Militari, paramilitari e multinazionali
Le comunità zapatiste restano assediate
rapporto di Giovanna Gasparello*
HO PASSATO la maggior parte del tempo che ho trascorso in Chiapas in una zona che possiamo definire "tranquilla", tra Aguascalientes de La Realidad, Guadalupe el Tepeyac e San José del Rio [zona sud della Selva Lacandona, municipio autonomo San Pedro Michoacán, ufficialmente municipio Las Margaritas].
Prima di marciare verso Città del Messico, lo scorso marzo, l'EZLN aveva chiesto al governo - come tre condizioni fondamentali per riannodare il dialogo - che rendesse legge federale la proposta Cocopa, che liberasse gli zapatisti arrestati e che smantellasse, tra le centinaia presenti in Chiapas, sette accampamenti militari.
Qui sono stati smobilitati gli accampamenti del Rio Euseba [vicino a La Realidad] e di Guadalupe Tepeyac, e i militari che erano di stanza si sono ora concentrati, assieme a quelli provenienti dallo smantellamento dell'accampamento di Amadór Hernández, nell'enorme caserma di San Quintín [dove oramai il campo ha assorbito la comunità e la gente lavora per i militari].
In questa zona non si verificano più i ripetuti pattugliamenti di prima: fino ad un anno fa, convogli con decine di veicoli militari percorrevano quattro volte al giorno la strada che passa in queste comunità, con scopi intimidatori. La grande presenza militare nelle montagne rendeva incredibilmente rischioso e di fatto quasi impossibile alla gente spostarsi dal villaggio per andare nei campi, spesso a qualche ora di cammino.
Ora in questa zona non si vede un militare e sono rari i piccoli aerei che sorvolano le comunità [prima erano frequentissimi i voli radenti di "ricognizione" e quelli che lasciavano i tipici "regali" della guerra di bassa intensità: fumigazioni velenose su centri abitati e coltivazioni, lancio di ratti, serpenti velenosi sconosciuti, borse piene di insetti].
L'unico "segnale", tra quelli che l'EZLN aveva chiesto al governo, che è stato rispettato, ha reso il sorriso alla gente che può finalmente andare nei campi con la sicurezza di tornare a casa la sera. Soprattutto, ha reso possibile il ritorno della comunità di Guadalupe El Tepeyac: durante la terribile offensiva militare del febbraio 1995 la comunità venne occupata da un enorme accampamento militare; migliaia di ettari di foresta, assieme alle coltivazioni di caffè e mais, vennero bruciati dall'esercito e tuttora il paesaggio lunare che si attraversa per arrivare a Guadalupe è impressionante. Gli abitanti della comunità dovettero scappare sulle montagne dove hanno vissuto per sei anni.
Questa situazione di quasi normalità è un'eccezione. La presenza dell'esercito resta di fatto inalterata, con centinaia di accampamenti dislocati in tutto il Chiapas [soprattutto nelle zone de Los Altos e del Nord].
Nell'ultimo mese le comunità zapatiste hanno denunciato un aumento esponenziale della violenza militare e paramilitare. Anche l'accampamento militare vicino Aguascalientes di Roberto Barrios è stato smantellato questa primavera; non se ne sono andati però i paramilitari appartenenti alla formazione Paz y Justicia, che vivono addirittura nella comunità, divisa in modo drammatico. Lì il governo ha accordato ai membri di Paz y Justicia crediti per programmi agricoli e di "salute" [come Progresa, il famigerato programma grazie a cui vengono compiute arbitrarie sterilizzazioni delle donne indigene].
I conflitti tra indigeni per le terre
Questa situazione è emblematica della nuova strategia contro-insurrezionale inaugurata dai governi federali e dello stato di Chiapas, che hanno incrementato in questi mesi gli incentivi economici per l'agricoltura, la salute, le attività produttive di ogni genere, con i quali sta entrando nelle comunità e comperando la gente. Le comunità zapatiste rifiutano qualunque programma governativo, ma ci sono da sempre comunità divise tra "basi d'appoggio" zapatiste e contadini che accettano aiuti dal governo, solo che ora, in una congiuntura economica e sociale particolarmente sfavorevole, è più facile cedere a facili miraggi. Gli aiuti governativi non sono gratis, ma sono prestiti, attraverso i quali la gente si indebita con il governo. La riforma dell'articolo 27 della Costituzione, nel 1992, ha sancito la possibilità che la terra sia vendibile dai contadini: questo fa sì che i contadini strangolati dal debito lo paghino con le loro terre, boccone appetibile poi per le varie multinazionali interessate alle infinite risorse locali. Appoggiando famiglie sparse, o intere organizzazioni di contadini, il governo ha trovato una maniera efficace per indebolire la resistenza zapatista.
La maggior parte dei conflitti nascono per la proprietà della terra [soprattutto per le terre che sono state occupate dalle basi d'appoggio zapatiste dal 1994, e che spesso vengono rivendicate anche da altre organizzazioni]. Nuovi conflitti sono nati negli ultimi mesi in molti municipi autonomi della Selva, soprattutto nella zona di Ocosingo. Il più grave è quello esploso circa alla metà di ottobre nella comunità di Moises Ghandi, nel municipio autonomo Ernesto Che Guevara, tra gli indigeni zapatisti e l'Organizzazione regionale dei coltivatori di caffè di Ocosingo [Orcao]. Il conflitto si sta allargando nei municipi circostanti. Sono all'ordine del giorno aggressioni alle comunità zapatiste da parte dell'Orcao, appoggiata scopertamente dal governo dello stato, che regala bestiame che poi ha bisogno di pascoli che vengono creati invadendo campi coltivati o appiccando fuoco alla selva. In ogni comunità gli appartenenti a questa organizzazione rivendicano il diritto di proprietà sulle terre comunali, lavorate in collettivo nelle comunità zapatiste.
Un'altra situazione preoccupante è quella che si vive nel municipio di Chenalhó, nella zona de Los Altos. Soprattutto dopo il massacro del '97 ad Acteal, famiglie di varie comunità abbandonarono le loro case per paura. Quasi diecimila profughi [ora ottomila] si installarono in otto accampamenti nella comunità di Polhó [ad un'ora di cammino da Acteal]. L'aiuto nazionale e internazionale basta appena a soddisfare le loro necessità alimentari: le condizioni di vita restano drammatiche.
La questione dei Montes Azules
Dal 1998 gli sfollati di Polhó hanno ricevuto la gran parte degli aiuti alimentari dalla Croce rossa internazionale [soprattutto tedesca]. Però, da qualche mese, cioè dal ritorno alle loro comunità dei membri de Las Abejas, l'associazione contadina cui appartenevano le vittime di Acteal, questo aiuto è stato ridotto del 50 per cento e pare che presto sarà sospeso completamente. Il ritorno alle loro comunità dei duemila appartenenti al gruppo Las Abejas, nell'autunno del 2001, è stato presentato come un grande traguardo, anche se non è ancora stata fatta giustizia né vi sono garanzie per la loro sicurezza. In compenso, si sta occultando il fatto che a Polhó restano ottomila sfollati senza possibilità di ritorno.
La liberazione in novembre di sei paramilitari accusati del massacro di Acteal, ha dato alle formazioni paramilitari della zona una certezza di totale impunità. Ora, stando alle autorità di Polhó, i paramilitari si stanno riorganizzando.
I conflitti inter-comunitari vengono alimentati dal governo anche attraverso le moltissime Ong che lavorano nella zona di influenza zapatista. Pare addirittura che quasi tutte le Ong con sede a San Cristóbal siano compromesse con il governo statale, che con una nuova legge impone il suo intervento economico - e decisionale - in tutti i progetti di sviluppo.
Poi c'è la questione della biosfera dei Montes Azules, nella Selva Lacandona. Circa cinquanta comunità, in buona parte zapatiste, composte anche da moltissimi profughi costretti a cercare riparo alla violenza militare nelle zone più inaccessibili, sono minacciate di sgombero perché accusate di distruggere, con la loro presenza, una zona protetta.
In realtà, ci sono pressioni di grandi multinazionali, nascoste dietro Ong come Conservación Internacional e Usaid, interessate a sfruttare le inestimabili risorse idriche, petrolifere e della biodiversità. La presenza di una popolazione decisa a rivendicare il diritto di coltivare la terra con metodi tradizionali, è solamente d'intralcio. La riserva dei Montes Azules è poi strategica per il Piano Puebla Panama, megaprogetto di sfruttamento commerciale e di privatizzazioni che abbraccia tutto il Centroamerica. In Chiapas, si prevede la costruzione di strade, fabbriche di assemblaggio, dighe, ricerche sulla biodiversità, militarizzazione della frontiera col Guatemala, un campo da golf a Roberto Barrios...
Infine, pessima è la situazione economica, dopo la caduta dei prezzi del caffè e del mais. Il caffè messicano quest'anno ha visto cadere vertiginosamente le sue vendite a causa dell'invasione dei mercati internazionali da parte di caffè prodotto a bassissimo costo in Vietnam dalla Nestlè. Questo sta comportando la caduta del prezzo interno, e le comunità chiapaneche, che basano la loro economia esterna sulla produzione del caffè‚ si sono viste offrire da 3 o 400 lire per un chilo di caffè. In molti posti non lo si raccoglie neanche più. Lo stesso problema per il mais, il cui prezzo è precipitato a causa dell'arrivo massiccio sul mercato messicano del mais [transgenico] prodotto negli Stati Uniti, frutto del famigerato Trattato di libero commercio del Nord America [Nafta].
* Sherwood Comunicazione

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