LA JORNADA 15 MAGGIO 2002

GLI ZAPATISTI SOSPENDONO LE ATTIVITÀ AGRICOLE PER DIFENDERSI

IL GOVERNO FEDERALE HA AUTORIZZATO L'ESERCITO, LA POLIZIA GIUDIZIARIA E LA PUBBLICA SICUREZZA A SGOMBERARE NUEVA REVOLUCIÓN

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Poblado El Salvador, Chis., 14 maggio - Gli uomini camminano insieme in gruppo, preoccupati, attenti. Tutti i bambini impugnano la loro fionda. Le donne e le bambine rimangono in casa. Da ieri, la comunità è in guardia, osserva la collina da dove li tengono sotto mira, armati, circa 90 contadini priisti che si dicono pronti a sgomberare El Salvador.

"Siamo in pericolo. Quelli sono paramilitari", dice un indigeno del gruppo di abitanti che rende testimonianza. E aggiunge: "Sono gli stessi che hanno ammazzati a bastonate il nostro compagno Pedro nella comunità Santa Martha. È già da tanti mesi e non li hanno processati".

"È morto in un letto d'acqua, all'ospedale di Ocosingo", interviene inaspettato un anziano (Pedro è sopravvissuto per varie settimane al pestaggio ricevuto che gli ha rotto la colonna vertebrale).

"E adesso siamo così. Siamo solo in attesa che ci attacchino. Non possiamo uscire di casa per andare nei campi ed è tempo di semina. Dobbiamo rimanere qui a difenderci ", aggiunge il primo indigeno. "Ci hanno detto che se andiamo ad Ocosingo ci metteranno in carcere".

Come parte della testimonianza collettiva ci raccontano di due altri uomini, entrambi gravemente feriti. Riferiscono come sono stati catturati, colpiti e torturati dai priisti, la settimana scorsa. Per uno di loro, anziano, sarebbe urgentemente una visita neurologica, visto che è stato selvaggiamente colpito alla testa e adesso ha problemi di equilibrio. L'altro è stato portato al crocevia della strada per Ocosingo e Santa Martha, da Baltazar, Domeningo e Roque Caballero, della Confederazione Nazionale Contadina (CNC).

"Lo hanno legato come un animale selvaggio, lo hanno lasciato appeso per la testa un giorno intero e hanno continuato a colpirlo", dice un altro indigeno, segnalando l'uomo picchiato, che praticamente non parla. Ha mezzo volto gonfio, con grandi croste, le braccia e la schiena pieni di ferite da machete e lividi da bastone. "Non possiamo andare ad Ocosingo, per mantenere la sicurezza qui", aggiunge quello che parla.

Da "casi isolati" si sta armando il disordine

Il villaggio El Salvador, nel municipio autonomo Francisco Gómez, è stato fondato nel 1998 su terreni 'recuperati' da quello che era l'allevamento Chamumún, che fino 1994 era stato di proprietà di Tito Albores. Oggi è suddiviso fra indigeni basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e da membri della CNC priista. Va beh, 'suddiviso' per modo di dire. Soprattutto adesso.

Le 27 famiglie zapatiste di El Salvador provengono da San Juan, più in fondo alla vallata. Allo stesso tempo, si installarono qui 11 famiglie priiste del vicino abitato di San Luis. In quattro anni, entrambi i gruppi non sono riusciti a stipulare nessun accordo, nemmeno con la partecipazione del governo.

Il 28 febbraio scorso, l'ingegnere Germán de La Rosa, delegato di Governo nella regione di Ocosingo, ha tentato di proporre un accordo, che alla fine è stato firmato dagli autonomi, ma non dai priisti. Nell'atto si elencavano tre punti: "conservare la vegetazione che esiste, evitando di realizzare disboscamenti a fini agricoli; che entrambe le parti rispettino i loro lavoratori e che ogni gruppo realizzi le sue attività agricole solo nell'area destinata alla coltivazione". Non c'è accordo perché i priisti vanno dappertutto e sfidano il governo salazarista. "Adesso è venuto il periodo di preparare le terre per la semina in aprile, ed i priisti, per provocarci, seminano nelle terre che noi abbiamo preparato", denunciano gli indigeni autonomi.

Il 6 maggio, riferisce un'altra voce del gruppo, "stiamo preparando il campo quando il fratello priista viene a reclamare, a dire che non è nostro... Noi ce ne siamo tornati verso casa ma i fratelli priisti si sono armati di bastoni e machete e ci hanno minacciato. Tre di loro ci hanno attaccato e noi ne abbiamo fermato uno di loro e l'abbiamo messo in carcere per 24 ore. Non l'abbiamo colpito e gli abbiamo dato da mangiare bene".

L'8 maggio, il gruppo della CNC ha attaccato El Salvador. Hanno sparato in aria e si sono appostati puntando sulla comunità. "Lì hanno preso i nostri due compagni e li hanno pestati". Li hanno torturati per 24 ore.

Ieri sono tornati a circondare El Salvador. E stanno lì. "Fanno pattugliamenti e molti movimenti con le loro armi intorno alla comunità" (che è solo un gruppo di modeste case di legno e di precarie tettoie, all'inizio della strada Ocosingo - San Quintín, che qui è già asfaltata). Ai piedi di una gigantesca, frondosa e molto antica seiba dalle radici grandi come zampe di elefante, le basi d'appoggio zapatiste montano la guardia giorno e notte, guardando attente la collina, a circa 200 metri di distanza, da dove i priisti le minacciano, le tengono sotto mira, le controllano.


In un altro posto sta succedendo lo stesso, le basi d'appoggio zapatiste del villaggio Nueva Revolución, nel municipio di Tila, nella zona nord, hanno denunciato oggi che "il governo federale ha autorizzato l'Esercito federale, la Polizia Giudiziaria e la Sicurezza Pubblica a sgomberare le basi zapatiste, con il pretesto di catturare quattro di loro, accusati di aver impedito l'installazione di seggi per le elezioni del 4 ottobre 2001".

"Noi, come basi zapatiste, non abbiamo votato per nessun partito politico", argomentano gli indigeni che rappresentato la totalità di Nueva Revolución. "Ci perseguitano pure per la denuncia che abbiamo fatto il 22 marzo, dove menzioniamo i luoghi dove tengono i loro accampamenti di addestramento i paramilitari di Paz y Justicia. Per questa ragione chiediamo al governo federale di evitare di inviarci forze di polizia e dell'Esercito federale. Tanto si sa, i militari poi arrivano di giorno o di notte".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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