EL PAIS - Lunedì, 16 settembre 2002

IL PADRONE

M. Vázquez Montalbán

I signori del Parlamento messicano hanno lasciato a macerare le leggi indigene e, dopo più di un anno dalla marcia degli zapatisti a Città del Messico e dalla dichiarazione di belle intenzioni del presidente Fox, la questione è ancora allo stesso punto in cui stava prima degli Accordi di San Andrés.

I deputati del PAN e del PRI hanno dimostrato ancora una volta che la linea retta non è la distanza più breve tra due punti e che il movimento si dimostra fuggendo.

La palla è tornata agli zapatisti di modo che se perdono la pazienza e cadono nella tentazione della violenza, possono diventare immediatamente uno degli obiettivi di "libertà duratura", questa guerra santa iniziata dal potere economico-militare nordamericano per trarre importanti benefici dalla distruzione delle torri di New York.

La spesa pubblica per le spese militari negli Stati Uniti è cresciuta in maniera spettacolare e gli alibi del potere mondiale assoluto si rafforzano di giorno in giorno di fronte alla mancanza di un qualsiasi fronte critico.

Al momento, Bush gode della complicità incondizionata del Regno Unito, dove Blair perpetua l'evidenza che l'ultimo impero che resta agli inglesi è l'impero nordamericano.

Anche Aznar si è unito alla causa della pena di morte contro l'Iraq, convinto che la caduta di Saddam Hussein, presto o tardi, significherà la caduta di Ibarretxe e di Carod Rovira.

Difficile sapere che ruolo toccherà al signor Aznar in una possibile guerra contro l'Iraq, ma lui, forse, si è già comperato il fischietto di "Manolo, vigile urbano". Il Ministro degli Esteri, signora Palacios, prima aveva bocciato l'opportunità della guerra contro l'Iraq, ma ora, avvalora la logica del conflitto nel caso Saddam si comporti male.

Alcuni spagnoli si sono lamentati del silenzio dei globalizzati pacifisti e degli intellettuali di fronte al bellicismo di Bush, silenzio non attribuibile alla paura di restare senza benzina per le proprie auto nel caso in cui l'islamismo prosciughi il fiume di petrolio che va dall'Arabia fino all'Afganistan, bensì dovuto allo stupore che in tutti noi suscita l'atteggiamento primitivo assunto dalla politica internazionale: la voce del suo unico padrone mette in agitazione quasi tutti i suoi cani.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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