da La Jornada di giovedì 24 gennaio 2002

Più di 2 mila persone contro l'aeroporto in Texcoco

Se è necessario si spargerà sangue

"Fox, capisci, Atenco non si vende!" è stato il grido unanime

MATILDE PEREZ E., JAVIER SALINAS CESAREO, RENE RAMON E ISRAEL DAVILA

Toluca, Mex., 23 gennaio - Attorno all'immagine di Emiliano Zapata, la carovana di 2 mila 500 contadini appartenenti ai 13 nuclei agrari espropriati in Texcoco per costruire il nuovo aeroporto, accompagnati da studenti, sono arrivati a Toluca per "dimostrare" al governatore dello stato del Messico, Arturo Montiel Rojas, che non sono una minoranza. Alle porte del palazzo di governo e del Parlamento locale hanno richiesto la cancellazione del progetto, che hanno definito "insultante".

Li hanno ricevuti più della metà degli 11 mila effettivi della polizia statale che si sono appostati all'inizio del Paseo Tollocan, l'entrata principale a Toluca e altri erano dietro al palazzo di governo. Al loro arrivo, è stato reso noto l'avvertimento della Procura di Giustizia dello stato di esercitare azioni penali contro i leader del movimento.

Ma centinaia di studenti, commercianti, operai e cittadini di diverse organizzazioni hanno deciso di dare il benvenuto ai manifestanti e li aspettavano da varie ore ai piedi dell'enorme statua di Zapata.

Lì, hanno ribadito la loro fraternità e la loro determinazione a non permettere che la terra del ex lago di Texcoco smetta d'essere il sostegno per la vita di migliaia di famiglie e si trasformi in una mercanzia per pochi.

Il dispiegamento di polizia e le minacce non hanno intimorito gli ejidatari mexiquensi. "È un atto di provocazione: sono atteggiamenti del governo dello stato per destabilizzare il movimento. Ci vogliono terrorizzare, però l'unica cosa che ottengono è che aumenti la nostra rabbia", ha detto Ignacio del Valle Medina.

E il tono non è diminuito. Collerici, gli ejidatari hanno avvertito che faranno di tutto per difendere le loro terre, e spargeranno pure il loro sangue; però prima "andiamo a buttar giù Montiel", il governatore dello stato.

Dalla loro uscita da San Salvador Atenco - dove sono già tre i mesi di resistenza -, hanno manifestato il loro ripudio di coloro che definiscono come "genocida".

Gli aggettivi sono saliti di tono, nonostante che le porte del palazzo di governo rimanessero chiuse, ed hanno ricordato che non faranno tacere il loro grido di protesta. "Forse, signor governatore, farà tacere le nostre voci con i fucili?", domandavano.

Sui loro cavalli e con i loro machete, gli ejidatari hanno chiesto rispetto per i loro diritti, per le loro terre, per i loro usi e costumi, per la loro decisione di vivere della coltivazione di mais, fagioli, orzo e alfalfa. Dopo hanno consegnato una copia del loro manifesto al segretario generale del governo mexiquense, Manuel Cadena Morales, così come al Parlamento locale; ai componenti di quest'ultimo hanno richiesto la destituzione del sindaco Margarito Yáñez Ramos e il passaggio dei poteri in San Salvador Atenco.

"Capisci Fox, capisci Montiel! la nostra decisione è ferma, non vogliamo più denaro, vogliamo le nostre terre. Non ridurremo la nostra dignità in pesos e quantità, provocando divisioni nel popolo", puntualizzano nel loro documento.

"Non dicano che siamo pochi, non permetteremo per nessuno motivo l'inizio dei lavori per la costruzione dell'aeroporto. Non abbasseremo la guardia in difesa del nostro patrimonio".

La commissione di tre ejidatari che è stata ricevuta in privato da Manuel Cadena Morales, segretario di governo, ha chiarito che "il popolo ha già deciso: ha detto di no a questo affare o miniera d'oro dei mercanti, degli impresari e dei saccheggiatori messicani e stranieri. I principali beneficiari sono quei corrotti del gruppo Atlacomulco", denunciano.

Ai parlamentari e alla autorità statale, i contadini hanno assicurato che la loro lotta per la terra non è isolata, che hanno già aderito indigeni e contadini di Oaxaca, Chiapas, Guerrero, Veracruz e Puebla, danneggiati dai grandi progetti.

Prima dell'alba, gli ejidatari si sono riuniti nella piazza principale di San Salvador Atenco, da dove sono partiti formando una lunga fila di autobus, camionette e auto. Hanno attraversato Città del Messico, passando per la residenza ufficiale di Los Pinos dove c'erano i cordoni di granaderos disposti dal governo a protezione. "Fox, capisci, Atenco non si vende", hanno gridato all'unisono.

Si hanno fermati nel Paseo Tollocan per salutare ed unirsi agli studenti della scuola normale rurale Lázaro Cárdenas, di Tenería. Hanno proseguito sui veicoli fino al viale José María Morelos, dove hanno deciso di camminare a piedi fino al centro storico di Toluca.

La carovana - la più numerosa da quando è iniziata la loro protesta per le strade di Città del Messico e nei municipi vicini ad Atenco - è stata diretta dalla cavalleria degli ejidi di quel municipio ed hanno tirato fuori i machete dalle loro guaine per far ascoltare l'impatto dell'acciaio contro l'asfalto.

Sono stati nove le ore necessarie, fra preparativi e percorso, per arrivare allo Zócalo della capitale mexiquense, dove alcuni hanno invitato gli altri ad "alzarsi in armi contro i riccastri che vogliono toglierci le nostre terre". Altri hanno invitato a non permettere le passi l'inganno con un indennizzo che non arriverà mai.

"Nel 1982, il governo federale ha espropriato le nostre terre perché si costruisse l'aeroporto di Toluca, sono passati più di 20 anni e nonostante che abbiamo preparato tutte le istanze possibili perché ci pagassero e adempissero con le promesse di case, le uniche risposte che abbiamo ricevuto sono state evasive".

Alla protesta si sono uniti i rappresentanti dei 1.100 lavoratori in sciopero della Euzkadi, che hanno invitato i contadini a stare in testa alla marcia che ci sarà il prossimo 5 febbraio fino allo Zócalo di Città del Messico.

Non ci sono ordini di cattura contro leader di Atenco

Il segretario generale di governo della zona, Manuel Cadena Morales, ha affermato che per il momento non c'è nessun ordine di cattura contro ejidatari di Atenco.

In una conferenza di stampa, dopo il breve incontro con la commissione degli ejidatari, Cadena Morales ha detto: "Ci sono procedimenti aperti precedenti: la Procura sta facendo l'inchiesta e abbiamo segnalato che la manifestazione è legittima; senza dubbio, il governo dello stato starà attento a che non si trasgredisca la legge. Fino ad ora non ci sono ordini di cattura, prima deve continuare il dialogo fino a che è possibile".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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