ESERCITO ZAPATISTA LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

7 dicembre 2002

Per Carmen Lira

Direttrice del quotidiano messicano La Jornada

Dal Subcomandante Insurgente Marcos

Chiapas - Messico


Le scrivo a nome dell'EZLN con una preghiera.

Come Lei saprà, qualche giorno fa, a seguito di una lettera che abbiamo inviato all'inaugurazione dell'Aguascalientes madrileno, il giudice Fernando Baltasar Garzón Real mi ha sfidato ad un dibattito.

Allego alla presente alcune missive che hanno destinatari diversi, che la prego cortesemente di pubblicare in qualche spazio del suo giornale, cosa che sono sicuro farà, perché La Jornada ha sempre tenuto le porte aperte alla parola zapatista, anche quando non era d'accordo con quanto diceva.

Abusando della sua bontà, le chiedo anche, se possibile, di far avere copia delle lettere alla stampa dello Stato spagnolo e del Paese Basco, nei tempi e modi possibili.

Colgo l'occasione per salutare Lei e tutti quanti collaborano al suo giornale.

Bene, saluti e, ripeto, non si tratta d'altro che di dare un'opportunità alla parola.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos


Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

7 dicembre 2002

Alle organizzazioni politiche, sociali e culturali basche di sinistra (abertzales)

[del nazionalismo basco]

Paese Basco

Dal Subcomandante Insurgente Marcos

Messico


Fratelli e sorelle:

Vi scrivo a nome di bambini, anziani, donne e uomini dell'Esercito Zapatista di Liberazione nazionale del Messico e vi porgo i saluti con rispetto ed ammirazione.

Credo di non sbagliarmi nel supporre che conosciate bene la polemica seguita alla lettera zapatista letta nell'Aguascalientes madrileno alla fine del mese di novembre di quest'anno.

Come vedrete nella lettera che allego, ho accettato la sfida al dibattito lanciatami dal giudice Baltasar Garzón. Dato che sono lo sfidato spetta a me stabilire le condizioni ed una di queste è che, parallelamente al dibattito, si realizzi un incontro di tutte le forze politiche e culturali coinvolte nella questione del Paese Basco e che siano disponibili. Ho scritto anche a ETA chiedendole di dichiarare una tregua di 177 giorni a partire dal 24 dicembre di quest'anno, allo scopo di creare le condizioni adeguate per la realizzazione di quell'incontro.

Bene, questa è una breve sintesi. Potrete vedere maggiori dettagli nelle lettere allegate. Ma io scrivo in particolare a voi per varie ragioni.

Oltre che per invitarvi a partecipare all'incontro, vi scrivo per chiedere che vi uniate alla richiesta che rivolgo a ETA, perché voi avete l'autorità morale ed il prestigio di cui io sono carente.

Vi chiedo anche che, con inclusione e tolleranza, raggruppiate le maggiori forze possibili per organizzare e realizzare l'evento. Se lo chiedo a voi è perché, storicamente, la sinistra ha sempre dimostrato di essere un'organizzatrice migliore della destra. I temi, ritmi ed il resto dell'incontro devono essere decisi da tutte le forze che vogliano dare un'opportunità alla parola.

So bene che, a differenza della sinistra parlamentare messicana, voi avete un progetto politico alternativo non solo per la lotta per la sovranità basca, ma anche per la costruzione di un sistema più giusto, più democratico e più libero, cioè più umano. Per questo mi affido alla vostra esperienza, decisione di lotta, al vostro eroismo e all'autorità morale che, non ho dubbi, si è consolidata all'interno del nobile popolo basco. Non ho dubbi sul fatto che ci sono percorsi inediti verso la conquista della sovranità basca.

E non ho dubbi neppure sul fatto che questi percorsi ora sono chiusi dal terrore che spira da ogni lato.

Per questo vi chiedo di parlare e di ascoltare, che si parli e si ascolti. Non che rinunciate alle vostre convinzioni e progetti, ma che li facciate conoscere in uno spazio per cui dovete lottare, questo sì, insieme a tutti gli uomini e le donne onesti.

Vi chiedo di lottare per rendere reale questo spazio. Nessuno ha niente da perdere (salvo noi zapatisti, ma questo è la nostra specialità) e invece molto da guadagnare.

Vi chiedo di dedicare i vostri migliori sforzi per dare un'opportunità alla parola.

Un'altra cosa (sì lo so: sto diventando seccante, ma voi siete di spirito nobile), vi chiedo, anche se tutto sarà contro e niente riuscirà come avremmo voluto, che apriate questo spazio e convochiate tutti e tutte quelli che lo vogliono affinché parlino e ascoltino tutto quello che tutti e tutte hanno da dire e da ascoltare.

Bene. Saluti e so che sembra uno slogan da manifestazione, ma bisogna dare un'opportunità alla parola.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, dicembre 2002


ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

7 dicembre 2002

Al sig. Fernando Baltasar Garzón Real

magistrato-giudice del Tribunale Centrale

N. 5 Audiencia Nacional c/. García Gutiérrez

1 28.004 - Madrid Spagna

Signor Baltasar Garzón:

Ho letto la lettera a me indirizzata, datata 3 dicembre del presente anno e pubblicata il 6 del corrente mese dal periodico messicano El Universal. In questa, oltre che permettersi di insultarmi con ogni epiteto, mi sfida ad un dibattito in luogo e data a mia scelta.

Le comunico che accetto la sfida e (come impongono le leggi dell'antica cavalleria), giacché sono io il cavaliere sfidato, spetta a me stabilire le condizioni dell'incontro.

Le condizioni sono le seguenti:

PRIMO. Il dibattito si svolgerà nelle Isole Canarie, concretamente sull'Isola di Lanzarote, dal 3 al 10 aprile 2003.

SECONDO. Il Signor Fernando Baltasar Garzón Real dovrà ottenere le garanzie ed i salvacondotti necessari e sufficienti, tanto dal governo spagnolo quanto da quello messicano, affinché il cavaliere sfidato e sei dei suoi scudieri possano presenziare alla sfida e ritornare poi in sicurezza. Le spese di viaggio e soggiorno del Subcomandante Insurgente Marcos e della sua comitiva saranno sostenute dall'EZLN, e riguardano tostadas, fagioli e pozol; per il pernottamento, il cavaliere itinerante (o navigante) non necessiterà altro tetto che il cielo delle Canarie.

TERZO. Nella stessa località del dibattito, parallelamente ma non in contemporanea, si svolgerà un incontro tra tutti gli attori politici, sociali e culturali della questione basca che lo desiderino. Il tema dell'incontro sarà "Il Paese Basco: percorsi".

QUARTO. Il signor Fernando Baltasar Garzón Real dovrà essere presente, per parlare ed ascoltare, a quell'incontro. Inoltre, dovrà sforzarsi: di convincere il governo spagnolo a contribuire, con misure distensive, a creare un clima favorevole all'evento, e di esortarlo affinché mandi una delegazione di alto livello all'incontro, anche senza potere decisionale, ma solo per parlare ed ascoltare.

QUINTO. Il cavaliere Subcomandante Insurgente Marcos dovrà assistere a detto incontro ma solo per ascoltare, perché l'argomento è di competenza solo della sovranità del popolo basco.

Inoltre, il Subcomandante Insurgente Marcos dovrà rivolgersi all'organizzazione basca Euskadi Ta Askatasuna (più nota come ETA) chiedendo una tregua unilaterale di 177 giorni, periodo in cui ETA non dovrà realizzare nessuna azione militare offensiva. La tregua di ETA dovrà iniziare all'alba del 24 dicembre 2002.

Nello stesso tempo, il Subcomandante Insurgente Marcos dovrà rivolgersi alle organizzazioni politiche e sociali basche e al popolo basco in generale, invitandoli ad organizzare e realizzare l'incontro citato sopra.

Il Subcomandante Insurgente Marcos si rivolgerà anche alla società civile spagnola e basca chiedendo che si mobiliti per la campagna "Un'opportunità alla parola", il cui obiettivo è fare pressione sul governo spagnola e su ETA per creare, in tutta la penisola iberica, le condizioni adeguate alla realizzazione dell'incontro.

SESTO. Il vincitore del dibattito sarà scelto da una giuria formata da sette persone, tutte dello Stato spagnolo. Il Subcomandante Insurgente Marcos cede al signor Fernando Baltasar Garzón Real il privilegio di nominare quattro membri della giuria e di designarne il presidente e, nel caso di ostacolo dovuto ad astensione, decidere con voto decisivo chi sarà il vincitore. Gli altri tre membri della giuria saranno invitati dall'EZLN.

SETTIMO. Se il signor Fernando Baltasar Garzón Real sconfiggerà il Subcomandante Insurgente Marcos, avrà il diritto di levargli il cappuccio davanti a chi vuole. Inoltre, il Subcomandante Insurgente Marcos gli chiederà scusa pubblicamente e si sottoporrà all'azione della giustizia spagnola affinché lo torturino (proprio come torturano i baschi quando li arrestano) e risponderà alle accuse di cui abbonda la lettera del signor Garzón Real, il 3 aprile del 2003.

Se, al contrario, il signor Fernando Baltasar Garzón Real sarà sconfitto, si impegna ad assistere giuridicamente l'EZLN nelle richieste che, forse come ultima risorsa pacifica zapatista e davanti alle istanze giuridiche internazionali, saranno presentate per esigere il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni, i quali, violando le leggi internazionali e del senso comune, sono stati respinti dai tre poteri del governo messicano.

Inoltre, se possibile e se ne ha voglia, rappresenterà legalmente l'EZLN di fronte a dette istanze internazionali SOLO per quanto concerne la richiesta del riconoscimento giuridico dei nostri diritti e della nostra cultura.

Si presenterà inoltre richiesta di procedere per crimini contro l'umanità contro il signor Ernesto Zedillo Ponce de León, responsabile del massacro di Acteal (perpetrato sulle montagne del sudest messicano nel dicembre del 1997) in cui furono trucidati 45 indigeni: bambini, donne, uomini e anziani. Come si ricorderà, il signor Zedillo è stato premiato recentemente dal signor José María Aznar, capo del governo spagnolo, per la sua partecipazione al massacro.

Così come saranno presentate richieste a procedere contro i capi del governo spagnolo che durante il mandato del signor Zedillo in Messico, sono stati suoi complici in questa ed altre aggressioni contro gli indios messicani.

Queste condizioni non sono negoziabili, il signor Fernando Baltasar Garzón Real dovrà rispondere, entro un termine ragionevole, se le accetta oppure no. Invece, i dettagli del dibattito potranno essere concordati dai padrini dello sfidante e dello sfidato.

Signor Fernando Baltasar Garzón Real: come potrà vedere dalle copie delle lettere che le allego, ho già cominciato a svolgere i compiti che mi spettano.

Da immigrato spagnolo a immigrato spagnolo, perché mi scorre un quarto di sangue ispanico nelle vene, spero che ora comprenderà e manterrà la sua disponibilità a portare avanti il dibattito a cui mi sfida.

Lei ha l'opportunità di scegliere: o mettere le sue conoscenze e capacità al servizio di una causa giusta e nobile (e quindi dimostrare che la giustizia internazionale non serve solo per avallare guerre e coprire criminali), oppure continuare dov'è, ricevendo il riconoscimento di chi sta in alto perché sta al di sopra del sangue e del dolore di quelli che stanno in basso.

Bene. Saluti e che tutto questo serva per dare un'opportunità alla parola.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Dicembre 2002

P.S.: Sappia, sua signoria, che tutti gli insulti che mi rivolge nella sua lettera mi lasciano assolutamente i-n-d-i-f-f-e-r-e-n-t-e. Quello che sì mi ha colpito duramente, è quello della "ridicola pipa". Per questo me ne sto preparando una nuova che, vedrà, provocherà furore quando la sfoggerò nella Gran Via e sulle Ramblas. Ma, si può fumare di fronte alla Cibeles.

ALTRO P.S.: Quella della "nave alla deriva", sì mi preoccupa. Vuol dire che le coste che sto avvistando non sono quelle dell'isola El Hierro (considerata la fine del mondo fino alla scoperta dell'America), ma sono quelle dell'isola di Giava? L'avevo detto io, quando siamo passati vicino a Krakatoa che, per cambiare e rendere onore alla storia degli "zapatisti", avremmo scelto il cammino più lungo. Sospiro.


Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

7 dicembre 2002

All'organizzazione politico-militare basca Euskadi Ta Askatasuna (ETA)

Paese Basco

Dal Subcomandante Insurgente Marcos

Messico


Signore e signori:

Scrivo a nome di bambini, anziani, donne e uomini dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale del Messico.

Come voi forse saprete, nei giorni scorsi in una lettera diffusa in territorio spagnolo abbiamo fatto riferimento alla lotta del popolo basco per la sua sovranità. Nonostante il testo facesse chiaramente riferimento alla lotta politica basca e non a quella militare, le parole erano di proposito ambigue per quanto si riferiva all'azione della vostra organizzazione ETA.

L'obiettivo dell'ambiguità era provocare quello che abbiamo provocato. Non ignoriamo di aver messo in pericolo il capitale morale che noi zapatisti abbiamo conquistato nel mondo, in particolare nella penisola iberica, ma è stato necessario...

Voi e noi sappiamo bene che l'EZLN non solo non ha realizzato né realizzerà nessuna azione militare contro civili. Sapete anche che condanniamo questo tipo di attacchi che in genere provocano il maggior numero di vittime tra persone che nemmeno sanno di che si tratta.

Non sono poche le vittime civili che le vostre azioni hanno provocato. Tra loro ci sono persone che simpatizzavano con la nostra causa e che, come il resto delle vittime civili, sono morte con l'angoscia di non sapere perché.

Consideriamo giusta e legittima la lotta de popolo basco per la sua sovranità, ma questa nobile causa, né nessun'altra, giustifica che si sacrifichi la vita di civili. Non solo non produce beneficio politico, ma se anche così fosse, il costo umano è impagabile. Condanniamo le azioni militari che danneggiano i civili. E le condanniamo allo stesso modo, provengano da ETA o dallo Stato spagnolo, da Al Qaeda o da George W. Bush, dagli israeliani o dai palestinesi, da chiunque, con nomi o sigle diverse, che adducano o no ragioni di Stato, ideologiche o religiose, e contino tra le loro vittime bambini, donne, anziani e uomini che non hanno nulla a che vedere con la faccenda.

So anche che nella conta dei morti e dei feriti che provoca il governo spagnolo non sono incluse le migliaia di baschi che sono stati uccisi, torturati e fatti sparire dai corpi dello Stato. Ma non vi scrivo per confrontare il numero dei morti. In questo noi superiamo tutti quanti perché sono milioni gli indigeni messicani che sono caduti dalla conquista spagnola ad oggi. E non mettiamo i nostri morti in competizione con nessuno.

No, non è per parlare del passato che mi rivolgo a voi.

Qualche giorno fa, il giudice spagnolo Fernando Baltasar Garzón Real mi ha sfidato ad un dibattito. Gli ho risposto affermativamente ed ho posto una condizione, tra le altre, che si realizzi un incontro tra tutte le forze politiche, sociali e culturali coinvolte o interessate nella problematica del Paese Basco, affinché parlino ed ascoltino sui percorsi baschi.

Per cui a nome di tutti i miei compagni e compagne, vi chiedo di decretare una tregua unilaterale per un periodo di 177 giorni, partendo dall'alba del 24 dicembre 2002. Vi chiedo anche pubblicamente l'impegno a non realizzare alcuna operazione militare offensiva durante questo periodo per contribuire a creare un clima favorevole a detto incontro, cioè, per dare un'opportunità alla parola.

Sarebbe bello che Euskadi Ta Askatasuna inviasse all'incontro Paese Basco: Percorsi uno o diversi delegati per parlare ed ascoltare, non a negoziare o concordare niente. So che i vostri delegati potrebbero correre dei rischi, ma se siete disposti a morire o ad essere incarcerati in azioni militari, non vedo perché non sareste disposti a rischiare la stessa cosa in un'azione politica.

Vi chiedo questo, non di arrendervi, non di deporre le armi o le vostre convinzioni. Vi chiedo solo di dare un'opportunità alla parola e ad onorare così il grande rischio che noi zapatisti abbiamo corso e dovremo correre. Nel caso non accettaste, mi offro personalmente come vittima predestinata di un vostro prossimo attacco. Potrete accusarmi di "collaborazionismo" con lo Stato spagnolo (cosa paradossale, perché le autorità spagnole mi accusano di "apologia di terrorismo"). Non importa. Non ci sarà biasimo né rappresaglia da parte nostra, perché almeno io saprò perché sarò morto. Aspetto la vostra risposta.

Bene. Saluti e un'opportunità alla parola.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, dicembre 2002


Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Messico - 7 dicembre 2002

A tutte le forze politiche, sociali, culturali e religiose del Paese Basco

indipendentemente dalla loro ideologia

Dal Subcomandante Insurgente Marcos


Signore, signori e bambini:

Vi scrivo a nome dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale per invitarvi ad unirvi ed a fare vostra la mobilitazione : UN'OPPORTUNITÀ ALLA PAROLA" che vuole ottenere da ETA e dal governo spagnolo un clima favorevole alla realizzazione dell'incontro "Il Paese Basco: Percorsi".

Questo incontro si dovrebbe realizzare sull'isola di Lanzarote, Isole Canarie, dal 3 al 7 aprile 2003 ed non ha altro scopo che quello di cercare di cambiare la logica di guerra che vige nel mondo intero.

Vi invitiamo anche a fare vostro questo incontro, ad organizzarlo ed a partecipare nei tempi e nei modi che ritenete più opportuni.

L'incontro dovrebbe essere una delle condizioni da noi stabilite per la realizzazione del dibattito a cui ci ha sfidato il giudice Baltasar Garzón e, nel caso l'incontro non si realizzi per qualche inconveniente o contrattempo, vi chiediamo rispettosamente che voi stessi realizziate l'incontro in luogo e data a voi più convenienti.

Non aggiungo altro per non ripetere quanto riportato nelle lettere allegate.

Siamo certi che questa iniziativa, se avrà successo, sarà un raggio di speranza per tutti i popoli della terra.

Rinnovo il nostro saluto, il nostro rispetto e la nostra ammirazione.

Bene. Saluti e, non vale forse la pena dare un'opportunità alla parola?

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, dicembre 2002


Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Messico

7 dicembre 2002

Alla Società Civile Spagnola e Basca

Penisola Iberica

Pianeta Terra

Dal Subcomandante Insurgente Marcos

Messico


Signore, signori e bambini:

Vi scrivo e vi saluto a nome di anziani, donne, bambini e uomini dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale del Messico.

Nei giorni scorsi una nostra lettera letta nell'Aguascalientes di Madrid, ha sollevato una polemica ed una condanna nei nostri confronti, perché la missiva era ambigua per quanto riguardava le azioni dell'organizzazione basca ETA. Nonostante che all'inizio dell'epistola si avvertisse che "niente è accidentale per gli zapatisti" e che ci riferivamo chiaramente alla lotta politica, e non a quella armata, del popolo basco, la mancanza di una condanna esplicita del terrorismo è stata interpretata come un appoggio dell'EZLN a ETA ed alle sue azioni.

Devo dire che l'ambiguità era voluta così come tutto il tono della lettera. Abbiamo cercato di provocare il carattere ispanico di un uomo e lanciare un'iniziativa nobile ed onesta che, per quanto ci riguarda, rappresenta forse l'ultima opportunità per arrivare ad una soluzione pacifica e degna delle nostre richieste che sono, come tutti sanno, il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni.

Voi sapete che noi non pratichiamo il terrorismo e che in diverse occasioni, con dichiarazioni scritte e verbali, abbiamo condannato il terrore da qualsiasi parte provenga. Questa volta non è stato esplicito per ragioni che ora si cominciano a vedere con chiarezza.

Ai famigliari delle vittime di ETA e dello stato Spagnolo, tra i quali si trovano non pochi simpatizzanti della nostra causa, vanno le nostre sincere scuse se con quell'ambiguità abbiamo mancato di rispetto al loro dolore. Con tutto il cuore desideriamo che ci comprendano e che un giorno possano perdonarci.

Ci rammarica anche che la loro sofferenza sia stata manipolata dal governo spagnolo per distrarre ed occultare così la sua criminale inefficienza nella catastrofe ecologica che si sta abbattendo sul nobile popolo gallego che invece ha dimostrato di sapersi organizzare per risolvere i suoi problemi mentre i governanti sfilano sulle pagine mondante dei periodici madrileni.

Come sapete, il giudice Fernando Baltasar Garzón Real mi ha sfidato ad un dibattito pubblico su diversi temi. Abbiamo deciso di accettare il dibattito e porre, come una delle condizioni, che si realizzi un incontro tra gli interessati e colpiti dalla problematica basca, affinché ci si parli e ci si ascolti, senza bombe, spari ed ordini di cattura. Il tema dell'incontro è Il Paese Basco: Percorsi.

Per la realizzazione dell'incontro, mi sono già rivolto con una lettera all'organizzazione basca ETA per chiederle di dichiarare una tregua unilaterale di 177 giorni (partendo dal 24 dicembre di quest'anno) per favorire così un'atmosfera adeguata alla realizzazione dell'incontro.

Noi pensiamo che si debba fare qualche cosa per cambiare la logica criminale che s'impone attualmente in tutto il pianeta. Che il terrore si possa combattere con il terrore, però non porta alla vittoria. Che gli argomenti legali servano per giustificare torture, sparizioni, omicidi, però non la fanno finita con coloro che con argomenti ideologici o religiosi giustificano la morte di altri.

Nel mondo di oggi ci si presenta un'opzione finale che, come tutte le opzioni finali, è una trappola. Siamo obbligati a scegliere tra un terrore ed un altro e criticare uno significa appoggiare l'altro. In questo caso, ci obbligano a scegliere tra il terrorismo di ETA o il terrorismo di Stato spagnolo e se ci dissociamo da uno vuol dire che siamo complici dell'altro. Voi e noi sappiamo che l'alternativa non è una cosa o l'altra, ma quella che si costruisce come percorso nuovo, come un nuovo mondo.

Sarebbe veramente molto bello ed auspicabile che, in un mondo polarizzato in cui la morte e la distruzione variano solo per argomenti e nonsensi (dove condannare le azioni punitive di Bush equivale ad appoggiare la follia fondamentalista di Bin Laden), fosse proprio nella penisola iberica il luogo in cui aprire uno spazio per dare un'opportunità alla parola.

Sarebbe meraviglioso che fosse la dignità iberica a dire al mondo intero che è possibile e necessario dare un'opportunità alla parola.

Per tutto questo, vi invitiamo alla mobilitazione su tutto il territorio ispanico per chiedere al governo spagnolo e a ETA questo: di dare un'opportunità alla parola.

Bene. Saluti e, se non ora, quando? dobbiamo dare un'opportunità alla parola.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, dicembre 2002


(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice dei Comunicati EZLN


home