Carlos Fazio

La Jornada 26/8/2000

IN GESTAZIONE UN NUOVO POTERE: LA META È CREARE LO STATO-IMPRESA

Prima parte

Vincente Fox non sarà solo al potere. Fa parte di un gruppo di banchieri e imprenditori che hanno deciso di assumere in maniera diretta le redini dello stato. La sua candidatura è stata sostenuta e finanziata da alcune oligarchie conservatrici e la sua vittoria nelle urne ha scatenato la rottura con la continuità che porterà ad una ricomposizione delle frazioni che compongono l'élite dominante. Il suo arrivo al potere coincide con il consolidamento di un processo di concentrazione e "oligopolizzazione" economica e di centralizzazione politica nel prendere decisioni, e chiaramente mostra che le precedenti forme di rappresentazione corporativa e clientelare sono state soppiantate da forme di rappresentanza diretta che a poco a poco stavano crescendo. Stiamo assistendo ad un processo di regressione neooligarchica, nel senso che i gruppi proprietari eserciteranno direttamente il dominio - anche se lo faranno attraverso lo stato - rimpiazzando una parte della grande burocrazia governativa ed eliminando l'antica mediazione conciliante rappresentata dalla "classe politica" priista.

Si dice che con Fox siamo già nella democrazia. Però coloro che comandano, possiedono una visione del mondo che ha ben poco a che vedere con le forme democratiche; la verticalità delle corporazioni si avvicina molto di più agli usi e costumi totalitari.

Da un'altra parte, sotto l'egemonia statunitense del libero mercato, la barbara democrazia latino-americana è stata fin dall'inizio una faccenda d'élite. Il Messico non fa eccezione. E neppure gli Stati Uniti. È sempre stato così. Per quasi mezzo secolo C. Wright Mills ha studiato la struttura del potere nella società nordamericana ed ha affermato in conclusione, che i membri dell'élite si conoscono tutti tra loro e nel prendere decisioni "tengono conto l'uno dell'altro". Harold Lasswell ha completato la formula dell'élite in politica domandando "chi ottiene cosa, come e quando". La storia è piena di risposte a questa domanda.

Oggi, quando la globalizzazione significa concentrazione (del capitale), la politica si privatizza. In Messico la privatizzazione della politica non è una cosa nuova. Si è resa visibile già dal 1987, quando il prominente capitano della "Banca Parallela" e leader del Consiglio e Coordinamento delle Imprese (CCE), AGUSTIN LEGORRETA, e i 300 proprietari del Paese, si "accordarono" con il presidente Miguel de la Madrid per imporre a tutti i messicani una serie di politiche economiche in difesa dei loro interessi corporativi e di classe. In questo modo si accentuava il ciclo nefasto e perverso di "privatizzare i guadagni e socializzare i costi", iniziato secondo alcuni specialisti da JOSÈ LOPEZ PORTILLO con la "nazionalizzazione" della banca, cioè, come si sa, dell'atto di prestigio con il quale lo stato messicano "recuperò" le banche fallite per consegnarle in seguito "sanate" ad una nuova oligarchia finanziaria.

Crisi di egemonia

Per altri, come Roger Bartra, l'esproprio dei banchieri fu una manifestazione di una "crisi di egemonia", la coincidenza dell'erosione del sistema finanziario con il logoramento del sistema politico in un momento di transizione.

A partire da allora "una cupola delle cupole" raggruppata nel CCE, unita al Consiglio Messicano degli Uomini di Commercio - che riunisce i 37 super-grandi in questo campo - assunsero la rappresentanza politica del mondo imprenditoriale, rimpiazzando la vecchia alleanza che operò fino alla nazionalizzazione della banca nel 1982. Fino ad allora, entrambe le corporazioni della destra reazionaria (CCE e il Consiglio N.d.T.) avevano sviluppato una vera e propria vergognosa e non confessata idolatria nei confronti del potere della chiesa e degli imprenditori, sacrificando l'autonomia dei loro propri interessi classisti ed istituzionali ad un inserimento negoziato e relativamente passivo nel sistema politico, a cui davano legittimità.

Rotto il blocco politico egemonico, frazioni rappresentative di banchieri e del capitale monopolistico si sono sentiti "traditi" e hanno ridefinito la loro strategia. Si è iniziato così un lungo processo di aggiustamenti, non privo di contraddizioni, incarnate dalla disputa tra due correnti nel PAN che fece scontrare i seguaci di MANUEL GOMEZ MORIN e EFRAN GONZALES MORFIN, i quali recuperarono le antiche tradizioni conservatrici cattoliche per adattarle al pensiero della chiesa postconciliare, con la corrente capeggiata da JOSÈ ANGEL CONCHELLO e PABLO EMILIO MADERO. Il conflitto assunse la forma di "astensionisti" contro "elettoralisti".

A sua volta, l'amalgama molto spesso tortuosa tra le frazioni del gran capitale ed i governi del partito di stato, divenne più "trasparente" a partire dal 1988, anno del "grande accordo" del salinismo con i padroni dell'industria, dell'industria agricola, del commercio, dei servizi e del denaro. La crisi economica aveva provocato una accelerazione nella riarticolazione dei Signori del Messico ed assieme alla creazione di empori d'impresa, ci fu una grande concentrazione di ricchezza nelle mani di un pugno di oligarchi.

Fu allora, anche quando cominciarono a venire alla luce i torbidi imbrogli sotterranei e la fitta rete di complicità - molto spesso di tipo delinquenziale - esistenti nel seno del "capitalismo amicone" praticato dai tempi di Miguel de la Madrid. Appartenente alla élite al potere in quanto figlio di un ex segretario di stato e che giunse al momento giusto per aspirare alla presidenza della repubblica, il candidato CARLOS SALINAS costruì il suo mandato in questo ambito "amicale".

Così il 14 marzo del 1988, a quattro mesi dalle elezioni, CARLOS HANK GONZALES "il Re Mida" della politica, riunì nella sua grande casa di Lomas Virreyes l'allora candidato priista Carlos Salinas con alcuni degli uomini più ricchi del Paese: Emilio Azgarraga, Carlos Abedrop, Miguel Aleman, Carlos Slim, Juan Sanchez Navarro, Josè Madriaga, Carlos Hank Rohn, Roberto Hernandez Pons, Jeronimo Arango, Agustin Legorreta e Claudio X. Gonzales.

Per corrispondere alle generosità dei suoi patrocinatori, durante il suo sessennio, Salinas de Gortari li aiutò a moltiplicare i loro capitali.

Dalla sede di Los Pinos (sede del palazzo presidenziale N.d.T.), decise chi avrebbe vinto e chi perso. Così creò i 24 multimilionari che insieme avrebbero potuto pagare più di un terzo dell'intero debito estero messicano. Parallelamente si andò ricomponendo l'élite, spinta dall'alto, dal nuovo stato interventista e fu molto significativo che dei 30 imprenditori che comprarono entità pubbliche, meno di una dozzina emersero per il numero e la quantità delle loro operazioni: Pablo e Israel Brener, Carlos Abedrop, Carlos Slim, Iker e Eneko Belausteguigotia, Enrique Rojas, Josè Serrano, Jorge Larrea, Enrique Molina, Bernardo Garza Sada, Antonio del Valle e Antonio Madero Bracho.

In quei tempi il processo di negoziazione neocorporativo tra imprenditori e governo, realizzato con compromessi e mutui interessi, era diventato costume.

Nel marzo del 1993, ebbe luogo un banchetto a casa di ANTONIO ORTIZ MENA, il padre dello "sviluppo stabilizzatore", per 18 anni Ministro dell'economia, ex presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo e di Banamex. Alla cena parteciparono 29 magnati e il presidente della repubblica, Carlos Salinas. La lista includeva: Jorge Martinez Guitron, Raimundo Flores, Villa Corona, Alonso de Garay, Angel Lozada, Josè Madariaga, Carlos Hank Rohn, Claudio X. Gonzales, Carlos Slim, Eloy Vallina, Aurelio Lopez Rocha, Emilio Azcarragua, Alberto Bailleres, Antonio del Valle, Manuel Espinosa Yglesias, Bernardo Garza Sada, Diego Gutierrez Cortina, Jorge Larrea, Gilberto Borjia, Roberto Hernandez, Adrian Sada e Lorenzo Zambrano.

A questi si unirono il presidente del PRI, GENNARO BORREGO ESTRADA e il Ministro delle Finanze, MIGUEL ALEMAN VELASCO. I più grandi dell'élite di potere - inclusi vari multimilionari della rivista FORBES - con i loro monopoli, oligopoli, banche, borse, enclavi familiari: Gruppo CARSO (Telmex, Sanborn's, Loreto e Peña Pobre); Televisa, Cemey, Banamex, Bancomer, Gruppo Sidek, Peñoles, Desk, Vitrio, Visa, Alfa, Kinberly Clark, ICA, DINA, Cydsa, FEMSA, Gruppo Chihuahua, gruppo Cifra (Aurrerrà,Suburbia, Vips, El Porton), Pepsi, Gruppo Gigante, Banco Internazionale, INBURSA, TMM, Aeromexico, Mexicana ed Aviacion ...

L'anfitrione che ospitava questi signori, propose di creare un fondo prestiti per finanziare il PRI e, suggerito da EMILIO AZCARRAGA, chiese a ciascuno dei partecipanti un "investimento" iniziale di 25 milioni di dollari. In totale si pensava di "realizzare" 750 milioni di dollari. Il governo passava la fattura ai beneficiari della vendita delle banche e dei settori parastatali - le famose privatizzazioni saliniste - al fine di promulgare la "indipendenza" del PRI dallo stato. La proliferazione delle "cellule imprenditoriali" del tricolore, ideate da Ernesto Zedillo come coordinatore della campagna di Luis Donaldo Colosio, fu semplicemente il segno che mostrava la funzionalità della relazione tra gli uomini del denaro e quelli del potere politico.

Due mesi prima delle elezioni del 1994, come sostituto candidato alla presidenza, Zedillo si riunì con i grandi imprenditori di Nuevo León, nella casa di LORENZO ZAMBRANO (Cemex). Qui si incontrarono Eugenio Clairiona (IMSA), Bernardo Garza (Alfa), Julio C. Villareal (Gruppo Villacero), Alfonso Romo (Pulsar), Roberto Gonzales Barrera (Maseca), Eugenio Garza Laguera (Vitro), Jorge Lankenau (Gruppo Abaco-Confia), Adrian Sada (Banca Serfin), Gregorio Ramirez (Gruppo industriale Ramirez), Humberto Lobo (Protexa) e Alberto Santos (Gruppo sviluppo Immobiliare).

Un mese prima delle elezioni gli imprenditori consegnarono un assegno di 21,8 milioni di dollari a Zedillo. Il candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale, prese ulteriore tempo per riunirsi furtivamente anche con vari supermiliardari di FORBES e un paio di nuovi ricchi dell'epoca salinista, tra loro Roberto Hernandez (Banamex), Ricardo Salinas Pliego (Televisione Atzeca), Gilberto Borja Navarrete (ICA), Carlos Cabal Beniche (gruppo Unione) e Carlos Peralta (IUSA).


La Jornada 27/8/2000

FOX:OPZIONE DELLE ELITES IMPRENDITORIALI CONTRO I PRESIDENZIABILI DEL PRI

Il Guanajuatense erede di Maquio

Nella gestione di Zedillo crescono le relazioni tra capitale e politica

Seconda parte

Durante il sessennio di Ernesto Zedillo la concentrazione del denaro in poche mani seguitò moltiplicandosi. Però emersero collateralmente e con maggiore nitidezza, le complicità degli uomini del gran capitale con il potere politico.

Si cominciò a scoprire una serie di finanziamenti illegali per le campagne del PRI, attraverso fondi per prestiti ed istituzioni bancarie come Banco Union (Carlos Cabal Peniche), Banca Cremi (Raul Bailleres, Cabal Peniche, Raimundo Gomez), Banca CONFIA (Jorge Lankenau) e BANPAIS (Angel Isidoro Rodriguez, il "divino"). Circa 30 milioni di dollari provenienti dalla "lavanderia elettorale" del PRI nel 1994 andarono a finire, in seguito, nella "pancia" del FOBAPROA, la truffa del secolo.

Alcuni grandi imprenditori come GERARDO DE PREVOISIN, l'ex "zar" dell'aviazione (Aeromexico), rimasero imprigionati nel groviglio di interessi e perfino l'ombra del narcotraffico arrivò sulla campagna di Zedillo, quando nel 1994 si seppe che il cartello colombiano di CALI inviò in Messico 40 milioni di dollari "per investimenti o per garantirsi una posizione favorevole nel prossimo governo".

In questo scenario si deve collocare la costruzione ed il lancio della figura di Vincente Fox, nel mezzo del Salinismo, come un'alternativa proposta da alcune frazioni dell'élite al potere ai "presidenziabili" nati nelle file del Partito di Stato. Il Direttore generale del Gruppo Fox (un insieme di compagnie familiari dedicate ad allevamento, agricoltura e fabbricazione di stivali) ed ex presidente della multinazionale Coca-Cola Inc. in Messico e Centroamerica, unisce la sua posizione economica con la politica e assume la rappresentanza diretta degli uomini del denaro.

Il fenomeno non era completamente nuovo. La vecchia forma di rappresentanza neocorporativa stava cedendo il passo alla rappresentanza diretta degli imprenditori nelle funzioni di governo. Durante i sei anni di aggiustamento strutturale, i primi segni dell'arrivo del mondo imprenditoriale al potere si videro quando CARLOS HANK GONZALES, capo del gigantesco gruppo HERMES, divenne capo del Dipartimento del Distretto Federale; MIGUEL ALEMAN (Televisa, TMM, ALMEX, Seguros America e molto legato al gruppo Atlacomulco) venne nominato ambasciatore speciale per le tematiche internazionali e CLAUDIO X. GONZALES, ex presidente del CCE e principale azionista del gruppo Kinderly Clark in Messico, divenne consigliere di Salinas in materia di investimenti stranieri.

Gli antecedenti del foxismo

Figlio di madre spagnola, Fox rese pubbliche le sue aspirazioni a diventare presidente della repubblica fin dal 1993, quando combatté per la modifica dell'articolo 82 della Costituzione, che esigeva come requisito "essere messicani di nascita e figlio di genitori messicani per nascita". La riforma fu varata dal Congresso posponendo la decadenza della norma all'anno 2000.

Fox tornò nuovamente alla carica nel 1994 e appena fu governatore in Guanajuato, nel 1995 iniziò la scalata verso Los Pinos.

La sua rapida "autonomina" del 7 luglio 1997 - il giorno dopo la vittoria di Cuauhtemoc Cardenas nel DF - fu rivelatrice del fatto che gli imprenditori liberal-conservatori, che 10 anni prima avevano fatto irruzione in modo organico nella politica sotto la leadership carismatica di MANUEL J.CLOUTHIER, tornavano alla lotta per il potere. Il "barone" Clouthier, come lo chiama Manuel Buendia per via del suo cognome alla francese, fu un ricco agricoltore di Sinaloa che si mise in politica sotto il patrocinio dei fratelli ROGELIO SADA ZAMBRANO (capo della Holding Aiuto all'Industria e al Commercio che monopolizzava il mercato del vetro, ex dirigente di Concamin, promotore del Consiglio di Coordinamento imprenditoriale -CCE) e ANDRES MARCELO SADA ZAMBRANO (Cydsa, e uno degli ideologi del gruppo di Monterrey).

Fu sotto la sua protezione che crebbe come impresario e rozzo politico e si convertì, prima in presidente della Confederazione Padronale della Repubblica Messicana (Copamex) ed in seguito diresse il CCE.

I fratelli SADA ZAMBRANO fanno parte della cosiddetta "frazione del Nord", il gruppo finanziario dello stato di Nuovo León meglio conosciuto come "gruppo Monterrey" - (Visa, Vitro, Cidsa, Alfa), costituito attorno al clan dei GARZA - SADA. Questo gruppo di oligarchi, il cui capitale si rifà ai tempi di Porfirio Diaz e che ha influenza in Puebla, Jalisco e in altri stati della repubblica, si è caratterizzato per avere mantenuto una posizione di maggiore indipendenza nei confronti dello stato e per non aver fatto parte del blocco di governo, anche se naturalmente ne ha beneficiato ugualmente per i suoi vincoli con il potere politico.

È la frazione che ha dato impulso alla creazione di sindacati padronali (Coparmex - CCE). La "grande famiglia" dei Garza.-Sada (Isaac Garza e Francisco Sada fondarono la Birreria Cuauhtemoc nel 1890 e i loro capitali si sono ramificati attraverso i loro discendenti, figli, cugini e nipoti e si unirono con quelli di altre famiglie "regie") apprese la politica attraverso il Partito di Azione Nazionale ed ebbe in Clouthier, ex dirigente del Movimento Cristiano Familiare e consigliere onorario della Camera Americana del Commercio, uno dei suoi migliori operatori.

Nel 1983, già come presidente della CCE, Clouthier andò a Salt Lake City - Utah -, accompagnando l'ambasciatore statunitense John Garvin, per informare sulla situazione messicana un gruppo eletto di osservatori degli Stati Uniti. "Vendette" loro l'idea che il PAN era "il favorito dalle destre anticomuniste" e assicurò che "altri gruppi messicani" tra cui incluse "entità religiose", erano pronti per partecipare alla lotta per il potere.

Nel 1988 quando fu candidato per il PAN, "Maquio" (Clouthier), identificò la sua fazione come "i barbari del nord". Nasceva così il Neopanismo, "ala pragmatica" del PAN come inedita espressione di quello che configurava già il profilo della nuova destra messicana.

Precursore e maestro di Vincente Fox, quattro giorni dopo essere stato eletto come candidato, Clouthier realizzò un meeting nella Cattedrale di Culiacan e affidò le sue sorti elettorali nelle mani di Dio. Durante la sua campagna elettorale soleva ripetere che "l'impresa è la migliore invenzione dell'uomo". Con il suo spirito sarcastico, Manuel Buendia, chiamò il risultato della alleanza tra il gruppo di Monterrey, i dignitari ecclesiastici e la ambasciata degli Stati Uniti, tutti allineati sotto lo scudo del PAN, la "Repubblica di Clouthier".

La sconfitta elettorale e la sua morte prematura nel 1989 contribuirono a creare un certo impasse nella frazione conservatrice del nord, che diminuì la combattività. A questo contribuì anche un altro fatto: l'irruzione del movimento cardenista, come terza forza, catalizzò l'unità tra le frazioni del "Nord" e "tecnocratica" con il governo Salinista. La corrente "elettoralista" che esprimeva la volontà degli imprenditori dentro al PAN, non ammainò del tutto le sue bandiere. Il pragmatismo di Conchello andò costruendo un forte gruppo di pressione, che coprì settori della classe media urbana, quando difese i piccoli commercianti che chiamò "Changarreros" (coloro che hanno una piccola attività, per esempio i venditori ambulanti in strada N.d.T.). Come segnala Bartra, "dietro l'ideologia del "changarrito" - che definisce come potenzialmente "fascista" - si nascondevano i grandi appetiti della grande borghesia di Monterrey, scontenta del "populismo" ufficiale.

Durante la sua campagna elettorale, Fox non ha fatto mistero della sua adesione alla "ideologia del Changarrito".

Parallelamente gli uomini d'impresa lasciarono indietro i loro compiti aziendali e si lanciarono nella lotta per ottenere posizioni politiche all'interno dei partiti, immettendosi nelle contese elettorali al fine di occupare posti da Governatore, Senatore, Deputato e presidente municipale.

In generale le loro piattaforme di lancio furono i sindacati imprenditoriali: CEE, Concanaco, Coparmex, Concamin, Canacintra e il Consiglio Messicano di Uomini del commercio. I primi tre governatori di opposizione nella storia moderna del Messico, provengono dalle file dell'iniziativa privata. ERNESTO RUFFO in Baja California, CARLOS MEDINA PLASCENCIA in Guanajuato, FRANCISCO BARRIO a Chihuahua.

Nel 1997, con la vittoria del Neopanista Fernando Canales Clariond in Nuevo León, la élite industrial-finanziaria del gruppo di Monterrey vide coronato un vecchio sogno. Quello che aveva unito negli anni trenta il fondatore del PAN, Miguel Gomez Morin (allora consigliere del gruppo Cuauhtemoc) con i capi "regi" Francisco Sada, Roberto Garza Sada e, soprattutto, con EUGENIO GARZA SADA, il "patriarca degli industriali". Seguiranno Vincente Fox in Guanajuato e Ignacio Loyola in Queretaro.

Il fenomeno non rimarrà esclusivo del PAN. Molti imprenditori si convertiranno in governatori provenienti dalle file del PRI: Rogelio Montemayor a Coahuila, Miguel Aleman Velasco in Veracruz, Salomon Azar a Campece e Tomas Yarrington a Tamaulipas.

A sua volta, la legislatura che sta finendo, include 12 imprenditori nella Camera dei Senatori e 35 in quella dei Deputati.

Segno dei tempi: con la privatizzazione della politica gli imprenditori arrivavano per fermarsi. Rimanevano due ambiti da conquistare: i Ministeri e la presidenza della Repubblica.


La Jornada 28/8/2000

FOX, PRIMO PRESIDENTE IMPRENDITORE

Il prossimo presidente possiede vincoli di vecchia data con gli uomini del commercio olandesi. Si mantiene segreto l'ammontare dei fondi che i magnati di Monterrey hanno dato per la sua campagna elettorale

TERZA PARTE

L'arrivo di Vincente Fox alla presidenza segna la fine di un ciclo. Fox aveva fatto parte del "gabinetto alternativo" installato da MANUEL CLOUTHIER nel febbraio del 1989, nel settore di "politica agricola e pastorizia". Era un uomo della sua cerchia. In un'intervista immaginaria con lo spirito di Clouthier, quando suo figlio Ricardo gli chiese chi sarà il candidato del PAN per la presidenza nel 2000, Clouthier nominò Fox, Carlos Medina Plascencia, Ernesto Ruffo e Francisco Barrio. "Di tutti questi mi piacerebbe che il candidato presidenziale fosse Fox". E la finzione si è convertita in realtà. Il guanajuatense, un imprenditore che si sentiva chiamato a "salvare" il Messico da un regime autoritario, ha conseguito il suo proposito: togliere il PRI da Los Pinos.

Durante il ventesimo secolo il Messico ha avuto tre tipi di presidenti: militari, avvocati ed economisti. A partire dal primo dicembre del 2000, Fox sarà il primo presidente del Messico imprenditore.

Secondo Enrique Krauze "la sua fu una ricerca diretta, immediata, imprenditoriale del potere. E' venuto dalla nuova tecnica di mercato in vecchio odore di caudillismo". Fox entrò in politica nel 1988 sedotto dalla riflessione turbatrice dell'allora leader del PAN MANUEL J. CLOUTHIER.

Da allora si iscrisse all'ala neopanista, quella dei "pragmatici" , opposta alla dottrina e ortodossia tradizionale.

In quell'anno fu eletto deputato e andò costruendo la sua candidatura per il governo di Guanajuato - che perdette in una concertazione di potere tra il PAN e il Salinismo nel 1991, ma che finalmente conquistò nel 1995 - catapulta, a sua volta, per la "grande" del 2000.

Da bambino visse in un ranch vicino alla città di León, ai piedi del Cristo della Grotta, in una delle capitali messicane cristiane e sinarquista. Studiò dai gesuiti, si immerse nella lettura delle vite esemplari, nella biografia di santi ed è stato vicino ad abbracciare il sacerdozio.

A 22 anni entrò nella Coca-Cola e andò salendo di posizione in posizione fino ad arrivare ad esserne gerente nel 1974. Nella multinazionale lo soprannominarono Marshall Dillon. Tornò poi al suo ranch di San Cristóbal per svolgere, assieme ai fratelli, gli affari familiari: l'azienda Del Cerito, Congelati di San José (broccoli, patate, cavolfiori, ecc.) e Stivali Fox.

Durante gli ultimi 12 anni ha unito gli affari alla politica. La sua tipologia ideale classica, nel senso di Max Weber, lo colloca come rappresentante potenziale della dominazione carismatica.

Echevarrismo di segno opposto?

Enrique Krauze ha avvertito sulla vena "populista" di Fox - "Echevarrismo al rovescio?" - ed il rischio che abusi in modo autoritario ed intollerante del suo carisma. Ha detto che le attitudini leaderistiche del guanajuatense potrebbero degradarsi "fino ad un 'caudillismo' plebiscitario con note messianiche, molto pericoloso in un Paese a cui costò molto il separarsi della chiesa dallo stato".

Quando decise di diventare presidente della repubblica, i suoi consiglieri organizzarono una campagna attorno alla contraddizione regime-antiregime. Le elezioni sono diventate un plebiscito sul cambiamento. La campagna fu reale e coronata dalla vittoria.

Ma chi fu che costruì Fox? Chi o quanti pagarono la fattura del "prodotto Fox"? Chi c'è dietro di lui? Questo è il segreto meglio nascosto da queste bocche solitamente chiacchierone, il cui volto diventa fosco quando si chiede loro chi sono gli imprenditori che hanno finanziato la sua campagna. Il panista poté contare, per i consigli politici e di immagine, dell'appoggio dello statunitense Dick Morris, "il cane d'attacco" che scrisse la relazione di William Clinton alla Casa Bianca nel 1996 e portò alla vittoria l'oppositore Fernando de la Rua in Argentina. Il superconsigliere Morris - che contese con un altro pezzo grosso nordamericano, James Carville, altro genio elettorale di Clinton e stratega dell'immagine di Francisco Labastida - dimostrò le sue capacità: Fox ha vinto in Messico.

Ma chi ha pagato la fattura? gli Amici di Fox? Secondo informazioni giornalistiche derivanti da Israele e dall'Argentina, Morris costò più di un milione di dollari.

La scintilla della vita

L'importazione del "Know How" dagli Stati Uniti, attraverso Morris e Carlville, portò a quello che Carlos Monsivais definì al quotidiano Los Angeles Time come una "coca-colafizzazione della politica" in Messico.

Un'altra variante di "la democrazia come un affaraccio", secondo Rick Ridder. Però la definizione di Monsivais possiede un aggancio più preciso con la realtà. D'accordo con Carlos Navarrete, membro della direzione del PRD, fin dall'inizio la Coca-Cola (Femsa, consorzio che include le fabbriche di imbottigliamento della Coca-Cola) è stata dietro alla candidatura di Fox.

In aprile del 1998, Navarrete ha affermato che la multinazionale "ha un gruppo di pubblicitari assegnati a tempo pieno a Fox. S'incaricano di sondaggi d'opinione, inchieste e dello sviluppo della sua immagine " ha detto anche che la Coca-Cola ha pagato 6,5 milioni di pesos per completare i 10 che servivano all'ex governatore di Guanajuato per portare in Messico l'ex presidente della Polonia, Lech Walesa.

Per gli avversari dell'ora eletto presidente, i nessi con la Coca-Cola sono evidenti. Dicono che è da lì che sono nati gli Amici di Fox e coloro i quali furono i suoi principali operatori in termini di mezzi, LINO KORRODI e JOSÈ LUIS GONZALES, il pubblicista ufficiale della multinazionale in Messico, in seguito sostituito da Francisco Ortiz, proveniente da Televisa.

Da questa relazione è uscito un nome che fu menzionato dal senatore priista Salvador Rocha Diaz, il primo giugno, quando salì alla tribuna della Camera ed i Deputati per denunciare la penetrazione di imprese straniere nella campagna elettorale del PAN: BURTON GROSSMAN. GROSSMAN, un uomo molto ricco che morì in Texas il passato novembre, fu genero di HARRY FLEISHMAN, operatore della Standard Oil nella Huasteca, rappresentante della famiglia Rockfeller in Messico all'epoca dell'espropriazione petrolifera ed implacabile nemico del cardenismo. A causa dell'espropriazione, questo gruppo imprenditoriale dovette cambiare la sua attività da petrolifera a industria di bevande, comprando la prima impresa imbottigliatrice di Tampico: la Impresa Contal, il cui primo gerente fu Grossman. Si dice che a metà degli anni settanta, Fox prese contatto con Grossman e lì consolidò la sua amicizia con Korrodi e altri imprenditori che col tempo si convertiranno in membri prominenti degli Amici di Fox.

Secondo denunce priiste, non completamente provate, questo raggruppamento ricevette un forte finanziamento da Grossman a San Antonio e Atlanta.

Inoltre la Coca-Cola riporta anche a vecchi vincoli che il presidente eletto aveva con i gruppi di magnati "regi", di quando Fox era direttore della multinazionale. Tra questi figurano ALFONSO ROMO (gruppo Pulsar e Savia, con attività in più di 120 Paesi), FEDERICO SADA GONZALES (gruppo vitro) e JOSÈ ANTONIO FERNANDEZ (Coca-Cola/FEMSA). I tre sono direttamente imparentati con il clan dei GARZA-SADA e, assieme a LORENZO ZAMBRANO (Cemex, Tecnologico di Monterrey) sono stati identificati dalla rivista Proceso come patrocinatori del guanajuatense. "Per accordo tra le parti, l'importo consegnato dai magnati di Monterrey e di altre regioni, alla campagna di Fox si mantiene segreto. Le conseguenze di questo vincolo, però, sono ogni volta più pubbliche".

ROMO e SADA sono stati incorporati nell'équipe internazionale di transizione assieme ad un altro imprenditore, VALENTIN DIEZ MORODO, vicepresidente del gruppo Modelo, il cui padrone, JUAN SANCHEZ NAVARRO, è stato uno dei principali sostenitori del "cambiamento alla maniera di Fox".

In questo contesto non sembra affatto casuale che Luis Ernesto Derbez, lo "zar" economico dell'équipe di transizione ed ex funzionario della Banca Mondiale, sia stato consigliere di varie imprese di Monterrey, tra le altre: Alfa, Vitro, Visa e la Birreria Cuauhtemoc.


La Jornada 29/8/2000

FOX, SOLO UN AMMINISTRATORE DELL'ORDINE DEL NUOVO REGIME

Gli imprenditori pronti ad esercitare il potere

QUARTA ED ULTIMA PARTE

La relazione di Fox con la corporazione statunitense AMWAY, specializzata nelle cosiddette vendite personalizzate - uno schema formato da molti livelli e conosciuto come "piramide" - è stata resa pubblica il 9 giugno 1999, quando l'allora candidato dell'Alleanza per il Cambio annunciò dall'Hotel Fiesta Americana di Città del Messico che avrebbe adottato questa forma di organizzazione per il suo gruppo degli Amici di Fox.

L'idea di costruire una rete stile AMWAY (Rete Fox 2000) era nata dopo un viaggio a Washington, in maggio dello scorso anno, dove si è riunito con i direttori delle multinazionali che avevano apportato svariati milioni alla campagna del candidato repubblicano GEORGE BUSH figlio.

La corporazione AMWAY è in politica da sempre. Anche se non esistono prove che finanziamenti a partire da questa impresa siano finiti nella campagna di Fox; lo zelo con cui lui protegge i suoi patrocinatori fa sorgere il dubbio. Le denunce di apporti illegali di imprese straniere nella campagna di Fox si sono rafforzate nei mesi precedenti le elezioni. Ma non erano nuove. Il 28 gennaio 1998, il senatore guanajuatense JOSÈ DE JESUS PADILLA, di estrazione priista, operando nella sede di Xicotencatl 9, ha fatto in modo che si indagasse se Fox stava ricevendo fondi dalla multinazionale EXXON. Il 21 luglio 2000, il deputato del PRI ENRIQUE JAKSON ha denunciato che Fox ha ricevuto 300 mila dollari di finanziamento illecito dall'estero.

Ha anche detto che gli Amici di Fox non erano altro che il "coperchio" con cui coprire i finanziamenti illeciti. Uno dei documenti mostrava un trasferimento di 200 mila dollari dall'impresa belga Deydration Tecnologies Belgium all'Istituto Internazionale di Finanze di Puebla, presieduto da MIGUEL HAKIM SIMON. HAKIM, nominato in seguito membro dell'équipe di transizione economica di Fox, ammise il trasferimento di denaro, aggiungendo che serviva per pagare la liquidazione degli impiegati della compagnia Prodotti del Tropico, società onduregna.

Una settimana più tardi il deputato del PRI MIGUEL QUIROZ offrì presunte prove di trasferimento dalla società mercantile FROGOSA, filiale dell'impresa JuMex, all'impresa KBETA, il cui direttore è LINO KORRODI. In un'intervista con El Universal (23/6/2000), Korrodi, che si definisce come "uomo chiave" nella carriera politica di Fox, ha ammesso che nella pre-campagna (dal 7/7/1997 al 15 gennaio 2000) ha ricevuto importanti apporti "da molti imprenditori", che si sono spesi nella campagna pubblicitaria di quest'anno.

L'ex capo di Vincente Fox nella Coca-Cola ha argomentato che il COFIPE non contempla nessuna sanzione nel caso di fondi economici privati, nazionali e stranieri, versati ai candidati nel periodo di pre-campagna. Secondo Korrodi, lui e Fox costruirono "le impalcature con l'imprenditoria a tutti i livelli".

L'Ombra di Dublino

Dietro la vittoria foxista, una figura chiave nella ricomposizione delle alleanze dell'élite di potere è senza dubbio l'ex presidente autoesiliatosi CARLOS SALINAS DE GORTARI e la sua ampia rete di prestanomi.

Il 14 di giugno, dai banchi del Congresso dell'Unione, Salinas de Gortari fu indicato come uno dei principali finanziatori della campagna di Vincente Fox. Il senatore perredista MARIO SAUCEDO ha rivelato: "Ci sono serie versioni del fatto che FRANCISCO DE PAULA sta passando a Salinas de Gortari informazioni ed antecedenti riguardanti l'analisi dell'attuale situazione del Paese e che ora è integrato all'équipe del candidato presidenziale dell'Alleanza per il Cambio", in ciò che è "uno dei casi di incorporazione interessata come Amico di Fox, oppure si può pensare che sia uno dei volti visibili del nesso tra Salinas e Fox". Saucedo ha ripetuto la teoria che "Fox potrebbe essere il candidato di Salinas".

Ha parlato di una guerra per il potere interna "ai settori dominanti" e ha detto che era li il luogo dove si potevano unire i progetti di Salinas con quelli di Fox. Il parlamentare del PRD ha assicurato che DE PAULA, che era a capo del Worl Trade Center, " è un prestanome di Salinas" e ha chiesto che si investigasse se alla campagna di Fox stavano arrivando fondi dall'Irlanda - come dire da Salinas.

Questa teoria si è alimentata con informazioni provenienti anche dal PRI, nel senso che Fox avrebbe ricevuto più di 90 milioni di dollari da CARLOS SALINAS mediante diverse transazioni della compagnia multinazionale JEFFERSON SMURFIT, la cui casa madre ha sede in Dublino, Irlanda. Il presidente della compagnia MICHAEL J.SMURFIT, ha stabilito una solida relazione con l'ex presidente Salinas e quando questi terminò il suo mandato, gli offrì ospitalità a Dublino.

Secondo Emilio Lomas, durante il 1999 il gruppo degli Amici di Fox (LINO KORRODI e JOSÈ LUIS GONZALES) ricevettero rispettivamente invii di fondi per 26,7 e 64,5 milioni di dollari, provenienti dagli uffici SMURFIT per AMERICA LATINA di Miami, Florida, diretta da Antonio Smurfit, fratello di Michael. La rotta di questi soldi destinati a Fox sarebbe partita dalla casa madre di Smurfit, a Dublino, verso Miami e da lì, sarebbero stati trasferiti all'impresa SMURFIT CARTON e RADEL del Messico, diretta da CARLOS SACAL e SERGIO RICO. SACAL, presidente e direttore generale della SMURFIT in Messico, ha protestato in maniera energica per questa notizia ed ha negato che attraverso la compagnia si siano canalizzati fondi per la campagna di Fox, così come ha negato qualsiasi altro tipo di vincolo con l'ex presidente Carlos Salinas.

Al servizio della plutocrazia

Se qualcuno si è mosso come un pesce nelle sinuose acque delle relazioni tra il potere economico e quello politico, questo è ROBERTO HERNANDEZ, presidente del gruppo finanziario Banamex-Accival, ed è anche uno degli uomini più ricchi del mondo. Per questo è un altro dei padroni del Messico che non avrebbe potuto rimanere fuori dal gioco della transizione. Amico e compagno di immersione nel Caribe e nello stato dello Yucatàn di Zedillo, possidente terriero ed imprenditore della lista FORBES, era un assiduo contribuente nelle serate in cui si raccoglievano fondi per il PRI.

Della stessa generazione di Vincente Fox nella carriera di amministratore di impresa alla Università Iberoamericana, l'amicizia tra i due rinacque dopo la vittoria del panista e si volle renderla pubblica quando il 18 luglio entrambi lasciarono, insieme, la riunione del Consiglio Messicano degli Uomini di Commercio, che si stava svolgendo nel Club dei Banchieri. Questo giorno Fox si sedette a fianco del guidatore della Mercedes, ROBERTO HERNANDEZ. Il principale banchiere del Paese, "simbolo" dei nuovi ricchi messicani secondo la rivista Business Week, fece da autista al prossimo capo di governo e lo portò fino alla residenza che lui stesso gli aveva prestato per la transizione, in Paseo de la Reforma 607.

Le lotte tra le fazioni del grande capitale ora stanno cominciando a venire alla luce. La più visibile è la guerra tra due vecchi soci: CARLOS SLIM e ROBERTO HERNANDEZ. Senza dubbio ne seguiranno altre.

Nello stesso tempo i blocchi di potere hanno cominciato a formare alleanze. Nella nuova costellazione del firmamento foxista ci sono quelli "chimicamente puri": Alfonso Romo (Pulsar), Lorenzo Zambrano (Cemex), Juan Sanchez Navarro (gruppo Modelo), Antonio Madero Bracho (San Luis Corp, Federazione Harward), Federico Sada Gonzales (gruppo Vitro), Josè Antonio Fernandez (Coca-Cola/FEMSA) e alcuni "riciclati" come Emilio Azcarraga Jean (Televisa), Ricardo Salinas Pliego (television Azteca), Roberto Hernandez (Banamex), Isaac Sada (Kosa), Alfredo Harp (Banamex), famiglia Servije (Bimbo), Raul Bailleres (Porto di Liverpool), Claudio X. Gonzales (Kimberly, attuale presidente del CEE) e Gaston Luken (GE Servizi Finanziari).

In un mondo di vincitori e vinti, alcuni scendono ed altri salgono. Per questo nella "lista d'attesa" degli uomini del denaro ci saranno molti salinisti come Carlos Gomez y Gomez (Serfin), Eugenio Garza Laguera (Bancomer), Antonio del Valle (Bital), German Larrea (miniera Mexico) e Josè Mandriaga (ex capo della BBV-PROBORSA e compagno di studi di Fox nell'Iberoamericana).

Tra i "puzzolenti" del prossimo sessennio appaiono Raimundo Gomez (DINAI, MINSA), Eduardo Bours (della campagna di Francisco Labastida), Carlos Hank Rohn (interacciones), David Peñaloza (Tribasa), Joaquin Vargas (MVS Multivision), fratelli Autrey (Satmex) e Carlos Peralta (IUSA).

In quale gruppo starà Carlos Salinas? Chi lo sa. Dove non ci sono dubbi è il fatto che dopo il lungo cammino dello "Stato Imprenditore" allo "Stato degli imprenditori", la nuova plutocrazia in corso si sta preparando per esercitare direttamente la sua quota di potere. Ha messo in testa a questo affare uno dei suoi, Vincente Fox, che si dedicherà ad amministrare l'ordine esistente e si accomoderà davanti alle forze coercitive dei fatti e delle circostanze, a seconda di come tira il vento.

In accordo alla moda - e con i cannoni che reggono il partito virtuale dell'unità - Fox ha detto a Santiago del Cile che capeggerà un governo "di sinistra e di destra". Impresa molto singolare. Ma saranno i fatti a parlare.

Per ora qualcosa che la dice lunga sul carattere del nuovo governo: un altro imprenditore, JORGE OCETJO, ex presidente della Coparmex e rappresentante del panismo più duro, ha ottenuto la segreteria generale del PAN.

Addio alla dottrina

L'8 novembre del 1975, davanti al Consiglio Nazionale del Partito, il suo presidente EFRAIN GONZALES MORFIN, aveva avvertito dell'esistenza di un PAN "parallelo". Denunciò che un gruppo con "ideologia, organizzazione, gerarchia e lealtà", al margine del partito ufficiale, veniva mantenuto e finanziato contro "il PAN legittimo e statutario". Fu il primo avviso sul rischio che il partito biancazzurro si stava convertendo in uno strumento al servizio degli imprenditori.

Dalla mano dei magnati di Monterrey attraverso gli Amici di Fox, un quarto di secolo dopo, la profezia si sta per avverare.

Nel XXI secolo, in Messico, si mette in moto un nuovo paradigma: quello dei presidenti imprenditori.


(tradotto da Oscar- edmea29@hotmail.com)



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