CuartoPoder / El Universal - 29/8/2000

IL SILENZIO DELL'EZLN E' UN RIFIUTO DEI RISULTATI ELETTORALI:

dice Emilio Rabasa Gamboa

Il silenzio che sta mantenendo l'EZLN è interpretato come un rifiuto ai risultati elettorali del 2 luglio e del 20 agosto. Lo afferma il coordinatore per il dialogo ed i negoziati in Chiapas, EMILIO RABASA GAMBOA...

Ha detto che il subcomandante Marcos è incongruente e gli manca già l'appoggio sociale e politico, dal momento che sta cercando di trasformare il regime attraverso l'uso delle armi e non difende la causa indigena, ora che tale difesa è possibile attraverso la via elettorale democratica.

"L'EZLN ha cercato continuamente la destabilizzazione del Paese e perciò si è sempre attaccato ai conflitti di altra natura, come nel caso dell'UNAM. Per questo il governo ha scelto di operare con prudenza e tolleranza, per non permettere l'espansione del conflitto", prosegue RABASA.

Respinge l'accusa che l'esecutivo federale non abbia toccato l'argomento conflitto chiapaneco nella sua relazione, dato che è stato fornito uno scritto al Parlamento dell'Unione in cui si descrivono le azioni che sono state realizzate al fine di concludere il conflitto e le azioni messe in atto al fine di risolvere le cause che lo hanno generato.

Ha commentato che in Chiapas si sta vivendo in un clima di tranquillità, dopo le passate elezioni che si sono svolte in modo legale e trasparente. Ha inoltre insistito sul fatto che l'EZLN non ha voluto negoziare, perché forse sta pensando ad altri scopi, diversi dalla causa indigena, ma che ora, dopo il risultato del 2 luglio e del 20 agosto in Chiapas, gli manca qualsiasi tipo di pretesto per sedersi a negoziare e per dichiarare finito il conflitto.

Ha ricordato che l'EZLN è stato sempre molto ambiguo circa gli obiettivi della sua lotta. All'inizio del 1994 pretendeva la trasformazione radicale del sistema politico attraverso le armi, deponendo l'esecutivo federale e minacciando di marciare fino alla capitale, come diceva nella dichiarazione della Selva Lacandona. Poi in seguito ha modificato la sua posizione per collocarsi più vicino alla difesa di diritti indigeni e della loro autonomia. Infine conclude: "Però ora, nuovamente, è tornato a temi nazionali e dopo le elezioni ha mantenuto un silenzio che fa capire che in nessun modo riconosce il risultato elettorale pienamente democratico".


SI APRONO NUOVE OPPORTUNITÀ PER LA RICONCILIAZIONE IN CHIAPAS:

lo assicura Rigoberta Menchu

Il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchu ha sostenuto che con la vittoria della alleanza di opposizione in Chiapas si è aperta una nuova opportunità che "non dobbiamo sprecare perché non sappiamo se si ripeterà". È per questo che lei si aspetta una risposta dal presidente eletto Fox, dal futuro governatore Pablo Salazar e dall'EZLN , che diano segnali "chiari e inequivocabili" che mettano in evidenza la volontà di ritornare a cercare una pace giusta.

In un messaggio diffuso dalla fondazione che porta il suo nome, la guatemalteca riconosce che a partire dalle elezioni del 20 agosto scorso, si aprono nuove e promettenti opportunità per la riconciliazione in questa regione.

Con il trionfo di Pablo Salazar, ha riconosciuto, si può affermare che la costruzione della democrazia sta avanzando in modo importante nel sudest messicano, attraverso un processo che segna l'inizio di nuove sfide per la società chiapaneca. "La sfiducia è enorme per cui si tratta di uscire da una grave realtà di assenza dello Stato di Diritto, di ingiustizia sociale e di mancanza di rispetto ai valori ed ai diritti delle popolazioni originarie di questa Regione", ha spiegato.

Tra i maggiori problemi ha elencato la povertà estrema, l'emarginazione, la discriminazione, incluso il razzismo che ha come conseguenza la distruzione del tessuto sociale, lo scollegamento e lo scontro tra fratelli.

Ora, ha detto, è il momento di affrontare il problema della militarizzazione generalizzata, la crescita e l'aggressività dei gruppi paramilitari e il potere illimitato dei cacicchi , se davvero si vuole costruire la pace.

"Autorità e cittadini devono essere protagonisti del dialogo, la ricerca di nuovi consensi e la costruzione del loro futuro. Tutti dobbiamo dare il nostro apporto alla ricerca della soluzione profonda delle cause che hanno dato origine al conflitto che, dal Chiapas, hanno fatto scoprire tutte le mancanze che ha il Messico all'ingresso del nuovo millennio".

In questo sforzo è ineluttabile l'ascolto della voce degli indigeni, ha aggiunto, compreso il fatto che li si deve difendere e promuovere la loro unità, conoscere le loro proposte e confermare che il Messico possiede una delle sue maggiori forze nella diversità culturale. "Il riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene e la valorizzazione del dialogo interculturale come strumento per la convivenza giusta, sono le premesse su cui confida oggi la mia speranza nella transizione messicana e a ciò voglio contribuire con la modestia del mio impegno".

a cura di Oscar - edmea29@hotmail.com


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