La Jornada - 15 marzo 2002

Oggi Messico riceve l'avallo dell'ONU per l'azione, allegando la necessità di proteggere i boschi

Denunciano che la PFP sgombererà 35 villaggi della riserva di biosfera dei Montes Azules

Autorità autonome annunciano che non permetteranno l'espulsione di quelle comunità

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 14 marzo - I municipi autonomi zapatisti e diverse organizzazioni civili hanno denunciato, reiteratamente, l'imminente sgombero di circa 35 villaggi all'interno e nei dintorni della riserva di biosfera dei Montes Azules. Il Collettivo d'Informazione e Analisi della Regione Selva ha reso noto ieri che all'azione di allontanamento-riubicazione "manca solo la sincronizzazione del giorno e dell'ora, perché la settimana è già stata decisa: la Settimana Santa, con tutte le sue feste e la sua luna piena".

A metà di febbraio, il municipio autonomo Ricardo Flores Magón aveva reso pubblica un'escalation di fatti e di minacce di sgombero che diversi funzionari federali e statali avevano perpetrato, per la "preparazione mediatica dell'evento". Il consiglio autonomo aveva già sollecitato la società civile affinché si mobilitasse per arrestare ciò che gli osservatori considerano una "espulsione e un appostamento geostrategico regionale nel massiccio montagnoso centrale della Selva Maya, che va aldilà della Selva Lacandona".

Le autorità autonome avevano ribadito che non permetteranno lo sgombero di quelle comunità né che si tocchino i diritti ejidali di altre 15. Molte di queste comunità sono legali e le più recenti sono formate contadini con terre, profughi per l'occupazione militare e la violenza paramilitare nella vallata di Taniperla. Insomma, invece di restituire loro le terre legittime, il governo li farà diventare doppiamente profughi?

Questo sabato, 9 marzo, sono arrivati centinaia di effettivi della Polizia Federale Preventiva (PFP) all'acquartieramento di Rancho Nuevo, sede della zona militare, a bordo di decine di autobus privati della Cristóbal Colón. Dato che il fatto è coinciso con lo scontro tra commercianti chamula e la Polizia Giudiziaria nel mercato sancristobalense, si pensò che la PFP si trovasse nella base militare di Rancho Nuevo come eventuale appoggio all'operativo giudiziario contro i presunti "pirati di cassette e cd" del mercato.

L'11 Enoch Hernández, presidente municipale di San Cristóbal de Las Casas, ha informato che si trattava di unità aerotrasportate che avrebbero effettuato esercitazioni nelle installazioni di Rancho Nuevo. Richiama l'attenzione il fatto che la zona delle lagune (nel nord est della riserva che è la zona più ricca della Selva Maya) possieda un'orografia ed un clima simili a quelli di San Cristóbal, dove si trova Rancho Nuevo.

"Torneremo dal cielo", così gli ufficiali dell'Esercito federale avevano minacciato le donne della comunità Laguna El Suspiro, nella selva, quando un distaccamento (militare) era entrato nel villaggio il gennaio scorso per intimidire la popolazione ed esigere che gli indigeni se ne andassero "con le buone".

Il piano di sgombero violento sarebbe già in marcia: "è focalizzato su una base di antiguerriglia, più o meno come l'escalation in Colombia che è la porta per l'Amazzonia, e sta venendo avanti dal 1997", afferma il Collettivo d'Informazione, che raccoglie sistematicamente i rapporti che si riferiscono al caso.

Gli abitanti della zona credevano che il golpe sarebbe avvenuto nell'aprile del 2000. Si era pensato che si sarebbe utilizzata la PFP, corporazione creata con decreto presidenziale zedillista nel 1999, proprio "per ristabilire e mantenere l'ordine nei parchi nazionali, nelle conche delle lagune e dei fiumi" (art.5º, paragrafo 2, della legge). Ma la sconfitta priista di luglio e la perdita del governo del Chiapas in agosto avrebbero provocato un ritardo nelle operazioni "e il differimento dei piani, che adesso, due anni dopo e col deciso appoggio e patrocinio di Washington, è preparato ormai dal 12 settembre del 2001".

Oggi i rappresentanti lacandoni hanno sollecitato formalmente, presso il governatore Pablo Salazar Mendiguchía, l'allontanamento delle popolazioni ubicate nella riserva della biosfera - che una misura populista del governo di Luis Echeverría ha reso tre decenni fa un virtuale latifondo del piccolo popolo lacandóne, negando terre agli altri popoli, tzeltales e tzotziles, che reclamavano (come oggi) diritti similari a quelli dei lacandoni.

Questo venerdì le autorità messicane riceveranno l'avallo/mandato internazionale per effettuare l'allontanamento. L'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha designato il 2002 "l'anno delle montagne", dichiarerà mediante il Consiglio di Sicurezza e su sollecitudine del Messico (secondo il bollettino del Consiglio Nazionale Forestale del 1º marzo), che i boschi sono una "questione di sicurezza internazionale".

Questo darà luce verde all'allontanamento "legale" e violento da una regione chiave del territorio messicano sulla quale esistono pressioni commerciali e strategiche di carattere internazionale e intervenzionista.

Le crescenti voci d'allerta cercano di diffondere ciò che avverrebbe con questo allontanamento-occupazione della selva Maya, rispetto ai diritti umani e alle culture indigeni presenti. E anche per quanto riguarda la riserva ecologica, che verrebbe sfruttata e distrutta dalle multinazionali e dai percorsi previsti dal Piano Puebla Panama, il che significherebbe, per l'umanità intera, un danno ecologico irreversibile e per di più mascherato da intervento ambientalista.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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