LA JORNADA - MASIOSARE - DOMENICA 13 GENNAIO 2002

Piano Puebla Panama

Il mito e il volontarismo

Julio MOGUEL

Il Piano Puebla Panama (PPP) è, prima di tutto, un'enunciazione emblematica: debole nei suoi aspetti concreti, anemico nei lineamenti specifici e nei suoi contorni e nelle densità materiali, di carne ed ossa, nella sua fase di lancio esso ha soprattutto lo scopo di dire e, quindi, di realizzare (nel senso della realizzazione di un valore di scambio, in questo caso simbolico), un valore discorsivo: indica i percorsi desiderabili di un nuovo modo di essere e di agire dello "Stato-Nazione" a partire dal trionfo elettorale di Vicente Fox e del panismo, abbozza i programmi di una posizione governativa a vocazione egemonica. Di conseguenza, indica con chi si vuole e si è disposti a decidere, d'ora in poi, le regole dello sviluppo e della nuova distribuzione del territorio e dell'uomo-massa.

Per avere forza, il PPP non ha bisogno di precisare i suoi dettagli e contenuti specifici, né di delineare con precisione millimetrica le linee delle sue mappe fondamentali, perché non è questa la materia prima da cui ottiene il suo certificato di "legittimità" sul mercato. L'idea-mito si sostiene da sé, non ha bisogno di vincoli concettuali o di particolari giustificazioni. L'ambiguità di fronte alla "realtà" è giustamente il suo contenuto essenziale in questa sua condizione simbolica primaria: come nella costruzione di un qualsiasi altro mito, quello che si cerca di fare per coagularlo nella sua densità discorsiva, è di trasformare la storia in natura, fondando il significato partendo dal significante. Non si deve aspettare la prova impertinente dei fatti (sempre specifici, sempre diversi, sempre ribelli a qualsiasi tentativo di incapsularli), non si devono recuperare né valutare eredità, storie, esperienze precedenti di successo o di fallimento; non si devono ascoltare voci divergenti, raccogliere i saggi consigli dei vecchi o gli echi persistenti di coloro che parlano o gridano dallo spazio e dai tempi nebulosi degli altri: perché il mondo ricomincia da oggi e per sempre.

"La nostra società è il campo privilegiato delle interpretazioni mitiche", ha detto Roland Barthes più di cinquanta anni fa. Ancora oggi questo pensiero non solo è ancora valido in generale, ma consustanziale alle nuove modalità della "guerra politica moderna". Gli strateghi o gli intellettuali organici del foxismo, sanno che le grandi battaglie dell'epoca moderna si vincono o si perdono, in prima istanza, sul terreno della comunicazione, in particolare sul terreno delle "interpretazioni mitiche". La piena consapevolezza di ciò, li porta a privilegiare, sul terreno, l'uso massiccio dei mezzi di comunicazione, soprattutto lo strumento della televisione che, in non più di cinquanta anni, si è trasformato nel canale più apprezzato ed efficace per la rappresentazione e la realizzazione di tali interpretazioni o valori mitici.

Perché il governo di Vicente Fox ha lanciato l'audace iniziativa del Piano Puebla Panama pur senza contare ancora su risorse, programmi specifici e condizioni sociali e politiche che gli permettano di affermare chiaramente che questo piano era veramente qualcosa più di una chimera o di una nuova utopia dei gruppi e degli interessi neoliberisti del Messico e di altre parti del mondo? Avrebbe potuto aspettare di avere a disposizione i progetti precisi e le basi di consenso e di negoziato locale - e nazionale - sufficienti per proseguire in modo sicuro ed evitare un possibile colossale fallimento. Avrebbe potuto preparare il terreno, vincendo dapprima la carta della pacificazione dello stato del Chiapas ("una pace con giustizia e dignità", secondo i termini usati dagli zapatisti) con un efficace negoziato con l'EZLN e con altri gruppi sociali e politici ribelli o protestatari. Avrebbe potuto aver mostrato l'intenzione di costruire il "nuovo Patto per il Sudest" con l'oaxaqueño José Murat Casab e con il chiapaneco Pablo Salazar Mendiguchia quali perni e promotori dell'alleanza, per fornire contorni più precisi e contenuti positivi alle proposte del PPP, superando in questo modo piccoli pregiudizi, ostacoli secondari e sconvenienti inezie. Avrebbe potuto fare questo e molto altro.

Ma non è quello che ha fatto il nuovo Presidente. C'era tempo per fare questo e molte voci autorevoli indicavano la strada. Ma non era questa l'intenzione. Tutto il contrario. Il lancio emblematico del PPP serve ad altre volontà e, di conseguenza, ad altri obiettivi: vuole spostare il dibattito dai diritti indigeni al tema dello sviluppo. In questo modo, vuole mettere la domanda o l'esigenza meschina di diritti "particolari" - soprattutto quelli dei popoli indios - di fronte alle superiori richieste ed esigenze della crescita economica e del "benessere generale" che, secondo lo schema previsto, ne deriverebbero. Si contrappone così al radicalismo zapatista e vaccina contro il virus della protesta e della resistenza tutta l'area del sudest ed intanto impone una camicia di forza al programma democratico e di trasformazione economica e sociale del governatore chiapaneco. In questo modo isola il governatore Murat (che potrà essere "recuperato" o neutralizzato per altre vie, come è facilmente prevedibile), mentre lancia un messaggio di buona volontà al "madracismo" nel Tabasco (che appoggia incondizionatamente la sua guerra di "riconquista" del Tabasco). Tutto ciò, ovviamente, come intenzione di quanto è solo una enunciazione emblematica o, come già abbiamo detto, la costruzione di un nuovo schema-simbolo della dominazione egemonica.

Il Piano Puebla Panama costruisce un immaginario regionale che vuole distruggere l'immaginario sociale, politico e culturale contenuto negli accordi di San Andrés Larráinzar e nel progetto di autonomia dello zapatismo e del Congresso Nazionale Indigeno. Nel piano-mito non esistono frontiere né spazi delimitati da sovranità, tanto meno aree prestabilite per la gestione autonoma dei popoli e delle comunità indigene. La linea d'intervento del PPP è sovra-municipale, sovra-statale e sovra-nazionale, nel segno concettuale implicito della globalizzazione come punto di partenza e valore positivo, e non punto di arrivo che, per aggregazione di volontà e di accordi tra i protagonisti eterogenei (per stato sociale, e stato giuridico d'azione), permetterebbe la definizione di accordi o di patti sociali e politici che sosterrebbero una nuova proposta di sviluppo.

La linea d'intervento del PPP è, nel suo intento egemonico (come definisce con tutta nitidezza la sua enunciazione emblematica), necessaria non solo per rendere fattibile il nuovo processo di "dominazione sull'uomo" (ridefinizione profonda del mercato del lavoro nelle condizioni di frammentazione che la globalizzazione porta con sé), ma anche per inserire questo processo in una nuova scalata di appropriazione o espropriazione dello spazio naturale, sociale e produttivo delle zone agricole (non ancora privatizzate). Questa crociata, diciamo, ha una missione essenziale: imporre lo "sviluppo superiore" del benessere generalizzato che presto arriverà quale naturale conseguenza sui diritti "particolari" - quindi "limitati e meschini" - di gestione, uso e sfruttamento dei territori che attualmente possiedono, o reclamano, le comunità indios.

Nel PPP-mito esiste un messaggio per la truppa? Forse ancora no per il soldato semplice o per i bassi gradi, ma certamente sì per i comandanti medi e gli intellettuali (organici?) del nuovo progetto transessennale dei tecnocrati: si dovranno unificare argomenti e concetti e creare nuovi significati comuni di "cambiamento democratico, pace e sviluppo". Si cercherà di avanzare con passo deciso verso la normalizzazione (naturalizzazione, direbbe Barthes) culturale delle zone rurali, ancora colpite da fame, ignoranza, ritardo e ribellione. Quelli che il 2 luglio del 2000 sono corsi contenti a dare il loro "voto utile", avranno così nuove e praticamente illimitate opportunità di collocamento, in quanto portatori versatili di know how in questo tipo di lavori occasionali.

Non considerando il Piano Puebla Panama nella sua condizione primaria, di enunciazione emblematica, alcuni analisti ed attivisti che lo combattono, perdono la bussola e finiscono per lottare contro i mulini a vento. Se il mostro è più che reale, forza meccanica e superpotente che non contiene alcuna contraddizione, calamità "che piomba addosso" come il lupo, il critico volenteroso resta prigioniero della propria trappola dell'idea-mito e non riesce a costruire altro che inutili lamenti. Di fronte all'assalto della globalizzazione neoliberista, s'impone la proclamazione, lo stridore e la denuncia o, a livelli più sofisticati, la rivelazione scientifica (con dati inconfutabili) che il mondo scomparirà, a meno che..., a meno che..., a meno che tutti siamo coscienti di quello che accadrà, a meno che tutti ci risvegliamo all'unisono e, insieme, con un solo colpo e tutto d'un fiato, affrontiamo il mostro. La risposta quindi è solo un atto catartico, diretto a svelare le perversità della borghesia e del nuovo imperialismo. La possibilità assorbe ed uccide il concreto, l'immediato, distrugge i ponti logici e pratici tra quello che accade realmente oggi e quello che accadrà domani. A questo punto si dovrà dire che il progettismo (sovra-dimensionamento o feticizzazione delle tendenze) può essere dannoso per l'analisi quanto l'empirismo.

Si può pensare ad una prospettiva diversa? Un primo lavoro sarà la de-mistificazione, senza dubbio liberatrice. Ma non si deve dimenticare che la de-mistificazione possiede due significati: quello che mostra a tutti la menzogna intrinseca del mito ("Guarda mamma, il Re è nudo") e quello che indica le strade reali - contraddittorie, incerte, scivolose - sulle quali principi ed artefici del PPP sono obbligati a marciare.

Su questo terreno prezioso, scivoloso, incerto, contraddittorio, c'è da disegnare e realizzare le nostre proprie mappe, calcolare i tratti lunghi e marcare le strade strette, in entrata e in uscita, segnalare dove vanno o possono andare i sentieri laterali e i percorsi alternativi, precisare i rilievi ed ubicare i punti reali o possibili di ripiego e di resistenza, così come le zone eventuali di chiusura ed apertura.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home