La foja coleta - Numero 911

Martedì, 20 Agosto 2002

Zapatisti si scontrano a Pablo Salazar

Hanno chiesto la consegna degli assassini del loro compagno

- Elio Henríquez -

Altamirano, Chis.,19 agosto - Durante un incontro con le basi zapatiste del municipio autonomo 17 de Noviembre, il governatore Pablo Salazar Mendiguchía si è impegnato ad arrestare e incarcerare i presunti assassini dell'indigeno José López Sántiz, morto il sette di questo mese nelle vicinanze di quel villaggio.

Il dialogo in piena via è avvenuto questo pomeriggio fra le tensioni che oggi si sono accresciute in Altamirano dato che le autorità non hanno arrestato i tre presunti responsabili della morte dell'indigeno prozapatista. Tale situazione ha fatto sì che questa mattina centinaia di basi d'appoggio dell'EZLN realizzassero una marcia per le strade del villaggio, chiudendo alcune strade ed entrassero nelle case dei presunti assassini per prelevare vari beni per "secondo la giustizia indigena consegnarli alla vedova".

Di fronte al rischio che i compagni di López Sántiz si facciano giustizia da sé, Salazar Mendiguchía ha deciso di andare personalmente ad Altamirano per parlare con i rivoltosi, accompagnato dal suo segretario di governo, Emilio Zebadúa González e dal responsabile per i Popoli Indios, Porfirio Encino, tra gli altri funzionari.

Dopo che l'elicottero è atterrato sul campo di calcio, il governatore ha percorso alcune vie su un veicolo ed è arrivato fino a dove stava uno dei tre gruppi di incappucciati. "Sono il governatore, vengo e sono in pace, disarmato, senza poliziotti, desidero parlare con voi e con lo stesso rispetto con cui vi ho trattato sempre, desidero che mi ascoltiate su ciò che stiamo facendo per arrestare i colpevoli", ha detto il governatore agli indigeni più vicini.

- Sì, però è tardi perché aspettiamo già da molto tempo e il governo non ha fatto niente - ha risposto uno dei prozapatisti. Quindi è intervenuto un altro uomo e gli ha detto: "Aspetta un momento".

Al che il capo dell'esecutivo statale ha risposto: "Sì, consultatevi. Vengo in buona volontà, con alcuni miei collaboratori perché non vengo a trattare con dei delinquenti, ma con gente che sa ascoltare e parlare".

In quel momento un altro incappucciato l'ha affrontato: "Può provare che lei è il governatore?"

- Come no, sono il governatore, non mi conosce? - gli ha detto Pablo Salazar, mentre si toglieva il berretto e sorrideva verso quelli che lo circondavano.

- Pablo Salazar?

-

- È che noi non conosciamo il governatore, siamo indigeni e contadini: solo i ricchi e i milionari conoscono il loro governatore - si è sentito dire tra le centinaia di uomini e donne che ascoltavano.

Mentre muoveva le braccia come cercando qualcosa, ha insistito: "Io sono il governatore. Non ho documenti dietro, però sono il governatore, sicuramente molti di voi mi conoscono". Alcuni degli incappucciati facevano cenno di sì con la testa.

Si sono messi d'accordo di andare a vedere se lo ricevevano e in dieci minuti lo hanno chiamato per dialogare e vari uomini si sono presi per le mani per formare un piccolo cordone e proteggere il governatore da qualcuno che non si controllasse.

Salazar Mendiguchía ha detto allora che il suo governo "non ha nessuno compromesso con l'impunità" e che si aspetta che presto siano arrestati Benjamín Montoya Oceguera, Baltazar Alfonso Utrilla e Belisario Castellanos Gómez, presunti assassini di López Sántiz. "So che per natura voi non avete fiducia nel governo e non avete ragione per fidarvi, però la nostra amministrazione è differente", ha dichiarato mentre consegnava loro vari documenti sul procedimento penale iniziato, e ha chiesto: "non fate giustizia con le vostre mani, non commettete dei delitti perché la vostra lotta è pulita".

Uno dei dirigenti ribelli ha preso la parola e così dato che tutti ascoltavano in silenzio il governatore questi ha smesso di parlare. Gli ha spiegato che effettivamente oggi le basi zapatiste sono entrate nelle case dei presunti assassini per vedere se erano lì ed hanno preso alcuni beni perché "nella nostra legge zapatista colui che assassina deve mantenere alla vedova e se ha dei beni la metà sono per lei".

Ha aggiunto: "Lo abbiamo fatto con chiarezza e glielo diciamo e vogliamo che lei, signor governatore, ci presenti i tre responsabili. Noi zapatisti non uccidiamo, vogliamo solo fare giustizia. Vogliamo parlare con loro e che ci dicano per quale motivo hanno ammazzato il compagno. Vogliamo che quando lei li abbia fra le sue mani ce li mandi qui per parlare. Si ricorda di Absalón Castellanos, che era un milionario, che ha fatto molte cose ma non è stato ammazzato, ma si è fatto giustizia".

Altri incappucciati hanno preso la parola per insistere sul fatto che i tre presunti assassini, una volta arrestati, debbano essere consegnati alle autorità autonome del Municipio 17 de Novembre per essere processati. "Se lei dice che farà giustizia, porti gli assassini e gli processeremo secondo la nostra legge".

Voi sapete, ha detto allora, che un governatore non è al di sopra della Costituzione "e io la rispetto. Consegnerò quelle persone alla giustizia che riconosce la Costituzione, perché non mi diciate che sono venuto ad ingannarvi. Non vengo a dirvi che ve li consegnerò, ma li voglio consegnare alla giustizia, che la Costituzione riconosce.

- Ci sei venuto ad ingannare, signor governatore! Sei venuto ad ingannare gli zapatisti, vero che è così compagni? - ha gridato irritato uno degli interlocutori del capo dell'esecutivo.

- Sììì! Governo corrotto, protegge gli assassini! - hanno risposto gli altri, in coro.

- Io non mi sarei azzardato a venir qui per ingannarvi.

- Noi chiediamo che ci porti qui gli assassini.

- Molto bene.

Le voci di rabbia stavano crescendo. "Dov'è rimasta la giustizia per i tre compagni che sono morti in Morelia e per la compagna che è morta in Ocosingo? Anche nel suo governo c'è impunità, se non fosse così ci avrebbe portato i tre assassini".

Il mandatario ha negato tutto e ha ricordato che è l'unico governatore che ha liberato gli zapatisti in tutto il paese.

- Sono stati liberati dalla mobilitazione dei popoli indigeni e della società - gli hanno risposto varie volte e alla menzione che quando era stato membro della Cocopa aveva appoggiato gli zapatisti, gli hanno risposto: "Sì, così lei si è guadagnato la sua posizione politica, per questo li ha appoggiati; e probabilmente molta gente ha confidato in lei però adesso non sta ubbidendo".

Quando il dialogo era appena iniziato, era stato spiegato un grande striscione con la scritta: "Pablo Salazar, responsabile diretto dell'antiguerriglia in Chiapas". Al che più avanti lui ha risposto indicandola: "Questo è ingiusto. Voi lo sapete già come è stato il governo di (Roberto) Albores, lì sì c'era antiguerriglia, promuoveva la diserzione degli zapatisti, pagava per tutto ciò, questo governo non ha niente contro gli zapatisti, è di pace. Nessuno ci può accusare di antiguerriglia, questo è ingiusto. Se io avessi la coscienza sporca non sarei venuto indifeso".

Però gli zapatisti gli hanno ricordato che i progetti che appoggia in alcune comunità "sono antiguerriglia".

Anche la vedova di José López Sántiz si è avvicinata a Pablo Salazar per dirgli che il giorno dell'assassinio di suo marito ha chiesto aiuto alla polizia statale perché fermasse i presunti responsabili, "però quella porcheria di polizia non ha voluto".

Il governatore l'ha ringraziata e ha salutato con delle buone parole e mentre si infilava nel suo veicolo gli zapatisti hanno cominciato a gridare: "Zapata vive! La lucha sigue!".


Scontro in Ocosingo: zapatisti contro priisti

Saldo di 9 feriti di ambo i lati

- Elio Henríquez -

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 19 agosto - Basi d'appoggio zapatiste e membri della priista Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (OPDDIC) si sono scontrati a colpi di arma da fuoco, machete e pugni questa mattina nel municipio di Ocosingo, con un saldo di nove feriti di ambo i gruppi.

Secondo l'informazione ufficiale, i fatti sono successi questa mattina quando componenti della OPDIDC si dirigevano verso il capoluogo di Ocosingo per partecipare ad una manifestazione contro la Commissione Federale di Elettricità ed i posti di blocco zapatisti ed anche per richiedere programmi di sviluppo.

Ma all'altezza della comunità Quexil, hanno trovato un posto di blocco zapatista, il che ha originato aggressioni verbali che poi sono degenerate in uno scontro a pugni, colpi di machete e spari, con un saldo di nove feriti, alcuni gravi. Cinque sono basi zapatiste e quattro del PRI, tra questi alcuni familiari del deputato locale, Pedro Chulín, che organizzazioni non governative indicano come "leader paramilitare".

Rispetto a ciò, il governatore Pablo Salazar Mendiguchía ha detto in un'intervista che settimane fa i gruppi avevano avuto degli "screzi" perché "i priisti accusano che i posti di blocco zapatisti sono una provocazione per le comunità che devono passare per la strada e gli zapatisti non accettano che i posti di perquisizione siano posti di blocco ma dicono che sono punti dove hanno osservatori civili".

Ha spiegato che dopo lo scontro di questa mattina, approfittando del fatto che presumibilmente non c'era nessuno al posto di blocco, gli zapatisti hanno accusato i priisti di aver tagliato il fil di ferro, il che è stato preso come una provocazione dai simpatizzanti ribelli, "e purtroppo sono caduti in quella provocazione".

Il governatore ha assicurato che non ci sono feriti gravi e addirittura "tre o quattro sono già a casa loro, ce n'è solo uno che è tenuto sotto osservazione".Ha pure commentato che il minore prozapatista Rigoberto Sánchez Gómez, che era stato trattenuto dai membri della OPDIDC, è stato liberato, dopo esser stato di fronte all'agente del Ministero Pubblico.


Scontro in Chamula; evangelici contro cattolici

Saldo, 12 feriti

- Elio Henríquez, Heriberto Velasco e Manuel Martínez López -

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas - 19 agosto - Indigeni cattolici tradizionalisti ed evangelici del municipio di San Juan Chamula si sono scontrati questo pomeriggio con un saldo di per lo meno una dozzina di feriti, presumibilmente per motivi religiosi.

Il giudice municipale di questo luogo, Salvador Hernández, ha spiegato che i fatti sono successi nei paraggi di Tzajaltetic e Botatulán, dopo che i protestanti hanno richiesto l'accettazione e iscrizione dei loro figli nelle scuole pubbliche, che sono state rifiutate dai tradizionalisti.

Per questo, alla fine delle lezioni del pomeriggio, i genitori dei bambini evangelici sono andati a protestare, il che ha dato origine ad una discussione che ha scaldato gli animi. Quindi hanno lanciato pietre, per cui i cattolici hanno chiesto l'appoggio di altre comunità per vendicarsi.

Nell'ospedale regionale di Armando Gómez Gómez, è giunta la denuncia che indigeni di vari paraggi sono stati a Tzajaltetik per aggredirli, "però hanno anche sparato con le loro armi", ha assicurato, benché i rapporti medici indicano solo feriti con oggetti contundenti.

"Circa alle nove della mattina siamo andati ad accompagnare 18 bambini alla scuola. Per la loro iscrizione chiediamo del direttore però il Comitato d'Educazione ha detto di no" ha dichiarato Armando che presenta dei grassi ematomi e una lesione allo zigomo destro così l'occhio è completamente chiuso.

"Noi ci siamo rifugiati in una delle case, però molti sono stati picchiati, fino a che non sono arrivati, alcuni dieci elementi della Agenzia Statale d'Inchiesta, per difenderci".

Le persone ferite sono stati accompagnate in città per essere curate nell'Ospedale Regionale, tra queste ci sono: Carlos Hernández Hernández, Armando Gómez Gómez, Salvador López Patishtán, Pedro Jiménez Ruiz, Miguel Gómez Gómez, Manuel López Gómez, Manuel Jiménez Patishtán, Mariano Hernández Hernández, Mariano López Gómez, Miguel Jiménez Ruiz, Mariano Jiménez Zenteno. Queste persone presentano colpi e ferite in tutto il corpo, che sono stati procurati soprattutto da pietre. Tra loro ce ne sono tre gravi.

Dato il numero di feriti, il personale medico dell'ospedale, ha dovuto occuparsene nei corridoi, perché non c'erano più letti disponibili. Altri feriti hanno dovuto aspettare abbastanza a lungo.

Il gruppo degli aggressori era capeggiato da Manuel e Nicolás Sánchez Cruz, ha spiegato Pedro Jiménez Ruiz, uno dei feriti nell'ospedale regionale. Gira una versione che tre persone anche del gruppo aggressore siano risultate ferite.


Editoriale

A CHE PREZZO?

Gli zapatisti, come in un vespaio, sono stati stuzzicati tutti i giorni per vedere se reagivano, se parlavano, sparavano o stavano a guardare. I sociologi conoscono la psicologia maya: potrebbero dire al governo che non perda il suo tempo. I tempi maya hanno il proprio tempo. Il prezzo può essere molto alto.

Sono quotidiane le denunce di gruppi dei diritti umani, di autorità autonome, della stampa, che rendono noto che i paramilitari tendono agguati, aggrediscono, feriscono o uccidono, continuando ad esibire la loro impunità.

I paramilitari fatti deputati, come il Chulín e la sua famiglia, accompagnano gli aggressori dei simpatizzanti zapatisti o gruppi affini. Si sono azzardati a stuzzicare gli zapatisti. Quando questo succede sanno già quale e come è la reazione immediata.

Ieri ci sono state due reazioni: una ad Ocosingo e l'altra ad Altamirano (la sparatoria di ieri in Chamula è d'altro tipo). A notte non si sapevano ancora i risultati tragici: però devono essere molto seri se hanno obbligato lo stesso governatore, il Segretario ed altri funzionari, a correre sul posto per calmare gli animi che possono scaldarsi tra "traditori" che accettano l'elemosina di "procampos", "progresas", "progetti produttivi" e i fedeli che non sono stati comprati con regalie.

Stanno giocando con il fuoco, con il rancore sociale e la miseria galoppante, e più di un gruppo disperato si farà vivo sapendo di non perdere niente.

La situazione di insicurezza, la mancanza di opportunità di lavoro nella società in generale, risulteranno una polveriera se il governo e il suo esercito obbligheranno ad una reazione a catena che aspetta solo un piccolo pretesto per "risolvere" una volta per tutte le cose allo stesso modo in cui lo risolsero i rivoluzionari nel 1910.

I disperati del potere, come quelli di Porfirio Díaz, dovrebbero valutare il prezzo che dovrà pagare il governo, e il popolo.


La Foja Coleta è una pubblicazione di EDITORA MUNDO MAYA S.C.

DIRETTRICE: Concepción Villafuerte

EDITORE: Amado Avendaño Figueroa

COLLABORATORE: Carlos Herrera

UFFICI in Calle Venustiano Carranza # 26 - Barrio San Diego - C. P. 29270 - Apartado Postal 156 - Telefono (967) 678 - 90 - 62

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San Cristóbal de Las Casas - Chiapas - Messico



(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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