coatzacoalcos-Salina Cruz, altro asse parallelo tra Tabasco e Chiapas ed un altro, costiero, da Tapachula a Lázaro Cárdenas, in Michoacán.

Con il tratto Puebla-Cuernavaca si culminerà nella strada "interoceanica" (Veracruz-Guerrero) attualmente in sospeso a causa dell'opposizione dei contadini dell'est dello stato di Morelos che non vogliono vendere le proprie terre.

Questa opposizione è simile a quella di altri gruppi di contadini che rifiutano di vendere in nome del cosiddetto Piano del Millennio, che è una tratta che scavalcherebbe la città di Puebla, il che equivale ad espropriare 1.200 ettari di terre ai contadini, su cui si installerebbero maquiladoras, centri residenziali, campi da golf: le possibili vittime di questo si stanno opponendo in armi.

Tanto a Puebla quanto a Tlaxcala, l'industria delle maquiladoras sta crescendo fortemente. Assumono personale di 10 anni di età. Ad Atlixco si trovano le carceri in cui vengono rinchiusi quelli che rifiutano di lavorare oltre la propria giornata. Esistono imprese che praticano la punizione fisica ai lavoratori.

Le maquiladoras cercano di estendersi alla zona indigena del nord di Puebla.

Nello stato di Guerrero, il presidente Fox ha appena inaugurato il Piano Marcia Verso il Sud, che ha permesso l'apertura di 20 maquiladoras. La paga è compresa tra 40 e 80 centesimi di dollaro l'ora.

Per quanto riguarda il Centroamerica (vedere la mappa "Corridoi centroamericani"), è un'area con un'importante biodiversità ed una grande quantità di zone protette. Qui si concentra il 12% di tutta la biodiversità del pianeta. Quindi, si tratta di privatizzare aree naturali protette, di sviluppare in questo corridoi biologico piantagioni forestali di eucalipto, palma africana, alberi della gomma: tutte piantagioni altamente distruttive. Qui si sta facendo biopirateria, cioè saccheggio delle specie per portarle nei giardini botanici e nelle università del nord, saccheggiando nello stesso tempo le conoscenze indigene sull'utilizzo di questa biodiversità. Ma soprattutto, i brevetti: lo stesso pozol, il tepezcohuite, il fagiolo canarino o qualche tipo di mais messicano.

Ci troviamo di fronte alla privatizzazione di aree naturali, allo sviluppo di piantagioni, di centri di bioprospezione (che è biopirateria pura) ed alla privatizzazione delle sorgenti idriche delle selve tropicali.

La maggior parte delle multinazionali che si dedicano alla biopirateria, si trovano in America Latina. Qui ci sono le zone selvagge di Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Belize, El Peten, Guatemala, la selva del Chiapas. Questo è il corridoi biologico centroamericano. Qui si vogliono realizzare corridoi di collegamento tra le aree naturali affinché possano transitare le specie viventi.

Nel caso del Messico, per esempio, in Tabasco e Chiapas sono concentrate il 60% delle acque del Messico ed il primo è lo stato con le più abbondanti precipitazioni pluviali. Questa è una ricchezza strategica.

In questa regione, CFE ha progettato la costruzione di nuovi impianti idroelettrici - qui si concentra il 55% dell'energia idroelettrica che si produce - fino ad arrivare ad un totale del 72%. Tre anni fa, l'iniziativa privata ha reclamato per sé la costruzione e la gestione di alcuni di questi impianti, tra i quali, il progetto più importante è l'impianto di Boca del Cerro, che sarebbe non solo il più importante del paese, ma uno dei più grandi del mondo (con una potenza compresa tra 3.000 e 10.000 MW). L'idea sarebbe quella di costruire un acquedotto che andrebbe dalla diga verso la penisola dello Yucatán per riconvertire questa zona ad agricoltura di serra (lo Yucatán non ha sufficiente acqua) e sviluppare un corridoio di maquiladoras.

Il Golfo è la regione che domina geopoliticamente l'industria petrolifera con Altamira, Tamaulipas, Tabasco e Campeche. Il corridoio del Golfo è il progetto principale che continua ad essere conservato dall'epoca di Zedillo ad oggi. I principali progetti di impianti privati si trovano intorno alla zona di Altamira; inoltre, in questo corridoi si trovano quasi tutti i progetti idroagricoli. Quindi, è un corridoio fondamentale nel contesto del Piano Puebla Panama.

Ma, che cosa offre il Piano Puebla Panama al settore elettrico ed ai suoi lavoratori?

  1. La disgregazione della classe operaia con la diffusione dell'industria delle maquiladoras, sia assorbendo i disoccupati, come l'idea del presidente municipale di Tehuacán di occupare nelle maquiladoras tutti i bambini di strada, come pure tutti gli espulsi dalla campagna a causa del Piano Puebla Panama.

  2. Con la generalizzazione delle maquiladoras, ci si aspetta un attacco violento alla Legge Federale sul Lavoro. Se pensiamo che la Legge su Diritti Indigeni è stata disattesa nonostante la mobilitazione che era riuscita a realizzare, che cosa non accadrà con la Legge Federale sul Lavoro se la classe operaia sarà disgregata?

  3. Ovviamente, la privatizzazione del settore elettrico come parte del piano mondiale di privatizzazioni che comprende anche il gas. Si è già avanzato in questo senso a partire dalla nuova infrastruttura elettrica realizzata dal capitale privato. Ebbene, privatizzazione più recessione, danno come risultato maggiore disoccupazione. Questo rappresenta una dura sfida per i sindacati.

Se tutto questo avviene, non si può fare nulla?

Potremmo dire che esiste una risposta globale, in crescita, di mobilitazione contro la globalizzazione. Il centro di questa mobilitazione oggi è negli Stati Uniti, con una società civile che cresce e si organizza ed una classe operaia che dopo 50 anni si sveglia e comincia a combattere; con l'inclusione degli studenti che, a differenza dei giovani degli anni '60, mostra una coscienza di classe. Sono gli studenti destinati alle maquiladoras di tutto il mondo ("le officine del sudore") che assistono e denunciano lo sfruttamento. A queste mobilitazioni si aggiungono le mobilitazioni dei consumatori e degli ecologisti nordamericani in tal numero che fra tre mesi si spera che a Washington superino la mobilitazione di Genova. Cioè, negli Stati Uniti la gente sta reagendo contro il TLC (Trattato di libero Commercio), contro la zona di libero commercio delle Americhe, contro la globalizzazione, contro il degrado ambientale e contro la povertà.

Un altro fatto: il TLC ha favorito l'unificazione delle lotte delle due Californie, quella nordamericana e quella messicana. Due mesi fa si è svolto un incontro tra varie organizzazioni ed ONG di Tijuana, che raggruppano immigrati e braccianti di origine messicana che lavorano nei campi di San Quintín, con le organizzazioni sociali di California, San Diego, Los Angeles, San Francisco, per redigere un'agenda comune di lotte contro la privatizzazione dell'acqua, il degrado ambientale, contro la distruzione biologica, contro le officine del sudore. Si tratta della costruzione di un'agenda di lotta bi-nazionale alla frontiera nord.

Alla frontiera sud, nel giugno scorso si è svolta una riunione di oltre 100 organizzazioni centroamericane e messicane, di Chiapas, Guerrero, Oaxaca, Puebla, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, allo scopo di creare un corridoio di resistenza. A novembre si terrà la prossima riunione per proseguire secondo l'agenda di lotta regionale-internazionale contro il Piano Puebla Panama.

In altre zone del paese, si stanno verificando esperienze simili.

Si tratta di creare una rete nazionale di corridoi di resistenza in cui la classe operaia occuperà un posto.

I lavoratori hanno la parola.

[fonte: Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale - www.fzln.org.mx]


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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