La Jornada - 6 agosto 2002

LAS ABEJAS: GLI AUTORI DEL MASSACRO DI ACTEAL SI COMPORTANO COME SE FOSSERO IN STATO DI GUERRA

CHIESTO L'INTERVENTO DELLE AUTORITÀ PER TIMORE DI UN ATTACCO "IN QUALSIASI MOMENTO"

ANGELES MARISCAL - corrispondente

Tuxtla Gutierrez, 5 agosto - A quasi 5 anni dal massacro di 45 indigeni dell'organizzazione Las Abejas, il leader sopravvissuto, José Vázquez Gutiérrez, ha denunciato la permanenza, in comunità vicine, di componenti dei gruppi armati che hanno assassinato i suoi compagni.

Nell'intervista, Vázquez Gutiérrez, presidente de Las Abejas, la cui sede è nelle vicinanze di Acteal, municipio di Chenalhó, ha affermato che il governo federale ha desistito dal far eseguire i 27 ordini di cattura pendenti contro membri del gruppo paramilitare che assassinarono 45 persone tra donne, bambini ed anziani, il 22 dicembre del 1997.

Gli autori intellettuali e molti degli autori materiali del massacro, continuano a vivere liberamente nelle comunità vicine ad Acteal, "tutti loro hanno comperato altre armi, come se dovessero andare in guerra", sostiene Vázquez Gutiérrez.

Il presidente de Las Abejas ha riferito che 21 sopravvissuti al massacro soffrono ancora delle conseguenze delle ferite provocate da armi bianche o armi da fuoco, utilizzate dagli aggressori quella mattina del 22 dicembre.

Ha denunciato che le autorità di polizia statali e federali non intervengono ed "in qualsiasi momento può verificarsi un nuovo attacco contro organizzazioni indipendenti come Las Abejas".

D'altro canto, i famigliari degli 11 campesinos originari di Marqués de Comilla detenuti nel carcere di Cerro Hueco, hanno richiesto l'applicazione della raccomandazione della Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) che prevede, tra altri punti, la revisione del processo.

Uno dei detenuti, Noé Jiménez Pablo, ha dichiarato che su quattro dei suoi 6 fratelli pendono ordini di cattura per gli stessi fatti contemplati nella raccomandazione 26/2002 della CNDH, secondo la quale le autorità statali hanno commesso violazioni dei diritti umani.

Attraverso i loro famigliari, i detenuti hanno reso noto un comunicato in cui chiedono al governo di Pablo Salazar, di riconciliarsi con le loro comunità, che dall'operativo di polizia del luglio 2001 - quando sei funzionari pubblici furono ostaggio dei campesinos - hanno realizzato diverse mobilitazioni per chiedere la liberazione degli 11 compagni.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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