LA JORNADA 13.02.2002

TORNA LA VITA A GUADALUPE TEPEYAC

DOPO SEI ANNI DI ABBANDONO

ELIO HENRIQUEZ - corrispondente

Guadalupe Tepeyac, 12 febbraio - Dopo sei anni e mezzo di abbandono, la comunità zapatista di Guadalupe Tepeyac è stata completamente ricostruita e sono ritornati gli abitanti che il 9 febbraio 1995 dovettero abbandonare le proprie case e rifugiarsi in montagna a causa dell'offensiva dell'Esercito Messicano.

Dal 7 agosto scorso, quando un centinaio di famiglie ritornarono pacificamente dopo un esilio durato sei anni e mezzo, Guadalupe Tepeyac non è più il villaggio fantasma in cui si era trasformato dal febbraio del 1995, data in cui l'amministrazione dell'allora presidente Ernesto Zedillo "tradì il popolo del Messico rompendo il dialogo con l'EZLN, ed invadendo con l'Esercito (Messicano) la nostra comunità, alla ricerca dei comandanti" del gruppo armato, hanno dichiarato le persone ritornate.

Gli indigeni hanno affermato che il loro ritorno "con dignità ed allegria" è stato possibile "grazie alla Marcia del colore della terra (partita il 24 febbraio dell'anno scorso e conclusasi a Città del Messico, dopo aver attraversato diversi stati) ed alla nostra eroica resistenza per continuare a lottare insieme ai nostri fratelli zapatisti".

Con il loro ritorno hanno dimostrato "che la soluzione pacifica (del conflitto) è possibile, ma questo dipende molto dal governo, perché fino ad ora non ha dato alcuna risposta" alle richieste di applicazione degli accordi di San Andrés, firmati il 16 febbraio 1996, e che siano riconosciuti i diritti indigeni.

I simpatizzanti zapatisti di Guadalupe Tepeyac, comunità che si trova nel municipio di Las Margaritas, il 9 febbraio hanno celebrato una festa simbolica. "Molti dicono che oggi festeggiamo il tradimento del malgoverno, ma non è così, oggi celebriamo la grande resistenza che abbiamo opposto al malgoverno", hanno specificato.

In occasione del settimo anniversario del "tradimento del malgoverno", gli abitanti di Guadalupe Tepeyac, sede della Convenzione Nazionale Democratica nell'agosto del 1994 e del primo Aguascalientes, lo scorso sabato hanno tenuto una manifestazione politico-culturale dove hanno dichiarato: "Molti pensavano che non saremmo più tornati in questo villaggio dopo sei anni e mezzo in cui abbiamo resistito in esilio.

Speriamo in una soluzione pacifica, ma fino ad ora non c'è stato nessun accordo e quindi continueremo a lottare".

Tra la bandiera messicana e lo stendardo della Vergine di Guadalupe, gli indigeni hanno sottolineato che: "Il malgoverno ha fatto di tutto per distruggerci: ha invaso il nostro villaggio, distrutto le nostre case, rubato le nostre cose, ma grazie alla mobilitazione della società civile nazionale ed internazionale, abbiamo potuto riprenderci pacificamente il nostro villaggio ed abbiamo anche dimostrato che continuiamo ad essere zapatisti".

È la prima volta dopo sette anni che queste famiglie tojolabales, fedeli all'EZLN, trascorrono il 9 febbraio nella comunità che li ha visti nascere. "Non abbiamo mai perso la speranza di tornare", hanno detto.

Alcuni hanno ricordato che il febbraio 1995, alle 8 del mattino, centinaia di soldati piombarono "come avvoltoi" con il paracadute dagli elicotteri.

"Circondarono la comunità pensando di arrestarne i dirigenti (allora, il subcomandante Marcos risiedeva in quel luogo), ma non ci riuscirono".

Per tutto il giorno sopraggiunsero rinforzi militari via terra. Nessuno ricorda se ci furono spari da arma da fuoco, ma i soldati "avevano brutte intenzioni".

Hanno ricordato che due indigeni furono arrestati ed interrogati in modo "brutale", quindi prima che calasse la notte, le oltre 80 famiglie simpatizzanti zapatiste che vivevano qui - cioè, tutto il villaggio - presero i bambini, le loro poche cose e fuggirono in montagna per timore di essere aggrediti.

Trascorsero tre mesi fuggendo, nascosti in montagna, con pochissimo cibo - "avevamo solo pozol" - e fondarono Nuova Guadalupe Tepeyac in esilio. Il 9 febbraio 1996 e nella stessa data del 1997 marciano su Guadalupe Tepeyac per chiedere il ritiro dell'Esercito Messicano. Finalmente, le truppe hanno abbandonato la comunità il 20 aprile scorso e gli indigeni sono ritornati il 7 agosto, non così la comandancia zapatista, che dal 9 febbraio 1995 si nasconde nella selva.

Ad aprile dell'anno scorso gli indigeni cominciarono a togliere le erbacce che avevano in pratica invaso le loro case, distrutte dall'abbandono. La ricostruzione è durata alcuni mesi perché molte case erano in cattivo stato.

Oggi Guadalupe Tepeyac è di nuovo un villaggio vivo, i negozietti comunitari hanno riaperto, ci sono mense - una è intitolata Sette Agosto, in memoria della data di ritorno -, si ascoltano le radio nelle case, gli animali domestici vanno e vengono. C'è molto movimento.

Nel gruppo ritornato mancano sei adulti che sono morti durante l'esilio, ma si sono aggiunti molti bambini nati a Nuova Guadalupe. "È una vittoria essere ritornati dignitosamente nelle nostre case", hanno commentato con orgoglio alcuni uomini.

Nella manifestazione di sabato, conclusasi con un ballo popolare, gli abitanti - ma soprattutto i bambini - hanno rappresentato opere teatrali, hanno fatto balli regionali, cantato canzoni di lotta con una dedicata a Marcos ed un'altra al presidente Vicente Fox, entrambe di recente composizione.

Hanno affermato che sono ritornati nelle loro terre "felici per ricostruire il nostro villaggio senza bisogno del governo; lo stiamo facendo con le nostre forze. Per questo siamo contenti di essere un popolo che sta lottando per la libertà, la giustizia e la democrazia per tutti, per un Messico nuovo di pace, giustizia e dignità".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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