La Jornada - 11 luglio 2002

SAMUEL RUIZ: IL SILENZIO ZAPATISTA RISPONDE ALL'INADEMPIENZA DEL GOVERNO

Rosa Elvira Vargas

Il Chiapas continua ad essere in guerra e continuano a restare senza risposta le domande formulate fin dalla precedente presidenza. Non s'intravedono neppure scenari per la ripresa del dialogo ed in questo momento storico la società civile deve esprimersi ed adottare posizioni e strategie proprie che configurino un processo di mediazione diverso da quello seguito fino al 1998, abbandonando la vecchia idea secondo la quale tutto dipenda dal presidente della Repubblica.

Samuel Ruiz, vescovo emerito di San Cristóbal, spiega chiaramente che il governo di Vicente Fox, in diverse circostanze, ha dimostrato di avere una posizione debole rispetto ai governi precedenti.

In un'intervista a La Jornada, ammette di essersi incontrato con il presidente Vicente Fox "alcune volte, ma non ieri e neppure l'altro ieri, non recentemente", ed analizza l'attuale transizione politica ma osserva che, nonostante sia molto diluito, il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) ha serrato le fila e cerca di trovare nel nuovo governo "brecce reali o presunte per riconquistare il potere".

Quindi, aggiunge che la formazione del gabinetto politico statale con persone provenienti da diverse correnti, il fatto che il Partito di Azione Nazionale (PAN) non sia al potere ma sia solo un partito da cui è uscito il presidente che, oltretutto, i biancoazzurri hanno dovuto accettare a denti stretti, tutto questo "lo rende debole con conseguenze sulla guida" del paese.

Ed insiste: "la scommessa sarà vedere quello che farà la società" e questa non sta dormendo. Lo dimostra il recente Forum Nazionale per la Pace in Chiapas, convocato da oltre 300 organizzazioni, in cui si è visto il senso di responsabilità e la maturità dei movimenti sociali, perché non ci sono state contrapposizioni o voglia di affermare le proprie posizioni su altre, ma articolazione e rispetto.

"Ciò significa maturità e, nello stesso tempo, il bisogno di non essere assenti in un momento storico" come questo.

L'ex presidente della Commissione Nazionale di Intermediazione (Conai) ha presentato ieri il cd-rom che raccoglie l'archivio storico del lavoro di mediazione svolto da questo organismo, tra il governo federale e l'EZLN durante quattro anni e mezzo, a cui hanno partecipato, fra gli altri, anche Pablo González Casanova, i poeti Juan Bañuelos e Oscar Oliva, Concepción Calvillo vedova di Nava e Raymundo Sánchez Barraza.

I protagonisti del conflitto erano stati informati di questa raccolta di dati e si è cercato di rendere pubblico il materiale nel momento in cui non si danneggiasse nessun processo di dialogo e, in ogni caso, per favorire "nuove strategie ed azioni che permettano di riattivare" i processi indirizzati ad una soluzione.

"È chiaro che tutto può essere manipolato in qualche modo", sostiene il religioso, e precisa che la maggior parte del contenuto è già noto ma ci sono anche numerosi documenti, verbali, testi e dichiarazioni inediti.

Negli uffici di Serapaz (Servizi e Assistenza per la Pace) sono depositati, in 15 scatole, gli originali di accordi, verbali, discorsi, atti e documenti vari che cercano di fornire una migliore comprensione del conflitto armato iniziato il primo gennaio 1994 e di riscattare e valorizzare "la ricchezza e la profondità dei processi di negoziato e di pace" che il conflitto ha generato.

Incontestabile è il fatto che, come segnalato da Gonzalo Ituarte che insieme a Miguel Alvarez è stato segretario esecutivo della Conai, "il governo di Vicente Fox in questo momento non ha una chiara comprensione del conflitto, né del processo di pace e né della problematica indigena e delle cause di fondo".

Ammette che all'inizio c'era stata la volontà di riprendere i dialoghi, ma oggi non si vede la disponibilità di fare un nuovo sforzo e in Chiapas si assiste alla polarizzazione e alla distruzione del tessuto sociale.

La pace di cui parla Fox durante i suoi viaggi all'estero, aggiunge, pare essere solo la pace del silenzio delle armi, "mentre non si comprende che il conflitto armato è ancora in atto: l'Esercito continua a mantenere le sue posizioni, l'EZLN continua ad essere armato, la dichiarazione di guerra è ancora in vigore e persiste la questione dei paramilitari". Finché i responsabili e mandanti politici, economici ed armati della formazione di questi gruppi non saranno puniti, dichiara Ituarte, "difficilmente si può sperare che ci siano le condizioni minime per un dialogo di pace".

Ituarte ha aggiunto: in Chiapas non c'è pace, come non c'è in Guerrero, Oaxaca ed in altre parti del paese e non stiamo ad aspettare di vedere la disperazione dei movimenti, delle espressioni armate, la giustezza delle rivendicazioni: l'appello che lanciamo è affinché riconosciamo le cause all'origine di queste situazioni di contestazione.

Samuel Ruiz s'infastidisce che qualcuno diffonda l'opinione che gli zapatisti abbiano deciso di rifugiarsi nel silenzio. In questo caso, manca la percezione della società, dice: "Per esempio, riguardo alla situazione dei Montes Azules ci sono innumerevoli dichiarazioni, il popolo zapatista continua a parlare e disgraziatamente non si percepisce che è lì che sta parlando".

Ammette comunque che la comandancia dell'EZLN ha sospeso l'emissione di comunicati ma questo, sottolinea, avveniva in un contesto pieno di aspettative che con il dialogo si sarebbe ottenuta una risposta impegnativa, "ma quando non c'è stato alcun adempimento, che senso ha chiedere il perché del silenzio. Che stimolo potrebbe esserci per il dialogo?".

Come buona parte della società e dei promotori dei ricorsi costituzionali contro la legge indigena, il vescovo spera che questa legge sia ripensata e riformulata sulla base degli accordi e delle elaborazioni della Cocopa.

La presentazione dell'archivio storico della Conai, per Samuel Ruiz è un'occasione per considerare un momento centrale la necessità di una maggiore sensibilità sociale per promuovere il dialogo in un modo diverso, di una sensibilità più profonda che in passato, che conferisca maggior obbligo morale verso gli accordi. "Ci sono evidenti cambiamenti nelle situazioni che devono configurare un tipo di mediazione diversa".

- Ma, come definirebbe una sua partecipazione in questo nuovo processo?

"Continuerò a lavorare per la pace. Siamo in attesa; non c'è uno scenario in cui una delle parti dichiara di scegliere la guerra invece del dialogo e, in questo senso, il dialogo è aperto. La figura di un mediatore non è l'unico orizzonte per lavorare per la pace. Non sono in pensione, non sono in vacanza. Non sono mai stato protagonista. Adempiere ad un compito imposto dalle circostanze non significa protagonismo, è la risposta ad una situazione storica".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" Bergamo)



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