LA JORNADA - 4 maggio 2002

L'AUTONOMIA INDIGENA È L'ALTERNATIVA AI CONFLITTI COMUNITARI IN CHIAPAS, DICHIARA IL RICERCATORE ONESIMO HIDALGO

Hermann Bellinghausen - inviato

San Cristóbal de Las Casas, 3 maggio - L'attuale politica ufficiale di riconciliazione in Chiapas, si muove tra due estremi: l'applicazione della giustizia e l'impunità dei paramilitari. Di fronte alla complessa situazione di alcune comunità in diverse regioni indigene dello stato, il ricercatore Onésimo Hildago Domínguez afferma che "se fossero stati applicati gli Accordi di San Andrés, l'autonomia indigena sarebbe un'alternativa per la soluzione dei conflitti comunitari".

In un'ampia analisi diffusa ieri dal Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria, CIEPAC, Hidalgo Domínguez afferma che il governo di Pablo Salazar Mendiguchía "non ha come priorità la soluzione dei problemi strutturali, per esempio il problema del possesso della terra, ma si concentra solo su aspetti congiunturali".

Inoltre, il governo di Salazar elude le sue responsabilità non richiedendo all'Esercito Federale (che occupa 232 posizioni in Chiapas e mantiene circa 32 posti di blocco) "il rispetto della terra, delle comunità, della produzione, dell'acqua e delle altre risorse".

Nel documento "La congiuntura ed il nuovo governo del Chiapas", Onésimo Hidalgo ritiene che il movimento contadino dello stato si è diviso in due grandi blocchi: "Nel primo blocco troviamo chi si era rapportato a Pablo Salazar senza però aver ottenuto soddisfazione alle proprie richieste; nell'altro, c'è chi ha cercato di soddisfare i propri interessi personali, senza però riuscirci e così hanno ritirato l'appoggio al governo e stanno tornando ai metodi di lotta tradizionali". Compresi in questi casi ci sono una corrente del MOCRI, l'Alleanza Contadina per la Liberazione di Ixtapa (ACLI) e l'Organizzazione Campesina Emiliano Zapata (OCEZ) di Venustiano Carranza. Il nuovo governo, non offrendo scelta, reprime queste organizzazioni quando lo contrastano.

Hidalgo identifica altre organizzazioni contadine e ONG che mantengono legami con il governo ed i suoi progetti "perché è lì che si trovano i loro leader e beneficiano quindi di progetti produttivi e investimenti di agenzie di cooperazione internazionali e risorse della Banca Mondiale".

Autore, con Gustavo Castro, dei volumi "La strategia di guerra in Chiapas" e "Popolazione profuga in Chiapas", pubblicati nel 1999, Onésimo Hidalgo rileva che "la vera disputa si concretizza all'interno delle comunità, che stanno pagando il costo politico della contraddizione e del confronto con l'EZLN, che condivide territori ed organizzazioni, contendendosi il controllo politico della regione".

Ritiene che per il governo chiapaneco "il raggio d'azione sono le organizzazioni sociali ed i municipi costituzionali, mentre per l'EZLN sono i municipi autonomi; basta dire che solo nel municipio di Ocosingo, nell'ambito di otto municipi autonomi zapatisti, sono circa 50 i casi latenti di scontro".

L'analisi rivela un'ulteriore differenza tra le organizzazioni relativamente al modo di porsi in relazione con il governo: "Mentre l'EZLN si mantiene ai margini dei governi statale e federale e rafforza la sua resistenza civile, altre organizzazioni si associano su progetti produttivi". Ciò determina diversi modi di costruire l'autonomia. Sulla base di questo, Hidalgo spiega i conflitti comunitari tra municipi autonomi e militanti di alcune delle tre ARIC (Asociación Rural de Interés Colectivo: Unión de Uniones, Oficial e Independiente); del PRI (CNC, UCIAF, Paz y Justicia), la Coordinadora Nacional de Pueblos Indios (CNPI), la Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos (CIOAC nelle sue due espressioni), le Regiones Autónomas Pluriétnicas (RAP), e in particolare la Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (ORCAO). Ad eccezione delle organizzazioni priiste, questi gruppi "sono stati alleati dello zapatismo ma ora sono arrivati a scontri violenti".

Secondo Hidalgo, è necessario mettere in discussione l'indipendenza e l'ufficialità delle organizzazioni. "È urgente una politica di pace e riconciliazione che risolva le cause che hanno dato origine al conflitto".

Il governo ha creato una Commissione di Riconciliazione delle Comunità in Conflitto, "Eppure, il suo lavoro ha generato conflitti di altro tipo: un esempio di questo è rappresentato dall'Organizzazione della Società Civile Las Abejas a Chenalhó, dove il ritorno dei profughi ha acutizzato i conflitti all'interno dell'organizzazione stessa, tra l'organizzazione e le ONG che prima la sostenevano, con il gruppo pastorale e con gli zapatisti". Questo ha portato "ad una ridefinizione de Las Abejas, e cioè, la politica di riconciliazione ufficiale introduce altri protagonisti, divide chi prima era alleato".

La stessa cosa spiega, secondo il ricercatore, quello che è successo nella zona nord del Chiapas, dove si sono acutizzati i conflitti tra i militanti del PRD ed i profughi delle basi d'appoggio zapatiste: "Il recente accordo di pace, firmato il 26 aprile a Sabanilla tra l'organizzazione paramilitare Paz y Justicia, la Unión de Comunidades Indígenas, Agropecuarias y Forestales (UCIAF) e delegati della chiesa cattolica, genera un conflitto tra zapatisti e chiesa cattolica, poiché quest'ultima è caduta nella trappola di assumere un ruolo nel conflitto". Nel frattempo, non si disarmano i paramilitari. "Il conflitto cambia terreno ma continua in maniera latente".

Altra fonte di problemi comunitari è la realizzazione da parte del governo, con il sostegno di organizzazioni sociali, del Progetto di Sviluppo Sostenibile della Selva (che comprende 1.590 progetti produttivi nei municipi di Las Margaritas, Ocosingo, Altamirano e La Trinitaria). "Volendolo o no, questo polarizza le comunità e viene avvertito come un progetto di controinsurrezione, acutizza i conflitti ed aumenta la decomposizione del tessuto sociale".

SALDO NEGATIVO DELLA MILITARIZZAZIONE

Secondo le osservazioni del CIEPAC, citate nell'analisi, l'Esercito Federale è posizionato in 232 punti del territorio chiapaneco, con 32 posti di blocco permanenti nella Selva Lacandona, alla frontiera con il Guatemala e Los Chimalapas, ed una serie di posti di blocco volanti, "con lo scopo di proteggere risorse naturali strategiche di interesse delle multinazionali e mantenere accerchiato l'EZLN".

Onésimo Hidalgo afferma: "Il governo locale, non pretendendo dall'Esercito Federale il rispetto della terra, delle comunità, della produzione, dell'acqua, ecc., elude le proprie responsabilità per non intaccare gli interessi delle multinazionali che sono sempre più presenti in Chiapas con l'avvio del Piano Puebla Panama (PPP) e l'introduzione di prodotti transgenici". In questo contesto "c'è la minaccia latente di sgomberare 32 comunità dalla riserva ecologica dei Montes Azules".

Il governo locale "non arresta i leader paramilitari e né li disarma, per non scontrarsi con la strategia dell'Esercito. Non distribuisce la terra soggetta a ripartizione, per non arrestare la sua privatizzazione". Inoltre, prosegue il processo legale di privatizzazione con il Programma di Certificazione dei Diritti Ejidali e Solari (Procede), "perché è esigenza e condizione necessaria agli investimenti delle multinazionali".

"La militarizzazione e l'azione di corpi di polizia ha segnato un saldo negativo relativamente ai diritti umani, ma il governo locale non accoglie le raccomandazioni della Commissione Statale dei Diritti Umani e contraddice le denunce delle ONG.

Molti municipi, comunità ed organizzazioni sociali, compreso l'EZLN, hanno scelto di rafforzare il processo di autonomia. Cioè, di fronte al mancato riconoscimento legale degli Accordi di San Andrés, la scelta è quella di applicarli a partire dalle comunità, rafforzando relazioni e reti a livello comunitario, regionale, municipale, statale, nazionale e internazionale. Questo processo si articola nella costruzione di scuole autonome, centri sanitari, cooperative, progetti produttivi, denuncia e difesa dei diritti umani, la partecipazione delle donne a tutti i livelli, l'implementazione e la difesa dell'agricoltura biologica e la produzione per rafforzare la resistenza".

L'analisi conclude: "È in atto una riattivazione militare in Chiapas; sono nuovamente 17 i prigionieri zapatisti, e non è prevista a breve termine l'applicazione degli Accordi di San Andrés".


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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