Discorso del Comandante Tacho

in Tuxtla Gutiérrez

Fratelli e sorelle di Tuxtla Gutiérrez, capitale dello stato del Chiapas:

Con la mia voce parla la voce dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Sorelle e fratelli indigeni che vi trovate qui presenti o che attraverso i media ci state ascoltando, vogliamo dirvi che questa delegazione dell'EZLN, Comando Generale, si dirige a Città del Messico passando per vari stati della Repubblica Messicana per parlare a chi ci accompagna e si unisce alla nostra marcia per arrivare al Congresso del Potere Legislativo, affinché i primi Accordi di San Andrés su diritti e cultura indigeni diventino Legge nella Costituzione Messicana.

I popoli indios del Messico da più di 500 anni nella storia del nostro paese sono stati vittime del disprezzo e dell'oblio per il fatto di essere indigeni. Senza dubbio, siamo i discendenti originari di coloro che popolarono queste terre messicane, e fino ad oggi non sono stati ancora riconosciuti i nostri diritti indigeni, né tanto meno siamo stati tenuti in considerazione abbastanza in questi 500 anni.

Oggi diciamo di nuovo GIÀ BASTA all'oblio di questi più di 500 anni. Oggi perciò andiamo, per ciò ci dirigiamo al Parlamento, per chiedere che la nostra nazione riconosca i diritti di tutti i popoli indigeni del Messico nella Costituzione Messicana, Legge madre del nostro paese Messico.

Andiamo al Congresso della Unione per dire che non vogliamo separarci dal nostro paese. Vogliamo che ci tenga in considerazione e che ci riconosca per ciò che siamo e che veniamo rispettati.

Inoltre andiamo a dire ai senatori e ai deputati del potere legislativo che come popoli indigeni del Messico non vogliamo morire nell'oblio, vogliamo vivere tutti noi, indigeni del Messico, come esseri umani, come discendenti dei primi che sono arrivati in queste terre. Come discendenti, abbiamo dimostrato che possiamo vivere, che possiamo organizzarci, che come indigeni abbiamo la capacità di guidarci da soli. Lungo la storia, abbiamo dimostrato anche che siamo capaci di essere capi dei nostri popoli: con il comandare obbedendo.

Per questo andiamo a parlare con la nostra parola, vogliamo che ci trattino in modo più degno, più umano, con tutti i diritti che di per sé ci spettano. Non andiamo perché abbiano compassione o pena di noi per il fatto che siamo indigeni.

Andiamo a parlare con il Parlamento perché ce lo meritiamo e a dire che siamo qui. Noi come maggioranza dei popoli indigeni messicani non vogliamo elemosine né avanzi né briciole. Vogliamo che si riconoscano i nostri diritti come popoli.

Andiamo pure a dire al Popolo del Messico e del mondo che non vogliamo più morire nell'oblio e neppure per una guerra di sterminio.

Non vogliamo neanche morire o uccidere in una guerra.

Se abbiamo preso le armi, come indigeni zapatisti, è perché non ci hanno lasciato nessun'altra strada. Non abbiamo fatto la guerra, perché ci hanno ascoltato i potenti. Ci siamo nascosti il volto perché ci vedessero. E così ci hanno ascoltato e ci hanno visto.

Però non vogliamo la guerra, non vogliamo uccidere morendo.

Vogliamo vivere ed essere felici. La nostra speranza è più grande di noi che domani fioriscano per tutti i popoli indios del Messico la giustizia, la libertà e la democrazia.

Fratelli e sorelle indigeni dello stato del Chiapas. Vi lanciamo un appello affinché ci accompagniate nella nostra marcia verso la capitale messicana, ad unirvi al nostro appello affinché si sia riconosciuti come popoli indigeni nella Costituzione di tutto il Messico.

È tutta la nostra parola.

Grazie.

25 Febbraio del 2001


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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