Traduzione della pag. web: http://www.ezlnaldf.org/static/delegacion.htm

Delegazione Zapatista a Città del Messico

DELLE COMUNITÀ TZELTALES

Comandante Abraham

"Andiamo alla marcia e al Distretto Federale per rappresentare gli altri compagni miliziani e basi d'appoggio, ossia le nostre comunità, per parlare con altri popoli indigeni e perché uniti tutti noi che siamo indigeni e quelli che non sono indigeni, ci mobilitiamo perché non ci sia più disprezzo per noi e ci possa essere rispetto. Essere indigeno per me è una bandiera perché siamo discendenti di quelli che abitarono per primi questo Messico, ossia dei primi abitanti. Poi sono arrivati i ricchi ed i potenti e ci hanno tolto le nostre terre e hanno cercato perfino di ostacolare i nostri usi e costumi. Sono riusciti a lasciarci senza terra però non hanno potuto farlo con le nostre usanze, per questo adesso abbiamo ancora la nostra lingua e abbiamo le nostre comunità con i loro costumi. Questo è ciò che deve rimanere segnato nelle leggi che fanno i deputati e i senatori, questo è il rispetto che si deve a ciò che siamo come indigeni."

Comandante Alejandro

"Andiamo al DF affinché si riconosca la nostra esistenza come indigeni e come messicani. Andiamo a dire al Congresso che ormai è ora perché sono già passati molti anni da quando ci tolsero i nostri diritti. Andiamo a parlare con i fratelli indigeni e con la società civile, andiamo a dire loro che si mobilitino per esigere le nostra esistenza. Essere indigeno per me deve significare non sentirsi un estraneo nel mio paese, ma sentirsi orgoglioso d'essere indigeno. Essere indigeno significa per me come un tesoro che non devo perdere, anzi tutto il contrario, devo continuare a conservarlo ed a rafforzarlo in modo da non perderlo."

Comandante Eduardo

"Noi dobbiamo convincere i parlamentari ad approvare la legge sui diritti e sulla cultura indigeni e anche a guardare i fratelli contadini, operai, indigeni, studenti e altri ancora, perché stiamo con loro e siamo come loro. Io sono molto orgoglioso d'essere indigeno perché ho incontrato la lotta e sto lottando contro la povertà e l'oblio in cui vivono i nostri popoli. Sono molto contento, sto lottando ed ho speranza che tutto andrà a finire bene."

Comandante Esther

"Vado con i miei compagni e le mie compagne a parlare con il Parlamento. Ci vado come donna e come indigena. Questa mobilitazione è necessaria perché i parlamentari ci ascoltino e perché è necessario il recupero della nostra dignità. Noi, donne indigene, siamo messicane, parliamo la nostra lingua, abbiamo i nostri vestiti, la nostra medicina, il nostro modo di pregare ed anche il nostro modo di ballare. Noi, come indigeni uomini e donne, abbiamo il nostro modo di lavorare e di rispettare i nostri anziani, così come ci insegnarono i nostri nonni. Ai tempi dei nostri nonni ci insegnarono a resistere e ad organizzarci. Non ci devono disprezzare perché siamo indigeni e perché parliamo la nostra lingua o perché siamo scuri di pelle, né per questo né per nient'altro. Essere indigeno è un orgoglio molto grande."

Comandante Fidelia

"Andiamo al Distretto Federale ad esigere i nostri diritti insieme ad altri fratelli e sorelle. Insieme a tutte le donne indigene del Messico esigeremo i nostri diritti, perché come donne dobbiamo sopportare molte pene, però siamo anche coraggiose. Io, come donna, mi sento molto orgogliosa di essere come sono. La legge sui diritti degli indigeni che hanno fatto quelli della Cocopa ci riconosce come donne e dice chiaro che si deve rispettare la nostra integrità. Per questo noi donne appoggiamo questa legge e per questo lottiamo insieme ai nostri compagni. Io mi aspetto di ritrovarmi con altre donne che hanno il mio pensiero e con altre che hanno un altro pensiero. Abbiamo pensato che questo è bene perché così ci si fa un' idea migliore e più grande che ci darà più forza per continuare a lottare per i nostri diritti come indigeni e come donne."

Comandante Filemón

"Andiamo nella grande città a dialogare con i deputati ed i senatori incaricati di fare le leggi, andiamo a dire loro che rispettino l'accordo su Diritti e Cultura Indigeni firmato dal governo di Zedillo. Andiamo a spiegare loro per bene quello che dice la legge che hanno fatto quelli della Cocopa. Andiamo a parlare, andiamo per questo. Come popoli indigeni, per noi essere indigeni vuol dire essere dimenticati, come se non esistessimo, però la verità è che siamo qui e viviamo ogni giorno una forte depredazione. Essere indigeno significa la povertà, la fame e la malattia, però significa anche che siamo parte di questa terra del Messico. Siamo milioni di indigeni in tutto il Messico e adesso si vedrà che tutti vogliamo la stessa cosa, ossia il rispetto."

Comandante Gustavo

"Andiamo al DF per rianimare gli altri fratelli indigeni e non indigeni, per dire loro che ciò che ci meritiamo è un Messico per tutti. Per dire loro che dobbiamo esigere i nostri diritti come indigeni e per chiedere loro che appoggino con noi l'approvazione della legge fatta dalla Cocopa. Partiamo e andiamo a dialogare perché vogliamo essere inclusi nella Costituzione. Per me, essere indigeno è essere molto orgoglioso e felice, perché siamo molti e perché lottiamo e quindi la nostra lotta è un esempio per altri. Essere indigeno è essere orgoglioso però è anche essere povero, è lo stesso."

Comandante Ismael

"Vado al DF per obbligare i deputati ed i senatori a rispettare gli accordi di San Andrés firmati il 16 febbraio del 1996. Andiamo a spiegare alle altre organizzazioni perché questo sia importante per i nostri popoli e per la nostra nazione. Come indigeno mi sento molto tranquillo perché sto vedendo che lottando possiamo partecipare e possiamo riuscire a far sì che ci ascoltino. Sono contento perché ogni giorno siamo sempre più uniti come indigeni nel cercare ciò che non abbiamo, ossia i diritti. Ho già visto che non è necessario avere denaro per unirci come popolo. La cosa più importante è l'unità che stiamo creando come indigeni insieme ai fratelli che non sono indigeni."

Comandante Maxo

"Usciamo dalla selva e andiamo a Messico, ossia alla città, per promuovere di fronte ai parlamentari la legge sui diritti e sulla cultura indigeni fatta dalla Cocopa. Andiamo a parlare con la gente dei tre segnali che stiamo chiedendo per sederci a dialogare con il governo. Andiamo a parlare con le nostre parole ed andiamo ad ascoltare le parole dei popoli indigeni. Essere indigeno vuol dire essere un povero che non ha nient'altro che la sua cultura e la sua dignità. E' perché siamo tanto poveri che stiamo lottando. Ci sentiamo tristi a volte perché i governi hanno cercato di farla finita con noi come indigeni. Ci sentiamo tristi perché tutto il nostro patrimonio ce lo sta togliendo il governo. Per questo lottiamo."

Comandante Moisés

"Noi andiamo a parlare e a far capire la nostra lotta ad altri fratelli e sorelle di molti stati e del Distretto Federale. Andiamo ad invitarli ad aderire alla lotta pacifica per esigere il giusto rispetto degli Accordi di San Andrés. Vogliamo che resti scritto nella Costituzione che noi indigeni siamo messicani però abbiamo differenze di cultura e di tradizioni. Prima del 1994 essere indigeno voleva dire disprezzo e maltrattamenti e umiliazione, però adesso con le nostre lotte essere indigeno è guardare a faccia in su e con orgoglio. Il gran Messico che oggi abbiamo è grazie ai nostri predecessori. Noi indigeni abbiamo il nostro modo di capire il mondo che ci circonda e per questo abbiamo resistito per quasi 509 anni . Per questo ancora oggi abbiamo perfino i nostri strumenti musicali, la nostra lingua e i nostri costumi, perché non hanno potuto finirci nonostante tutti i loro sforzi."

Comandante Omar

"Sento che per me essere indigeno è qualcosa di molto importante perché, dato quello che sono, ho il mio modo di parlare e la mia cultura e le mie tradizioni, ossia ho la mia diversità e devo avere i miei diritti a questa differenza. Però in tutto questo c'è qualcosa che sento che non ci lascia essere noi stessi ed è il fatto che non siamo riconosciuti. Tutto il contrario. Siamo umiliati in molti modi, perché il sistema ha cercato di farla finita con la mia cultura, con la mia lingua e con la mia diversità, però ho resistito. Sono contento perché sto lottando per ottenere questo diritto alla differenza ed ho la speranza che sia rispettato, perché potrebbe servire a tutti gli indigeni del paese. Per questo vado alla città e per questo vado negli altri stati, per dire loro la mia parola e per vederli."

Comandante Sergio

"Vado a parlare con i deputati ed i senatori, che sono stati incaricati dalla Nazione, perché approvino la legge fatta dalla Cocopa quattro anni fa, che il governo federale precedente non ha voluto rispettare e adesso andiamo a difenderla direttamente. Vado come indigeno ad esigere il nostro riconoscimento nelle leggi, perché si stabiliscano nella Costituzione tutti i miei diritti come indigeno. Per questo vado come delegato del CCRI. Sono indigeno però non ho tutti i miei diritti, ho i miei costumi, ho la mia lingua e non li si rispetta, ho anche tradizioni e cultura. Però non ho diritto ad essere riconosciuto nella Costituzione. Sono indigeno e sono anche messicano."

Comandante Zebedeo

"Andiamo in città a parlare con il popolo e a dialogare con i rappresentanti dei partiti politici nel Parlamento, per presentare di persona a loro l'importanza del riconoscimento degli accordi di San Andrés, su diritti e cultura indigeni. Questi accordi di San Andrés sappiamo che non sono solo una proposta dell'EZLN, ma che al tavolo del dialogo sono stati inclusi tutti i fratelli e le sorelle indigeni del nostro paese. Allora andiamo per convincere i deputati ed i senatori perché legiferino, ossia convertano in legge della Costituzione questi accordi, per garantire i diritti dei popoli indios di tutto il paese. Vogliamo che giungano al consenso rispettando la proposta originale della Cocopa. Questa mobilitazione è molto importante, perché essere indigeno prima del 1994 significava una vergogna per la discriminazione della nostra lingua, dei nostri costumi e del nostro essere, dato che siamo trattati come animali e non si tiene conto di noi come persone e come messicani, neanche a parlarne. Però adesso con la lotta zapatista noi indigeni stiamo dimostrando la novità di una speranza nel pieno rispetto dei diritti indigeni."

DELLE COMUNITÀ TZOTZILES

Comandante David

"Vado a Messico con il fine di incontrarci durante la marcia con i popoli indigeni e non indigeni di tutto il paese. Vado ad esigere, insieme con gli altri 23 compagni della delegazione zapatista, il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni, andiamo a parlare dell'iniziativa di legge fatta dalla Cocopa sui diritti e sulla cultura indigeni. Andiamo a spiegare direttamente ai fratelli indigeni e non indigeni del paese che i diritti indigeni sono per il bene di tutti i popoli e per la convivenza pacifica di tutti i messicani. Per me essere indigeno significa la razza naturale, significa che noi indigeni siamo i primi su queste terre, però siamo stati depredati e abbandonati. Siamo stati emarginati ed oggetto di ogni tipo d'inganno e di manipolazione per la soddisfazione di interessi estranei. Per questo lottiamo, perché non ci sia più abbandono né pena."

Comandante Isaías

"Partiamo e visiteremo gli stati con la delegazione dei nostri popoli zapatisti. Andremo a reclamare il diritto che ci appartiene e non ci riconoscono. Andiamo a dire loro che noi popoli indios vogliamo che si approvi la legge della Cocopa, perché lì, sì, siamo riconosciuti. Il sentimento indigeno per me è che rappresento i miei predecessori, i maya, che sono stati i primi ed autentici padroni di queste terre del sud del Messico. Essere indigeni significa molto orgoglio e molta lotta."

Comandante Javier

"Io, come membro del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno, vado al DF per parlare con i parlamentari e dire loro che rispettino gli accordi di San Andrés sui diritti e sulla cultura indigeni. Andiamo anche come delegati per fare nuovi passi perché avanzi la nostra lotta, per andare avanti nel riconoscimento dei nostri popoli. Andiamo anche a parlare ed a spiegare ad altri fratelli di altri stati affinché ci appoggino nella richiesta dei tre segnali perché inizi il dialogo. Per me essere indigeno è far conoscere che facciamo parte del Messico, ossia che siamo dei popoli di questa nazione, però non abbiamo tutti i diritti di vivere come esseri umani. Essere indigeno significa che non sono riconosciuto nelle leggi del governo federale e statale."

Comandante Susana

"Andiamo a rappresentare le donne zapatiste ed andiamo a parlare al Parlamento per chiedere che entrino nella Costituzione il diritto e la cultura indigeni. Per questo partiamo e per questo andiamo al Distretto Federale. Essere donne indigene vuol dire che abbiamo pensiero, che abbiamo dignità e che abbiamo bisogno di diritti. Essere donna indigena è un orgoglio però è anche difficile, è molto difficile perché c'è sofferenza e discriminazione e povertà. Per questo come donne indigene vogliamo essere riconosciute nelle leggi della Costituzione e che rispettino la nostra dignità, come è scritto nella legge della Cocopa."

Comandante Yolanda

"Il nostro viaggio al DF è molto importante e molto grande di fronte alla nazione e di fronte al mondo, perché andiamo a diffondere le nostre parole come zapatisti e andiamo a difendere i nostri diritti come donne e come indigeni. Ci presenteremo personalmente al Parlamento e spiegheremo com'è andata quando abbiamo firmato gli Accordi di San Andrés, su diritti e cultura indigeni, il 16 febbraio del 1996. Nel nostro cammino parleremo con migliaia di uomini e donne onesti del Messico. Io, come indigena, mi sento importante come messicana, perché abbiamo la storia dei nostri progenitori, che sono stati anche loro indigeni e lottarono anche loro come noi per non sparire. Solo che la loro lotta è stata differente dalla nostra, però continuiamo con la stessa idea di lottare e vivere. Come donne indigene non smetteremo di lottare finché non saremo riconosciute nella Costituzione e non saremo più trattate come bestie."

DELLE COMUNITÀ CHOLES

Comandante Abel

"Andiamo a Messico al Parlamento a difendere la proposta di legge che ha fatto la Cocopa nel 1996. Questa proposta è sui diritti e sulla cultura indigeni e se viene approvata i popoli indios cambieranno la loro storia. Per questo andiamo a parlare con la società civile, con il popolo che appoggia questa richiesta e con tutti i popoli indigeni che vogliano accompagnarci in questa mobilitazione così importante. Per me essere indigeno significa che siamo differenti dal resto del popolo perché abbiamo un nostro proprio pensiero e dei nostri costumi, abbiamo le nostre modalità nel lavoro comunitario ed abbiamo una nostra lingua. Però significa anche che siamo messicani."

Comandante Bulmaro

"Noi andiamo al Distretto Federale perché siamo obbligati come delegati a rispettare una missione a cui ci hanno destinato i nostri popoli. Andiamo a difendere l'iniziativa indigena elaborata dalla Cocopa, perché sia approvata dai signori che sono deputati e senatori. Andiamo anche a parlare durante il percorso della marcia con la società civile nazionale e internazionale e li inviteremo ad appoggiarci con le loro mobilitazioni. Andiamo per lottare insieme con altri popoli indigeni perché una volta per tutte si riconoscano i nostri diritti. È molto importante che ci rispettino come indigeni perché questo significa che per natura siamo stati i primi abitanti di questa grande nazione messicana, e pertanto siamo organizzati in popoli che hanno le loro proprie forme di organizzazione, una cultura ed una lingua propria."

DELLE COMUNITÀ TOJOLABALES

Comandante Daniel

"Partiamo per gli stati del Messico e arriveremo alla città per rappresentare il nostro popolo, per presentare le nostre richieste di riconoscimento come indigeni messicani e non come esseri che non sono umani. Andiamo a parlare con la gente perché ci dicano la loro parola e noi diciamo la nostra parola perché abbiamo già visto che con la società civile ci capiamo. Per me essere indigeno significa essere disprezzato, non essere considerato perché non abbiamo conoscenze e non abbiamo scuole dove studiare. Però non mi rincresce più essere indigeno perché ciò significa pure che siamo messicani e questo ci dà molto orgoglio. Ci dà orgoglio essere indios ed essere messicani, le due cose."

Comandante Mister

"Andiamo a Città del Messico per parlare con i deputati ed i senatori per esigere che si rispettino i diritti e la cultura indigeni e che si adempiano gli Accordi di San Andrés. Abbiamo pensato e crediamo che parlando con la società civile e con gli altri indigeni in questo percorso, potremo convincere sempre di più a far proprie le nostre richieste affinché uniti esigiamo la pace, perché così non sarà necessaria la guerra con le armi e otterremo le nostre richieste per via pacifica. Andiamo anche a conoscere altri pensieri, altri cuori, altri costumi, altri fratelli poveri. Per noi essere indigeni ha significato essere disprezzati dai potenti. Però essere indigeni vuole dire che abbiamo il sangue dei primi che sono arrivati in queste terre già molti anni fa. Questo significa che non siamo finiti, che esistiamo e che ci meritiamo di far parte di questa nazione."

Comandante Tacho

"Noi andiamo al Distretto Federale per recarci al Parlamento per proporre il rispetto degli Accordi di San Andrés. Vogliamo chiedere al potere legislativo che renda legge quegli accordi approvando la proposta fatta dalla Cocopa. Ci muoviamo per l'importanza che questa legge ha per noi, per gli indigeni di tutto il Messico. Se questa legge della Cocopa viene approvata, per noi si apre il cammino della pace. In questo viaggio al Distretto Federale, parleremo con i nostri fratelli e sorelle indigeni del Messico e con loro ci incontreremo e parleremo. Per noi essere indigeno adesso è un orgoglio perché prima ci avevano costretto a negare noi stessi. Ho e parlo una lingua tojolabal, viviamo con costumi comunitari e abbiamo il nostro modo di rispettare gli altri. Essere indigeno è avere una nostra cultura, un nostro credo che lì nella terra uno muore e vive. Noi non vendiamo la terra come una mercanzia perché la terra è la madre che ci mantiene."

DEL MESSICO METICCIO

Subcomandante Insurgente Marcos

"Andiamo al DF percorrendo 12 stati della repubblica perché il nostro obiettivo è parlare con il Parlamento, sì, però anche per parlare con la società civile e con i popoli indios di altre parti del Messico. Noi abbiamo pensato che la lotta per i diritti indigeni non è solo nostra, è di tutti i popoli indigeni del Messico. E abbiamo anche pensato che non è solo degli indigeni, è anche di tutti i messicani e le messicane. Questo paese deve riconoscere i suoi popoli originari, accettarli per quello che sono e rispettarli. Andiamo a parlare con il Parlamento perché a lui tocca fare le leggi e questa legge della Cocopa significa un gran progresso per i popoli indios e per tutto il paese. Essere indigeno oggi in Messico significa lottare per il rispetto e per la dignità di tutti coloro che sono esclusi e disprezzati. Significa lottare per gli indigeni, però anche per le donne, per i giovani, per i bambini, per gli omosessuali e le lesbiche, per gli handicappati, per gli anziani, infine per tutti i diversi."


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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