da il manifesto del 25 agosto 2000

La ricetta di Fox

Il neopresidente messicano in Usa e in Canada

Investimenti esteri, privatizzazioni e Nafta, in dosi massicce, come antidoto ai mali dell'economia messicana. E' il ritornello che il neopresidente messicano Vicente Fox, ripete ad ogni incontro nel corso della sua visita in Canada e negli Usa.

Fox entrerà in ufficialmente in carica il 1 dicembre, ma dopo la vittoria elettorale del 2 luglio scorso, ha iniziato a "presentarsi" sulla scena internazionale, visitando i due partner nel Nafta, North America free trade area, l'accordo commerciale che lega Usa Canada e Messico. In questo tour Fox si presenta con una proposta che ha fatto storcere il naso ai canadesi: trasformare il Nafta in qualcosa di simile all'Unione europea, libera circolazione di merci e capitali, ma anche degli uomini.

Negli Usa l'idea di aprire i 2mila chilometri di frontiera con il Messico, una delle più sorvegliate e blindate del mondo, ha suscitato molte critiche. "Aspettiamo di vedere cosa ha in mente" ha dichiarato Clinton, ma la questione lo riguarda molto poco. Bill dovrà "convivere" con Fox solo per il mese finale della sua presidenza.

Il neopresidente messicano, infatti, ha incluso nel tour un colloquio con Gore e uno con Bush, entrambi a caccia dei voti ispanici, fondamentali in alcuni stati chiave come California, Florida e Texas. Ma entrambi attenti, anche se per motivi diversi, a non concedere troppe aperture. Bush teme la reazione della destra conservatrice, poco propensa ad vedere facce messicane in giro per le città, e Gore affronta gli attacchi dei sindacati, come quello dei Janitors, formato in larga parte da ispanici, che criticano le condizioni di lavoro negli Usa, ma anche lo spostamento di fabbriche statunitensi in Messico, dove i salari sono molte volte più bassi.

Fox resta l'unico ad ascoltare il proprio ritornello da neoliberista diligente. Gli altri sono preoccupati a lasciare un buon ricordo di sé o a conquistare gli indecisi. E la ricetta di Fox è troppo pesante per lo stomaco gringo.


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