La Jornada, 2 gennaio 2002

AD OVENTIC VIENE RIBADITO IL PROPOSITO DI CONTINUARE A LOTTARE PER OTTENERE L'AUTONOMIA

LE AUTORITÀ AUTONOME DE LOS ALTOS RICORDANO GLI OTTO ANNI DALLA SOLLEVAZIONE INDIGENA

HERMANN BELLINGHAUSEN

Oventic, Chiapas, 1 gennaio - "Il governo non vuole riconoscere i diritti dei popoli indigeni. Ne è prova il mancato rispetto degli Accordi di San Andrés", hanno dichiarato nel loro comunicato le autorità autonome zapatiste de Los Altos, celebrando un altro anno di lotta e resistenza.

"I deputati panisti e priisti non hanno voluto riconoscere i diritti indigeni nella Costituzione", hanno denunciato gli zapatisti durante una manifestazione dei Consigli Autonomi di San Andrés Sakamch'en de Los Pobres, San Pedro Polhó, San Juan de la Libertad e Santa Catarina Pantelhó (vera patria tzotzil). Alle spalle del palco c'era un'enorme bandiera nazionale.

"Abbiamo però compiuto un importante passo. Non è il momento di perderci di coraggio o di sparire. Fin dal principio sapevamo che la nostra lotta sarebbe stata lunga e difficile", hanno dichiarato gli indigeni dal volto coperto, sia in spagnolo che in lingua tzotzil, di fronte a circa duemila indigeni della regione nell'Aguascalientes II della comunità di San Andrés. "Quindi, salutando l'anno 2001 e dando il benvenuto al 2002, confermiamo ancora una volta la nostra decisione di continuare a lottare per la democrazia e la giustizia".

Con un atto sobrio, perché la cosa principale era il ballo in questa manifestazione di gente modesta, piccola, povera ed ancora dimenticata, le basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, con un "breve discorso" (come hanno detto) hanno pronunciato la loro parola.

Nonostante soffrano di "un dolore silenzioso e stoico", da queste parti la gente è per natura allegra. Lo si vedeva anche questa notte. C'erano gruppi musicali pronti a suonare tutta la notte. Strumenti a fiato, a tastiera per la cumbia, chitarre per la musica tradizionale e una fisarmonica del nord. Sono giunti campesinos delle comunità dei quattro municipi citati ma provenienti anche da Chamula, Zinacantán, Magdalenas. Si sono accampati sui pendii dell'Aguascalientes fra tende e falò, o nell'auditorio che è un grande salone di legno.

L'UNICA STRADA PER NON ESSERE STERMINATI

"Oggi siamo qui riuniti per celebrare l'ottavo anniversario della nostra sollevazione contro il malgoverno e le sue forze repressive. Contro l'umiliazione e il disprezzo. La sollevazione armata era l'unica strada che ci avevano lasciato per non essere sterminati", hanno dichiarato questi indigeni ribelli che il primo gennaio 1994 inviarono il loro esercito, l'EZLN, per fare guerra al governo ed imporre le loro richieste.

Da allora queste comunità sono state le sue basi d'appoggio. E per questa ragione sono vissute in continuo stato di guerra.

"Stiamo sopportando otto anni di guerra, di militarizzazione e paramilitarizzazione, vessazione e minacce contro i popoli indigeni, di divisioni ed espulsioni", hanno riportato gli zapatisti nel loro messaggio. "Fino a che non saranno esaudite le nostre richieste, continueremo a resistere fino al riconoscimento dei nostri diritti. Anche se il governo dice che non c'è guerra, che stiamo vivendo in santa pace, non dobbiamo farci ingannare. Non dobbiamo farci intimorire dalle minacce dei suoi militari e paramilitari".

Alla solidarietà nazionale ed internazionale, rappresentata questa notte dalle carovane dei Pastori per la Pace e da studenti e comitati civili provenienti da diverse parti della Repubblica, hanno chiesto: "che continuino ad organizzarsi, che non si lascino ingannare dalla politica dei governanti".

I PRIMI OTTO ANNI

Mentre il discorso viene letto in lingua tzotzil, con pause, ed è ascoltato con attenzione dagli indigeni, sorge l'idea che la lotta zapatista si sia universalizzata in lingua spagnola, ma sia stata pensata nelle lingue dei popoli maya. Forse è anche per questo che continua ad essere mal compresa dalla classe politica. Una delle accuse contro questi indigeni che più si è sentita nei primi anni della sollevazione, fu quella che essi fossero manipolati. Quello che si avverte qui è che poche volte come ora, ed altre, siano stati così tanto padroni del proprio destino.

Proprio come la questione del tempo indigeno che ha prodotto scompensi negli orologi del governo durante i dialoghi di San Miguel e San Andrés, ancora una volta gli zapatisti anticipano il tempo. Gennaio comincia oggi ad Oventic un'ora prima dell'ora "nazionale", alle 23 delle nostre lancette. Questi sono autonomi perfino nel modo di regolare l'ora.

Durante la guerra sono stati letteralmente trattati da cani. Le loro comunità, gli insediamenti dei rifugiati, i terreni e le strade sono sottoposti ad un costante stato d'assedio. Aerei ed elicotteri ronzano sopra i tetti, mitragliatrici e blindati sono puntati da anni contro di loro. Hanno sofferto persecuzioni politiche, false accuse, carcere, espulsioni e massacri. Ed inadempimento delle loro richieste.

Ma questa notte cantano animatamente per due volte il loro inno, "Ya se mira el horizonte", e l'Inno Nazionale, e ballano fino all'alba nel campo di basket, sotto una luna rotonda che si nasconde dietro le nubi per spettacolari riapparizioni sopra il palco, quando sovrappone la sua luce blu alla nebbia capricciosa.

I bambini corrono senza inibizioni e perfino le bambine.

Quale profondo cambiamento hanno prodotto gli anni trascorsi dalla loro sollevazione? Il loro discorso di questa notte è stato duro ma ottimista.

Gli "evviva" che seguono l'annuncio di "ora, compagni, alcuni slogan", sono per i popoli zapatisti (applausi), i combattenti ribelli (applausi), i miliziani, i municipi autonomi, il Congresso Nazionale Indigeno (applausi), la società civile nazionale ed internazionale. Cioè, per i protagonisti di questi primi otto anni.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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