25 febbraio 2001

Discorso della Comandante Esther

in Juchitán - Oaxaca

Fratelli e sorelle:

Buon pomeriggio a tutti a nome dei miei compagni insorti, miliziani basi d'appoggio, uomini e donne, bambini e bambine. Con la mia voce parla l'EZLN. Per più di 500 anni abbiamo sofferto lo sfruttamento e l'oblio, non hanno tenuto conto di noi perché parliamo la nostra lingua materna e perché usiamo i nostri vestiti tradizionali. I potenti hanno cercato di farci sparire; però non ci sono riusciti. Qui siamo.

In primo luogo noi donne siamo triplamente sfruttate. Uno, per essere donne indigene e perché siamo indigene e non sappiamo parlare, siamo disprezzate. Due, perché siamo donne dicono che non sappiamo parlare, ci dicono che siamo tonte, che non sappiamo pensare. Non abbiamo le stesse opportunità degli uomini. Tre, perché siamo donne povere. Tutti siamo poveri perché non abbiamo buona alimentazione, una casa degna, educazione, non abbiamo buona salute. A molte donne muoiono fra le braccia i loro figli per malattie curabili.

Per questo triplo sfruttamento è necessario che tutte noi donne indigene alziamo la nostra voce, uniamo le nostre mani per essere ascoltate e considerate e perché i nostri diritti siano garantiti. Lancio un appello a tutti voi, lottiamo senza riposo fino a che conquisteremo un posto degno come donne e come indigene.

Fratelli e sorelle, non affievoliamo la nostra coscienza, siamo molto importanti perché senza le donne non esisterebbe un paese né si moltiplicherebbe l'umanità. Noi come donne sentiamo il dolore, partoriamo e siamo una base degli uomini, se sono solo gli uomini a lottare non si raggiunge il cambiamento.

Siamo pure una base per l'umanità affinché possa camminare bene, con speranza. Io so che è difficile però se non lo facciamo noi nessuno lo farà, se non siamo noi che lo facciamo, che lo pratichiamo e lo sviluppiamo, rimarremo tutto il tempo tristi vivendo il nostro ruolo di donne.

Fratelli e sorelle, non lasciatevi ingannare dal mal governo che dice che ci risolve povertà e miseria con il progetto Progresa. Questo non è quello che vogliamo. Ciò che vogliamo è che si rispettino le nostre richieste. Democrazia, Giustizia e Libertà.


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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