La foja coleta - N. 396

27 luglio 2000

Marcia e presidio di sanfeliperi in città

Esigono che si rispettino le decisioni di febbraio

-Carlos Herrera-

Per esigere la punizione dei colpevoli e dei mandanti dell'operazione "repressiva" compiuta dal governo nella comunità di San Felipe, centinaia di indigeni hanno fatto ieri una marcia per le strade di questa città.

La mobilitazione è partita da San Felipe, che si trova a sud ovest di San Cristóbal e si è conclusa con un presidio nella Piazza della Cattedrale, dove gli attivisti hanno richiesto "che i governi federale e statale, così come la ditta TRIBASA, si impegnino pubblicamente a rispettare le decisioni firmate con i comuneros lo scorso due febbraio".

In questa manifestazione, appoggiata dai membri della Coordinazione per la Consulta Zapatista tra gli altri, hanno sollecitato che si castighino "gli aggressori dei giornalisti che stavano svolgendo il loro lavoro professionale al momento dell'allontanamento".

In un comunicato letto nel presidio, la Coordinazione ha dichiarato che "ancora una volta la volontà e la capacità di mobilitazione del popolo chiapaneco s'impone alle autorità, dato che di fronte all'avviso di mobilitazioni da parte nostra per tutto lo stato, il governo ha fatto marcia indietro e nella notte di ieri sono stati liberati i nostri 68 compagni arrestati nell'azione repressiva dello scorso lunedì".

"Se l'intenzione del governo era quella di dissuaderci dalle nostre richieste, non ha avuto il minimo effetto, anzi ha rafforzato nei nostri cuori la convinzione della giustezza della lotta".

Nel percorso in San Felipe, si sono notate fessure in varie case e nel tempio coloniale, causate, secondo quanto hanno denunciato gli abitanti, dalle esplosioni della ditta TRIBASA, incaricata della costruzione della strada Tuxtla - San Cristóbal.

Anche se i danni al tempio di San Felipe, ubicato vicino luogo delle esplosioni, sono ben visibili, i comuneros hanno segnalato che le autorità dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) non se ne sono occupati minimamente.

"Gli esplosivi della TRIBASA hanno provocato infiltrazioni, che danneggiano la struttura del tempio" ha dichiarato una signora, che ha chiesto che se ne fermi la distruzione.

Tra le case sinistrate ci sono quelle di Hortencia García, che era stata arrestata, di Abundio González, di Miguel González, di Reyna Vázquez, di José López Méndez, di Hipólito Vázquez Pérez, che sollecitano tutti che le case siano riparate dai padroni della TRIBASA.

Al governo e alla ditta, i comuneros richiedono il controllo degli esplosivi utilizzati. "Le case che sono più vicino sono quelle che sono più sinistrate", ha detto una persona che vive a circa due metri dalle esplosioni.

"Si sollecita che la ditta lasci libero l'accesso per i campi; che costruisca un muro di pietra per proteggere la fonte d'acqua, che si trova nella località El Mosquero; che non continui a spargere le macerie nel letto del torrente Isbonal"...

E-mail: fojacoleta@correoweb.com


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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