LA JORNADA 5 GIUGNO 2002

VIOLENTA ESPULSIONE DI BASI D'APPOGGIO ZAPATISTE A BUENA VISTA

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, 4 giugno - A colpi di machete e minacciati con armi da fuoco, 28 indigeni basi d'appoggio dell'EZLN sono stati espulsi una settimana fa dalla comunità di San Pedro Buena Vista (municipio di Sitalà). Gli aggressori circa 60 militanti del PRI ed alcuni del PRD, provenienti da Sitim, Mojón Tsui, Guadalupe Xanail e ranchería Batsibiltic (del vicino municipio di Chilón, dove opera il gruppo paramilitare noto come Los Chinchulines).

Giorni prima, il gruppo priista era entrato a San Pedro Buena Vista aggredendo le donne che si trovavano nelle loro case e rubando 20 quintali di caffè e minacciandole di sgombero. Alla fine, secondo la denuncia delle basi d'appoggio zapatiste, "sabato 25 maggio alle ore 8 circa, gli stessi aggressori si sono presentati con armi da fuoco, machete e bastoni cacciando le donne dalle proprie case e rubando tutti gli utensili di cucina, radio, machete, macchine per la sgranatura di caffè, maiz, fagioli, caffè, polli, tacchini, amache e denaro".

Gli espulsi si definiscono nei seguenti termini: "Tutti siamo campesinos di lingua tzeltal, basi d'appoggio zapatisti; in conseguenza dell'emarginazione e dell'estrema povertà in cui vivevamo, stiamo occupando un podere di 30 ettari dal 1994 nella ricerca di una vita migliore e con maggiori opportunità".

Aggiungono: "Abbiamo lavorato questa terra insieme con le nostre famiglie ed ora siamo stati saccheggiati da 60 persone che hanno anche picchiato le nostre mogli". Identificando gli aggressori come "membri del governo", gli espulsi di San Pedro Buena Vista, nella zona nord del Chiapas, dichiarano:

"Queste persone del PRI e del PRD sono campesinos come noi".

Nello stesso tempo, la Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani denuncia le minacce di sequestro nei confronti di Jerónimo Dameza Deara, della ranchería Oaxila Jaw (a Chilón) da parte di un gruppo di campesinos armati delle rancherías Bispuljá e Alan Sacún tra i quali figurano anche 39 persone a carico delle quali esistono mandati di cattura per diversi reati.

Secondo la Rete, questi fatti hanno costretto a fuggire fuori della comunità Jerónimo Demeza Deara, Manuel Jiménez Alvaro e Tomás Deara Demeza e le loro famiglie. Le minacce hanno lo scopo di esercitare pressioni per la liberazione di Marcos López Gutiérrez, detenuto per diversi reati tra i quali il furto ai danni di Jerónimo Demeza il 9 maggio 2000.

Un'altra richiesta delle persone di Bispuljá e Alan Sacún, che vengono associate ai paramilitari della regione, è la sospensione di 39 ordini di cattura contro persone accusate, insieme al detenuto López Guitiérrez, degli stessi reati. I mandati emessi il 4 gennaio dal giudice di Ocosingo (pratica 248/2001) non sono ancora stati eseguiti.

Jerónimo Gómez Guzmán, José Gómez Vásquez, Sebastián Ruiz López ed altri, hanno lanciato queste minacce in presenza di abitanti della comunità Bamuk´witz. "Queste azioni sono appoggiate dal presidente municipale di Chilón, Andrés Hernández Méndez", aggiungono i difensori comunitari.

Questo "appoggio" era stato richiesto da Santiago Alvaro Jiménez, membro dell'organizzazione Yomblej, sul quale pende un ordine di cattura. Il sindaco di Chilón gli ha procurato l'assistenza di Jaime Ramírez Maza sottosegretario di Governo e Lino Armenta, assessore giuridico della presidenza municipale, inoltre ha richiesto un contributo economico a tutti gli impiegati dell'amministrazione municipale allo scopo di creare "un fondo a sostegno e protezione dei 39 delinquenti e liberare i detenuti".

Secondo la Rete, il denaro raccolto con questa pressione tra i lavoratori municipali, sarebbe stato sottratto dal loro stipendio.

Il 28 aprile scorso, il diacono di Alan Sacún, Manuel Gómez Pérez ed il dirigente regionale dell'organizzazione filo-governativa Yomblej, Carlos Hernández Vilchis, avevano convocato la popolazione cattolica di 15 comunità di Chilón ad una riunione su cui erano state esercitate pressioni per firmare a favore degli accusati. Delle 335 firme raccolte, 180 erano state estorte sotto minaccia di rappresaglie, secondo quanto denunciato dai campesinos di Pamlej Axupjá e Saquil Ulub.

La Rete chiede alle autorità che proseguano le indagini e che siano eseguiti gli ordini di cattura per "farla finita con l'impunità di cui godono i gruppi civili armati che continuano a commettere atti delittuosi".

Continuando in questa situazione che "viola la legge" potranno accadere atti di maggior violenza. Le vittime chiedono il risarcimento dei danni subiti ed i mezzi necessari per il ritorno alle proprie comunità.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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