BOLLETTINO "CHIAPAS AL DIA" N. 206

CIEPAC, CHIAPAS, MESSICO

(31 luglio 2000)

I RISULTATI ELETTORALI FEDERALI

Sono stati 37 milioni 603 mila 855 i cittadini che hanno votato nelle scorse elezioni federali. Quindi ha votato il 63,97% dei 58 milioni 782 mila 737 messicani aventi diritto al voto. Ci sono state 32 mila 455 persone che hanno votato un candidato che non era nella lista; altre 789 mila 828 persone hanno optato per annullare il loro voto o hanno votato in modo scorretto. I voti validi sono stati 36 milioni 814 mila e 27.

Tra il 1994 e il 2000, le liste elettorali sono aumentate di un 25%, ossia ci sono 12 milioni in più di votanti in tutto il paese. I voti in percentuale per il PRI nelle campagne sono diminuiti dal 51% nel 1997 al 42,2% in queste ultime elezioni. Il PAN è aumentato dal 16% al 35,5% e il PRD dal 13,15% al 22%.

LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

Vicente Fox, di Alleanza per il Cambiamento, nata dall'alleanza del PAN col PVEM, ha ottenuto 15 milioni 988 mila 725 voti (43,43%), seguito da Francisco Labastida Ochoa del PRI con 13 milioni 544 mila 368 voti (36,88%) e quindi da Cuauhtemoc Cardenas Solorzano di Alleanza per il Messico con 6 milioni 259 mila 12 voti (16,44%).

Seguono: Gilberto Rincon Gallardo del PDS che ha ottenuto 592 mila 72 voti (1,61%), Manuel Camacho Solis del PCD con 208 mila 258 voti (0,57%) e per ultimo il PARM con 157 mila 119 voti (0,43%) per un candidato inesistente visto che l'ex priista, ex perredista e adesso ex parmista, Porfirio Munoz Ledo, aveva rinunciato alla candidatura pochi giorni prima delle elezioni per unirsi alla campagna di Vicente Fox.

Vicente Fox ha vinto con la maggioranza dei voti le presidenziali in 20 stati del paese su 32, incluso il Distretto Federale, che rappresentano il 62,5% dell'elettorato: Aguascalientes, Baja California, Baja California Sur, Coahuila, Colima, Chihuahua, Distrito Federal, Guanajuato, Jalisco, Estado de Mexico, Morelos, Nuevo Leon, Puebla, Queretaro, Quintana Roo, San Luis Potosi, Sonora, Tamaulipas, Veracruz e Yucatan. Inoltre, ha vinto nei cinque stati con maggior numero di elettori: Stato di Messico, Distretto Federale, Jalisco, Guanajuato e Veracruz, che gli hanno assegnato un totale di 6 milioni 675 mila e 881 voti.

Francisco Labastida ha ottenuto la maggioranza in 11 stati che rappresentano il 34,3% nel paese: Campeche, Chiapas, Durango, Guerrero, Hidalgo, Nayarit, Oaxaca, Sinaloa, Tabasco, Tlaxcala e Zacatecas. Cuauhtemoc Cardenas ha ottenuto la maggioranza dei voti nel suo stato natale, Michoacan, ed è arrivato al secondo posto negli stati di Guerrero, Tabasco e nel Distretto Federale.

Adesso anlizziamo i risultati da un altro punto di vista. Lo stato più priista è Sinaloa (63,87%) che è anche il meno panista dopo il Guerrero, ed è il primo stato dove Fox visita i suoi elettori. Lo stato più panista è Guanajuato (60,75%) e il più perredista Michoacan (37,14%). Lo stato meno priista è il Distretto Federale (24,01%), il meno panista è il Guerrero (18,56%), il meno perredista è lo Yucatan (3.90%). Lo stato del Sud più perredista è il Guerrero (35,21%) e i meno perredisti sono lo Yucatan e Puebla (3,90% e 12,11%, rispettivamente).

Più astensionista di tutti è stato il Chiapas con il 52,19%, quello con maggiore partecipazione lo Yucatan con il 71,95%, dove il PRI e il PAN si sono disputati la vittoria con un punto percentuale di differenza a favore del PAN (46,08% e 47,09%, rispettivamente).

I voti del PRI hanno oscillato tra il 60,75% in Guanajuato e il 18,56% in Guerrero, che è dove ha ottenuto meno voti. Sono quattro gli stati dove ha ottenuto più del 50% di voti, in ordine di importanza: Guanajuato, Aguascalientes, Jalisco, Queretaro e Sonora. Ha oscillato tra il 40 e 50% di voti nei seguenti stati in ordine di importanza: Baja California, Nuevo Leon, Coahuila, Chihuahua, Colima, San Luis Potosi, Tamaulipas, Yucatan, Quintana Roo, Morelos, Stato del Messico, Distretto Federale, Puebla, Durango e Campeche. Nei seguenti stati ha ottenuto tra il 30 e il 40%: Veracruz, Baja California Sud, Tlaxcala, Hidalgo, Zacatecas e Nayarit. Tra il 18,56% e il 30% stanno: Michoacan, Chiapas, Oaxaca, Tabasco, Sinaloa e Guerrero. I tre stati più poveri del paese, Chiapas, Guerrero e Oaxaca, sono quelli dove il PAN ha guadagnato meno voti.

Per quanto riguarda il PRI, l'oscillazione dei voti è andata dal 63,87% dei voti in Sinaloa al 24,01% nel Distretto Federale. Sinaloa è l'unico stato dove il PRI ha ottenuto più del 50% dei voti. Sono tra il 40% e 50% dei voti a favore del PRI: Nayarit, Yucatan, Durango, Hidalgo, Chiapas, Oaxaca, Guerrero, Chihuahua, Campeche, Puebla, Tamaulipas e Nuevo Leon. Fra il 30% e il 40% sono la maggioranza degli stati: Tabasco, San Luis Potosi, Zacatecas, Coahuila, Veracruz, Baja California, Colima, Tlaxcala, Jalisco, Queretaro, Aguascalientes, Sonora, Baja California Sur, Quintana Roo, Stato del Messico, Morelos e Michoacan. Solo in Guanajuato e nel Distretto Federale, il PRI ha ottenuto meno del 30% dei voti.

Per quanto riguarda il PRD, l'oscillazione dei voti è stata tra il 37% in Michoacan e il 3,9% in Yucatan. Tra gli stati dove ha avuto tra il 30% e il 40% ci sono solo: Michoacan, Guerrero e Tabasco. Fra il 20% e il 30% ci sono in ordine decrescente: Baja California Sur, Distretto Federale, Chiapas, Oaxaca, Tlaxcala e Zacatecas. Tra il 10% e il 20% sono: Morelos, Stato del Messico, Veracruz, Nayarit, Quintana Roo, Hidalgo, Campeche, Sonora, Puebla, Colima e Durango. Con meno del 10%: Coahuila, Sinaloa, Baja California, San Luis Potosi, Tamaulipas, Queretaro, Aguascalientes, Chihuahua, Guanajuato, Nuevo Leon, Jalisco e Yucatan. Il PRD ha ottenuto più voti nella Baja California Sur che nel Distretto Federale, dove attualmente governa e dove ha di nuovo vinto il posto da governatore con Manuel Lopez Obrador.

IL PARLAMENTO DELL'UNIONE

Per la Camera dei Senatori (con 128 senatori in totale), il PRI ha avuto 60 posti (ne aveva 77 prima del 2 luglio), 46 il PAN (con prima 40), 15 il PRD (con prima 22), 5 il PVEM, uno il PT e uno Convergenza Democratica.

Per la Camera de Deputati (composta da 500 deputati), il PRI ne ha avuti 209 (prima ne aveva 239), 208 il PAN (con prima 117), 52 il PRD (con prima 126), 15 il PVEM, 8 il PT, 3 Convergenza Democratica, 3 il PSN e 2 il PDS.

Nell'elezione dei deputati federali, Alleanza per il Cambiamento ha vinto in tutti i distretti di due stati: Aguascalientes e Baja California. Il PRI ha vinto in tutti i distretti di 4 stati: Tlaxcala, Nayarit, Campeche e Hidalgo. Alleanza per Messico ha vinto solo nella maggioranza dei distretti in 12 stati.

Il PRI ha vinto più distretti in Veracruz, seguito da Chiapas, Stato di Messico, Oaxaca e Guerrero. Nel Distretto Federale non ha vinto neanche un solo distretto, però per ora mantiene la maggioranza in 21 parlamenti locali e ha eletto 21 governatori.

Tradizionalmente, il sistema aveva la sua valvola di sicurezza nella garanzia dell'alleanza fra PRI e PAN nel Parlamento dell'Unione. Questo è adesso rafforzato dalla drastica diminuzione della sinistra e così ora un'alleanza del PRI col PAN alla Camera dei Senatori avrebbe 106 voti contro i 22 degli altri partiti. Nella Camera dei Deputati avrebbe 417 voti contro gli 83 degli altri partiti politici. Senza dubbio, la sconfitta del PRI, la nuova alternanza al potere presidenziale e la nuova posizione di tutti i partiti sulla scena del Parlamento, potrebbe alterare questi rapporti di forze. Per esempio, la proposta di Vicente Fox per gravare di imposta gli alimenti e le medicine pare che venga adesso contrastata dal PRI.

Per il PRI, la sconfitta ha significato molti cambiamenti. Col partito diviso tra varie fazioni interne, alcuni esigono le dimissioni della dirigenza nazionale e perfino del Presidente Ernesto Zedillo; altri gruppi lottano per prendersi la direzione del partito. Il burattino senza testa cerca un lideraggio che desidererebbero adesso occupare i governatori priisti o quelli che sono stati dirigenti nazionali. Le discussioni interne hanno addirittura presentato la mozione di cambiare nuovamente il nome al PRI, che l'ha già cambiato tre volte: Partito Nazionale Rivoluzionario nel 1929, Partito della Rivoluzione Messicana nel 1938 e Partito Rivoluzionario Istituzionale nel 1946. Senz'altro i cosiddetti "dinosauri" del PRI, i vecchi priisti del "Nuovo PRI", continuano ad essere ancora vivi e sono stati eletti loro, nei posti di deputati e senatori.

Il PAN vive pure difficoltà interne perché deve definire la sua posizione di fronte al suo candidato che ha vinto la presidenza. Vicente Fox ha dichiarato che non sarà il PAN a governare e il PAN si rifiuta di seguire la linea presidenziale nel Parlamento. Il PRD ha pure forti divisioni fra i gruppi di potere al suo interno e alcuni accusano la dirigenza nazionale per la sconfitta fino a chiedere le dimissioni.

I CAMBIAMENTI ALLE LEGGI COSTITUZIONALI

Secondo la Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH), in 79 anni, dall'8 luglio del 1921 fino al 7 aprile del 2000, la Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani del 1917 ha sofferto 406 modificazioni, deroghe, riforme e aggiunte.

Venustiano Carranza, primo presidente postrivoluzionario, non ha modificato niente della Costituzione. Però i seguenti 16 presidenti della Repubblica hanno cominciato a modificarla già a partire dal 1921 con Alvaro Obregon. Però sono gli ultimi tre sessenni di politica neoliberale, quelli che hanno realizzato il 43,53% dei cambiamenti alle leggi costituzionali (193 modifiche in totale), in solo 18 dei 79 anni di vita della Costituzione, ossia nel 22,78% di tutto questo periodo.

Di questi tre periodi presidenziali, solo quello del Presidente Ernesto Zedillo (1994-2000) ha realizzato 74 cambiamenti (il 18,22% nel 7,59% del tempo trascorso dal 1921). È in questo periodo che sono stati siglati i trattati di libero commercio con circa 40 paesi del mondo (vedi: Bollettino "Chiapas al dia" N. 198). Prima c'erano state le 65 modifiche di Miguel de La Madrid, le 54 di Carlos Salinas de Gortari, le 40 di Luis Echeverria Alvarez, le 34 di Jose Lopez Portillo, le 22 di Abelardo L. Rodriguez, le 20 di Miguel Aleman Valdes, le 19 di Gustavo Diaz Ordaz, le 18 di Plutarco Elias Calles, le 18 di Manuel Avila Camacho, le 15 di Lazaro Cardenas, le 11 di Adolfo Lopez Mateos, le 8 di Alvaro Obregon, le 4 di Pascual Ortiz Rubio, le 2 di Emilio Portes Gil e le 2 di Adolfo Ruiz Cortines.

La Costituzione, legge base del paese e di ogni messicano, si compone di 136 articoli (più 19 transitori). I due terzi (il 69,11%) sono stati modificati per mezzo di riforme, aggiunte o deroghe. I 94 articoli modificati sono i seguenti: 3, 4, 5, 6, 10, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 48, 49, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 58, 59, 60, 61, 63, 65, 66, 67, 69, 70, 72, 73, 74, 76, 77, 78, 79, 82, 83, 84, 85, 88, 89, 90, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 101, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 119, 122, 123, 127, 130, 131, 134, 135.

Questi articoli si riferiscono ai seguenti aspetti e temi: il diritto all'educazione; la composizione pluriculturale della Nazione Messicana, l'uguaglianza di fronte alla legge e i diritti alla salute, alla casa e al lavoro; il diritto alla manifestazione della idee, al porto d'armi; l'integrità personale, familiare e del domicilio; l'amministrazione della giustizia, la prigione e la detenzione; proibizione della tortura e altre violazioni dei diritti umani; libertà religiosa, sviluppo e programmazione nazionale; proprietà della terra, delle risorse naturali e limiti della Nazione; le aree strategiche, le imprese e la concezione del monopolio di stato. Altri articoli riguardano la nazionalità messicana, i doveri e i diritti dei messicani e del cittadino messicano; la Sovranità Nazionale e la Forma di Governo; le Parti Componenti della Federazione e del Territorio Nazionale e la divisione dei Poteri.

Sono pure stati modificati articoli che si riferiscono al ruolo, al funzionamento, all'installazione, all'elezione, alla composizione ed alle facoltà del Parlamento dell'Unione (deputati e senatori) così come il meccanismo per poter modificare le leggi costituzionali. Fra tutti, quello che ha sofferto più modifiche è l'articolo 77 costituzionale con 44 cambiamenti e che si riferisce alle facoltà del Parlamento.

Altri articoli modificati si riferiscono alle facoltà e agli obblighi del Potere Esecutivo e alle requisiti per essere Presidente; così come quelli che riguardano il Municipio Libero, il potere pubblico degli stati e del Distretto Federale; il lavoro e la previdenza sociale, le relazioni Stato-Chiesa così come le importazioni e le esportazioni. È importante far menzione che hanno sofferto modifiche la totalità degli articoli riguardanti il Potere Giudiziario e le Responsabilità dei Servitori Pubblici (impiegati statali).

L'articolo 135 costituzionale recita così: "La presente Costituzione può essere riformata o ci possono essere delle aggiunte. Perché le aggiunte o le riforme possano diventare parte della stessa, si richiede che il Parlamento dell'Unione, col voto dei due terzi dei presenti, sia d'accordo con le riforme o le aggiunte e che queste siano approvate dalla maggioranza dei parlamenti degli Stati. Il Parlamento dell'Unione avrà il compito finale di contare i voti dei vari Parlamenti statali e di approvare le aggiunte o le riforme".

I SEGNALI DEL NUOVO SESSENNIO

Una discussione importante nel paese gira intorno al fatto se il governo di Vicente Fox sarà o no il quarto governo neoliberale, oppure se sarà il primo della gran transizione democratica in Messico. Da parte sua, Fox si rifiuta a parole di essere un neoliberale e addirittura è arrivato a definirsi di centro sinistra. Senz'altro, sarà pertinente chiarire la differenza tra progetto politico, progetto economico e anche progetto militare.

Siamo nel momento dell'alternanza del potere presidenziale che si concretizzerà il primo di dicembre quando Vicente Fox prenderà il comando della Nazione. E quelli che osserviamo ora sono segnali che non sono poco preoccupanti.

Vicente Fox ha accusato il PRI di "faina" e di "corrotto" e che l'avrebbe sbattuto fuori a "pedate" da Los Pinos. Adesso si rivolge a Ernesto Zedillo come al "eccellente presidente" e "statista" e alla sua eccellente politica economica che lo ha portato a programmare con lui le finanze del paese per il 2001. Per ora quindi non si vede nessuno che voglia sbatter fuori a "pedate" nessuno da Los Pinos ma solo qualcuno che invita a collaborare quelli che aveva definito "mal governanti". O è molto diplomatico, cosa che non lo ha caratterizzato durante la sua campagna elettorale, per assicurare una transizione di governo meno conflittuale dato che non ha ancora il potere presidenziale, o ha mentito ai messicani che gli hanno regalato il loro voto.

Fox ha promesso una crescita dell'economia del 7,5% nel primo anno del suo governo e adesso annuncia che questo non accadrà fino alla prima metà del sessennio. Ha promesso un milione e 350 mila posti di lavoro all'anno e il raddoppio immediato del preventivo per l'educazione che però hanno già dichiarato che è impossibile (l'ha detto Ernesto Derbez, ex funzionario della Banca Mondiale e adesso consigliere di Vicente Fox). Inoltre, ha promesso che in 15 minuti avrebbe buttato fuori i militari dal Chiapas.

Così, mentre alcuni enfatizzano la politica economica di Fox dicendo che si orienterà verso le istituzioni internazionali di credito e le politiche della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale; altri esagerano i benefici del suo nuovo progetto politico che annuncia la possibile sparizione di alcune segreterie, nuovi metodi per designare il suo gabinetto che gli permettano di essere più indipendente dalle pressioni politiche e inoltre di fare modifiche nella struttura delle Forze Armate, cambiamenti nei corpi di polizia, eccetera.

Dato che l'alternanza di potere alla fine è arrivata, per alcune persone le critiche al nuovo presidente diventano un tabù o il colmo dell'intolleranza e della cecità e al posto di criticare preferiscono appoggiare il cambiamento. Però non è meno vero che siamo proprio stufi di promesse elettorali. Inoltre, un modo per appoggiare il cambiamento è ricordare le speranze che lo hanno reso possibile, non perdere la memoria storica e non dimenticare gli aneliti del popolo messicano per un progetto economico più giusto e includente e per una nuova relazione fra Stato e società. Che Fox abbia vinto e sconfitto il PRI non significa, passare all'altro estremo, scusarlo di tutto, ma è necessario rafforzare il controllo sociale sulle sue azioni. I cambiamenti a cui stiamo presenziando non sono una concessione del potere né dei suoi presidenti, ma una vittoria di tutta la società e delle sue lotte che sono costate vittime e violenze e repressioni nel paese.

Sigle: Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), Partito di Azione Nazionale (PAN), Partito Verde Ecologista di Messico (PVEM), Partito del Lavoro (PT), Partito Società Nazionalista (PSN), Partito Democrazia Sociale (PDS), Partito Centro Democratico (PCD), Partito Autentico della Rivoluzione Messicana

Gustavo Castro

C I E P A C - Centro di Investigazioni Economiche e Politiche di Azione Comunitaria, A.C.

ciepac@laneta.apc.org http://www.ciepac.org/


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home