La Jornada - 16 luglio 2002

Carlos Montemayor

Da Atenco a Panama

I recenti fatti accaduti a San Salvador Atenco richiamano davvero l'attenzione. Infatti dimostrano che la resistenza sociale non è una serie di avvenimenti isolati o isolabili, ma un processo che può continuare a diventare sempre più complesso; e pure che la solidarietà di altri settori non sorge come un fronte previsto in anticipo, ma come prodotto dell'errore del governo: della mancanza di negoziato e di dialogo.

Questa mancanza di negoziati non sempre si deve ad un ostinato rifiuto governativo, ma ad una chiusura che ha dei lati positivi. Tali lati nascono da un peculiare concetto della legge e della legalità e di certa idea che da quattro sessenni hanno i presidenti del progresso e della modernizzazione del paese.

Detto nel linguaggio del governo attuale: se il decreto di esproprio dei terreni necessari per il nuovo aeroporto in Texcoco è legale e la costruzione del aeroporto è utile per il progresso e la modernizzazione di Messico, allora non c'è ragione autentica, di fondo, perché i contadini si oppongano al progetto e mettano in questione la legalità del decreto d'esproprio. L'errore del governo proviene, non dalla sua decisione di chiudersi al dialogo, ma dal convincimento che, dato che è necessario ed è legale, non solo deve farsi, ma pure ha da farsi.

Da questa prospettiva la resistenza sociale appare come qualcosa d'irrazionale e in breve, se cresce, diventa qualcosa di motivato da interessi estranei. Così si riafferma negli atti di governo l'idea che invece del dialogo o dei negoziati debba imporsi la legge sulla violenza crescente della resistenza sociale.

Durante questi mesi il governo non si è voluto curare né ha voluto credere alla protesta pubblica degli ejidatari danneggiati dal decreto d'esproprio. Però la settimana passata la violenza è arrivata a tal punto che ha reso necessario un cambiamento di strategia politica, perché con la crescita e l'indurimento di un processo di resistenza sociale, altri settori sociali arrivano sempre a sostenere i gruppi che resistono. Alcuni dirigenti panisti sanno che i processi di resistenza sociale si rafforzano non per la persuasione di leader carismatici, ma a causa dei governi che preferiscono imporsi al posto di negoziare.

Sto presentando così gli avvenimenti perché è arrivato il momento che l'équipe di Vicente Fox decida quale sarà il suo modus operandi con il Piano Puebla Panama: creare innumerevoli San Salvadores Atenco che resistono violentemente, o partire dalla conoscenza e dai negoziati con la realtà sociale che si propongono di colpire o di "beneficiare". Il modo con cui si risolve oggi questo conflitto può essere un anticipo sui processi di resistenza sociale o di negoziato politico a cui assisteremo nei prossimi anni.

L'attuale governo federale sta inviando, d'altra parte, un segnale pericoloso: un costante riduzionismo della frase "agire conforme alla legge".

La "legge" non è qualcosa che funzioni meccanicamente. Non è una casetta di musica che con un unico meccanismo risolva di volta in volta tutti i tipi di conflitto.

La "legge" è solo una parte di un sistema più ampio che si capisce meglio mediante concetti quali giustizia, equità e bene comune.

Non mettiamo in dubbio che la libertà del Divino o di Carlos Cabal Peniche sia stata ottenuta "conforme alla legge". È legale la sua libertà, sì, però non è giusta. Non dubito che sia legale e conforme alla legge il caso vinto dall'ufficio di Diego Fernández de Cevallos a favore dei eredi di Ramos Millán, però di fronte al caso degli ejidatari di San Salvador Atenco, di fronte a migliaia di casi dimenticati e di indennizzi pendenti a comunità indigena in tutto il paese, il legale qui non è equitativo, né favorisce il bene comune, né è giusto per la massa di persone in estrema povertà della campagna messicana. Le frodi del Fobaproa e dell'IPAB sono state legalizzate sempre ed i reati di quel tipo sono stati prescritti "conforme alla legge" in molti casi. Però questa "legalità" non è giusta, né equitativa, né rafforza il bene comune, né lo "stato di diritto". La "conformità con la legge" non afferma che sia etica la frode, la rapina, la disuguaglianza, l'iniquità. Si possono cedere all'estero i settori energetici del paese mediante contratti di servizi redatti "conforme alla legge" e senza dubbio debilitare la sovranità del paese, la sicurezza lavorativa e economica, la sua integrità politica.

Rispettare ed applicare la legge richiede altre molte cose che l'esercizio della politica deve coprire: richiede intelligenza e saggezza per capire che senza giustizia, senza equità, senza rafforzamento del bene comune e senza etica, l'applicazione della legge si converte in legalismo, in uno strumento più adatto alla dittatura che allo sviluppo di uno stato di diritto, più adatto alla simulazione che alla democrazia.

Se il decreto d'esproprio di Texcoco viene considerato "legale" dalla Suprema Corte di Giustizia, che farà il governo di Vicente Fox?

Sterminerà "con la legge in mano" tutta la resistenza sociale?

La domanda oltrepassa gli stretti limiti della "applicazione della legge".

Siamo all'entrata della strategia legale e politica (o dei germogli di una resistenza sociale crescente e complessa) che può aver a che fare con l'esecuzione del Piano Puebla Panama.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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