La Jornada, domenica 23 aprile 2000

DAL 1997 AD OGGI LE INSTALLAZIONI MILITARI SONO AUMENTATE DA 197 A 300

A QUESTE SI AGGIUNGONO 300 POSTAZIONI DELLA SEGURIDAD PUBLICA

E DELLE POLIZIE GIUDIZIALE FEDERALE E LOCALE

IL GOVERNO CHIUDE L'ACCERCHIAMENTO MILITARE INTORNO ALL'EZLN

Andrea Becerril/I

In maniera sistematica, senza fermarsi, il governo federale sta completando l'accerchiamento poliziesco-militare intorno all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).

Se nel 1997, tre anni dopo l'apparizione del gruppo ribelle, c'erano 197 postazioni militari, tra basi, caserme, accampamenti e posti di blocco, ora ci sono 300 punti della geografia chiapaneca con presenza di soldati, alcuni di questi accampati dentro le stesse comunità indigene, invadendo le scuole, appezzamenti coltivati o abbattendo le ricchezze del bosco della Selva Lacandona.

Molto lontano dal discorso di pace governativo, l'occupazione militare del territorio indigeno avanza. Tragedie come quella di Acteal, nel dicembre del 1997, sono servite da pretesto alle autorità per incrementare gli effettivi militari. Così come dopo il massacro di Chenalhó, nella zona de Los Altos, sono stati installati 20 accampamenti dell'Esercito Messicano e nell'agosto dell'anno scorso, il riposizionamento di questi si è concentrato verso la selva quando dopo gli incidenti di Amador Hernandez sono stati montati altri 30 accampamenti nella zona dei Montes Azules.

All'impressionante base militare di San Quintín, installata in piena Selva Lacandona ed in contrasto con la povertà delle comunità vicine, si aggiungerà un nuovo campo di addestramento dell'Esercito Messicano e della Forza Aerea, nel municipio d Maravilla Tenejapa, a lato de Las Margaritas e sotto Ocosingo, avvicinandosi così a La Realidad.

Il progetto partirà subito, in quanto il Decreto del Presidente Ernesto Zedillo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Federazione il marzo scorso, sulla base del quale saranno espropriati 30 ettari di terreno ad uso comunitario degli ejidatarios di Maravilla Tenejapa - ai quali si offrono 2 mila pesos per ettaro - per edificare un'altra fortezza militare.

A questa militarizzazione del Chiapas si somma la forte presenza della polizia, con altre 300 postazioni della Seguridad Publica dello stato, della Policia Judicial federale e locale, della Polizia Stradale e di Immigrazione, corpi che lavorano congiuntamente con l'Esercito.

TESTIMONIANZE E ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE (ONG)

Questo è il panorama incontrato da parlamentari e membri della società civile che alla fine della settimana scorsa hanno visitato tre località della zona di conflitto. "Siamo veramente preoccupati da quello che abbiamo visto, dalle testimonianze e dalle informazioni che abbiamo raccolto da ricercatori ed organizzazioni non governative che hanno seguito da vicino il conflitto, come il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, Global Exchange ed il Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria, AC (CIEPAC), ha dichiarato il senatore del PRD, Carlos Payán Velver.

Nelle zone d'influenza dell'EZLN sono concentrate 600 postazioni militari e di polizia, oltre ai gruppi paramilitari "che continuano ad agire in maniera congiunta, coordinata ed impune, come si è potuto accertare nell'ejido di Taniperla e che possono provocare nuovi fatti di violenza simili a quello di Acteal".

Il parlamentare ha dichiarato che ha potuto verificare come i militari abbiano assunto ormai compiti di polizia e di agenti d'immigrazione, poiché agiscono in coordinamento con i molti corpi di sicurezza che perseguitano la popolazione indigena.

Payán ha avvertito che si tratta di una "guerra di bassa intensità" per sconfiggere gli zapatisti, attuata in modo sistematico dal governo federale.

Con le valutazioni del parlamentare, membro della Cocopa, concordano il senatore Mario Saucedo ed i deputati Gilberto López y Rivas, Samuel Lara Villa e Fabiola Gallegos, che hanno partecipato alla visita ad Amador Hernandez, Acteal e Taniperla, insieme agli accademici Luis Gonzalez Souza e Fátima Fernandez, il giornalista Carlos Fazio, lo scultore Hugo Velázquez e Gustavo Castro della CIEPAC.

COLPISCONO: AVANZANO E NON SI RITIRANO

Castro, insieme ad Onésimo Hidalgo, è autore del libro "La strategia di guerra in Chiapas", una ricerca basata sulle denunce pubbliche e documenti dell'archivio storico della Commissione di Intermediazione (Conai) che vanno dal 12 febbraio 1994 al 28 novembre 1998, quando il suo presidente, il vescovo Samuel Ruiz, decise di scioglierla.Gustavo Castro precisa che si tratta di una diagnosi della situazione, elaborata sulla base del vissuto di alcuni dei protagonisti del conflitto cominciato il primo gennaio del 1994: "la voce dei senza voce, degli stessi indigeni e dei campesinos" che quotidianamente soffrono la presenza militare e della polizia e le aggressioni dei paramilitari.

In un'intervista, il ricercatore evidenzia che il riposizionamento militare in Chiapas è avvenuto contemporaneamente alle "presunte proposte di pace del governo". Questa è stata la tattica delle autorità, ha aggiunto, dopo la firma degli Accordi di San Andrés e la più recente dimostrazione di questa tattica è avvenuta nell'agosto del 1999, quando si sono sollevate molte proteste da diversi settori della società per l'incursione militare in questa comunità tzeltal della Selva Lacandona.

"Colpiscono, installano l'Esercito, avanzano e mai si ritirano, come è accaduto ad Amador Hernandez, dove il distaccamento militare oltre ad essersi installato, ha montato altri accampamenti in tutta la zona dei Montes Azules", aggiunge Castro ed evidenzia che parallelamente a questo, nel settembre scorso la Segreteria di Governo ha reso nota la "Lettera aperta all'EZLN", pubblicizzata ampiamente come una nuova proposta di pace.

Ovviamente, nella stessa "non si parla né dell'Esercito e né dei paramilitari", fa notare a sua volta il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, in una nota informativa presentata nell'aprile dell'anno scorso alla Commissione dei Diritti Umani dell'ONU.

Nel documento, l'organizzazione denuncia che il governo continua ad essere "cieco e sordo" alle raccomandazioni dell'alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Mary Robinson, ed ai suoi suggerimenti di ridurre la militarizzazione in Chiapas come segno di buona volontà, visto che nel 1999 l'Esercito Messicano ha iniziato nuovi movimenti nelle comunità indigene della Selva Lacandona.

Il preludio di questo, precisa l'organizzazione con sede a San Cristóbal de Las Casas, è stata l'incursione nell'ejido Nazareth e ad Ocosingo il 4 giugno 1999. All'operativo, realizzato per installare un accampamento militare nel cortile della scuola della comunità, parteciparono 700 effettivi dell'Esercito, della Polizia di Pubblica Sicurezza e della PGR. "I militari pretesero dalle autorità dell'ejido la firma di un documento nel quale dichiaravano il loro consenso alla presenza dei soldati, ma gli indigeni non accettarono".

Dopodiché, dal 4 al 10 giugno, ci furono incursioni nelle comunità di El Censo, San José Betania e Francisco Villa, del municipio di Ocosingo e a Santa Lucia, La Trinidad e Rosario Río Blanco, nel municipio di Las Margaritas."Il momento grave degli scontri provocati dall'avanzata militare fu l'installazione di un accampamento sui terreni ejidali di Amador Hernandez, una delle porte di ingresso alla riserva della biosfera dei Montes Azules", denuncia il Fray Bartolomé nella sua nota informativa all'ONU.Inoltre riporta diverse denunce di aggressioni dei militari contro gli indigeni.

Nel frattempo, ad Amador Hernandez continua il movimento di resistenza contro la presenza dei soldati che continuano a rimanere lì dopo otto mesi.

Non sono gli unici minacciati da questa guerra di bassa intensità come l'ha definita il senatore Payán, o questa strategia di guerra, nelle parole dei ricercatori del CIEPAC.

Oltre ai 600 posti di polizia e militari che cercano di chiudere la tenaglia intorno all'EZLN, sono minacciate 32 comunità situate intorno alla riserva dei Montes Azules. 12 di queste comunità sono membri dell'ARIC Indipendente ed hanno ricevuto notifica di sgombero da parte di una commissione intersegretariale alla quale partecipano Governo, Semarnap ed altri, ha dichiarato Gustavo Castro.Si prevede di dare loro un nuovo territorio, con indennizzi infimi e con il pretesto che deteriorano l'ambiente. Alcune comunità di filiazione priista hanno accettato, ma la maggior parte non ha accettato, "è ovvio che tentano di isolare l'EZLN affinché si possa completare l'accerchiamento militare", ha dichiarato il senatore Payán Velver.


(tradotto dal Comitato Chiapas - Bergamo)



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