MUNICIPIO AUTONOMO RIBELLE RICARDO FLORES MAGÓN

23 febbraio 2002 - Chiapas - Messico

Alla Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani

Al popolo del Messico

Ai popoli del Mondo

Alla Stampa Nazionale ed Internazionale

Alla Società Civile Nazionale ed Internazionale

Ai governi federale e statale

Fratelli e sorelle:

Vogliamo denunciare il nuovo tentativo del malgoverno messicano di scacciare le nostre comunità indigene dalla Riserva Integrale della Biosfera dei Montes Azules (REBIMA) e dalla cosiddetta Zona Lacandona, vogliamo denunciare l'inganno che il governo sta tessendo per continuare la sua guerra contro le comunità in resistenza, ora con il pretesto delle zone protette e vogliamo ribadire ai malgoverni federale e statale che le comunità indigene di Ricardo Flores Magón non permetteranno né lo sgombero né la ricollocazione delle comunità, ma difenderemo i territori del nostro popolo indigeno.

LA NEGAZIONE E L'OBLIO

Diciamo di nuovo Basta! al malgoverno che sta studiando piani di sgombero e ricollocazione delle comunità indigene ribelli. Basta! perché nessuno ci ha chiesto nulla quando nel 1972 il Presidente della Repubblica ha consegnato le nostre terre ad un pugno di famiglie del Caribe, creando un latifondo di 614.321 ettari battezzato Zona o Comunità Lacandona; nessuno ci ha chiesto niente quando nel 1978 sono stati consegnati al REBIMA 331.200 ettari per volontà presidenziale che non prese in considerazione chi viveva su quelle terre e rivendicava da anni il diritto agrario ereditato da Zapata, né prese in considerazione il diritto collettivo dei popoli indios sui propri territori. Il governo saccheggia queste terre da molti anni ed ha permesso l'accesso ad industrie del legname e alla Pemex ed oggi dice di occuparsi dell'ecologia.

I malgoverni non hanno mai pensato a chi appartengono queste terre per diritto storico, per diritto collettivo, cioè a noi, indigeni tzeltales, choles, tojolabales e tzotziles dello stato del Chiapas, i primi fra i primi. Ai malgoverni non importano neppure gli sforzi, le risorse, le speranze e i sogni delle comunità indigene gettate nell'oblio con la definizione della Zona Lancandona e la Riserva dei Montes Azules, che abbiamo lavorato e rivendicato queste terre per anni e a loro non importa che i nostri popoli le occupassero fin dal tempo passato e che noi abbiamo bisogno della terra per dar da mangiare alle nostre famiglie, per vivere da indigeni e campesinos: al governo non importa nulla di tutto ciò.

I malgoverni non ci hanno mai considerato ed oggi ci considerano illegali, invasori di terre, ostacoli da rimuovere. Il governo non ci ha mai considerato quando ne avevamo il diritto, quando legalmente rivendicavamo la terra: abbiamo trascorso vari sessenni rivendicando legalmente queste terre e nessuno ci ha presi in considerazione, nessuno ha firmato le nostre istanze, né ha ricordato il diritto del contadino alla terra, né il diritto dei popoli indigeni al loro territorio. Poi un Presidente, in un paio di giorni, firma una risoluzione inventata dal nulla e dagli anni '80 hanno cacciato decine di comunità a minacciato centinaia di comunità indigene che popolavano queste terre fin dagli anni '50 e '60.

Poi, ancora una volta nessuno ci ha consultati né presi in considerazione quando si trattò di tradire la Rivoluzione del 1910 riformando l'Articolo 27 della Costituzione, tradendo con questo la lotta zapatista dei primi fra i primi, ancora una volta siamo stati dimenticati ed esclusi, nessuno ci ha chiesto se volevamo questa riforma a cui siamo stati sempre contrari. Con questo nuovo tradimento c'è stata la cancellazione e la negazione illegale del nostro diritto di contadini alla terra, dei nostri sogni ed delle speranze agrarie. Per questo oggi non riconosciamo nessuno di questi decreti e riforme.

Noi continuiamo a vivere qui grazie all'organizzazione delle comunità che si oppongono ai decreti che ha dato vita all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), al coraggio che abbiamo avuto a sollevarci in armi nel 1994, grazie alla resistenza ed alla lotta giusta oggi noi continuano ad esserci, a resistere e per questo, perché è nostro diritto costituzionale (vecchio art. 27) storico e collettivo, non baratteremo i nostri territori, né permetteremo lo sgombero dalle nostre terre e i nostri territori che oggi lavoriamo e sui quali viviamo e facciamo nascere la nostra cultura.

Oggi il malgoverno ripete la storia di negazioni e oblio con una guerra silenziosa e di sterminio contro gli indigeni di queste terre. Di nuovo, nell'anno 2001, ha promosso riforme costituzionali tradendo gli accordi internazionali su diritto e cultura dei popoli tribali e indigeni, come il Trattato 169 della OIT, tradendo gli Accordi di San Andrés siglati nel 1996 con l'EZLN ed appoggiati da tutti i popoli indigeni del paese e da vasti settori della società messicana, come dimostrato negli incontri del Congresso Nazionale Indigeno (CNI), con la Consulta Nazionale del 1999 e con la Marcia del Colore della Terra nel 2001. Di nuovo, oggi, ci considerano illegali, invasori, delinquenti e di nuovo ci minacciano con la violenza, la persecuzione, lo sgombero, il carcere e la morte dolosa. Oggi continuano a tenere in considerazione solo le loro leggi ed i loro fini, ma non considerano il nostro diritto.

Oggi lo diciamo chiaro, le comunità che si trovano all'interno delle cosiddette Zone Lacandona e REBIMA, si trovavano su queste terre o avevano reclamato i loro diritti su di esse prima di questi decreti e di queste riforme. Le comunità che negli ultimi anni hanno preso possesso delle loro legittime terre e territori ed hanno costruito centri abitati, sono state costrette a farlo a causa della crescente militarizzazione delle loro comunità di origine, per la persecuzione militare, paramilitare, giudiziaria e la minaccia di togliere loro le terre. In altre parole, sono rifugiati di guerra. È proprio il governo a far sì che ogni giorno sempre più gente rivendici il suo diritto alla terra nella Zona Lacandona e nella Riserva.

UNA STORIA DI VIOLENZA E MENZOGNE

  1. Le terre della Selva Lacandona sono state abitate storicamente da diversi popoli indigeni, come dimostrano le rovine dei nostri antenati. Nel 1524, durante la Conquista e la colonizzazione spagnola, in queste terre abitava un popolo chiamato Lacandoni. I veri Lacandoni.

  2. Il vero popolo lacandone, un popolo degno, ribelle e guerriero, ha resistito e combattuto contro i conquistatori per più di 150 anni fino alla morte dell'ultimo vero lacandone nel 1695.

  3. Dalla morte dei veri lacandoni, i governi coloniali e poi nazionali, permettono lo sfruttamento della selva da parte di coltivatori e latifondisti privati che prelevano legname e sfruttano gli indigeni tzeltales e choles facendoli lavorare in condizioni di schiavitù: migliaia di loro muoiono nella selva a causa delle miserabili condizioni di vita, dell'eccesso di lavoro e dei maltrattamenti.

  4. Nel 170 un gruppo di indigeni "caribes" provenienti da Campeche e Mérida, arrivano nella Selva Lacandona. Questo gruppo di indigeni non ha problemi con i conquistatori perché sono considerati docili e pacifici ed obbedienti alle regole dei conquistatori.

  5. Poi arriva la Rivoluzione Messicana che consegna ai contadini il diritto costituzionale della suddivisione agraria. Negli anni '50, a causa della pressione dei contadini che rivendicano i loro diritti agrari sulle coltivazioni dei possidenti terrieri nella zona de Los Altos, del nord e del centro dello stato, il governo ingloba i terreni della selva nella ripartizione agraria per impedire che i possidenti terrieri vengano colpiti dalla suddivisione.

  6. A partire da quegli anni fino agli anni '70, avviene un processo di colonizzazione indigena della selva. Il ripopolamento avviene senza alcuna pianificazione e sostegno dei governi, gli indigeni vengono spediti lì senza nulla, alla propria sorte, a scontrarsi con una selva che pare inghiottirli. Gli indigeni provengono dalle zone del nord, di Los Altos e del centro dove erano stati "peones acasillados" (paragonabile alla condizione dei servi della gleba. N.d.T.) nelle aziende agricole di caffè e di allevamento per miseria economica, mancanza di terre produttive e per la violenza dei padroni e delle guardias blancas.

  7. Dal loro arrivo nella selva, centinaia di comunità indigene che si costituiscono nella Selva Lacandona, presentano le loro rivendicazioni agrarie. Le comunità aspettano e lavorano anni le terre senza ricevere risposte dal governo.

  8. Nel 1963 il governo rilascia nuove concessioni per estrarre legname, principalmente alle società Aserraderos Bonampak, Maderera Maya e COFOLSA. Iniziano anche i lavori di esplorazione e scavo della Pemex in tutta la zona della selva e si aprono i primi pozzi petroliferi a Ocotal, Villa la Rosa e Nazareth.

  9. Le 66 famiglie "caribes" si raggruppano in tre villaggi (Metzabok, Nahá e Lacanjá Chansayab) e il 3 aprile 1971 presentano la loro richiesta agraria per ricevere 10 mila ettari di terra.

  10. Otto mesi dopo la presentazione della loro richiesta, il governo di Luis Echeberria concede loro 614.321 ettari di terra che chiama Comunità Lacandona. Il processo per la denominazione di comunità Lacandona è pieno di irregolarità.

  11. Le comunità indigene interessate dal decreto, si organizzano per difendere i propri territori. Nascono varie organizzazioni indigene indipendenti come la Quiptic ta Lecubtesel.

  12. Nel 1975 comincia la repressione dei governi federali e statali per cacciare le comunità indigene e colpire le organizzazioni indipendenti che difendono le proprie terre all'interno della Zona Lacandona. Migliaia di famiglie ed almeno 21 comunità, sono perseguitate, hanno le case bruciate e costrette a trasferirsi nei villaggi di Nueva Palestina e Frontera Corozal. Le comunità della Quiptic resistono allo sgombero.

  13. Nel 1977 centinaia di famiglie decidono di ritornare alle loro antiche terre. La repressione dei governi contro le comunità indigene che resistono, aumenta e così che si formano le guardias blancas e l'esercito messicano interviene in diverse occasioni.

  14. Invece di risolvere il problema e dare una giusta risposta alle comunità, il governo continua a colpirle estendendo di 331.200 ettari la zona con il decreto della REBIMA. Il 30% degli ettari di terra della REBIMA si trova fuori della Zona Lacandona e colpiscono altre comunità indigene con diritto ejidale e rivendicazioni agrarie, non coinvolte prima, inoltre si definisce un'area di attenuazione che tocca i 900.00 ettari e che colpisce centinaia di comunità indigene della regione, restringendo i loro diritti agrari e cancellando le loro rivendicazioni ancora pendenti. La resistenza delle comunità si fa più forte, compaiono altre organizzazioni indipendenti, nasce la Unione delle Unioni ma la repressione dei malgoverni diventa più dura. Nello stesso anno parte il decreto presidenziale che considera il Rio Tulijà zona a protezione forestale, colpendo principalmente l'Ejido San Jeronimo Tulijá.

  15. Di fronte all'oblio, alla repressione, alla violenza ed alla povertà estrema, nasce l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale nel cuore della Selva Lacandona.

  16. Nel 1985 il governo si accorge che le comunità "caribes" di Metzabok e Nahá sono fuori dalla Zona Lacandona e assegna loro altri 7.627 ettari oltre a quelli del decreto del 1972. Diverse comunità vengono cacciate con violenza dalla Zona Lacandona.

  17. Tra il 1986 e il 1989, grazie alla loro lotta e resistenza, più di 26 comunità vedono la regolarizzazione dei loro terreni dentro la Zona Lacandona e la REBIMA, ma i loro diritti agrari sono limitati dalle leggi a protezione dell'ambiente in vigore nella zona di attenuazione e nelle zona delle riserve. Anche il governo cede per coprire il crescente conflitto nella zona e minimizzare gli sgomberi nella Zona Lacandona più vicina al Rio Usumacinta. Inoltre, si prepara il terreno a livello nazionale per la modifica dell'articolo 27 della Costituzione. Il governo firma il Trattato 169 della OIT sui diritti collettivi dei popoli indigeni e tribali.

  18. Nel 1991 il governo stabilisce per decreto, altre zone a riserva: la Riserva Integrale della Biosfera di Lacan'tún, il Rifugio della Flora e la Fauna di Chan'kin ed i parchi naturali di Yaxchilán e Bonampack, che comprende il territorio dei "caribes".

  19. Nel 1992 il governo federale, di fronte al malcontento di centinaia di organizzazioni contadine nel paese, realizza le riforme costituzionali che cancellano la distribuzione agraria e permettono la privatizzazione colpendo le terre ejidali. Le comunità che al momento non avevano ricevuto risposta alle loro richieste di terra ne vengono colpite, centinaia nello stato del Chiapas e migliaia in tutto il paese.

  20. Nel 1994 le comunità indigene basi di appoggio zapatiste e l'Esercito Zapatista di Liberazione nazionale, si sollevano in armi contro il malgoverno. Tra le loro principali rivendicazioni ci sono i diritti politici, economici, sociali, territoriali e culturali dei popoli indigeni. L'EZLN assume il controllo totale del territorio zapatista della selva per più di un anno, riprendendo i terreni dei finqueros e dei proprietari terrieri e riconoscendo il diritto delle comunità alle terre che erano state loro negate con i decreti della Zona Lacandona e della REBIMA. All'interno di questi territori si applica la Legge Agraria Rivoluzionaria che assegna le terre in modo collettivo e non permette il taglio irrazionale della Selva Alta e la vendita delle ricchezze naturali del popolo indigeno. Su queste terre si applicano anche gli accordi delle comunità indigene e le leggi autonome dei governi indigeni.

  21. Nel febbraio del 1995, il governo federale tradisce l'EZLN e attacca le comunità indigene ribelli con la forza dell'esercito federale. L'Esercito federale militarizza la zona e installa più di 200 quartieri militari nelle comunità per iniziare la guerra di controinsurrezione, di bassa intensità e comincia a formare i gruppi paramilitari. All'interno della Zona Lacandona e REBIMA, attualmente si trovano più di 50 postazioni dell'esercito federale e circa 30 mila effettivi dell'esercito.

  22. Con l'arrivo dell'esercito federale, migliaia di famiglie delle comunità indigene sono obbligate a rifugiarsi sulle montagne e in territori disabitati. Quando ritornano alle proprie comunità, trovano le loro case, beni, attrezzi da lavoro, raccolti, bestiame, cibo, distrutti. I rifugiati che ritornano sono perseguitati dall'esercito e dai gruppi paramilitari. A causa di questa situazione, molte famiglie ritornano ai luoghi di rifugio e, a poco a poco, si formano nuovi nuclei di popolazione sulle terre che erano state loro negate.

  23. Nel 1996, il governo federale firma gli Accordi di San Andrés con l'EZLN, relativamente a Diritti e Cultura Indigeni, in cui si riconosce il diritto all'autonomia regionale dei popoli indigeni e all'uso ed allo sfruttamento dei territori che occupano. Mesi dopo i governi federale e statale negano l'applicazione degli accordi ed intensificano la militarizzazione e la persecuzione contro le comunità indigene. Le comunità resistono.

  24. Tra il 1997 e 1998, si attivano i Municipi Autonomi Ribelli che riconoscono il diritto della comunità alle terre loro negate, si realizzano accordi per proteggere le risorse naturali e sfruttarle in modo razionale e in maniera collettiva.

  25. Alla metà del 1998, il governo federale e statale lancia un'intensa repressione militare, di polizia, giudiziaria e paramilitare contro i Municipi Autonomi e le comunità in resistenza. Nuovi gruppi di popolazione in resistenza sono obbligati a vivere nelle comunità indigene della selva a causa della persecuzione militare. Il governo e l'esercito federale aumentano il loro appoggio ai gruppi paramilitari per vessare i rifugiati e provocare incendi in tutta la regione per poi incolpare di questo le basi d'appoggio ed avere un nuovo pretesto per giustificare lo sgombero delle comunità coinvolte dai decreti della Zona Lacandona e REBIMA, anche in questo caso con l'obiettivo della controinsurrezione.

  26. In questo stesso anno, con il permesso dei "Caribes", il governo dichiara Rifugio di Flora e Fauna i terreni di Nahá y Metzabok ed iniziano le petizioni formali dei "caribes" e della SEMARNAT per scacciare le comunità indigene. Nello stesso tempo, si autorizza l'accesso del gruppo industriale Pulsar alla zona della riserva per realizzare progetti di bioprospezione e si affida la custodia e la pianificazione delle Riserve a fondazioni internazionali come Conservazione Internazionale, chiaramente legate agli interessi delle grandi multinazionali nell'affare delle risorse biologiche e genetiche.

  27. Nel 2000, con il pretesto degli incendi provocati dai paramilitari e dai soldati nel 1998, il governo aumenta la pressione per sgomberare 32 comunità definite "illegali ed invasori". Il governo rafforza l'accerchiamento militare della zona, i sorvoli radenti aumentano sulle comunità minacciate e gli operativi misti si intensificano in qualità, quantità ed armamenti. Le comunità resistono e, attraverso i Municipi Autonomi, denunciano la situazione a livello nazionale ed internazionale.

  28. Con le elezioni del 2000 ed il cambiamento del governo federale e statale, diminuisce la pressione sulle comunità minacciate. Il nuovo governo approva il Piano Puebla Panama (PPP) per portare nelle comunità e regioni del sud e sudest messicano e del Centroamerica, le politiche ed i piani di sviluppo neoliberisti. Nel PPP le zone delle riserve, i progetti di bioprospezione ed il ricollocamento delle comunità indigene, sono elementi di base. Le comunità indigene e contadine dimostrano il loro disaccordo col PPP. Le comunità ribelli e in resistenza lo rifiutano totalmente.

  29. Oggi, i nuovi artifici del governo per sgomberare la zona, per continuare la guerra di controinsurrezione e mettere in pratica le politiche neoliberiste del Piano Puebla Panama, sono pronti ed aumentano di nuovo la persecuzione e le minacce per cacciare le comunità dalla riserva e dalla Zona Lacandona, e per limitare i diritti agrari delle comunità che si trovano all'interno della zona di attenuazione.

COMUNITÀ INTERESSATE E MINACCIATE NEL TERRITORIO AUTONOMO DI RICARDO FLORES MAGÓN

Sgombero totale all'interno della REBIMA

  1. Laguna el Paraíso (Ocotal)
  2. Laguna Suspiro (Semental o Yanki)
  3. Nuevo San Pedro (Innominado o Suspiro)
  4. 6 de Octubre (Ojos Azules)
  5. Nuevo Guadalupe Tepeyac
  6. Nueva Cintalapa

Diritti Ejidali interessati (assegnazioni o ampliamenti) direttamente dalla REBIMA

  1. San Antonio Escobar
  2. Plan de Ayutla
  3. Chamizal
  4. La Culebra
  5. Cintalapa
  6. Limonar
  7. Santa Rita
  8. Taniperla
  9. El Jardín
  10. Villa las Rosas
  11. Zapotal

Diritti Ejidali interessati dalla Zona Lacandona

  1. Lacanjá Tseltal
  2. Santo Domingo
  3. Arroyo Granizo
  4. Plan de Guadalupe
  5. Niños Héroes

Comunità interessate direttamente dalla Zona di Attenuazione REBIMA

  1. Monte Líbano
  2. Santa Elena
  3. Censo
  4. Taniperla
  5. Manuel Velasco Suarez
  6. San Jerónimo
  7. Agua Azul
  8. Emiliano Zapata
  9. Perla de Acapulco
  10. El Zapotal
  11. San Caralampio
  12. San José
  13. Calvario
  14. Nuevo Monte Líbano
  15. Guadalupe San Luis
  16. Sibal
  17. San Francisco
  18. Infiernillo
  19. Zaragoza
  20. Lacandón

Comunità interessate dalla zona di protezione forestale del Río Tulijá

  1. San Jerónimo Tulijá
  2. Ranchería Paraíso Tulijá
  3. Ranchería San Isidro
  4. Ranchería San Felipe
  5. Ranchería San Pedro
  6. Ranchería San Marcos
  7. Río Jordán
  8. San Juan
  9. Jol Tulijá

Totale delle comunità interessate: 49

LA NUOVA OMBRA DELLO SGOMBERO E DELLA GUERRA

Oggi, gli interessi delle multinazionali premono sul governo per cominciare lo sgombero definitivo delle nostre comunità. Il governo federale, attraverso il titolare della Procura Federale per la Protezione dell'Ambiente (PROFEPA), dice: "Se non si fa ordine in queste zone ad elevata ricchezza naturale, l'iniziativa privata non verrà ad investire" e che "si apriranno (le zone a riserva) all'esercito messicano per eliminare da queste il crimine organizzato che vi si nasconde e garantire così sicurezza all'iniziativa privata". Arrivano poi La SEMARNAT, la Procura Agraria e il SEDESOL.

Nel frattempo, i "caribes", con l'assistenza di società e delle segreteria di stato, dichiarano che se il governo non provvederà allo sgombero, lo faranno loro. La SEMARNAT parla del pericolo ecologico rappresentato dagli indigeni dentro la riserva. I dirigenti della REBIMA parlano delle violazioni degli indigeni alle leggi delle riserve naturali e, insieme alla PFR, i "caribes" ed altri, stanno presentando accuse gravi contro gli indigeni che abitano nelle riserve naturali. Pedro Chulín, deputato federale del PRI a Ocosingo e dirigente paramilitare del MIRA, chiede al governo dello stato che definisca chiaramente la sua posizione riguardo alle comunità interessate e pretende che vengano immediatamente sgomberate.

Gli impresari ed il governo nordamericano, parlano dell'importanza di investire nelle riserve naturali, per la loro ricchezza biologica e genetica, messa in pericolo dagli indigeni del luogo e quindi parlano del beneficio che se ne trarrebbe dallo sgombero. Ambasciatori e consulenti militari nordamericani dicono che se qualcuno si oppone ai loro piani riguardo la riserva naturale, sarà eliminato senza indugio.

Il governo statale dice che si sta negoziando pacificamente con le comunità la loro ricollocazione e, d'altro lato, attraverso il suo segretario per i Popoli Indios, Porfirio Encino, dichiara di formare le "Guardie della Riserva", cioè, gruppi paramilitari legalizzati per lo sgombero. Il governo ha installato un "Tavolo dell'Ambiente" presumibilmente per negoziare con le comunità interessate, ma il Tavolo è formato dagli stessi che vogliono lo sgombero, cioè, dai rappresentanti della SEMARNAT della REBIMA, della SEDESOL federale e statale, della Procura Agraria, dirigenti "Caribes" e della PGR.

Nelle loro riunioni, raccomandano che se le popolazioni non dimostrano "una condotta amichevole", si sporgano le relative denunce e si mettano in moto le procedure legali per i crimini di danni ecologici e sottrazione, cioè, spiegano come perseguitare la popolazione e preparare lo sgombero legale. Tra l'altro, il Tavolo sta studiando come censire i danni provocati e come raccogliere più informazioni possibili attraverso infiltrazioni, incursioni terrestri e sorvoli. Inoltre, funzionari del governo stanno visitando e perseguitando diverse comunità nelle zone di attenuazione, minacciandole di sgombero o limitando i loro diritti agrari.

Il governo federale, statale, le multinazionali e le segreterie di stato, hanno elaborato un piano per la ricollocazione delle comunità indigene all'interno di queste zone e raccomandano pure lo sgombero per mezzo della forza militare di quelle comunità che rifiutano di negoziare e di abbandonare le terre quindi cercano di utilizzare le risorse legali offerte dalle leggi sulle riserve naturali, che però violano il trattato 169 della OIT e gli Accordi di San Andrés.

Questo progetto prevede di escludere dagli aiuti governativi, tutte le comunità che si trovano all'interno della riserva e della Zona Lacandona, di modo che si condizioneranno gli aiuti a coloro che si trovano dentro le zone di attenuazione (tra cui aiuti per istruzione e salute), allo scopo di impedire lo sviluppo delle comunità e costringerle a trasferirsi in altre regioni con maggiori possibilità di sviluppo. Questo piano originario pianifica lo sgombero delle comunità all'interno della riserva, poi della Zona Lacandona e quindi il riordino delle comunità delle zone di attenuazione e protezione forestale.

Mentre loro parlano e nascondono le loro intenzioni con maschere legali, l'esercito federale ed i gruppi paramilitari agiscono e preparano lo sgombero con la violenza. L'esercito federale ha ripreso gli operativi all'interno della REBIMA e della Zona Lacandona, accerchiando e penetrando nelle comunità ubicate nel territorio interessato dalla riserva naturale, ed i soldati federali agiscono insieme agli agenti della PGR ed ai funzionari del governo, come abbiamo già prima denunciato. I gruppi paramilitari hanno acquisito nuova forza nella loro persecuzione delle comunità. I sorvoli radenti degli elicotteri sono costanti, soprattutto sulle zone della riserva naturale, scattando fotografie e video aerei delle comunità, per trasmetterle alle segreterie di governo che pianificano lo sgombero.

Lo diciamo chiaro, dietro a tutto questo si trovano gli interessi economici per lo sfruttamento delle risorse biogenetiche delle grandi multinazionali, mascherate da fondazioni ecologiste. Nello stesso tempo, c'è l'interesse del governo messicano e di altri governi per le risorse naturali come l'acqua dolce, il petrolio, l'uranio ed altre risorse del suolo e sottosuolo. Esiste anche l'interesse di molti industriali per lo sfruttamento e l'utilizzazione delle popolazioni indigene sgomberate, come manodopera a basso costo nelle maquiladoras (le nuove fincas industriali). C'è anche l'ostinazione di chi vuole cambiare la vita di noi indigeni affinché smettiamo di essere quello che siamo: indigeni e contadini con idee e cultura proprie, che valgono ed hanno lo stesso diritto di esistere di quelle do chiunque altro. In particolare, è interesse del governo messicano estendere la guerra di bassa intensità con diversi mezzi, per farla finita una volta per tutte con le comunità zapatiste ribelli in resistenza.

In altre parole, questo è il Piano Puebla Panama ed i suoi interessi, disturbati dalle comunità indigene perché abbiamo dignità, perché abbiamo un altro modo di intendere la vita, la terra, il lavoro, le diversità... possediamo una modalità di vita ed una cultura che non conviene agli interessi del mondo del denaro, del mondo dei potenti... Possediamo una storia, organizzazione, cultura, dignità e resistenza in cui si riflettono molti altri fratelli e sorelle nel mondo. Cerchiamo e crediamo in una soluzione, una speranza, un'alternativa diversa da quella che vogliono imporci i potenti, i malgoverni ed il mondo del denaro.

Per questo diciamo ai malgoverni:

Ricordiamo che questo Municipio Autonomo è nato sotto la pressione militare dei governi precedenti di Albores e Zedillo, eppure abbiamo resistito a tutte le loro violenze e menzogne. Le comunità indigene di questo Municipio Autonomo, sono sorte nell'abbandono, nella negazione e nell'oblio, eppure siamo qui e resistiamo. Le comunità zapatiste di questi territori, hanno sopportato tutto il peso militare dell'esercito federale, la guerra di bassa intensità e continuano una resistenza degna. Continueremo a resistere, continueremo a lottare per tutti i nostri diritti, e continueremo a denunciare al mondo l'ingiustizia, non taceremo mai e non ci svenderemo, né ci arrenderemo.

Chiediamo al governo federale e statale di smettere una volta per tutte con le bugie, con i progetti ed i piani di sgombero e di ricollocazione delle nostre comunità, che la smettano con la guerra di sterminio contro le nostre comunità indigene e che si convincano che su queste terre non ci sarà nessun Piano Puebla Panama, né progetti di bioprospezione, né progetti di ecoturismo, né di sfruttamento di sorgenti d'acqua dolce, di petrolio, di uranio, di legname, di animali, di risorse genetiche, né nulla di quanto si è già impegnato a fare con imprese e fondazioni nazionali ed internazionali. Queste terre e questi territori saranno custoditi e sfruttati, con intelligenza e rispetto della natura, dai nostri popoli indigeni, e tutta la ricchezza culturale e naturale che esiste, sarà a beneficio collettivo dei nostri popoli indigeni, del popolo del Messico e dell'umanità, e non a beneficio dei pochi che opprimono il mondo... non perché le ricchezze vengano privatizzate.

e alla Società Civile Nazionale ed Internazionale:

Chiediamo a tutta la società, a tutti i popoli, che denuncino questa ingiustizia, che denuncino questa guerra di sterminio contro le nostre comunità indigene, che realizzino le azioni necessarie per chiedere al governo messicano che fermi la guerra e le minacce contro le nostre comunità indigene, che rispetti e riconosca i nostri diritti collettivi come popoli indigeni, e tra questi, il diritto al territorio.

Libertà, Giustizia e Democrazia

CONSIGLIO AUTONOMO

Comunità in resistenza

(timbro)


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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