il manifesto - 5 Gennaio 2002

Due amici alla Realidad

Le prossime sfide del movimento zapatista nel libro intervista di Ignacio Ramonet al subcomandante Marcos

MAURIZIO GALVANI

Come due vecchi amici. Così, Ignacio Ramonet descrive il suo incontro con il subcomandante Marcos, nel quartiere generale clandestino dell'Ezln a La Realidad. Due amici che parlano lo stesso linguaggio. Entrambi sono personaggi noti. Uno è il direttore de Le Monde Diplomatique, la rivista da sempre contro il pensiero unico e la globalizzazione; l'altro è il subcomandante zapatista che si batte per i diritti delle popolazioni indigene del Chiapas.

L'incontro-intervista, raccolta nel libro Marcos, La dignità ribelle (Asterios, pp. 70, L. 14.522), si svolge poco tempo dopo la marcia zapatista di tremila chilometri, durante i quali migliaia di zapatisti, messicani e persone provenienti da tutto il mondo hanno attraversato 11 stati messicani e realizzato numerosi incontri con le comunità indigene e con la società civile. "Un evento fondatore", come scrive nella prefazione Ignacio Ramonet, che ha cambiato il Messico, dato che - per la prima volta - ha reso "visibili gli invisibili", cioè i 10 milioni di indigeni del Messico. "Un evento storico e antirazzista", come l'ha definito lo scrittore messicano Carlos Monsivais. Una mobilitazione pacifica che ha fatto emergere in superficie le origini profonde del Messico.

La marcia è stata anche un grande evento che non ha avuto solo come protagonisti Marcos e il presidente messicano Vicente Fox. Va però detto che Fox, il quale è l'ex-capo della Coca-Cola in Messico, ha cercato in tutti i modi di appropriarsi della marcia per dimostrare al mondo che era in grado di "pacificare" il Messico prima che fossero riconosciuti i diritti delle popolazioni indigene. Non è stato così.

Il libro di Ramonet sottolinea non poco la differenza di obiettivi tra il presidente messicano e i comandanti dell'Ezln. Quando la marcia ha raggiunto lo Zocalo, il subcomandante Marcos si è sottratto a qualsiasi colpo di scena e non ha voluto incontrare Fox per la foto di rito; come pure non si è presentato davanti al Parlamento. Qui è intervenuta - un altro evento fondatore - una donna indigena (la comandante Ester) che ha esposto la grave situazione di emarginazione nella quale vivono le donne messicane, in particolare le indigene. Un intervento che ha provocato un terremoto nella società messicana.

Il libro offre tanti spunti di riflessione. Ad esempio: quale il futuro e il ruolo della lotta zapatista tra i movimenti rivoluzionari? Come in precedenti occasioni - il libro-intervista di Manuel Vasquez Montalban Marcos, il signore degli specchi e lo speciale di Gianni Minà per la Tv italiana - il sub Marcos delinea una precisa collocazione dell'Ezln che si discosta dagli stereotipi delle esperienze rivoluzionarie latinoamericane.

Marcos conferma che lo zapatismo non cerca di diventare "un'avanguardia" dei movimenti rivoluzionari e dichiara che la lotta in Chiapas sta sullo stesso piano di altri movimenti di resistenza: i Sem Terra brasiliani, la lotta degli indigeni ecuadoriani o dei Mapuche cileni.

Ribadisce che l'Ezln si sente parte del movimento no-global. Colloca l'Ezln all'interno del "Forum di Porto Alegre", auspicando però che l'incontro brasiliano non diventi un appuntamento rituale. Per Marcos, a Porto Alegre devono confluire tutte le esperienze di resistenza mondiale, a partire da quelle che stanno sperimentando forme di democrazia partecipativa simili a quelle che la città brasiliana ha realizzato da molti anni.

Il direttore de Le Monde Diplomatique allarga il discorso sulla globalizzazione e sui suoi effetti perversi ("la quarta guerra mondiale" secondo Marcos) ed il sub segnala i pericoli dell'attuale situazione mondiale, sostenendo che "se non si sviluppano dal basso i movimenti di resistenza si possono correre due rischi: o quello di essere assorbiti dalla globalizzazione e dal mercato, o quello di vedere crescere i diversi fondamentalismi che si mascherano dietro la religione, il nazionalismo, o, peggiore, di tutti, il tribalismo", ribadendo al tempo stesso la particolarità della lotta zapatista, quando afferma che gli indigeni del Chiapas non "vogliono isolarsi dal resto dal Messico".

Suo malgrado, Marcos è diventato il "guerrigliero leggendario" di fine millennio. A volte descritto come un moderno Robin Hood, a volte come l'ingenuo Don Chisciotte (dal libro di Cervantes, che lo stesso sup considera una lettura irrinunciabile). Per questo è scontata la curiosità di Ignacio Ramonet sul suo destino, su ciò che potrà fare "da grande".

Marcos risponde con una battuta: "sicuro che non mi ritirerò a fare il fai da te". Spetta a lui ed agli altri comandanti zapatisti prendere la decisione su come e quando svestirsi del passamontagna. In quel momento, potrebbe essere auspicabile che l'Ezln si trasformasse in una nuova formazione politica della sinistra messicana.


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