LA JORNADA - 19 febbraio 2002

Riproposta in Parlamento da 168 legislatori l'iniziativa della Cocopa

I DEPUTATI VOGLIONO RIPARARE ALL'ERRORE DI AVER APPROVATO LA RIFORMA INDIGENA

Pablo González Casanova: quella legge ha tolto qualsiasi diritto ai popoli indios

CIRO PEREZ SILVA

Sei anni e due giorni dopo aver firmato gli Accordi di San Andrés, 168 deputati di tutti i partiti, ad eccezione del PAN, hanno presentato di nuovo in Parlamento il progetto di legge noto come Legge Cocopa su diritti e cultura indigeni, "per riparare all'errore di aver approvato, l'anno scorso, una riforma che non risponde alle richieste dei popoli indios".

Nella Sala Verde della Camera dei Deputati, risultata insufficiente a contenere decine di organizzazioni sociali, gruppi indigeni, intellettuali e legislatori - invitati o autoconvocati - il priista Jaime Martínez Veloz ha ricordato che l'iniziativa è la stessa formulata dalla Commissione di Concordia e Pacificazione a partire dall'accordo firmato tra EZLN ed il governo federale che, ha dichiarato, "è l'espressione di un negoziato di successo in Messico".

Ha affermato che la legge approvata dalle Camere dei Deputati e Senatori, basata sull'iniziativa approvata dalla Cocopa e presentata dal presidente Vicente Fox, "lungi dal perseguire gli obiettivi che ne erano il fondamento, ha causato la sospensione immediata del dialogo e del negoziato con l'Esercito Zapatista, inoltre la pubblicazione del decreto più che rappresentare un progresso nella distensione nazionale, ha causato malessere tra le comunità indigene".

Anche il premio Nobel Rigoberta Menchù ha dichiarato che si tratta di una legge "nefasta" che non risolve i problemi indigeni, per cui ha spinto i legislatori a riformularla.

Tra i primi oratori, Pablo González Casanova ha riconosciuto che la credibilità del Parlamento è scemata nel momento in cui la volontà indigena non è riuscita a risvegliare la volontà politica a favore del progetto della Cocopa. "Quindi, e considerata l'esperienza recente che ha prodotto la controriforma indigena, ci dichiariamo disponibili ad un sostegno critico a questa nuova gestione; non dimentichiamo che è simile alla composizione del Parlamento che tradì la speranza di una pace vicina".

Ha letto un documento firmato da molte personalità che sono state vicine al conflitto ed ai negoziati di pace e, a nome di questo gruppo di persone, ha rilevato che i parlamentari hanno la possibilità di riparare agli errori, sebbene si possa scartare il rischio che l'evento di ieri, in cui si è consegnata all'ufficialità delle parti della Camera l'iniziativa della Cocopa, possa anche solo essere un atto di buona volontà.

"Ci troviamo in un momento di mancanza di credibilità nell'Esecutivo e nel Parlamento, e se il potere Giuridico sbaglia contro i diritti dei popoli indios, resteremo privi dei tre poteri; questo sarà una minaccia per la stabilità e la pace della Repubblica. Non è un'esagerazione, è logico che se il Potere Giuridico perde di credibilità, la situazione del paese, insieme con la crisi economica e la crisi mondiale, si aggraverà", ha osservato.

González Casanova ha chiesto al Parlamento di rettificare una legge che "ha tolto qualsiasi diritto" ai popoli indios. "Non sarà possibile per il parlamento recuperare di credibilità se non sarà capace di approvare i diritti dei popoli indios".

José Manuel del Río Virgen, di Convergencia por la Democracia, ha chiesto che sia il Potere Giuridico a risolvere "una questione che né le leggi nè la politica hanno saputo risolvere".

Un altro gruppo di persone composto dallo stesso González Casanova, Elena Poniatowska, Luis Villoro e Carlos Monsiváis, e da molti altri intellettuali, scrittori, ricercatori, attori, fotografi, docenti, gruppi sindacali e per i diritti umani ed associazioni, ha sostenuto che a quasi un anno da quando la voce degli indios si è fatta sentire in Parlamento, più della metà dei municipi a maggioranza indigena ha presentato ricorsi costituzionali.

"Tra qualche giorno il Potere Giuridico si esprimerà sull'argomento. Oggi il Potere Legislativo, con la presentazione della Legge Cocopa, ha l'opportunità di riparare al suo errore. Accogliamo l'iniziativa del gruppo misto di deputati ed invitiamo il parlamento ad approvarla quale miglior cammino per costruire e riconoscere un Messico più giusto, diverso, pluriculturale e multietnico. Come miglior cammino per ricostruire il dialogo e la pace. Come miglior cammino per riconoscere veramente i diritti dei popoli indios", riporta il documento.

Poi sono state presentate le posizioni di gruppi indigeni di Guerrero, Guanajuato, stato di México, Tabasco e Oaxaca, oltre che di comunità della Huasteca, che hanno respinto la legge approvata l'anno scorso ed hanno chiesto una nuova riforma costituzionale.

"Siamo venuti a dire che vogliamo l'adempimento degli accordi di San Andrés. Siamo venuti a ringraziare lo sforzo dei deputati e a bocciare quei legislatori che hanno tradito la Legge Cocopa ed hanno creato la legge Bartlett, legge Fernández de Cevallos e la legge Jesús Ortega; gli indigeni a livello nazionale le respingono. Sono passati già 15 minuti e sono già 15 mesi. Quanto dovremo aspettare?", hanno chiesto.

Le comunità indigene hanno spiegato che la riforma approvata l'anno scorso non risponde alle loro richieste ed hanno chiesto al Potere Giuridico di accogliere favorevolmente i ricorsi presentati dai gruppi indigeni, nel senso della richiesta di riconoscimento. "Non vogliamo una legge speciale, ma principi di equità giuridica in accordo con la nostra identità indigena".

Rigoberta Menchú ha ribadito che ripresentare l'iniziativa della Cocopa è un'opportunità, non solo per i popoli indigeni ma per tutti i messicani, di tentare di trovare una soluzione ad "un vuoto" generato dalla legge approvata che, ha affermato, in molti luoghi del Messico risulta essere incostituzionale e la cui applicazione è "impossibile" in molti stati.

"La lotta degli indios è eroica ma anche storica; da migliaia di anni i nostri popoli lottano per la loro società, la loro cultura. Che non smettano di lottare per la loro dignità, che continuino, che difendano i loro territori, che riscattino i loro valori culturali, la loro fede nella vita, la natura, il pianeta. Che difendano le loro terre e mantengano l'unità tra i loro dirigenti", ha esortato.

La Premio Nobel ha chiesto che le leggi non siano "colonialiste" né "razziste", ma che permettano una nuova relazione tra i popoli indigeni. Ha chiesto l'elaborazione di un'agenda comune a cui gli indigeni partecipino direttamente nella definizione del loro futuro. "Se c'è una legge nefasta, deve essere riformata, questo è un passaggio importante. Apriamo una nuova speranza", ha affermato.

Bernardo de la Garza, coordinatore del Partido Verde, ha sostenuto che se oggi non c'è pace in Messico, è perché non si è trovato il modo di generare giustizia. Ha ammesso che è stato un errore festeggiare l'arrivo degli indigeni alla Camera dei Deputati "come se fosse il passaggio definitivo".

Martí Batres, coordinatore del PRD, ha dichiarato che per rivitalizzare le istituzioni si devono correggere gli errori e, che se c'è un errore che il Parlamento deve correggere, questo è la legge indigena. Ha dichiarato che sebbene sia un'impresa difficile, perché si deve creare una correlazione all'interno del Parlamento e con la società, "il nostro dovere è di non arrenderci e di mantenere l'impegno politico e sociale".

"Dobbiamo convincere un gran numero di parlamentari. Più di 50 deputati votarono contro la legge; oggi 160 firmano questa iniziativa. Nelle prossime sedute il tema centrale sarà la riforma dello Stato, ma non potrà essere presa in considerazione senza prevedere una trasformazione in uno Stato multietnico. Non considereremo una riforma che, tra i suoi elementi centrali, non comprenda il tema della legge indigena", ha concluso.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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